Achillea

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Achillea
Achillea millefolium
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Euasteridi II
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Matricariinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Anthemideae
Sottotribù Matricariinae
Genere Achillea
Nomi comuni

Millefiori, Erba pennina, ortica del diavolo

Specie

Achillea è un genere di piante dicotiledoni della famiglia delle Asteracee, notevole per il numero di specie e di diverse taglie (alcune grandi, altre nane).

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del genere fu fissato da Linneo e deriva dalla credenza che Achille avesse usato queste piante durante l'assedio di Troia (così ci racconta Plinio) per curare le ferite insanabili di Telefo, dietro consiglio di Venere, avendo appreso da Chirone le virtù medicinali delle stesse.
Questo genere comunque doveva essere ben noto ai botanici prima di Linneo. Infatti lo troviamo nell'erbario di Jerome Bock (1498 – 1554) un ministro luterano noto anche col nome di Hieronymus Tragus; anche Robert Morison (1620 Aberdeen -1683) nel suo “Plantarum Historiae Universalis Oxoniens” (1680-1699) chiama alcune specie di questo genere “Achillea montana purpurea”. Mentre a metà del Settecento si registravano già una ventina di specie in coltivazione nei giardini inglesi.[1]
I francesi nominano queste piante “Achillées”, mentre gli inglesi le chiamano “Yarrow” oppure “Milfoil”.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Le piante del genere Achillea sono di tipo erbaceo, perenne, qualche volta anche suffruticose (ma in questo caso non sono molto alte).

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Radici secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

I fusti ipogei sono del tipo a rizoma; mentre la parte epigea è villosa, semplice o ramificata, ascendente che può raggiungere fino 80 cm in altezza. In generale l'aspetto delle piante è densamente cespitoso.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie hanno una disposizione alterna e presentano un lieve aroma canforato. La forma è semplice o composta. Le foglie basali sono normalmente picciolate; mentre le foglie cauline in genere non hanno picciolo, e sono quindi sessili.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono raccolti in capolini calatidi dal diametro di pochi millimetri in infiorescenze corimbose molto caratteristiche di questo genere. In alcuni casi si riscontra delle infiorescenze di tipo racemoso.
La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro a forma emisferica composto da più squame (o brattee) con margine scarioso e nero[2] che fanno da protezione al ricettacolo piatto a pagliette trasparenti[1] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale: * K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio[3]
  • Calice: i sepali sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: i fiori periferici sono sub-rotondi a disposizione raggiante; iniziano alla base con una corolla tubulosa che termina poi con una ligula allargata con 3-5 denti ottusi. Quelli del disco centrale hanno delle corolle tubulari a 5 denti.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.
  • Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma bifido giallo (sporgente dalla fioritura) con le estremità troncate[2] e linee stigmatiche disposte marginalmente[2]; l'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo.
  • Fioritura: da aprile a ottobre.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti sono degli acheni privi di pappo.[1] La forma è compressa quasi appiattita.[4]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante sono proprie delle regioni temperate dell'emisfero boreale. È facile quindi trovarle in Europa e nelle zone temperate dell'Asia. Alcune specie crescono anche in America del Nord.
In Italia sono state individuate una ventina di specie spontanee e sono distribuite su tutta la penisola sia su suoli pesanti e umidi, che nei fossi e margini stradali. A volte si spingono fino al limite delle nevi eterne.
Altitudine: dal piano fino a 3000 m s.l.m. e oltre.
Della 23 specie spontanee della flora italiana 20 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[5].

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
A. ageratum 11 collinare Ca – Ca/Si basico basso secco A4 B2 IM SV CN TO
A. atrata 3 alpino
subalpino
Ca - Ca/Si basico basso medio C3 tutto l'arco alpino
(escl. CN TO AO VA CO)
A. barrelieri subsp. oxyloba 3 alpino
subalpino
Ca basico basso medio C3 SO TN BZ BL UD
A. clavennae 10 alpino
subalpino
Ca basico basso secco C2 C3 F5 CO BG BS TN BZ BL UD
A. collina 9 montano
collinare
Ca – Ca/Si basico basso arido F2 F7 G4 tutto l'arco alpino
(escl. VC VA SO BZ)
A. distans 11 montano
collinare
Ca – Ca/Si basico alto medio B6 C2 C3 F2 F3 G2 G4 I1 I3 CN AO VC CO BG SO BS BZ UD
A. erba-rotta 3 alpino
subalpino
Si acido basso medio C2 C3 F5 CN TO
A. macrophylla 13 subalpino Ca – Si neutro alto medio G2 H1 I1 I2 tutto l'arco alpino
A. millefolium 11 subalpino
collinare
Ca – Si neutro medio secco B1 B4 B6 B8 F2 tutto l'arco alpino
A. moschata 3 alpino
subalpino
Ca/Si - Si acido basso medio C3 F5 tutto l'arco alpino
(escl. CN TO)
A. nana 3 alpino Si neutro basso medio C3 tutto l'arco alpino
(escl. BL UD)
A. nobilis 9 collinare Ca – Ca/Si basico basso secco F2 CN TO AO BZ
A. pannonica 9 collinare Ca – Ca/Si basico basso secco F2 UD
A. pratensis 11 montano
collinar
Ca – Si neutro medio medio F3 TN BZ UD
A. ptarmica 11 collinare Ca – Si acido medio umido A3 F3 G2 CN AO VC CO SO BS UD
A. roseoalba 11 montano
collinare
Ca – Si neutro basso medio E1 F3 tutto l'arco alpino
(escl. CN TO)
A. setacea 9 montano
collinare
Ca – Si basico basso arido F2 AO CO SO BG
A. stricta 11 subalpino Ca – Si neutro alto medio F3 F5 tutto l'arco alpino
(escl. TO BZ)
A. tomentosa 9 montano
collinare
Si acido basso arido F2 CN TO AO VC NO VA BG BS SO TN BZ
A. virescens 9 montano
collinare
Ca – Ca/Si basico basso secco C2 F2 TN VR
Legenda e note alla tabella.

