Questa è una voce in vetrina. Clicca qui per maggiori informazioni

Ganimede (astronomia): differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Pagina svuotata completamente
Etichetta: Rimozione delle Categorie da parte di nuovo utente o IP
LiveRC : Annullata la modifica di 79.46.64.220; ritorno alla versione di Ysogo
Riga 1: Riga 1:
{{corpo celeste
|tipo=Satellite
|nome=Ganimede
|pianeta_madre=Giove
|numero_satellite=III
|immagine=File:Ganymede, moon of Jupiter, NASA.jpg
|dimensione_immagine=280px
|didascalia = Ganimede ripreso dalla [[sonda Galileo]]
|scoperta_autori=[[Galileo Galilei]]<br/>[[Simon Marius]]
|data=[[11 gennaio]] [[1610]]
|epoca=[[J2000.0]]
|semiasse_maggiore=1 070 400 km
|circonferenza_orbitale=6 725 500 km
|eccentricità=0,0011
|periastro=1 069 200 km
|afastro=1 071 600 km
|periodo_orbitale=7,15455296 [[giorno|giorni]]<br/>(0,019588 [[anno giuliano|anni]])
|velocità_min=10 868 m/s
|velocità_media=10 880 m/s
|velocità_max=10 892 m/s
|inclinazione_orbita=2,21°
|inclinazione_orbita_su_eq=0,20°
|diametro_med=5262,4 km
|superficie=8,7 × 10<sup>7</sup> km²
|volume=7,6 × 10<sup>19</sup> m³
|massa=1,4819 × 10<sup>23</sup> kg
|densità=1,942 × 10<sup>3</sup> kg/m³
|accel_gravità=1,43 m/s²
|velocitàdifuga=2 700 m/s
|periodo_rotaz=[[Rotazione sincrona]]
|inclinazione_asse=0°
|temp_med=109 K
|pressione_atmosferica=tracce
|albedo=0,43
|magn_app_med=4,6
|}}
'''Ganimede''' è il principale [[satellite naturale]] del [[pianeta]] [[Giove (astronomia)|Giove]] e il più grande dell'intero [[sistema solare]]; supera per dimensioni (ma non per [[massa (fisica)|massa]]) lo stesso [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]].<ref name="nineplanets.org-Ganymede">{{cita web|lingua=en |editore=nineplanets.org |titolo=Ganymede|data=31 ott 1997 |url=http://www.nineplanets.org/ganymede.html |accesso=6 mag 2009}}</ref> Ganimede completa un'[[orbita (astronomia)|orbita]] attorno a Giove in poco più di sette giorni,<ref name="Planetary Society"/> ed è in [[risonanza orbitale]] 1:2:4 con [[Europa (astronomia)|Europa]] ed [[Io (astronomia)|Io]], rispettivamente. Composto principalmente da [[silicati]] e ghiaccio d'acqua, è totalmente [[differenziazione planetaria|differenziato]] con un [[nucleo (esogeologia)|nucleo]] di [[ferro]] fuso. Si ritiene che un oceano di acqua salata esista a circa 200&nbsp;km di profondità dalla superficie, compreso tra due strati di ghiaccio.<ref name=JPLDec>{{cita web|lingua=en|url=http://jpl.nasa.gov/news/releases/2000/aguganymederoundup.html |titolo=Solar System's largest moon likely has a hidden ocean|accesso=7 mag 2009|data=16 dic 2000|editore=Jet Propulsion Laboratory}}</ref> La superficie ganimediana presenta due principali tipologie di terreno: le regioni scure, antiche e fortemente craterizzate, che si ritiene si siano formate 4 miliardi di anni fa e che coprono un terzo della luna e le zone più chiare, di formazione leggermente più recente, ricche di scoscendimenti e scarpate che coprono la restante parte. La causa delle striature visibili nelle zone chiare non è ancora totalmente compresa, sebbene esse siano probabilmente il risultato dell'attività tettonica attivata dal [[Forza di marea|riscaldamento mareale]].<ref name=Showman1999/>

