Tariq ibn Ziyad

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Tariq ibn Ziyad
Tarik ibn Ziyad, illustrazione di Theodor Hosemann

Wali di al-Andalus
Durata mandato711 –
712
Capo di StatoCaliffato omayyade:
Al-Walid ibn Abd al-Malik
Predecessorefu il primo
SuccessoreMusa ibn Nusayr
Ṭāriq ibn Ziyād al-Laythī

Ṭāriq ibn Ziyād al-Laythī (in arabo طارق بن زياد?, Ṭāriq ibn Ziyād; Maghreb, 670Damasco, 720) è stato un condottiero berbero. Sebbene la stragrande maggioranza degli storici concordi sul fatto che sia di provenienza autoctona berbera (Nord Africa), alcuni, ma pochi storici che hanno scritto la storia della conquista dell'Andalusia ritengono che sia di origini persiane (Medio Oriente).[1] altri invece ritengono che sia di proprimente arabo (Penisola arabica). A questi ultimi si aggiunge anche lo storico italiano Paolo Giovio e l'enciclopedia islamica di Cambridge[2][3] Conosciuto nella storia e nella leggenda spagnola come Taric el Tuerto (Ṭāriq il guercio), musulmano di obbedienza omayyade, era un liberto comandante dell'esercito che dette avvio alla conquista islamica della Spagna visigota nel 711. Può essere considerato il primo wālī di al-Andalus, anche se la carica non gli era stata ufficialmente assegnata.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Gli storici come Ṭabarī, Ali Ibn al-Athir, Ibn Khaldun, non diedero dettagli sufficienti sulle origini di Tariq ibn Ziyad, tuttavia alcuni storici che hanno scritto la storia della conquista dell'Andalusia, hanno citato tre possibilità:

  • Che Tariq ibn Ziyad fosse Persiano;[1]
  • Che Tariq ibn Ziyad fosse Arabo;[3]
  • Che Tariq ibn Ziyad fosse Berbero;[4][5] gran parte degli storici appoggiano quest'ultima possibilità.
Gibilterra in arabo جبل طارق? che significa "Monte di Tariq".
La conquista di Tariq alla fine del 711.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La Ajbar Machmuâ: crónica anónima sostiene che Tariq fosse persiano di Hamadan (altri dicono fosse di Sadif),[6] mentre sostengono che fosse originario del Maghreb, sia il Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia,[7] che La web de las biografias.[8]

Tariq, nel 711, fu comandato dal Wali di Ifriqiya Musa ibn Nusayr - che governava il Nordafrica (Ifrīqiya), a condurre la prima azione bellica d'una certa consistenza nella Penisola Iberica dopo l'incursione condotta dal liberto Tarif ibn Malik, con quattro navi, l'anno prima.[9]
Secondo la quasi totalità delle fonti, Tariq sarebbe stato invitato ad intervenire in suo aiuto da Agila II, lo spodestato erede al trono visigoto, che intendeva recuperare il trono del padre, Witiza, usurpato da Rodrigo, come riporta lo storico Rafael Altamira y Crevea.[10]

Il 30 aprile 711, le forze di Tāriq (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi) sbarcarono e occuparono la rocca di Gibilterra (il nome Gibilterra deriva dall'espressione araba Jabal al-Ṭāriq, che significa montagna di Ṭāriq) e la città di Algeciras. Subito dopo l'approdo, si dice che Tāriq, dopo aver dato fuoco a tutte le navi da trasporto, abbia pronunciato le seguenti parole per incoraggiare i suoi soldati a combattere fino alla fine:

(AR)

«أيّها الناس، أين المفر؟ البحر من ورائكم، والعدوّ أمامكم، وليس لكم والله إلا الصدق والصبر...»

