Al-Mu'izz li-din Allah

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al-Mu'izz li-Din Allah
Dīnār aureo dell'imam al-Muʿizz. Misr coniato a Cairo nel 969
imamcaliffo dei Fatimidi
In carica19 marzo 953 – 21 dicembre 975
PredecessoreAl-Mansur bi-llah
SuccessoreAl-'Aziz bi-llah
Nome completoKunya: Abu Tamim
Prenome: Ma'ad
Laqab: al-Mu'izz li-Din Allah
NascitaMahdia, 26 settembre 931
Morte21 dicembre 975
DinastiaFatimidi
Padreal-Mansur bi-Nasr Allah
ConsorteDurzan
FigliAl-'Aziz bi-llah
Tamim
Abdallah
Sitt al-Malik
Rashida
Abda
altri figli
Religionesciismo ismailita

al-Muʿizz li-dīn Allāh (arabo ﺍﺑﻮ ﺗﻤﻴﻢ ﻣﻌﺪ المعز لدين الله, "Fortificatore della religione di Allah"), noto più semplicemente come al-Muʿizz (932975) è stato il quarto Imam/califfo della dinastia Fatimide e il 16º Imam ismailita.

Regnò dal 953 al 975 e fu durante il suo governo che il baricentro del potere ismailita-fatimide fu spostato dall'Ifriqiya all'Egitto, di recente conquistato. I Fatimidi fondarono la Città soggiogatrice di al-Muʿizz (al-Madīna al-qāhira al-Muʿizziyya) - vale a dire Il Cairo - nel 969,[1] erigendola a capitale dell'Imamato al posto di al-Manṣūriyya.

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che i Fatimidi, per opera del terzo Imam Ismāʿīl al-Manṣūr (946-953), ebbero sgominato la pericolosa ribellione kharigita di Abu Yazid (conosciuto come "l'uomo dell'asino") (942-947), dando modo all'Imām di eleggere per breve tempo al-Manṣūriyya nuova capitale fatimide, sotto suo figlio al-Muʿizz l'attenzione della dinastia si concentrò sul confinante Egitto, nella speranza che una volta conquistato venisse il turno della Siria e poi dell'Iraq, nella ferma intenzione di abbattere la dinastia abbaside e proporsi come l'unico e legittimo califfato universale. Sebbene i Fatimidi fossero innanzi tutto interessati all'Egitto e al Vicino Oriente, vi furono nondimeno varie campagne combattute Jawhar al-Siqilli contro i Berberi del Marocco e gli Omayyadi di al-Andalus. Allo stesso tempo, incursioni fatimidi nella penisola italiana affermarono la loro superiorità navale nel quadrante centrale del Mediterraneo, a spese dell'Impero bizantino, tra l'altro occupando la Sicilia, già aghlabide dall'827.

La strada per l'Egitto fu infine spianata per i Fatimidi, facilitati dalla crisi persistente della dinastia ikhshidide colà governante, accentuata dalla morte di Muhammad ibn Tughj, e dalla debolezza abbaside, non più in grado (salvo il periodo in cui l'"uomo forte" fu Muʾnis) di fronteggiare convenientemente le situazioni che un tempo essa avrebbe affrontato con forza e risolto senza problemi.
Dopo aver consolidato la propria posizione, al-Muʿizz trasferì la propria residenza ufficiale da al-Manṣūriyya alla recentemente costruita cittadella di al-Madīna al-Qāhira al-Muʿizziyya, "la Città soggiogatrice di al-Muʿizz", cioè Il Cairo, facendo da quel momento in poi gravitare sull'Egitto il baricentro politico ed economico del mondo arabo, forti anche del fatto che a occidente, in Ifriqiya, gli Ziridi agivano come reggenti dell'Imam. In Egitto vari attacchi dei Carmati costrinsero a un impegnativo sforzo l'Imamato (972-974) prima che le finanze fossero risanate e prendessero nuovo impulso per merito essenzialmente dell'intelligente opera di Yaʿqūb b. Killis, un ebreo convertito all'Islam, che aveva già operato per conto degli Ikhshididi, prima di cambiar campo e unirsi ai Fatimidi.

Ad al-Muʿizz succedette il figlio al-'Aziz bi-llah (975-996).

Realizzazioni culturali[modifica | modifica wikitesto]

Al-Muʿizz era noto per la sua tolleranza nei confronti delle altre religioni, ed era assai popolare tra i suoi sudditi cristiani e israeliti. Si dice abbia commissionato l'invenzione della prima penna stilografica. Nel 953, al-Muʿizz chiese una penna che non dovesse necessariamente stare tra le sue mani o negli abiti che indossava quando non la si usava e gli fu costruita dai suoi sapienti artigiani una penna che aveva un vero e proprio piccolo serbatoio d'inchiostro. Come ricordato dal Qadi al-Nu'man (m. 974) nel suo Kitāb al-Majālis wa l-musayarāt, al-Muʿizz ne dispose la costruzione dicendo::[2]

«‘Vogliamo sia costruita una penna che possa servire a scrivere senza dover far ricorso a un calamaio e il cui inchiostro sia incluso in essa. Una persona potrà riempirla d'inchiostro e scrivere quando voglia. Lo scrivente potrà metterla nelle maniche della sua veste o dove preferisca e non sarà macchiato da alcuna goccia d'inchiostro che ne fuoriesca. L'inchiostro scorrerà solo quando egli abbia l'intenzione di scrivere. ...’. Esclamai: ‘È possibile ciò?’ E lui replicò: ‘È possibile, a Dio piacendo’.»

Relazioni coi Copti cristiani[modifica | modifica wikitesto]

Ai Copti cristiani fu concesso un certo grado di libertà sotto al-Muʿizz.[3] I Copti furono spesso nominati ai gradi più elevati dell'amministrazione dell'Imamato e fu loro consentita libera pratica del proprio culto.[4] Sotto al-Muʿizz, il responsabile per la Siria fu Quzmān ibn Nīmā, un copto che mantenne la propria fede.[5] La festività del Nawrūz, che celebra il nuovo anno persiano, fu consentita (malgrado alcune limitazioni).[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo). I - Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003, pp. 282-284. Va comunque ricordato che a lui fu intitolata anche la città siciliana di Taormina
  2. ^ C.E. Bosworth, "A Mediaeval Islamic Prototype of the Fountain Pen?", in: Journal of Semitic Studies, vol. XXVl, 1, Autumn 1981
  3. ^ ISBN 978-90-04-10627-7, The Bible in Africa: transactions, trajectories, and trends, a cura di Gerald O. West e Musa W. Dube Shomanah, Brill, 2000, p. 108.
  4. ^ H.A.R Gibb, The Encyclopaedia of Islam, Brill, 1979, p. 91.
  5. ^ Aziz Suryal Atiya, A History of Eastern Christianity, Taylor & Francis, 1968, pp. 87–88.
  6. ^ ISBN 978-0-521-59115-7, The Mamluks in Egyptian politics and society, a cura di Thomas Phillip e Haarmann, Cambridge studies in Islamic civilization, Cambridge University Press, 1999.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carl F. Petry (ed.), The Cambridge History of Egypt. Islamic Egypt, 640-1517, Cambridge University Press, 1998

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Controllo di autoritàVIAF (EN230708714 · ISNI (EN0000 0003 6556 5275 · CERL cnp01420774 · LCCN (ENn84022817 · GND (DE1019242795 · BNF (FRcb16528025j (data) · J9U (ENHE987007336542205171 · WorldCat Identities (ENlccn-n84022817