Ganimede è l'unico satellite del [[sistema solare]] per cui è nota l'esistenza di un [[campo magnetico]] proprio, probabilmente sostenuto dai movimenti convettivi all'interno del nucleo di ferro fuso.<ref name=Kivelson2002/> La ridotta [[magnetosfera]] ganimediana è immersa nella ben più grande magnetosfera gioviana, cui è collegata da linee di campo aperte. Il satellite presenta una tenue [[atmosfera]] di [[ossigeno]], presente nella forma atomica (O), molecolare (O<sub>2</sub>) e forse come [[ozono]] (O<sub>3</sub>).<ref name=Hall1998/> L'[[idrogeno]] atomico è un costituente minore dell'atmosfera. Ancora non è noto con certezza se il satellite sia dotato anche di una [[ionosfera]].<ref name=Eviatar2001/>

Scoperto da [[Galileo Galilei]] nel [[1610]],<ref name="Sidereus_Nuncius">{{cita web|autore=Galileo Galilei |url=http://www.scarpaz.com/Documents/Il%20Sidereus%20Nuncius%20riscritto%20in%20chiave%20moderna.pdf |formato=PDF |titolo=Scoperte ottenute con l’uso di un nuovo occhiale nell’osservazione dei corpi celesti |editore=Scarpaz's web site |data=12-03-1610 |accesso=11 feb 2009}}</ref> deve il suo nome al personaggio di [[Ganimede (mitologia)|Ganimede]], coppiere degli dei della [[mitologia greca]], amato da [[Zeus]] (l'equivalente greco di Giove). Diverse missioni spaziali hanno potuto studiare Ganimede da vicino durante l'esplorazione del sistema di Giove; tra queste la ''[[Pioneer 10]]'' ne ha raccolto le prime immagini ravvicinate,<ref name="Pioneer 11"/> le sonde ''[[Programma Voyager|Voyager]]'' hanno raffinato la stima delle sue dimensioni mentre la sonda ''[[Sonda Galileo|Galileo]]'' ha scoperto, durante ripetuti sorvoli ravvicinati, l'esistenza del campo magnetico proprio ed ha suggerito quella dell'oceano sotto la superficie. La [[NASA]] sta valutando al momento l'opportunità di inviare una nuova missione per lo studio dei satelliti di Giove, tra cui Ganimede sarebbe uno degli obiettivi principali.

In gran parte della prima letteratura astronomica ci si riferiva a Ganimede servendosi della designazione numerica romana come '''Giove III''' o come "terzo satellite di Giove".

== Osservazione ==
{{vedi anche|Osservazione di Giove}}
[[File:Giove Telescopio.png|thumb|left|280px|Giove osservato da un telescopio amatoriale. Si notano tre dei quattro satelliti medicei: a destra, [[Io (astronomia)|Io]]; a sinistra, [[Europa (astronomia)|Europa]] (più interno) e Ganimede.]]

Fonti storiche riportano che Ganimede sarebbe stato visto ad [[occhio nudo]] dall'[[astronomo]] [[Cina|cinese]] [[Gan De]], nel [[364 a.C.]]<ref>Xi Zezong, "The Discovery of Jupiter's Satellite Made by Gan De 2000 years Before Galileo," ''Chinese Physics'' 2 (3) (1982): 664-67.</ref> Tra i quattro satelliti medicei, Ganimede è quello con la [[magnitudine apparente]] più bassa. Essi sarebbero in teoria visibili ad occhio nudo, se non fossero nascosti dalla luminosità di Giove. Considerazioni recenti, mirate a valutare il potere risolutivo dell'[[occhio]] nudo, sembrerebbero tuttavia indicare che la combinazione della ridotta distanza angolare tra Giove ed ognuno dei suoi satelliti e della luminosità del pianeta (anche valutando le condizioni in cui questa sarebbe minima) renderebbero impossibile per un uomo riuscire ad individuare uno di essi.<ref name=Gaspani>{{cita web|url=http://www.brera.mi.astro.it/~gaspani/gande.htm |titolo=Gan De vide Ganimede? |autore=Adriano Gaspani |accesso=7 mag 2009}}</ref>

