Accademia di belle arti Gian Bettino Cignaroli

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Accademia Gian Bettino Cignaroli e Scuola Brenzoni di Pittura e Scultura
Ubicazione
StatoItalia Italia
CittàVerona
Dati generali
Fondazione1764
FondatoreGian Bettino Cignaroli
Tipocollege
Mappa di localizzazione
Map
Sito web

L'Accademia Gian Bettino Cignaroli e Scuola Brenzoni di Pittura e Scultura, con sede a Verona, una delle più antiche accademie di belle arti del mondo, è una delle cinque Accademie storiche italiane. Trae origine dall’Accademia di Pittura costituita a Verona per iniziativa di Gian Bettino Cignaroli nel 1764, quando il conte Federico Bevilacqua, Provveditore del Comune, delibera l’istituzione dell’Accademia di pittura, assegnando ad essa l’uso gratuito di una casa di proprietà del Comune sita alla “Giara” (l'odierno vicolo Ghiaia) e l'appannaggio annuo di trentasei ducati per le spese di gestione.

Direttore perpetuo dell'Accademia fu nominato Gian Bettino Cignaroli, “che colle mirabili opere del suo eccellente Pennello ha alzato tanto grido in Italia, e fuori”; tre cittadini, Alessandro Pompei, architetto e studioso del Sammicheli, Giuseppe Sagramoso e Agostino, furono chiamati a presiedere l'istituto con il compito di soprintendere alla sua attività per i primi tre anni.

Di Giambettino Cignaroli sono noti, oltre che la vasta attività pittorica e didattica nei confronti di una nutrita schiera di allievi, l'impegno promozionale a favore degli studi artistici. Suo è il progetto di una storia della pittura veronese che doveva affiancarsi a quella poderosa “istoria letteraria” elaborata dal Maffei nella Verona illustrata (1731). Ne deriva l’iniziativa di allestire nella sede dell'“Accademia di Pittura” una iconoteca dei pittori veronesi, destinata non solo a costituire un ornamento per l'ambiente, ma anche ad esercitare una funzione protrettica, allo scopo di rilanciare la conoscenza delle arti e dei suoi più illustri protagonisti. Lungo le pareti della stanza venne progettato un fregio continuo dove, come metope, potessero inserirsi i ritratti dei pittori veronesi eseguiti a olio su tela in piccolo formato (36 x 30 cm). I lavori di allestimento della nuova sede accademica furono ultimati agli inizi del 1766 e il 17 febbraio ne fu solennizzata l'apertura con una cerimonia ufficiale durante la quale padre Ippolito Bevilacqua dell'Oratorio di Verona pronunciò il discorso inaugurale, e Girolamo Pompei, che era stato nominato nel frattempo “Segretario perpetuo” dell'Accademia lesse una canzone celebrativa in sette stanze.

Dopo la morte di Cignaroli, vari direttori si succedettero alla guida dell'istituzione: Giovanni Battista Rusca fino al 1774, Francesco Lorenzi fino al 1780, Pietro Antonio Perotti fino al 1786, Angelo Da Campo, quindi Saverio Dalla Rosa, a cui si devono, ai primi dell’Ottocento, alcune riforme statutarie e un rinnovato ordinamento nella gestione ordinaria delle lezioni.

Nel 1853 il legato del conte Paolo Brenzoni assegna al Comune di Verona un importante complesso immobiliare, che consente di ricavare una rendita perpetua destinata agli alunni più dotati e in stato di difficoltà economica, affinché possano frequentare i corsi dell'Accademia. Vent’anni dopo, nel 1873, con il nuovo statuto viene aggiunta, al nome dell’Accademia, la dicitura “e Scuola Brenzoni di Pittura e Scultura”.