(IT)

«O gente! Dov'è la via di fuga? Il mare è dietro di voi e i nemici sono davanti a voi. In quel che dico non v'è, per Dio, se non verità e pazienza»

Si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle truppe visigote comandate da Bencio, cugino del re, che pur sconfitto, continuò la resistenza, permettendo a Roderico, che era impegnato, al nord, contro i Baschi, sobillati da Agila II, a portare le sue truppe a sud, nella valle del rio Salado, dove sulle rive del lago Janda, vicino alla città di Medina-Sidonia, avvenne la battaglia decisiva.

Ṭāriq, forte di quasi 25000 uomini (rinforzato da alcuni goti e ispano-romani, ma soprattutto dagli ebrei, che accoglievano con entusiasmo i conquistatori musulmani), nella battaglia del Guadalete (711), sconfisse Roderico, che, tradito da una parte del suo esercito (tra cui il vescovo Oppas e Siseberto) forse morì in battaglia (forse si ritirò nella zona di Salamanca e organizzò la resistenza); la Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans, riporta che Roderico fu sconfitto sulle sponde del Guadalete, nella provincia di Sidonia.[11]
Ṭāriq allora occupò Siviglia, si diresse a Cordova, che occupò dopo due mesi di assedio, ed infine, senza incontrare una forte resistenza avanzò in direzione della capitale visigota, Toledo, che conquistò, nel 712.

Nello stesso anno il Wali di Qayrawān, Mūsā b. Nuṣayr attraversò lo stretto di Gibilterra e venne a rilevarlo nel comando delle operazioni militari e nel governo della nuova provincia di al-Andalus, come riportano sia la Ajbar Machmuâ: crónica anónima,[12] che la Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans.[13]

Tariq rimase in posizione subalterna a Musa, sia nel soffocare la rivolta di Siviglia (713), sia nell'occupazione della Cantabria ed il Tarraconense (713-714), ed entrambi furono richiamato a Damasco, per rendere conto del loro operato, dal califfo al-Walīd I.[14]
Dopo la partenza di Musa e Tariq per Damasco, fu nominato nuovo Wali di al-Andalus il figlio di Musa, ʿAbd al-ʿAzīz ibn Mūsā.[15]

Il vecchio Musa, assieme a Tariq, si misero in viaggio, via terra, verso la Siria, portando con sé 400 figli dei capi visigoti ed immensi tesori;[16] lo storico C.H. Becker sostiene che alcuni papiri arabi, oggi al British Museum, ci hanno tramandato le spese sostenute da quella carovana principesca, durante il temporaneo soggiorno in Egitto.[17]
Arrivati a Damasco, Tariq e Musa cercarono di mettere in evidenza la loro importanza, uno a discapito dell'altro, nella conquista del regno visigoto, come sostengono sia il Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia,[7] che La web de las biografias.[8]
Mentre Musa, con il nuovo califfo Sulayman ibn Abd al-Malik, cadde in disgrazia, fu imprigionato per malversazione e condannato a pagare una grossa multa[16], Tariq continuò a vivere a Damasco e non si hanno altre informazioni sino alla sua presunta morte (720).

La conquista islamica della penisola iberica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista islamica della penisola iberica.

Circa l'intervento dei Mori nella penisola iberica la tradizione narra che un certo Conte Giuliano, governatore cristiano di Ceuta, avrebbe condotto i musulmani nel regno visigoto, per vendicarsi di un torto subito da Roderigo (la figlia Florinda, chiamata La Cava, era stata violentata dal re dei Goti).

Alcuni storici affermano che Giuliano fosse visigoto, Bizantino o berbero.

Altri storici sostengono che il suo nome fosse Urbano, probabilmente di origine Mora, ma vassallo del re dei visigoti.

