Adolfo Magrini (pittore)

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Adolfo Magrini (Ferrara, 10 luglio 1874Milano, 9 aprile 1957) è stato un pittore, illustratore e scenografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Ferrara dall'avvocato Paolo e da Elisa Orlandini, con la quale visse, rimasta vedova, assieme allo zio paterno Leone nel rossettiano palazzo Mazzuchi in Piazza Ariostea.[1] Spesso confuso con l'omonimo architetto,[2][3] studiò dapprima alla scuola Dosso Dossi di Ferrara, allievo di Longanesi,[4] e compagno di studi di Oreste Forlani,[5] si perfezionò poi all'Accademia di belle arti di Napoli tra il 1892 ed il 1894[1] sotto la guida di Domenico Morelli[6] e Filippo Palizzi.[1] Rientrato a Ferrara, contaminò la luce dell'acceso tardo-romanticismo di Morelli con la spigolosità mitteleuropea dei maestri tedeschi ed austriaci, tra cui von Stuck, Klinger, Klimt e Böcklin e, entrando in contatto con il letterato Domenico Tumiati, elaborò una reinterpretazione della Marfisa,[7] articolata sulla leggenda narrata da Tumiati.[1]

Trasferitosi definitivamente a Milano[8] si dedicò a pittura, decorazione, scenografia, incisione, monotipia e grafica applicata. Da questa città, risultano essere inviate le lettere al concittadino Pietro Niccolini col quale elaborò nel 1910 la grafica del manifesto dell'esposizione del Consorzio delle Bonifiche e la medaglia commemorativa. Queste opere sono da considerarsi tra le più precoci manifestazioni dell'influsso di Klimt sull'arte italiana. [9]La manifestazione, rimasta famosa, si svolse nei pressi della stazione ferroviaria, in effimeri padiglioni liberty progettati da Ciro Contini e decorati da Arrigo Minerbi.[1]

Magrini morì a Milano a causa di un infarto.[1]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

Decorazione[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione[modifica | modifica wikitesto]

Attività alla quale si dedicò per oltre mezzo secolo, assieme alla pittura da cavalletto,[1] nella cui produzione si ricordano:

Tali libri furono in prevalenza editi da Bietti.[6]

Collaborò anche con la Domenica del Corriere, Novissima, La Lettura, Secolo XX e Romanzo mensile.[6]

Cartellonismo e scenografia[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle cartoline di carattere lirico-paesaggistico stampate da Alberto Grubicy, fratello di Vittore (mercante sia suo che di Previati col quale espose in diverse occasioni[4]), vi sono:

  • Manifesti per la Mostra di Segantini, Milano, 1906
  • La città di Parma, 1907
  • Mostra delle Bonifiche di Ferrara, 1910
  • Guerin Meschino, commedia di Tumiati, 1910, di cui curò anche la scenografia[1]

editi da Chappuis e da Ricordi. Riguardo allo stile, è palese il collegamento ai modi della grafica simbolista tedesca, fra von Stuck e Böcklin reinterpretati in chiave "italica" neo-michelangiolesca.[6]

Magrini fu inoltre autore di diverse scenografie per opere alla Scala.[1]

Altre attività[modifica | modifica wikitesto]

Si occupò anche di traduzione e fu autore di diversi articoli riguardanti l'arte.[1]

Editò per diverse case editrici, oltre alle già citate: società Campari, Zanichelli, S. E. I. e Formiggini.[12]

Esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle già citate e nonostante risiedesse a Milano, espose con assiduità alle rassegne della Benvenuto Tisi[5] Gli fu dedicata a Ferrara una personale nel 1928.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Savino - Scardino.
  2. ^ Luigi Menegazzi, Il manifesto italiano, Milano, Mondadori, 1989, p. 240
  3. ^ Giuseppe Inzerillo, Adolfo Magrini artista argentano senza una lapide, su lanuovaferrara.gelocal.it. URL consultato il 20 ottobre maggio 2020. L'autore chiarisce in parte il caso di omonimia ma pubblica un antico dipinto della parrocchiale di Sant'Egidio, confondendolo con la pala di Magrini nel santuario del Poggetto, andata distrutta negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale; sbaglia inoltre la data di nascita del Magrini pittore, 1876 anziché 1874.
  4. ^ a b c d e f g h Verso Ferrara...
  5. ^ a b c Ferrara ritrovata.
  6. ^ a b c d e f g Sirene di carta.
  7. ^ Manuel Carrera e Lucio Scardino (a cura di), Giovanni Battista Crema. Oltre il Divisionismo, Ferrara, Ferrara Arte, 2021, pp. 51-53, ISBN 9788889793602.
  8. ^ Nel 1906 in "Sirene", nel 1908 in "Savino_Scardino"
  9. ^ L. Scardino, Esempi di decorazione secessionista in Emilia, in Klimt e l'arte italiana, a cura di Beatrice Avanzi, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2023, p. 127
  10. ^ a b R. Roversi, Il Santuario del Poggetto, Ferraras, 2013, p. 29
  11. ^ Lucio Scardino, Adolfo Magrini, in Pietro Di Natale (a cura di), La Collezione Cavallini Sgarbi, Milano, La Nave di Teseo, 2018, p. 306, ISBN 9788893444248.
  12. ^ a b c d Inzerillo.
  13. ^ Leggende cavalleresche. Roberto il diavolo, La bella Giovanna, Milano, Hoepli, 1934.
  14. ^ Manfredo Manfredini e il mito di Dante a Ferrara tra '800 e '900, a cura di Lucio Scardino e Filippo Manvuller, Comune di Ferrara, 2021, pp. 25-26
  15. ^ Nando Bennati (a cura di), Ferrara a Gerolamo Frescobaldi. Nel terzo centenario della sua prima pubblicazione, Ferrara, 1908.
  16. ^ Lucio Scardino (a cura di), Rari da trovarsi. 22 pittori ferraresi del Novecento, Ferrara, 2023, pp. 28-29

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • 32. Adolfo Magrini. In Lucio Scardino, Ferrara ritrovata, Ferrara, Gabriele Corbo Editore e Stampatore, 1984 in occasione della mostra Ferrara ritrovata - 55 Artisti Ferraresi dell'Ottocento e del Novecento, Galleria Il Tarlo, Ferrara, 12-27 maggio 1984, pp. 80-81.
  • Lucio Scardino, Sirene di carta - 120 manifesti e cartoline ferraresi dal 1860 al 1960, Ferrara, Edizioni d'arte M. G., 1984, pp. 209-210.
  • Lucio Scardino, Adolfo Magrini, in Verso Ferrara... Quaranta pittori ferraresi del '900, 2008, catalogo della mostra omonima alla Galleria MB arte, Ferrara, 1º marzo-30 aprile 2008, pp. 90-93.
  • Simonetta Savino e Lucio Scardino, I Magrini - Quattro artisti ferraresi tra Ottocento e Novecento, Ferrara, La Carmelina, 2016, pp. 22-32, ISBN 978-8899365288.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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