Basta comunque un piccolo [[cannocchiale]] o [[telescopio rifrattore]] per poter osservare con facilità Ganimede e gli altri satelliti medicei,<ref>{{cita web|lingua=en |autore=Arlot, J.-E. |coautori=Lainey, V |url=http://www.rssd.esa.int/SA/GAIA/docs/Gaia_2004_Proceedings/Gaia_2004_Proceedings_279.pdf |formato=PDF |titolo=Observations of the satellites of Jupiter and Saturn |accesso=7 mag 2009}}</ref> che appaiono come quattro piccoli punti luminosi, disposti lungo il prolungamento dell'equatore del pianeta.<ref name="planetobs">{{cita web |url=http://www.planetobs.com/planete.php?page=15| titolo= Observer les planètes : Système solaire : Jupiter |accesso=7 mag 2009.}}</ref> Ganimede orbita attorno a Giove piuttosto rapidamente ed è possibile seguirne la rotazione attorno al pianeta tra una notte e l'altra.

Ogni 5,93 anni la Terra si trova per alcuni mesi in prossimità del piano su cui giacciono le orbite dei satelliti medicei. In questa occasione è possibile assistere a [[Transito (astronomia)|transiti]] ed [[eclisse|eclissi]] tra i satelliti e Giove ed anche tra i satelliti stessi.<ref name=mutual_eclipse>{{cita libro|cognome=Price |nome=Fred William |titolo=The Planet Observer's Handbook |url=http://www.cambridge.org/catalogue/catalogue.asp?isbn=0521789818 |datadiaccesso= 7 mag 2009 |anno=2000 |editore=Cambridge University Press |lingua=en |id= ISBN 978-0-521-78981-3|doi= |pagine=429 |edizione=2a |capitolo=Jupiter |url_capitolo=http://books.google.it/books?id=GnrAVhVZ3wMC&printsec=frontcover#PPA263,M1}}</ref> Queste occultazioni mutue sono state utilizzate per confrontare i satelliti in [[albedo]].<ref name=mutual_eclipse/> Questi fenomeni non sono rari, anzi ne possono capitare anche qualche centinaio durante una fase di periodico allineamento.<ref name=mutual_eclipse/> È in generale complesso osservare l'eclissi di una luna per opera di un'altra luna, perché l'ombra del corpo anteriore non è visibile sullo sfondo dello spazio finché il corpo posteriore non l'attraversa; di più semplice osservazione è il caso in cui l'eclissi avvenga mentre l'ombra del corpo anteriore ed il corpo celeste posteriore stiano transitando sul disco di Giove. Sebbene raro, è possibile che si verifichi l'eclissi di un satellite per opera di un altro, mentre le ombre di entrambi stiano transitando sul disco di Giove. Durante questo evento, avvenuto ad esempio l'[[11 giugno]] [[1991]] tra [[Io (astronomia)|Io]] e Ganimede, si osservano le due ombre raggiungersi ed unirsi, mentre il satellite più interno diventa scuro.<ref name=mutual_eclipse/> Un'altra rara possibilità è che un satellite esterno sia occultato da un satellite più interno eclissato a sua volta da Giove.<ref name=mutual_eclipse/> Se la coppia coinvolta nel fenomeno fosse composta da Ganimede e [[Callisto (astronomia)|Callisto]], l'eclissi di Callisto sarebbe totale.

[[File:Galileo.script.arp.600pix.jpg.jpg|thumb|Replica di un carteggio autografo di Galileo in merito alla scoperta dei quattro satelliti medicei in orbita attorno a Giove. ''NASA'']]

== Storia delle osservazioni ==
=== Scoperta e denominazione ===
La scoperta di Ganimede è attribuita a [[Galileo Galilei]], che ne documentò per primo l'esistenza nel [[1610]] nel [[Sidereus Nuncius]];<ref name="Discovery">{{cita web|lingua=en|url=http://www.iki.rssi.ru/solar/eng/galdisc.htm |titolo=The Discovery of the Galilean Satellites |editore=Space Research Institute, Russian Academy of Sciences |opera=Views of the Solar System |accesso=24 non 2007}}</ref> il nome fu suggerito da [[Simon Marius]], anche se cadde per un lungo tempo in disuso. Fino alla metà del [[XX secolo]], nella letteratura astronomica ci si riferiva a Ganimede servendosi della designazione numerica romana (introdotta da Galileo) come {{nowrap|Giove III}} o come "terzo satellite di Giove". In seguito alla scoperta dei [[Satelliti naturali di Saturno|satelliti di Saturno]] fu adottata la nomenclatura attuale. Si tratta dell'unico [[satelliti galileiani|satellite mediceo]] ad essere intitolato ad una figura mitologica di sesso maschile.<ref name="Rogers_discovery">{{cita|Rogers||Rogers1995}}, 1995.</ref>

