Alice Bailey

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Alice Ann Bailey

Alice Ann Bailey, nata Alice LaTrobe Bateman (Manchester, 16 giugno 1880New York, 15 dicembre 1949), è stata un'esoterista, astrologa e teosofa britannica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1907 partì per gli Stati Uniti, dove trascorse il resto della vita. Ha scritto molti libri di stile e contenuto spiritualista, occultista, astrologico, teosofico e teologico (anche in riferimento al cristianesimo). Nello stesso anno diviene membro dell'Ordine massonico Le Droit Humain[1], nella Verulam Lodge #525 di New York.

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Le sue opere, scritte fra il 1919 e il 1949, coprono una vasta gamma di sistemi e di argomenti filosofici ed esoterici quali ad esempio il rapporto tra spiritualità e sistema solare, la meditazione, i fondamenti psicologici e terapeutici della spiritualità, il destino delle nazioni, e le prescrizioni morali e politiche per una società del futuro. I suoi scritti forniscono poi molte informazioni sulla natura e sull'attività dei mahatma, appellativo riferito ai cosiddetti «Maestri di Saggezza», ciascuno impegnato a favorire il miglioramento di settori specifici delle attività umane, attraverso la collaborazione e il servizio di discepoli presenti in ogni nazione.

A partire dagli anni ottanta del secolo scorso, le informazioni fornite dalla Bailey saranno poi ulteriormente ampliate dai lavori dello studioso scozzese Benjamin Creme. La Bailey affermò che la maggior parte delle sue opere le erano state dettate telepaticamente da un «Maestro di Sapienza», chiamato anche «il Tibetano» e in seguito identificato con Djwhal Khul, ritenuto un maestro anche della Blavatskij[2].

Riferimenti: da Blavatskij a Djwal Khul[modifica | modifica wikitesto]

Le sue opere furono grandemente influenzate dagli insegnamenti di Madame Blavatskij, pur con le dovute differenze rispetto al pensiero esoterico della prima teosofa. La Bailey scrisse anche riguardo temi religiosi, facendo ampio riferimento al patrimonio della teologia cristiana (pur se non nella sua forma ortodossa), posto che il suo pensiero rimane poco in accordo con una qualsivoglia religione specifica: la sua visione di una «società unificata» infatti include uno «spirito globale di religione» che necessiterebbe da parte degli uomini il superamento delle loro religioni particolari per confluire nell'unica religione universale. Una società unificata e una religione unificata sarebbero i due capisaldi che, nella visione escatologica della Bailey, caratterizzeranno l'ormai prossima Era dell'Acquario, secondo la concezione millenaristica propria della New Age.

Sotto la guida della Gerarchia dei Maestri di Saggezza, denominata «Fratellanza Bianca», il cui capo è Sanat Kumara, l'Era dell'Acquario sarà inaugurata da Maitreya, ossia l'«Istruttore del Mondo», responsabile di uno dei tre dipartimenti inferiori, quello che presiede allo sviluppo della coscienza e dell'amore, identificato dalla Bailey col Cristo (imam Mahdi per i musulmani).[3] La prossima era si caratterizzerebbe per la grande importanza attribuita a un metodo educativo che avrebbe il compito di fare «dell'uomo un cittadino intelligente, un genitore saggio, una personalità controllata; deve metterlo in grado di compiere la sua parte nel lavoro del mondo e farne un essere che sappia vivere in pace, in armonia con il suo prossimo e disposto ad aiutarlo».[4]

Nel trattato intitolato Educazione nella Nuova Era (1954), Alice Bailey presenta l'insegnamento del Maestro Djwal Khul che sottolinea come ogni settore nel quale l'uomo mette a frutto i propri talenti, da quello educativo a quello politico, da quello religioso a quello economico, debba essere rivalutato, e concepito innanzitutto nel suo significato e valore spirituale: «La parola "spirituale" non si riferisce qui a quelle che comunemente sono dette questioni religiose. Qualsiasi attività che spinga l'essere umano verso una qualche forma di sviluppo – fisico, emotivo, mentale, intuitivo, sociale – che sia avanzata rispetto al suo stato presente è essenzialmente spirituale nella sua natura e segno di vitalità dell'entità divina interiore».[5]

La nuova era[modifica | modifica wikitesto]