Substrato con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 3 = comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni; 9 = comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche; 10 = comunità delle praterie rase dei piani subalpino e alpino con dominanza di emicriptofite; 11 = comunità delle macro- e megaforbie terrestri; 13 = comunità arbustive
Ambienti: A3 = ambienti acquatici come rive, stagni, fossi e paludi; A4 = ambienti umidi, temporaneamente inondati o a umidità variabile; B1 = campi, colture e incolti; B2 = ambienti ruderali, scarpate; B4 = riposi del bestiame; B6 = tagli rasi forestali, schiarite, strade forestali; B8 = frutteti e piantagioni di castagni; C2 = rupi, muri e ripari sotto roccia; C3 = ghiaioni, morene e pietraie; E1 = paludi e torbiere basse; F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino; F3 = prati e pascoli mesofili e igrofili; F5 = praterie rase subalpine e alpine; F7 = margini erbacei dei boschi; G2 = praterie rase dal piano collinare a quello alpino; G4 = arbusteti e margini dei boschi; H1 = ontaneti verdi, saliceti subalpini; I1 = boschi di conifere; I2 = boschi di latifoglie

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[6] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[7]). Il genere è composto da circa un centinaio e più di specie, delle quali due dozzine circa fanno parte della flora spontanea italiana. Dal punto di vista sistematico queste specie si dividono in due gruppi principali:[1]

Altri autori comunque preferiscono organizzare i vari gruppi secondo la taglia: specie grandi ossia alte oltre 50 cm e specie piccole da pochi cm fino 50 cm.
Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Achillea è chiamata Compositae. Attualmente, in base alle ultime ricerche filogenetiche, il genere Achillea è assegnato alla sottotribù delle Matricariinae (tribù Anthemideae, sottofamiglia Asteroideae).[8]

Specie spontanee della flora italiana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Achillea.

Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra flora) l'elenco che segue utilizza il sistema delle chiavi analitiche.[9][10][11]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[8]

  • Leucocyclus Boiss.
  • Otanthus Hoffmanns. & Link
  • Anacyclus L.
  • Heliocauta Humphries
  • Matricaria L.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Le “Achillee” sono piante amare, lievemente aromatiche, ma dal punto di vista tossico fondamentalmente innocue. Fare attenzione a non esporre ai raggi del sole la pelle bagnata dal succo della pianta.
La achillea è una pianta mellifera e si può produrre un miele, ma è raro in quanto non ci sono grandi distese di achillea.

Farmacia[modifica | modifica wikitesto]

Tra i composti di queste piante è presente l'achilleina un glicoside già usato in farmaceutica, ora solo in liquoreria.
Anticamente (ancora al tempo di Linneo) le specie di Achillea erano molto considerate per le loro proprietà medicinali: astringente e vulneraria. I succhi di queste piante erano usati dai montanari contro le ragadi, le ferite, le ulcerazioni delle varici e le emorroidi. Gli infusi sono indicati anche per i disturbi genitali femminili (mestruazioni irregolari, ansia da menopausa), nei disturbi digestivi.

Si utilizzano per infusi le parti fiorite fatte essiccare in luogo ombroso. La tintura ottenuta lasciando macerare in alcool per alcuni giorni i fiori di achillea, può essere ingerita per alleviare i disturbi digestivi. Viene utilizzata anche in tricologia per trattamenti per le alopecie

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Alcune specie sono utilizzate per scopi alimentari. La specie Achillea moscata viene usata in Svizzera per un liquore stomachico. Mentre alcune “Achillee” in Svezia sono usate per insaporire la birra. La Achillea ptarmica il cui sapore si avvicina all'Artemisia, viene usata nell'insalata. In Inghilterra, dissecata e ridotta in polvere viene usata come tabacco economico da fiuto (viene chiamata “erba da starnuti”). Molto spesso le “Achillee” vengono usate come sostituti del tè. Alcune specie possono provocare effetti collaterali quali vomito.

Giardinaggio[modifica | modifica wikitesto]

L'utilizzo attuale è comunque circoscritto al giardinaggio. Le più usate (anche per la possibilità di creare buoni ibridi) sono: Achillea ptarmicaAchillea millefoliumAchillea filipendulina con le quali si creano aiuole e bordure di sicuro effetto.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Motta 1960, Vol. 1 – pag. 25.
  2. ^ a b c Judd 2007, pag. 522.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 7.
  5. ^ Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 484-496.
  6. ^ Judd 2007, pag. 520.
  7. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  8. ^ a b Oberprieler 2007, Pag. 102.
  9. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 77.
  10. ^ Conti et al. 2005, pag. 45.
  11. ^ Global Compositae Checklist [collegamento interrotto], su compositae.landcareresearch.co.nz. URL consultato il 28 febbraio 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae (PDF), in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009, pp. pp.171-189. URL consultato il 5 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2016).
  • Christoph Oberprieler, Sven Himmelreich & Robert Vogt, A new subtribal classification of the tribe Anthemideae (Compositae) (PDF) [collegamento interrotto], in Willdenowia 37 – 200, pp. pp.102-103.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 1, 1960, p. 24.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 3, Bologna, Edagricole, 1982, p. 77-86, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2 anno=2004, Bologna, Zanichelli, p. 484-496.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 45, ISBN 88-7621-458-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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