Storicamente la denominazione degli [[asteroide|asteroidi]] è stata distinta da quella dei satelliti naturali. Ad ogni asteroide infatti sin dalla fine del [[XIX secolo]] è assegnato un nome ed numero progressivo (in cifre arabe e che segue l'ordine di scoperta);<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.cfa.harvard.edu/iau/info/OldDesDoc.html |titolo=New- And Old-Style Minor Planet Designations |editore=[[Minor Planet Center]] |accesso=12 feb 2009}}</ref> la denominazione di un satellite naturale, come abbiamo visto, adotta oltre al nome del satellite, il nome del pianeta attorno a cui orbita, seguito da un numero romano (che inizialmente avrebbe dovuto tener conto dell'ordine di distanza dell'orbita dal pianeta, con il numero I assegnato al satellite più vicino al pianeta, il II al successivo e così via, ma che ormai segue anch'esso l'ordine di scoperta) e la numerazione ricomincia per ogni pianeta.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.cfa.harvard.edu/iau/NatSats/NaturalSatellites.html |titolo=Natural Satellites Ephemeris Service |editore=Minor Planet Center |accesso=12 feb 2009}}</ref> È stato quindi permesso che nomi già assegnati ad alcuni satelliti naturali fossero riutilizzati anche per identificare degli asteroidi e viceversa. Ciò è avvenuto anche per l'asteroide [[1036 Ganymed]] scoperto nel [[1924]] da [[Walter Baade]] che reca lo stesso nome della terza luna di Giove.

=== Dalla scoperta all'era spaziale ===
[[File:Jupiter and Ganymede.jpg|thumb|270px|left|Immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble che mostra Ganimede all'inizio di un transito dietro il disco di Giove. ''NASA'']]

L'annuncio della scoperta dei satelliti galileiani destò l'attenzione degli astronomi dell'epoca che si unirono a Galileo ed a Simon Marius nella loro osservazione. Mentre [[Martin Horky]] nella sua ''Brevissima Peregrinatio Contra Nuncium Sidereum'' sostenne che l'osservazione dei presunti satelliti galileiani fosse derivata dalla presenza di diffetti nel telescopio, [[Giovanni Keplero|Keplero]] eseguì delle osservazioni in proprio e confermò la scoperta nel ''Narratio de observatis a se quatuor Iovis satellitibus erronibus'', pubblicato nel [[1611]].<ref>{{cita web|nome=Giuseppe |cognome=Longo |url=http://people.na.infn.it/~longo/assets/lavori/Divulgazione_storia/Seicento.pdf |formato=PDF |titolo=L'astronomia del seicento |accesso=7 mag 2009}}</ref> Anche gli astronomi [[Thomas Harriot]] e [[Nicolas-Claude Fabri de Peiresc]] pubblicarono le proprie osservazioni dei satelliti galileiani, rispettivamente in Inghilterra e Francia.<ref name="Arlot">{{cita web|lingua=en |url=http://www.imcce.fr/fr/presentation/equipes/GAP/travaux/phemu09/notes-phemu/note01-en.htm |titolo=Presentation of the Galilean Satellites of Jupiter and of their Mutual Phenomena |nome=J.-E. |cognome=Arlot |editore=Institut de Mécanique Céleste et de Cacul des Éphémérides |accesso=7 mag 2009}}</ref>