L'Era dell'Acquario si caratterizzerebbe per il senso di responsabilità al quale sarebbero chiamati tutti gli aspiranti e discepoli, indipendentemente dalle loro nazionalità, dai settori in cui operano, dagli orientamenti ideologici e dalle religioni professate: «Gli studenti devono ricordare che la devozione al Maestro o al Sentiero non bastano. I Grandi Esseri cercano dei collaboratori e lavoratori intelligenti, non la dedizione alla loro personalità, e possono fare maggiore affidamento su uno studente che cammina indipendentemente alla luce della sua anima, che non sul devoto fanatico. La luce della sua anima rivelerà all'aspirante serio l'unità sottostante a tutti i gruppi e lo metterà in grado di eliminare il veleno dell'intolleranza, il fanatismo e la separatività che caratterizzano le menti ristrette e i principianti sul Sentiero, e lo aiuterà ad amarli così tanto, che essi cominceranno a vedere in modo più reale e ad ampliare il loro orizzonte; lo metterà in grado di giudicare realmente il valore esoterico del servizio, e soprattutto gli insegnerà a praticare quell'innocuità che è la caratteristica preminente di ogni figlio di Dio».[6]

Fra i vari requisiti del discepolato, l'innocuità rappresenterebbe infatti la prima vera caratteristica di un servitore: «Un'innocuità che non pronuncia alcuna parola che possa nuocere ad un'altra persona, che non formula alcun pensiero che possa avvelenare o causare malintesi, e che non compie alcuna azione che possa ferire anche il più piccolo dei suoi fratelli; questa è la virtù principale che permetterà allo studente esoterico di percorrere senza pericolo il difficile sentiero dello sviluppo. Quando l'accento è posto sul servizio del prossimo, e la forza di vita è indirizzata all'esterno, verso il mondo, allora si è liberi dal pericolo, e l'aspirante può meditare, aspirare e lavorare in tutta sicurezza. Il suo movente è puro ed egli cerca di decentralizzare la personalità e di spostare il centro dell'attenzione da sé al gruppo. Così la vita dell'anima può fluire attraverso lui ed esprimersi come amore per tutti gli esseri».[7]

L'Era dell'Acquario si caratterizzerebbe dunque per l'accento posto sulla condivisione e sulla fratellanza, e dunque sul riconoscimento dell'unità del genere umano, come di tutte le forme di vita. Da qui il richiamo a una società unificata, dove gli uomini possono ispirarsi a questi principi per la guida pratica della condotta e, abbandonata ogni forma di competizione, lavorare assieme per favorire la pace e la ricostruzione su basi più giuste di ogni campo delle attività umane: «Cos'è che ostacola l'unità mondiale e impedisce alle Nazioni Unite quei necessari accordi che pure si attendono ansiosamente? La risposta non è difficile e coinvolge tutti i paesi: sono il nazionalismo, il capitalismo, la competizione e la cupidigia».[8] Tutti vogliono sicurezza, felicità e convivenza pacifica, ma «finché le grandi Potenze, collaborando con le minori, non avranno risolto il problema economico, riconoscendo che le risorse della terra non appartengono a nessuno in particolare, ma all'umanità tutta, non ci sarà vera pace. Petrolio, frumento, cereali appartengono a tutti gli uomini ovunque siano».[9]

Problemi dell'umanità e sfruttamento del pianeta[modifica | modifica wikitesto]

Nel trattato intitolato I problemi dell'umanità (1951), Alice Bailey presenta l'analisi del Maestro Djwal Khul relativa a una serie di temi politici, economici e sociali. Questa analisi anticipa quelle che, a partire dai primi anni del XXI secolo, saranno le riflessioni dei più importanti esponenti della filosofia della condivisione, come quella riguardante il problema del capitale e del lavoro.[10]
Il denaro, l'accumulo di attività finanziarie e il possesso e lo sfruttamento organizzato delle risorse della Terra rappresentano la prossima grande sfida da affrontare per l'uomo: «Un solo concetto dominante può salvare oggi il mondo da una lotta economica, impedire il risorgere dei sistemi materialistici, arrestare il riemergere delle vecchie idee e mettere fine al segreto dominio degli interessi finanziari e al violento malcontento delle masse: credere nell'unità di tutti gli uomini».[11] Questa unità va intesa come qualcosa per cui valga la pena di combattere, deve sorreggere tutta la riorganizzazione politica, sociale e religiosa e fornire la base dei sistemi educativi. L'unicità degli uomini, la comprensione e l'azione leale rappresenterebbero «gli unici concetti con cui costruire il mondo nuovo, abolire la competizione, porre fine allo sfruttamento di un settore umano da parte di un altro e alle sperequazioni delle risorse planetarie. Finché ci saranno grandi ricchi e poverissimi, gli uomini non saranno all'altezza del loro elevato destino».[11]

