Aleksandr Pavlovič Brjullov

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Autoritratto del 1830

Aleksandr Pavlovič Brjullov (in russo Александр Павлович Брюллов?; San Pietroburgo, 29 novembre 1798San Pietroburgo, 9 gennaio 1877) è stato un architetto e pittore russo, fratello di Karl.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Aleksandr Brjullov nacque a San Pietroburgo in una famiglia di artisti di origine francese: il bisnonno, il nonno, suo padre e i suoi fratelli (incluso Karl Brjullov) erano degli artisti. Ad introdurlo al mondo artistico fu suo padre Pavel. Egli frequentò il corso di architettura all'accademia imperiale delle arti dal 1810 al 1820, e si laureò con lode.[1] Assieme a suo fratello Karl, venne inviato in Europa per studiare l'arte e l'architettura con una borsa di studio della Società per l'incoraggiamento delle arti.[1]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Il ritratto ad acquerello di Natal'ja Puškina.

Aleksandr Pavlovič Brullov trascorse otto anni all'estero, dal 1822 al 1830, studiando l'architettura e l'arte in Italia, in Germania e in Francia.[2] A Pompei fece degli studi sulle rovine delle terme della città antica, che lo resero noto in Francia e in Italia.[3] In questo periodo dipinse molti ritratti ad acquerello. Tra i migliori c'erano quelli di Ekaterina Pavlovna Bakunina, Giovanni Capodistria, Natal'ja Nikolaevna Gončarova-Puškina, la moglie del poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin, e sua zia Ekaterina Ivanovna Zagrjažskaja. Fece anche delle illustrazioni per dei libri e delle riviste.

Egli fece dei ritratti della famiglia reale di Ferdinando I a Napoli[3] e realizzò un disegno del Colosseo di Roma per l'imperatrice Maria Fëdorovna.[1] Nel 1830 dipinse un ritratto ad acquerello del principe Lopuchin, e un anno dopo dipinse un ritratto ad acquerello dello zar Nicola Pavlovič di Russia circondato dai cadetti del corpo di guardia. Nel 1837, Brjullov dipinse il suo ritratto di Walter Scott durante una sera nella casa di Parigi della principessa Golcyna e fece trasferire il disegno su una pietra litografica.[4]

Nel 1831, dopo il suo ritorno in Russia, venne nominato professore all'accademia imperiale delle arti,[2][5] e questi furono gli anni nei quali creò i suoi progetti architettonici migliori. Tra gli altri, progettò e supervisionò la costruzione degli edifici seguenti edifici a San Pietroburgo: il teatro Michajlovskij (1831-1833); la chiesa luterana dei Santi Pietro e Paolo lungo la prospettiva Nevskij (1833–1838); l'osservatorio di Pulkovo (1834–1839); il quartier generale dello stato maggiore sulla piazza del Palazzo (1837–1843).[2][4] Fu uno degli architetti principali per la ricostruzione del palazzo d'Inverno dopo l'incendio del 1837.[6] Progettò molti interni suggestivi, come la "sala di Pompei", la "stanza di malachite" e la "sala bianca". Nel 1840 si occupò della chiesa gotica di Pargolovo,[1] mentre nel 1844 progettò e costruì il caravanserraglio di Oremburgo. Anche suo figlio Pavel divenne un pittore di un certo rilievo.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (FR) Alexandre Page, Encyclopédie des peintres russes et soviétiques : Vol. I : A-D (notices d'artistes): (édition de poche), BoD - Books on Demand, 2 dicembre 2022, p. 366, ISBN 978-2-322-43204-2. URL consultato il 5 ottobre 2023.
  2. ^ a b c (FR) CTHS - BRULOFF OU BRULLOFF Alexandre von, su cths.fr. URL consultato il 5 ottobre 2023.
  3. ^ a b Aleksej Kara-Murza, Napoli Russa, Teti, 2005, ISBN 978-88-88249-06-3. URL consultato il 5 ottobre 2023.
  4. ^ a b BRJULLOV, Aleksandr Pavlovič in "Enciclopedia Italiana", su www.treccani.it. URL consultato il 5 ottobre 2023.
  5. ^ (RU) БРЮЛЛОВ (до 1822 – БРЮЛЛО) Александр Павлович (1798 -1877), su rah.ru. URL consultato il 5 ottobre 2023.
  6. ^ Touring club italiano, Mosca, San Pietroburgo, Touring Editore, 2004, ISBN 978-88-365-2493-8. URL consultato il 5 ottobre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Eduard Dobbert, Karl Brülow, Pietroburgo, 1871.
  • (RU) Galina Andreevna Ol', Aleksandr Brjullov (Александр Брюллов), Leningrado, Lenizdat, 1983.
  • (FR) Louis Réau, L'art russe de Pierre le Grand à nos jours, Parigi, Kessinger, 1922.

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