Per i due secoli successivi i principali studi si concentrarono sulla determinazione dell'orbita dei satelliti e sul calcolo delle loro effemeridi. All'inizio del [[1611]], ne furono determinati i periodi orbitali. [[Giovan Battista Odierna|Odierna]] ([[1656]]), [[Giovanni Cassini|Cassini]] ([[1668]]), [[James Pound|Pound]] ([[1719]]) e [[James Bradley|Bradley]] ([[1718]]-[[1749]]) pubblicarono tavole di effemeridi e predissero le eclissi tra i satelliti ed il pianeta.<ref name=Arlot/> Le prime teorie valide per spiegare il moto dei satelliti furono avanzate da [[Jean Sylvain Bailly|Bailly]] e [[Joseph-Louis Lagrange|Lagrange]] ([[1766]]). [[Pierre Simon Laplace|Laplace]] ([[1788]]), infine, completò il lavoro producendo un modello teorico in grado di spiegare con completezza il moto dei satelliti galileiani.<ref name=Arlot/>

Una stima del diametro di Ganimede prossima al valore misurato dalla sonda ''[[Voyager 1]]'' fu ottenuta alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]].<ref>{{cita web|url=http://www.bo.astro.it/universo/venere/Sole-Pianeti/planets/zgio12a.pdf |formato=PDF | titolo=I satelliti di Giove-Parte IX |opera=Il Sistema Solare |editore=Iperastro |accesso=7 mag 2009}}</ref> Lo sviluppo nei telescopi registrato nel [[XX secolo]] ha pemesso l'individuazione di qualche dettaglio e del colore delle superfici;<ref name=Rogers_discovery/> soltanto l'[[era spaziale]], tuttavia, ha permesso di migliorare significativamente le conoscenze scientifiche su Ganimede e sugli altri satelliti galileiani ad opera di missioni esplorative in loco e di osservazioni condotte da Terra attraverso il [[Telescopio spaziale Hubble]].

=== Missioni spaziali ===
{{vedi anche|Esplorazione di Giove}}
[[File:Ganymede_g1_true.jpg|thumb|250px|Immagine di Ganimede in veri colori ripresa dalla sonda Galileo.]]
Diverse [[sonda spaziale|sonde]] lanciate per l'[[esplorazione di Giove]] hanno esplorato Ganimede in dettaglio. Le prime furono le ''[[Pioneer 10]]'' e ''[[Pioneer 11|11]]'',<ref name="Pioneer 11">{{cita web|lingua=en |url=http://sse.jpl.nasa.gov/missions/profile.cfm?Sort=Advanced&MCode=Pioneer_11 |titolo=Pioneer 11 |opera=Solar System Exploration |editore=NASA |accesso=6 maggio 2009}}</ref> nessuna delle quali però fornì molte informazioni sul satellite.<ref name="Terraformers">{{cita web|lingua=en |url=http://society.terraformers.ca/content/view/63/112/ |titolo=Exploration of Ganymede |editore=Terraformers Society of Canada |accesso=6 gen 2008}}</ref> Le sonde successive furono le ''[[Voyager 1]]'' e ''[[Voyager 2|2]]'' nel [[1979]]. Esse ne rivelarono le dimensioni, dimostrando che Ganimede è più grande di [[Titano (astronomia)|Titano]], fino ad allora ritenuto il più grande satellite naturale del Sistema solare.<ref name="JPL_voyager">{{cita web|lingua=en|url=http://www.solarviews.com/eng/vgrjup.htm |titolo=Voyager Jupiter Science Summary |editore= [[Jet Propulsion Laboratory]](JPL) |data=07-05-1990 |accesso=7 mag 2009}}</ref> Furono allora osservate anche le regioni di terreno con scarpate.<ref name=JPL_voyager/>

