Alimentazione forzata
L'alimentazione forzata è la pratica di nutrire un essere umano o un animale contro la sua volontà. Similmente, il termine francese gavage[2] si riferisce alla somministrazione di sostanze nutritive per mezzo di un piccolo tubo di alimentazione che passa attraverso il naso o la bocca per raggiungere lo stomaco.[3]
Negli umani
[modifica | modifica wikitesto]Prigioni
[modifica | modifica wikitesto]In alcuni paesi si alimentano forzatamente i prigionieri quando fanno lo sciopero della fame, nonostante ciò sia stato proibito già nel 1975 con la Dichiarazione di Tokyo della World Medical Association, a condizione che il prigioniero sia "in grado di formare un giudizio intatto e razionale". È considerata tortura, in quanto può essere estremamente dolorosa e può provocare sanguinamenti gravi, oltre alla diffusione di malattie attraverso il sangue e il muco scambiati fra diversi soggetti.[4] Ciononostante, è una pratica ancora utilizzata nel XXI secolo nelle carceri di massima sicurezza come Guantanamo, prigione statunitense a Cuba.[5][6]
Bambini
[modifica | modifica wikitesto]Secondo quanto contenuto in Infant feeding by artificial means: a scientific and practical treatise on the dietetics of infancy,[7] in Francia un sistema di alimentazione forzata per neonati o bambini prematuri era noto con il nome di "gavage". Sadler, l'autore del testo, fa risalire questa pratica al 1874 e cita Étienne Stéphane Tarnier per descrivere la procedura.[8] Al giorno d'oggi, in un'unità di terapia intensiva neonatale i neonati possono essere alimentati da tubi nasogastrici o talvolta orogastrici.[9]
Ragazze prima del matrimonio
[modifica | modifica wikitesto]L'alimentazione forzata era diffusa in Nord Africa ed è ancora praticata in Mauritania, dove il grasso è considerato una risorsa importante nelle donne: culturalmente, le figure formose sono percepite come indicatori di ricchezza. In questa tradizione, le ragazze sono costrette dalle madri o nonne a mangiare forzatamente fin da giovani, spesso sotto la minaccia di punizioni fisiche (ad esempio, un dito viene schiacciato tra due pezzi di legno). Lo scopo è un rapido raggiungimento dell'obesità, e la pratica può iniziare in giovane età e continuare ininterrotta per anni. Questa tradizione è ancora viva nelle aree del Sahel (dove si chiama leblouh) e provoca gravi rischi per la salute della popolazione femminile; alcuni uomini più giovani non insistono sul tema, ma i canoni di bellezza tradizionali rimangono parte della cultura locale.[10][11]
Schiavi
[modifica | modifica wikitesto]Gli uomini e le donne africani nel viaggio verso la schiavitù negli Stati Uniti hanno spesso cercato di suicidarsi lasciandosi morire di fame e sono stati alimentati con un macchinario chiamato speculum orum. Questo dispositivo costringeva la bocca dello schiavo ad aprirsi affinché venisse nutrito.[12]
Negli animali
[modifica | modifica wikitesto]L'alimentazione forzata è stata utilizzata per far ingrassare animali da macello. Nel caso delle anatre e delle oche allevate per il foie gras e l'anatra alla pechinese, è praticata ancora oggi.
Fattorie
[modifica | modifica wikitesto]L'alimentazione forzata è anche conosciuta come gavage, da una parola francese che significa "gola". Questo termine si riferisce specificamente all'alimentazione forzata di anatre o oche al fine di ingrassare i loro fegati nella produzione del foie gras.
Viene praticata principalmente su oche o anatre Moulard maschi. La preparazione per il gavage di solito inizia da quattro a cinque mesi prima della macellazione; per le oche, dopo un periodo iniziale all'aperto e un trattamento per aiutare la dilatazione dell'esofago, inizia l'alimentazione forzata.
Questa viene eseguita da due a quattro volte al giorno per 2-5 settimane, a seconda delle dimensioni dell'animale, usando un imbuto attaccato a un sottile tubo di alimentazione in metallo o plastica inserito nella gola per depositare il cibo nel gozzo dell'uccello.
Il mangime più usato è composto da una poltiglia di cereali, di solito mais, mescolato a grassi e integratori vitaminici. Gli uccelli acquatici migratori sono considerati più adatti al "metodo del tubo", perché, a differenza di altri uccelli come i polli, non hanno il riflesso faringeo e possiedono un esofago estremamente flessibile. Si dice, inoltre, che sono ideali per il gavage a causa della loro naturale capacità di acquistare grandi quantità di peso in breve tempo prima delle stagioni fredde.
Ricerca scientifica
[modifica | modifica wikitesto]L'alimentazione forzata è usata in alcuni studi scientifici, come quelli che coinvolgono il tasso di metabolismo. È praticata su vari animali da laboratorio, come i topi. Liquidi come i medicinali possono essere somministrati agli animali attraverso un tubo o una siringa.[13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Emmeline Pankhurst, The Suffragette, New York, Sturgis & Walton Company, 1911, p. 433.
- ^ Gavage, su Collins English Dictionary, HarperCollins. URL consultato il 4 July 2019.
- ^ Il terribile rito del gavage: bimbe e donne all’ingrasso, su Antonella Carini, 21 maggio 2019. URL consultato il 23 aprile 2020.
- ^ BBC News: "UN concern at Guantanamo feeding."
- ^ L'alimentazione forzata a Guantanamo, su Il Post, 17 aprile 2013. URL consultato il 23 aprile 2020.
- ^ Gli Stati Uniti e i video dell'alimentazione forzata a Guantanamo, su Il Post, 4 ottobre 2014. URL consultato il 23 aprile 2020.
- ^ S H Sadler, Infant feeding by artificial means: a scientific and practical treatise on the dietetics of infancy, 2ndª ed., London, 1896, p. 18.
- ^ S H Sadler, 2ndª ed., 1896.
- ^ Enteral Feeding of the Neonate, su starship.org.nz. URL consultato il 13 febbraio 2020.
- ^ "Women rethink a big size that is beautiful but brutal" Clare Soares 11 July 2006. Christian Science Monitor
- ^ "Gavage in Mauritania" [Subalternate Reality]
- ^ Africans in America/Part 1/The Middle Passage, su pbs.org. URL consultato il 22 October 2017.
- ^ Peter J. Turnbaugh, Ruth E. Ley e Michael A. Mahowald, An obesity-associated gut microbiome with increased capacity for energy harvest, in Nature, vol. 444, n. 7122, 2006, pp. 1027–1031, Bibcode:2006Natur.444.1027T, DOI:10.1038/nature05414, PMID 17183312.
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