Aleksandr Frizon

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Aleksandr Frizon
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato22 gennaio 1875 a Baden
Ordinato presbitero22 novembre 1902
Nominato vescovo10 maggio 1926
Consacrato vescovo10 maggio 1926 dal vescovo Michel d'Herbigny, S.I.
Deceduto20 giugno 1937 (62 anni) a Mosca
 

Aleksandr Ivanovič Frizon (in russo Александр Иванович Фризон?; Baden, 22 gennaio 1875Mosca, 20 giugno 1937) è stato un vescovo cattolico russo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monsignor Aleksandr Frizon nacque a Baden, vicino a Odessa, il 22 gennaio 1875.[1][2] Altre fonti indicano come anno di nascita il 1873.[3] Era il figlio di Johannes Frizon ed Elisabeth Schwan e aveva un fratello e quattro sorelle. La sua era una famiglia di tedeschi del Mar Nero, discendenti da coloni alsaziani che giunsero nell'Impero russo nella seconda metà del XVIII secolo.[2][4]

Formazione e ministero sacerdotale[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver completato con successo la sua istruzione a Baden e Straßburg i suoi genitori lo iscrissero al seminario minore di Saratov, ma dopo tre anni dovette ritirarsi per lavorare nella fattoria di famiglia a causa della grave malattia di suo padre.[2]

Sette anni dopo, all'età di 22 anni, riprese gli studi ecclesiastici nel seminario di Saratov e, dopo la laurea nel 1897, il vescovo Anton Johann Zerr lo mandò a proseguire gli studi al Collegio Germanico-Ungarico a Roma.[1][2][3] Conseguì il dottorato in filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.

Il 22 novembre 1902 fu ordinato presbitero.[1][2] Inizialmente fu rettore della chiesa dedicata all'Assunzione della Beata Vergine Maria a Kerč e successivamente prestò servizio a Simferopoli. Dal gennaio del 1905 fu vicario parrocchiale della pro-cattedrale di San Clemente a Saratov, cappellano e segretario di monsignor Joseph Aloysius Kessler, un tedesco del Volga, cancelliere della curia diocesana e professore di storia della Chiesa e lingua latina nel seminario teologico di Saratov.[1] Nel 1910 venne nominato rettore del seminario teologico di Saratov.[1][3] Mantenne l'incarico anche dopo il trasferimento dell'istituto a Odessa, una città non ancora conquistata dai bolscevichi, nel 1917. Nel 1919 venne nominato parroco della parrocchia di Nostra Signora dell'Assunzione a Simferopoli. Rimase comunque parroco di Kerč fino al 1925. Quell'anno fu arrestato per aver distribuito abiti ai bisognosi senza il permesso delle autorità.[5]

Nel 1922 l'Armata Rossa vinse la guerra civile russa. Presto iniziarono le persecuzioni delle comunità cristiane, ortodosse o di altro tipo. La piccola gerarchia cattolica fu completamente distrutta e privata dei suoi vescovi, dopo che i processi farsa organizzati nel marzo del 1923 da Grigorij Evseevič Zinov'ev e Nikolaj Vasil'evič Krylenko portarono alla detenzione di Jan Cieplak, Konstanty Budkiewicz, Leonid Ivanovič Fëdorov e altri chierici di alto grado. Tuttavia, nello stesso anno, padre Neveu invò un memorandum al commissario per gli affari esteri dell'Ucraina Christian Georgievič Rakovskij, sostenendo l'istituzione di legami diplomatici tra la Russia bolscevica e la Santa Sede per tutelare gli interessi dei fedeli.

Preoccupato per questa situazione, papa Pio XI mandò in Unione Sovietica il gesuita Michel d'Herbigny che, passando per Berlino, fu segretamente consacrato vescovo dal nunzio apostolico Eugenio Pacelli. La missione di monsignor d'Herbigny era entrare con qualsiasi pretesto in Russia e consacrare diversi vescovi e amministratori apostolici per ricostituire una gerarchia cattolica, anche se clandestina.

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 maggio 1926 venne nominato amministratore apostolico di Odessa e ricevette l'ordinazione episcopale nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca dal vescovo Michel d'Herbigny.[1][3][5][6][7] Aveva giurisdizione sui cattolici della parte meridionale della diocesi di Tiraspol (che allora comprendeva tutta la RSFS Transcaucasica e parti della RSS Ucraina e della RSFS Russa): Crimea, Odessa, Taganrog, Nikolaev, Cherson e Rostov sul Don, vale a dire la zona della costa del Mar Nero. Alla fine dell'anno, il segretario della Congregazione Concistoriale Gaetano De Lai, ignaro di questi fatti, insieme alla Congregazione de Propaganda Fide e su consiglio del delegato apostolico in Persia Adriaan Smets, chiese informazioni presso la Santa Sede prima di nominare un ordinario per i cattolici latini della Ciscaucasia: i candidati erano Frizon e Johannes Roth. Dopo le loro consultazioni la scelta sarebbe caduta su Roth.[8] A causa della crescente pressione sovietica, monsignor Frizon riorganizzò la diocesi di Tiraspol in quattro divisioni: centrale (con sede a Odessa e se stesso come amministratore), Nord/Volga (con sede a Saratov e Augustin Baumtrog come amministratore), Sud/Caucaso (con sede a Pjatigorsk e con Johannes Roth come amministratore) e Georgia (con sede a Tbilisi e con Stefan Demurow come amministratore).[9]