Nel [[1995]] la sonda ''[[Sonda Galileo|Galileo]]'' entrò in orbita attorno a Giove ed eseguì sei sorvoli ravvicinati di Ganimede tra il [[1996]] ed il [[2000]].<ref name="The Grand Tour"/> Tali fly-by furono indicati come G1, G2, G7, G8, G28 e G29.<ref name=Kivelson2002/> Durante il sorvolo più ravvicinato, la ''Galileo'' passò a soli 264&nbsp;km dalla superficie della luna.<ref name=Kivelson2002/> Durante il primo sorvolo nel [[1996]], il G1, fu scoperta l'esistenza del campo magnetico di Ganimede,<ref name="Magnetic Field Discovery">{{cita web|lingua=en |url=http://www2.jpl.nasa.gov/galileo/status961212.html |titolo=New Discoveries From Galileo |editore=Jet Propulsion Laboratory |accesso=6 mag 2009}}</ref> mentre l'annuncio della scoperta dell'oceano avvenne nel [[2001]].<ref name="The Grand Tour"/><ref name=Kivelson2002/> La ''Galileo'' trasmise a Terra un gran numero di immagini spettrali che permisero la scoperta di componenti non ghiacciati della superficie di Ganimede.<ref name=McCord1998/> La sonda che ha attraversato il sistema di Giove più recentemente è stata la ''[[New Horizons]]'' nel [[2007]], diretta verso [[Plutone (astronomia)|Plutone]]. La ''New Horizons'' ha raccolto mappe topografiche e della composizione della luna.<ref name="New Horizons">{{cita web|lingua=en |url=http://www.spacedaily.com/reports/Pluto_Bound_New_Horizons_Spacecraft_Gets_A_Boost_From_Jupiter_999.html |titolo=Pluto-Bound New Horizons Spacecraft Gets A Boost From Jupiter |editore=Space Daily |accesso=6 mag 2009}}</ref><ref name=Grundy2007>{{cita pubblicazione | cognome = Grundy | nome = W.M. | coautori = Buratti, B.J.; Cheng, A.F. ''et al.'' | anno = 2007 | titolo = New Horizons Mapping of Europa and Ganymede | rivista = Science | volume = 318 | pagine = 234–237|doi=10.1126/science.1147623| url=http://adsabs.harvard.edu/abs/2007Sci...318..234G | lingua = en | accesso = 5 mag 2009}}</ref>

Proposta per il lancio nel [[2020]], la ''[[Europa Jupiter System Mission]]'' (EJSM) è una missione congiunta [[NASA]]/[[Agenzia Spaziale Europea|ESA]] per l'esplorazione delle lune di Giove. L'approvazione della missione era subordinata alla vittoria della gara di interesse con la ''[[Titan Saturn System Mission]]'', diretta verso Titano ed [[Encelado (astronomia)|Encelado]]: la scelta è avvenuta nel febbraio del [[2009]].<ref>{{cita web|lingua=en |titolo=Cosmic Vision:2015-2025 |editore=Agenzia Spaziale Europea (ESA) |url=http://sci.esa.int/science-e/www/area/index.cfm?fareaid=107| anno=2009 |accesso=27 mag 2009}}</ref> L'EJSM consiste del ''Jupiter Europa Orbiter'', di costruzione NASA, del ''Jupiter Ganymede Orbiter'', di costruzione ESA ed eventualmente del ''Jupiter Magnetospheric Orbiter'', di costruzione [[Agenzia Spaziale Giapponese|JAXA]].

Una precedente proposta di porre un ''orbiter'' attorno a Ganimede (che avrebbe permesso uno studio dettagliato della luna) era inclusa nella missione ''[[Jupiter Icy Moons Orbiter]]'' della NASA, successivamente cancellata. La propulsione per la navicella sarebbe dovuta esser fornita per mezzo della [[fissione nucleare]].<ref name="JIMO">{{cita web|lingua=en |titolo=Jupiter Icy Moons Orbiter (JIMO)|url=http://www.daviddarling.info/encyclopedia/J/JIMO.html |editore=The Internet Encyclopedia of Science |accesso=6 mag 2009}}</ref> Tuttavia, la missione fu appunto cancellata nel [[2005]] a causa di tagli nel ''budget'' della NASA.<ref name="JIMO cancellation">{{cita web|lingua=en |url=http://www.planetsurveyor.com/latest-space-exploration-news/jupiter-icy-moons-orbiter-victim-of-budget-cut.html |titolo=Jupiter Icy Moons Orbiter Victim of Budget Cut |editore=Planet Surveyor |accesso=6 mag 2009}}</ref> Un'altra vecchia proposta era stata chiamata ''The Grandeur of Ganymede''.<ref name=Pappalardo2001>{{cita pubblicazione | cognome = Pappalardo | nome = R.T. | coautori = Khurana, K.K.; Moore, W.B. | anno = 2001 | titolo = The Grandeur of Ganymede: Suggested Goals for an Orbiter Mission | rivista = Lunar and Planetary Science | volume = 32 | pagine = 4062 | url = http://www.lpi.usra.edu/meetings/outerplanets2001/pdf/4065.pdf | lingua = en | accesso = 6 mag 2009 }}</ref>