Indipendentemente dal torto subito, lo storico arabo Saavedra ritiene che Giuliano, governatore bizantino di Ceuta, nel 708, attaccato da Musa ibn Nusayr, fosse stato aiutato dal re dei Goti Witiza; dopo la morte di quest'ultimo, Giuliano, sotto una nuova offensiva araba, accettò di divenire vassallo del califfo omayyade di Damasco, mantenendo il governo di Ceuta. Quando i figli di Witiza vennero usurpati chiesero aiuto a Giuliano, che tentò una spedizione nella penisola iberica, senza esito. Ne fu tentata una seconda con l'appoggio di truppe arabo-berbere, guidate da Tariq, che non portò alcuna conquista, ma solo un saccheggio della zona tra Tarifa ed Algeciras. Solo l'anno dopo (711) fu approntato un grosso esercito che, sotto il comando di Tariq, accompagnato da Giuliano, diede inizio alla conquista.

Giuliano seguì Musa nel suo viaggio verso la capitale del califfato, Damasco e poi (probabilmente dopo l'assassinio di Musa) tornò nella penisola iberica, dove, secondo lo storico arabo Ibn Iyad, si stabilì a Cordova e suo figlio, Balacayas, diventò apostata e dove continuarono a vivere i suoi discendenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b pag. 17 (1989) أخبار مجموعة في فتح الأندلس, ISBN 977-18-7609-0.
  2. ^ ISBN 978-0521669931 - موسوعة المجد الإسلاميَّةَّ ، ج 2 ، ص 439 ".
  3. ^ a b pag. 320 (1972) وفيات الأعيان وأنباء أبناء الزمان Wafayāt al-aʿyān wa-anbāʾ abnāʾ al-zamān (ابن خلكان) Ibn Khallikān".
  4. ^ (EN) Ivan Van Sertima, The Golden Age of the Moor, Transaction Publishers, 1992, p. 54, ISBN 978-1-4128-1536-9.
  5. ^ (FR) Yves Modéran, Les Maures et L'Afrique Romaine (IVe-VIIe Siècle), École Française de Rome, 2003, ISBN 2-7283-0640-0.
  6. ^ (ES) Ajbar Machmuâ: crónica anónima, pagg. 20 e 21.
  7. ^ a b (ES) Tariq b. Ziyad, in Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia. URL consultato il 31 marzo 2024.
  8. ^ a b (ES) Tarik-Aben-Ziyad o Tariq ibn Ziyad (s. VIII), su La web de las biografías. URL consultato il 31 marzo 2024.
  9. ^ (ES) Ajbar Machmuâ: crónica anónima, p. pag. 20.
  10. ^ Rafael Altamira, La Spagna sotto i Visigoti, in Storia del mondo medievale, I volume, 1999, pag. 768.
  11. ^ (FR) Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans, Bibliothèque Nationale de France, p. 7.
  12. ^ (ES) Ajbar Machmuâ: crónica anónima, Bibliothèque Nationale de France, p. pag. 28.
  13. ^ (FR) Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans, Bibliothèque Nationale de France, p. pag. 10.
  14. ^ (FR) Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans, Bibliothèque Nationale de France, pagg. 10 e 11.
  15. ^ (ES) Ajbar Machmuâ: crónica anónima, p. pag. 31.
  16. ^ a b (FR) Histoire de la conquête de l'Espagne par les Musulmans, Biblioteque nationale de France, p. pag. 11.
  17. ^ C. H. Becker, L’espansione dei saraceni in Africa e in Europa, in Storia del mondo medievale, II volume, 1999, pag. 78.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]

  • Rafael Altamira y Crevea, La Spagna sotto i Visigoti, in Storia del mondo medievale, vol. 1, Milano, Garzanti, 1999, pp. 743–779, SBN IT\ICCU\TO0\0942117.
  • C. H. Becker, L'espansione dei saraceni in Africa e in Europa, in Storia del mondo medievale, vol. 2, Milano, Garzanti, 1999, pp. 70–96, SBN IT\ICCU\TO0\0942146.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Wali di al-Andalus Successore
fu il primo 711 – 712 Mūsā b. Nuṣayr
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