Nell'Ottocento la vita dell'Accademia prosegue sotto la guida di direttori apprezzati dal grande pubblico, fra i quali si segnalno Napoleone Nani, Mosè Bianchi, e Alfredo Savini dal 1900 al 1924. A questi subentrarono nel 1925 Egidio Girelli nella direzione, già insegnante di scultura, e nell'insegnamento della pittura Antonio Nardi (pittore), ininterrottamente dal 1924 al 1965, inizialmente in collaborazione con Guido Trentini.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L’istituzione dell’Accademia di Pittura di Verona, il 18 dicembre del 1764, sotto l’egida di Giambettino Cignaroli (1706-1770), pittore acclamato ben oltre i confini locali, suggellò il riconoscimento della scuola pittorica veronese, erede di una lunga e prestigiosa tradizione. È documentato che già nel corso del Settecento artisti e nobili “dilettanti” si riunivano in una “Accademia veronese del Disegno” per esercitarsi nella copia del nudo, in dimore private messe a disposizione dagli accademici. Tra questi figuravano anche il conte Alessandro Pompei, pittore e architetto, e il marchese Scipione Maffei, l’erudito di fama europea che segnò profondamente la cultura veronese nell’età dell’Illuminismo. È lecito ipotizzare che proprio la frequentazione di questa straordinaria figura di intellettuale, che aveva dato vita nella città scaligera al primo museo pubblico d’Europa, abbia sollecitato il Cignaroli a istituzionalizzare la “Accademia del Disegno” con un contributo annuo della Municipalità veronese e l’uso di un edificio di proprietà comunale.

Approvati dal Senato veneziano i Capitoli accademici all’inizio del 1765, l’Accademia di Pittura veronese iniziò la sua attività con il Cignaroli “direttore perpetuo”, tre presidenti (tra i quali il già citato conte Pompei che progettò la nuova “Stanza del nudo”), tre “Maestri di pittura”, nominati ogni anno, e trentatré pittori aggregati con la qualifica di fondatori.

Gli anni che seguirono la campagna d’Italia di Napoleone e la caduta della Repubblica di Venezia, in una città a lungo contesa tra francesi e austriaci, non furono facili per l’istituzione, nel frattempo intitolata Accademia di Pittura e Scultura. Il difficile compito di dirigere l’Accademia sotto il governo filofrancese del Regno d’Italia (1805-1814) e poi sotto la Restaurazione austriaca, spettò a Saverio Dalla Rosa (1745-1821), pittore formatosi alla scuola dello zio Giambettino Cignaroli, che resse le sorti dell’intera vita artistica veronese in quella difficile fase storica. Mentre era impegnato come catalogatore e conservatore del patrimonio artistico veronese, allora minacciato dalle soppressioni napoleoniche, e si dedicava all’ambizioso progetto di una storia illustrata della pittura veronese, Dalla Rosa si adoperò nella riorganizzazione dell’Accademia dotandola di nuovi strumenti didattici e selezionando anche in vista della formazione degli studenti dipinti di antichi maestri che avrebbero costituito il nucleo della pinacoteca pubblica, allestita nel 1812 nella sala del Consiglio del Comune (allora nella Loggia di Fra Giocondo).

L’Accademia sarebbe però stata contigua al museo, come è avvenuto per molte importanti istituzioni accademiche italiane, soltanto a partire dal 1856 quando venne trasferita nel sanmicheliano palazzo Pompei alla Vittoria, che proprio allora ospitava nelle sue sale il Museo civico.

Se negli anni che precedettero l’annessione di Verona al Regno d’Italia, molti giovani veronesi preferivano cercare in altre città italiane la via del successo (è il caso di Vincenzo Cabianca che dopo un’iniziale formazione nell’Accademia veronese si trasferì prima a Venezia e a Bologna e quindi a Firenze dove si unì al gruppo dei Macchiaioli), negli anni Settanta dell’Ottocento l’Accademia veronese si distinse per particolare vivacità grazie al potenziamento dell’istituzione, reso possibile dal lascito del conte Paolo Brenzoni. Dopo un concorso nazionale fu chiamato a dirigere la scuola e ad insegnarvi pittura Napoleone Nani (1841-1899), pittore veneziano di vocazione “verista” che seppe portare a Verona la moderna esperienza didattica dell’Accademia di Venezia, da tempo riformata da Pietro Selvatico. Alla sua scuola si formarono anche Angelo Dall’Oca Bianca e Vincenzo De’ Stefani, destinati a mietere grandi consensi nelle mostre internazionali di fine secolo.

