Adorazione dei Magi (arazzo)

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L'Adorazione dei Magi, copia intessuta nel 1894 per la Corporazione di Manchester

L'Adorazione dei Magi è un arazzo realizzato dalla ditta inglese Morris & Co. raffigurante l'episodio dell'adorazione dei Magi guidati al luogo della nascita di Gesù dalla Stella di Betlemme (talvolta, proprio a tale riferimento, l'opera è chiamata La stella di Betlemme[1]) o semplicemente The Adoration.[2]

Commissione[modifica | modifica wikitesto]

Cartone per l'arazzo L'adorazione dei Magi, 1887
Cartone per la Adorazione del 1888

L'arazzo originale venne commissionato nel 1886 da John Prideaux Lightfoot, rettore dell'Exeter College (Oxford), per la cappella di stile neogotico realizzata al college a metà Ottocento dall'architetto George Gilbert Scott.[3][4] L'ispirazione del progetto venne da William Morris ed Edward Burne-Jones, già studenti all'Exeter, che convinsero il rettore a realizzare la lettera di commissione datata al 4 settembre 1886.[5][6]

L'intera composizione e le figure vennero disegnate da Edward Burne-Jones, che completò un modello di 26 × 38 cm acquarellato nel 1887. Il cartone su più larga scala (adatto alla tessitura) venne creato e fotograficamente allargato. Con lettera del 7 settembre 1886, Morris suggerì che la colorazione della tappezzeria fosse "armoniosa e potente nel contempo" ma senza che andasse a contrastare con le vetrate istoriate e brillantemente colorate della cappella.[7] Morris ed il suo assistente John Henry Dearle scelsero uno schema di colori brillanti e vi aggiunsero un paesaggio di sfondo di stile millefleur come era in uso negli arazzi fiamminghi quattrocenteschi. In tutto l'arazzo impiegò quattro anni per essere realizzato di cui due anni di lavorazione ad opera di due tessitori del Merton Abbey Mills. L'arazzo venne completato nel febbraio del 1890 e mostrato alla Morris & Co. di Oxford Street a Londra la Pasqua di quello stesso anno per poi essere presentato ufficialmente al College di Exter.[5][6] Lightfoot non visse abbastanza per vedere finito l'arazzo dal momento che morì il 23 marzo 1887.[8]

Versioni[modifica | modifica wikitesto]

L'Adorazione divenne la più popolare tra le opere realizzate dalla Morris & Co. sia per chiese che per ambienti domestici. Ne vennero intessute dieci differenti versioni,[6] ciascuna con un differente disegno di contorno:[9]

La versione del 1904, poi passata nella collezione di Yves Saint Laurent e poi in quella di Pierre Bergé, era destinata all'asta nel febbraio del 2009, ma all'ultimo momento venne ritirata dalla vendita e donata da Bergé al Musée d'Orsay.[12]

La Stella di Betlemme[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stella di Betlemme (dipinto).

Nel 1887, Burne-Jones rivisitò il suo disegno per arazzo adattandolo ad una nuova versione dal titolo Stella di Betlemme. I colori utilizzati, ricchi di blu e verde, differivano grandemente sia dai colori originali che dall'arazzo di Morris. La Stella di Betlemme venne completato nel 1890 e messo in mostra alla New Gallery di Londra nella primavera del 1891 prima di essere inviata poi al Birmingham Museum & Art Gallery, dove si trova tuttora.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ George Leland Hunter, in Tapestries; Their Origin, History And Renaissance, 1912, lo chiama The Star of Bethlehem. The Morris Tapestry Works At Merton, su Tapestries; Their Origin, History And Renaissance, John Lane Company.
  2. ^ Parry 1996 uses the name The Adoration.
  3. ^ Pevsner and Sherwood, pp. 136–7.
  4. ^ A Sermon Preached at Evensong in Exeter College at the Service to Celebrate the Restoration of the Chapel (PDF), su exeter.ox.ac.uk, 2007. URL consultato il 14 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2011).
  5. ^ a b c Wildman, pp. 293–294
  6. ^ a b c Parry 1996, pp. 292–293.
  7. ^ Parry, 1996, p. 293
  8. ^ John Prideaux Lightfoot, su RootsWeb. URL consultato il 14 dicembre 2008.
  9. ^ Hammersmith and Fulham (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2009).
  10. ^ MMU. URL consultato il 12 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016), including image with zoom facility
  11. ^ Roker Church factsheet (PDF) (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2007).
  12. ^ (London) Times Online, February 21, 2009. See also The Art Tribune (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2017).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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