Le autorità sovietiche tuttavia vennero presto a conoscenza della sua ordinazione. Nel 1927 gli fu proibito di lasciare Simferopoli. Ciò gli impedì di visitare le sue parrocchie. Nell'agosto del 1929 fu arrestato e rilasciato un mese dopo. Nell'autunno del 1929 fu nuovamente arrestato con l'accusa di aver ricevuto illegalmente la dignità episcopale e di aver assistito le truppe dell'Armata Bianca durante la guerra civile.[1][3] Venne arrestato nel 1931. Nel 1933 fu nuovamente arrestato con l'accusa di aver ammesso illegalmente dei minorenni a una cerimonia religiosa. In sostanza aveva consentito a un bambino, su richiesta dei suoi genitori, di partecipare a un funerale. Fu rilasciato poco dopo.[1][3]

Il vescovo Frizon fu arrestato per l'ultima volta il 10 ottobre 1935 a Simferopoli con l'accusa di spionaggio a favore della Germania nazista.[1][3] Insieme a lui, furono arrestate anche sua madre e una nipote. Come prova furono presentati diverse banconote statunitensi, che erano considerati il pagamento per le attività di spionaggio. Fu imprigionato nel carcere di Simferopoli.

In un processo svoltosi a porte chiuse tra l'11 e il 17 settembre 1936 presso il consiglio speciale del tribunale regionale della Crimea fu condannato alla pena capitale. Il 10 aprile 1937 il verdetto fu approvato dal collegio della Corte suprema dell'Unione Sovietica.[3] Dopo la condanna, chiese che fosse consentito un incontro con sua nipote (che fu condannata a otto anni di prigione nello stesso processo e giustiziata nel 1938), per restituirle i libri di preghiera e la Bibbia. Chiese anche di essere confessato da un prete cattolico, il rettore della parrocchia di Sebastopoli, padre Matthias Gudaitis, arrestato con lui. Nessuna richiesta fu accolta.

Venne fucilato nella prigione di Butyrka a Mosca oppure, secondo altre fonti, nel cimitero di Simferopoli, il 20 giugno 1937.[1][3] Altre fonti indicano come data dell'esecuzione il 2 agosto.[10]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Osipova 1998, pp. 236-237.
  2. ^ a b c d e Height 1973, p. 356.
  3. ^ a b c d e f g h i Dzwonkowski 1998, pp. 235-236.
  4. ^ "Schriftenreihe der Stadt der Auslandsdeutschen" (1-5). Deutsches Ausland-Institut. 1938: 184. Bischof Alexander Frison war der jüngste Sohn des Kolonisten Johannes Frison aus der Kolonie Baden bei Odessa
  5. ^ a b Zugger 2001, p. 230.
  6. ^ Pettinaroli 2016 , p. 400.
  7. ^ Sergio Trasatti, La croce e la stella: la chiesa e i regimi comunisti in Europa dal 1917 a oggi. A. Mondadori, 1993 p. 367. Il 10 maggio 1926 D'Herbigny conferisce l'ordinazione episcopale, in segreto, a Sloskans e a Frizon.
  8. ^ Pettinaroli 2016, p. 414.
  9. ^ Zugger 2001, p. 233.
  10. ^ Grossu, Sergiu, ed. (1975). The Church in Today's Catacombs. Arlington House Publishers. p. 216. Aug. 2, 1937. Following a mock trial that lasted for nine days, Msgr. Alexander Frizon, apostolic administrator of Odessa, is mercilessly shot to death in the prison of Simferopol.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dzwonkowski, Roman (1998). Losy duchowieństwa katolickiego w ZSSR 1917-1939: martyrologium. Towarzystwo Naukowe Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego. ISBN 9788386668670.
  • Height, Joseph S. (1973). Paradise on the steppe: a cultural history of the Kutschurgan, Beresan, and Liebental colonists, 1804-1972. North Dakota Historical Society of Germans from Russia.
  • Limbach, Michaela. Namenlose Zeugen des Glaubens: Märtyrer im 20. Jahrhundert - Alexander Frison (PDF) Archiviato il 27 ottobre 2017 in Internet Archive..
  • Osipova, Irina (1998). Si el mundo os odia...: Mártires por la fe en el régimen soviético. Encuentro. ISBN 9788474905007.
  • Pettinaroli, Laura (2016). La politique russe du Saint-Siège (1905-1939). Publications de l’École française de Rome. ISBN 9782728311040.
  • Zugger, Christopher Lawrence (2001). The Forgotten: Catholics of the Soviet Empire from Lenin Through Stalin. Syracuse University Press. ISBN 9780815606796.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo titolare di Limira Successore
Alexandre Cardot, M.E.P. 10 maggio 1926 - 2 agosto 1937 Joaquim Rafael Maria d'Assunção Pitinho, O.F.M.
Controllo di autoritàVIAF (EN6831163464674605680003 · GND (DE1243208341