Secondo il Maestro Djwal Khul, gli uomini devono innanzitutto riconoscere che «la causa di tutto il turbamento mondiale, delle guerre che hanno devastato l'umanità e della miseria così diffusa si può attribuire in gran parte a un gruppo di uomini egoisti che per secoli hanno sfruttato le masse e utilizzato il lavoro umano ai loro fini materialistici. Dai baroni feudali del Medioevo, ai potenti gruppi finanziari dell'era vittoriana, fino al pugno di capitalisti – nazionali e internazionali – che oggi controllano le risorse planetarie, il sistema capitalista si è affermato e ha gettato il mondo in rovina».[12]
Secondo l'analisi del Maestro Djwal Khul, questo gruppo si sarebbe impadronito delle risorse e dei generi di consumo necessari alla vita civile, cosa che ha potuto fare in quanto possedeva e controllava le ricchezze. Esso ha dato vita «alle enormi sperequazioni fra ricchi e poveri, ama il denaro e il suo potere, ha sostenuto governi e uomini politici, si è imposto all'elettorato, ha reso possibili le meschine politiche nazionalistiche, ha finanziato imprese mondiali e controllato il petrolio, il carbone l'energia elettrica, i trasporti; dirige, palesemente o in segreto, le attività bancarie»[13]

Nell'esaminare la situazione degli anni cinquanta e lo scenario economico e sociale dei decenni successivi, il Maestro Djwal Khul attribuisce la responsabilità della miseria a certi gruppi di affaristi, banchieri, monopolisti, amministratori di immense società, che operano in rapporto fra loro e solo per guadagni personali o delle loro società. Essi non avrebbero interesse a beneficiare il pubblico, se non in quanto la richiesta di migliori condizioni di vita li mette in grado – per la legge della domanda e dell'offerta – di fornire merci, trasporti, luce ed energia, con loro maggiori proventi finanziari.

Le ramificazioni del dominio finanziario di questi uomini e organizzazioni avrebbero agito in ogni nazione prima e dopo il secondo conflitto mondiale. Essi rappresenterebbero «la minaccia più grave per il genere umano, dominano la politica, comprano uomini eminenti in ogni nazione, si assicurano il silenzio con le minacce, il denaro e la paura, ammassano ricchezze e acquistano spuria popolarità con imprese filantropiche; le loro famiglie godono di tutti gli agi e di rado conoscono il lavoro, ordinato da Dio; si circondano di bellezza, lusso e possessi e chiudono gli occhi alla povertà, all'infelicità, alla penuria di ogni genere, all'inedia e alla miseria dei milioni di uomini in mezzo a cui vivono; fanno beneficenza e osservano i doveri religiosi come balsamo per le loro coscienze o per evitare le tasse sul reddito; forniscono lavoro a migliaia di persone, ma badano che il salario sia tanto modesto da non consentire loro né agiatezza, né cultura».[14]

Nonostante ciò, il potere sarà in futuro nelle mani delle masse: «Esse avanzano, e per il solo peso del numero, per il loro pensiero pianificato e le interrelazioni sempre più fitte fra i movimenti operai di tutto il mondo, niente può oggi arrestarle. Il vantaggio principale che il lavoro ha sul capitale è che quello opera per molti milioni di uomini, mentre questo tende al bene di pochi»[15].

Il discepolato[modifica | modifica wikitesto]

Nei suoi scritti emerge un modo nuovo di intendere il discepolato. Le antiche regole per i discepoli, valide anche ai giorni nostri[16], devono tenere conto dello sviluppo mentale dell'uomo moderno, del suo bagaglio di conoscenze ed esperienze, e includere nuovi approcci, verità più ampie, una maggiore libertà d'azione e un costante servizio al prossimo, che vada oltre il proprio egocentrismo e tornaconto personale e sia capace di superare il separativismo dottrinario, anteponendo i bisogni dell'uomo alle ideologie.[17]
Un discepolo si distingue soprattutto per la sua buona volontà: «La buona volontà è il primo tentativo dell'uomo di esprimere l'amore di Dio. Il suo effetto in terra sarà la pace. È tanto semplice e pratico che non si riesce ad apprezzarne il potere o lo scientifico effetto dinamico. Chi pratica la buona volontà in famiglia ne può cambiare completamente gli atteggiamenti. La buona volontà effettivamente praticata fra le parti politiche e religiose di qualsiasi nazione e fra le nazioni può rivoluzionare il pianeta».[18]