L'attività nel 900 e la nuova sede[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Verità Montanari, sede attuale dell'Accademia

Una straordinaria vitalità contraddistinse l’Accademia nel primo quarto del Novecento quando alla guida dell’istituzione, passata per un breve periodo nelle mani di Mosè Bianchi, fu chiamato il bolognese Alfredo Savini (1868-1924), poi coadiuvato dal divisionista Baldassare Longoni. I numerosi pittori di talento formatisi in quegli anni, da Antonio Nardi a Guido Trentini, da Ettore Beraldini a Giuseppe Zancolli, da Angelo Zamboni a Pino Casarini, ebbero poi la ventura di confrontarsi con Felice Casorati, nella sua stagione veronese, e con il gruppo degli artisti di Ca’ Pesaro. Alla metà degli anni Venti, nell’Accademia Cignaroli, dove Antonio Nardi era succeduto a Savini e Egidio Girelli insegnava scultura, si incrociarono personalità come Giacomo Manzù e Fiorenzo Tomea, Sandro Bini e Renato Birolli, che anche dopo il trasferimento a Milano continuò a rimanere legato agli ambienti artistici della sua città.

Nel 1924 all’Accademia fu annesso il Liceo artistico che, dopo la parificazione avvenuta nel 1962, venne infine statalizzato nel 1967. Solo nel 1978 il Liceo avrebbe stabilito la propria nuova sede in via delle Coste a Verona, separandosi definitivamente dall'Accademia.

Nel 1937 Achille Forti, illustre botanico e mecenate, grazie a un lascito testamentario donò al Comune di Verona parte del palazzo di sua proprietà affinché fosse destinato a sede dell'Accademia, sede che dopo l’ultimo dopoguerra fu stabilita in palazzo Verità - Montanari in via Carlo Montanari 5 a Verona.

A partire dal 1983-1984 fu gradualmente assegnato valore legale a numerosi insegnamenti, mantenendo inalterata la pianificazione dei corsi liberi rivolti a allievi che per età e/o impegni professionali non potevano frequentare il normale piano di studi. Nel primo decennio degli anni Duemila sono stati istituiti diplomi accademici di primo e secondo livello.

L’attività della scuola legalizzata è stata scorporata e conferita alla Fondazione Accademia di Belle Arti di Verona, costituita nel 2012, mentre l’Accademia storica e il relativo patrimonio sono rimasti intestati all'Accademia Gian Bettino Cignaroli e Scuola Brenzoni di Pittura e Scultura, il cui nuovo statuto contempla la nomina degli organi rappresentativi da parte dei soci e l'autonomia gestionale.

La storia, che ha avuto inizio oltre 250 anni fa, prosegue con attività di tipo didattico tenute da artisti affermati e conosciuti non solo a livello nazionale, in vari campi, oltre che con iniziative culturali soprattutto nel campo delle arti visive.

Biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca, situata al piano terreno di Palazzo Verità Montanari, possiede circa 4500 volumi e da varie riviste cessate. Il patrimonio è costituito essenzialmente da pubblicazioni che privilegiano le discipline storico-artistiche e gli insegnamenti attivati in Accademia. I volumi catalogati sono circa 1600 e confluiscono nel catalogo collettivo on line del sistema universitario veronese.

Note[modifica | modifica wikitesto]

https://www.accademia-cignaroli.it/la-storia

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Aprendosi l’Accademia della pittura solennemente in Verona l’anno MDCCLXVI, Stamperia di Marco Moroni, Verona, 1766
  • Capitoli dell'Accademia di pittura e scultura in Verona, Tipografia di Paolo Libanti, Verona, 1832.
  • Gian Paolo Marchini, Le origini dell’Accademia di pittura di Verona, in “Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona”, CLII, 1976.
  • Gian Paolo Marchini, Le istituzioni museali e accademiche, in Cultura e vita civile a Verona. Uomini e istituzioni dall’epoca carolingia al Risorgimento, a cura di Gian Paolo Marchi, Banca Popolare di Verona, Verona (Grafiche Fiorini, Verona), 1979.
  • Gian Paolo Marchini, Il collezionismo d’arte a Verona nel Settecento: la pinacoteca Mosconi, in “Studi Storici Veronesi Luigi Simeoni”, Verona, vol. XXX-XXXI, 1980-1981.
  • Gian Paolo Marchini, L’Accademia di Pittura e Scultura di Verona, in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a cura di Pierpaolo Brugnoli, Banca Popolare di Verona, Verona (Grafiche Fiorini, Verona), 1986, in 2 volumi, vol. II.
  • I pittori dell’Accademia di Verona (1764-1813), a cura di Luca Caburlotto, Fabrizio Magani, Sergio Marinelli, Chiara Rigoni, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello (Treviso), 2011.

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