...E vui durmiti ancora!

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...E vui durmiti ancora!
ArtistaGaetano Emanuel Calì
Autore/iGiovanni Formisano, Gaetano Emanuel Calì
GenereSerenata
Canzone siciliana
Edito daG & P. Mignani - Firenze
Data1927

...E vui durmiti ancora! è una poesia siciliana scritta da Giovanni Formisano nel 1910 e musicata nel 1927 da Gaetano Emanuel Calì. La prima probabile incisione fonografica del brano musicale (detto mattutina, che così si distingue dalla notturna, la serenata serale) è stata eseguita da Giuseppe Godono su etichetta Phonotype nel 1927.

Nel 1910 Calì ebbe modo di leggere i versi, mentre era di ritorno da un viaggio di lavoro a Malta. La bellezza del testo lo colpì al punto che nella sola durata del viaggio - una notte - ne compose spinto dall'ispirazione lo spartito per musicarlo. Solo nel 1927 poté finalmente inciderla a Firenze, presso lo studio fonico Mignani, dove l'Autore incise buona parte dei suoi lavori[1].

Interpreti[modifica | modifica wikitesto]

Il primo interprete fu ovviamente Emanuel Calì al Teatro Sangiorgi di Catania. Altri artisti celebri sono stati Alfio Marletta, tenore del complesso "I danzerini dell'Etna" negli anni '40 dello scorso secolo, Michelangelo Verso nel 1952 e in tempi più recenti il tenore siciliano Marcello Giordani. Singolare è la versione del baritono taorminese Salvo Todaro che esce fuori dallo schema del cantante lirico eseguendo la "mattinata", arrangiata dal maestro Alberto Tomarchio. Nel 1958 il brano venne inciso da Pippo Rallo per la casa discografica Cetra.

Il brano è stato riproposto anche dallo show-man Fiorello e dal cantante Andrea Bocelli nell'album Incanto del 2008[2]. Il duo ha riproposto il brano in coppia in una puntata dello show di Fiorello su Sky Uno.

Analisi del testo[modifica | modifica wikitesto]

La metrica del testo poetico è piuttosto semplice e rispetta la struttura "A-B-A-B-C-C" per la prima e "A-D-A-D-C-C" per la seconda parte. Il ritornello rispetta lo schema A-B-A-B-C-C delle strofe, senza però riprendere la rima iniziale, confermando solo l'ultima rima baciata.

Il testo musicale, Andantino appassionato nella sua prima stesura, aggiunge due nuove strofe alle parole con il preludio e l'intermezzo (entrambi in scala di SI). Originariamente venne composta per pianoforte ma lo spartito fu adattato per mandolino dallo stesso Calì.

Il testo[modifica | modifica wikitesto]

Lu suli è già spuntatu intra lu mari

e vui bidduzza mia durmiti ancora,

l'aceddi sunnu stanchi di cantari

e affriddati v’aspettunu ccà fora,

supra 'ssu balcuneddu su' pusati

e aspettunu quann'è cca v'affacciati

Ritornello:

Lassati stari, nun durmiti chiùi,

ccà 'mmenzu a iddi dintra a 'ssa vanedda

ci sugnu puru iù ch'aspettu a vui

pri vidiri 'ssa facci accussi bedda

passu ccà fora tutti li nuttati

e aspettu sulu quannu v'affacciati


Li ciuri senza vui nun ponnu stari

su tutti ccu' li testi a pinnuluni,

ognunu d'iddi nun voli sbucciari

su prima non si gapri 'ssu balcuni,

dintra li buttuneddi su' ammucciati

e aspettunu quann'è cca v'affacciati


Ritornello:

Lassati stari, nun durmiti chiùi, ...

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione il brano non ebbe molto successo alla sua prima presentazione.

Accadde però che una sera, molto tempo dopo la sua prima esecuzione, al Teatro Sangiorgi di Catania il soprano Tecla Scarano chiese al musicista (che in quel tempo era il direttore artistico dello stesso teatro) di poter cantare un pezzo di sua composizione. Emanuel Calì non era molto convinto nel presentare il brano - dati gli insuccessi precedenti - ma l'esecuzione della Scarano fu tale che il pubblico entusiasta si innamorò subito della canzone. Così si dice sia nato il mito di questa canzone[3].

Sul fronte della Carnia, durante la prima guerra mondiale, in un momento di pausa un giovane soldato siciliano prese la sua chitarra e, al chiar di luna, intonò la canzone. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note della mattutina. Al termine dell'esecuzione si sentirono le urla di apprezzamento degli austriaci che, pur non arrivando a capirne il senso, rimasero incantati dalla bellezza della musica[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Enciclopedia di Catania, Catania, 1987
  2. ^ Il lirico toscano ha voluto inserire un brano Siciliano in un disco dichiarato "omaggio alla musica Napoletana", senza perciò un motivato legame con gli altri brani.
  3. ^ a b Aurelio Corona, L'anima e l'arte di Gaetano Emanuel Calì, in «Discorso commemorativo tenuto il 14 maggio 1968 presso il Club Stampa di Catania in occasione del 32º anniversario dalla morte», Catania 1968

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • «Discorso commemorativo tenuto il 14 maggio 1968 presso il Club Stampa di Catania in occasione del 32º anniversario dalla morte», Catania 1968
  • AA.VV. Enciclopedia di Catania, Catania 1987

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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