Per poter iniziare il Sentiero del discepolato devono essere chiaramente avvertiti il senso di fratellanza e il bisogno di condivisione tra i popoli, nonostante le diversità culturali e religiose, e deve essere intuita l'unità del genere umano, il cui fine è il ritorno a Dio.[19]
A questi elementi si aggiunge una determinazione, ferma e perseverante, di intraprendere, mentre si serve in mezzo agli uomini, un cammino di autodisciplina della propria natura istintuale, tenendo presente che il discepolo si forma mediante il conseguimento del dominio di sé e non mediante l'obbedienza cieca ad altri.[20]

Il discepolo si dedica totalmente all'opera di trasmutazione del sé inferiore, vigilando sul raffinamento e potenziamento delle sue capacità fisiche, emotive e mentali, così da poter servire meglio. Il servizio altruistico e la meditazione rappresentano per un discepolo le due facce di un'unica medaglia[21], procedono di pari passo conducendolo verso un progresso spirituale sempre più elevato, fino a consentirgli di riassumere nella propria vita gli insegnamenti del Buddha e del Cristo, considerati dalla Bailey come successivi e interconnessi.
L'esempio del Buddha mostrerebbe al discepolo l'importanza del distacco o non attaccamento, dell'impersonalità e della discriminazione. L'esempio del Cristo mostrerebbe invece l'importanza di subordinare la personalità e l'individuo all'interesse e al bene comune, favorendo la comprensione del lavoro di gruppo e l'accrescersi di un amore sempre più inclusivo.[22]

Fortuna[modifica | modifica wikitesto]

Secondo quanto afferma Robert S. Ellwood, la sua filosofia e i suoi scritti sono ancora il fulcro ideologico dei gruppi e delle organizzazioni da lei fondate, quali la Lucis Trust, l'Arcane School, il Nuovo Gruppo di Servitori Mondiali e i Gruppi di Meditazione della Luna Piena.

Secondo vari studiosi di scienze esoteriche, fra cui Rudolph Hausner, Andrea Braggio, Oliver L. Reiser e Benjamin Creme, gli insegnamenti presenti negli scritti di Alice Bailey hanno avuto il merito, assieme al pensiero di H.P.B Blavatsky ed Helena Roerich, di considerare il servizio all'umanità sofferente come il requisito più importante per uscire dal proprio egoismo e progredire spiritualmente: «Si impara la maestria risolvendo i problemi, correggendo gli errori, soccorrendo l'umanità e nell'oblio di se stessi».[23]
L'accettazione del principio di condivisione, di cui parla la Bailey nell'opera I problemi dell'umanità, rappresenta inoltre il primo passo per creare le condizioni sociali di un mondo più giusto e per la futura risoluzione dei problemi più urgenti, come lo sfruttamento del lavoro umano, la manipolazione delle principali risorse planetarie e il ricorso alla guerra per profitto privato o commerciale. Nonostante la crisi profonda in cui versa l'umanità, nuovi valori possono essere riconosciuti: «Un giorno i principi della collaborazione e della partecipazione sostituiranno l'avidità di possesso e la competizione. Questo è l'inevitabile futuro progresso del genere umano, preparato dall'intero processo evolutivo»[24]

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

Alcune controversie sono sorte riguardo certe affermazioni della teosofa riguardo al nazionalismo, l'isolazionismo statunitense, il totalitarismo sovietico, il fascismo, il sionismo, il nazismo, le relazioni fra razze, i popoli di stirpe africana, gli ebrei, nonché l'ebraismo e il cristianesimo in quanto religioni. Il rabbino Yonassan Gershom, insieme ad altri, ha tacciato i suoi scritti come razzisti e antisemiti[25][26][27].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

I libri di Alice Bailey sono disponibili on line nella loro interezza, tradotti in italiano. L'elenco completo delle opere è il seguente:

In collaborazione con Djwhal Khul
  • Iniziazione Umana e Solare — 1922
  • Lettere sulla Meditazione Occulta — 1922
  • Trattato sul Fuoco Cosmico — 1925
  • La luce dell'Anima — 1927
  • Trattato di magia bianca — 1934
  • Il Discepolato nella Nuova Era — Volume I - 1944
  • Il Discepolato nella Nuova Era — Volume II - 1955
  • I Problemi dell'umanità — 1947
  • Il Ritorno del Cristo — 1948
  • Il Destino delle Nazioni — 1949
  • L'Illusione quale problema mondiale — 1950
  • Telepatia e il veicolo eterico — 1950
  • L'Educazione nella Nuova Era — 1954
  • L'Esteriorizzazione della Gerarchia — 1957
  • Trattato dei Sette Raggi:
Di Alice A. Bailey
  • La coscienza dell'atomo Archiviato il 6 giugno 2016 in Internet Archive. — 1922
  • L'Anima e il suo meccanismo — 1930
  • Dall'intelletto all'intuizione — 1932
  • Da Betlemme al Calvario — 1937
  • Autobiografia incompiuta — 1951
  • Le Fatiche di Ercole — 1974
Estratti dalle opere di A. Bailey
  • Un compendio sulla Morte, la Grande Avventura
  • Un compendio sul Sesso
  • L'energia dei Sette Raggi
  • Riflettici

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Masonic Biographies, Alice Bailey., su universalfreemasonry.org, Universal Co-Masonry.
  2. ^ Le religioni in Italia: La posterità di Alice Bailey, su cesnur.org.
  3. ^ Alice Bailey, L'esteriorizzazione della Gerarchia, Roma, Nuova Era, 1985, pp. 283-334.
  4. ^ Alice Bailey, Educazione nella Nuova Era, Roma, Nuova Era, 1966, p. 11.
  5. ^ Ibidem, p. 10.
  6. ^ Alice Bailey, L'esteriorizzazione della Gerarchia, Roma, Nuova Era, 1985, pp. 15-16.
  7. ^ Ibidem, p. 16.
  8. ^ Alice Bailey, I problemi dell'umanità, Roma, Nuova Era, p. 155.
  9. ^ Ibidem, pp. 156-157.
  10. ^ Alice Bailey, I problemi dell'umanità, Roma, Nuova Era, 1972, pp. 69-83
  11. ^ a b Ibidem, p. 83.
  12. ^ Ibidem, p. 72.
  13. ^ Ibidem, p. 72-73.
  14. ^ Ibidem, p. 73-74.
  15. ^ Ibidem, p. 79.
  16. ^ Arthur E. Powell, Il corpo mentale, Micropost edizioni, edizione italiana 1996, pp. 258-275.
  17. ^ Alice Bailey, Il Discepolato nella Nuova Era, Editrice Nuova Era, Roma, sezione I, 21,22; prima edizione italiana: 1975.
  18. ^ Alice Bailey, I problemi dell'umanità, Editrice Nuova Era, Roma, pp.7-27; prima edizione italiana: 1972.
  19. ^ È possibile riscontrare nel pensiero della Bailey molte analogie con le indicazioni sul discepolato date dal Maestro Kut Humi a Jiddu Krishnamurti (1895-1986) e trascritte da questi nell'opera giovanile J. Krishnamurti, Ai piedi del Maestro, volumi I-II, Blu International Studio Edizioni, 1995; negli ambienti teosofici è noto infatti che Alice A. Bailey e J. Krishnamurti avevano entrambi Kut Humi come Maestro.
  20. ^ Alice Bailey, Il Discepolato nella Nuova Era, Editrice Nuova Era, Roma, parte I, 3,4; prima edizione italiana: 1972.
  21. ^ Alice Bailey, Lettere sulla meditazione occulta, Editrice Nuova Era, Roma, Lettera III, pp.15-53; prima edizione italiana: 1961.
  22. ^ Alice Bailey, Iniziazione umana e solare, Editrice Nuova Era, Roma, cap VIII, 71,72; prima edizione italiana: 1950.
  23. ^ Alice Bailey, Autobiografia incompiuta, Editrice Nuova Era, Roma, pp.74-75; prima edizione italiana: 1989.
  24. ^ Alice Bailey, I problemi dell'umanità, Editrice Nuova Era, Roma, p.25; prima edizione italiana: 1972.
  25. ^ Lee Penn, La falsa aurora: l'iniziativa delle Religioni Unite, il globalismo e il perseguimento dell'Unica Religione Mondiale
  26. ^ Elliot Miller, Il movimento New Age: descrivere e valutare un movimento rampante
  27. ^ Richard S. Levy e Hannah Newman, Antisemitismo: enciclopedia storica del pregiudizio e della persecuzione

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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