== Parametri orbitali e rotazione ==
{{vedi anche|Parametri orbitali di Ganimede}}
Ganimede orbita attorno a Giove ad una distanza di 1&nbsp;070&nbsp;400&nbsp;km, terzo tra i satelliti medicei.<ref name="Planetary Society">{{cita web| url=http://www.planetary.org/explore/topics/our_solar_system/jupiter/moons.html |titolo=Jupiter's Moons |editore=The Planetary Society |accesso=6 mag 2009}}</ref> Completa una rivoluzione ogni sette giorni e tre ore. Come la maggior parte delle lune conosciute, Ganimede è in [[rotazione sincrona]] con Giove, con un emisfero del satellite costantemente rivolto verso il pianeta.<ref name="The Grand Tour">{{cita libro|cognome=Miller |nome=Ron |wkautore=Ron Miller |coautori=William K. Hartmann |titolo=The Grand Tour: A Traveler's Guide to the Solar System |url=http://books.google.it/books?id=QJSsIAAACAAJ&dq=The+Grand+Tour:+A+Traveler%27s+Guide+to+the+Solar+System |datadiaccesso=6 mag 2009 |edizione=3a |anno=2005 |mese=maggio |editore=Workman Publishing |lingua=en |id=ISBN 0-7611-3547-2 |pagine=108–114}}</ref> L'orbita è caratterizzata da un bassissimo valore dell'[[eccentricità orbitale|eccentricità]] e dell'inclinazione rispetto al piano equatoriale di Giove; entrambi i valori cambiano quasi con periodicità a causa delle perturbazioni gravitazionali del Sole e degli altri pianeti con una tempistica di secoli. Gli intervalli di variazione sono di 0,0009-0,0022 e 0,05-0,32° rispettivamente.<ref name=Musotto2002>{{cita pubblicazione | cognome = Musotto | nome = Susanna | coautori = Varadi, Ferenc; Moore, William; Schubert, Gerald | anno = 2002 | titolo = Numerical Simulations of the Orbits of the Galilean Satellites | doi= 10.1006/icar.2002.6939 | rivista = Icarus | volume = 159 | pagine = 500–504 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2002Icar..159..500M | lingua = en | accesso = 5 mag 2009}}</ref> A queste variazioni nell'orbita corrispondono variazioni comprese tra gli 0 e gli 0,33° nell'inclinazione dell'[[asse di rotazione]] della luna rispetto all'asse ortogonale al [[piano orbitale]].<ref name=Bills2005>{{cita pubblicazione | cognome = Bills | nome = Bruce G. | anno = 2005 | titolo = Free and forced obliquities of the Galilean satellites of Jupiter | rivista = Icarus | volume = 175 | numero = 1 | pagine = 233–247 | doi = 10.1016/j.icarus.2004.10.028 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2005Icar..175..233B | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref>

[[File:Galilean moon Laplace resonance animation it.gif|thumb|250px|left|La [[Risonanza orbitale|risonanza di Laplace]] di Ganimede, [[Europa (astronomia)|Europa]] ed [[Io (astronomia)|Io]].]]

Ganimede è in [[risonanza orbitale]] con [[Io (astronomia)|Io]] ed [[Europa (astronomia)|Europa]]: ad ogni orbita di Ganimede, Europa ed Io completano rispettivamente due e quattro orbite.<ref name=Musotto2002/><ref name="SPACE.com">{{cita web|lingua=en |url=http://www.space.com/searchforlife/seti_tidal_europa_021003.html | titolo=High Tide on Europa |editore=SPACE.com |data=3 ott 2002 |accesso=5 mag 2009}}</ref> La [[Congiunzione (astronomia)|congiunzione]] superiore tra Io ed Europa avviene sempre quando Io è al [[periasse]] dell'orbita ed Europa all'[[apoasse]]. La congiunzione superiore tra Europa e Ganimede avviene quando Europa è nelle vicinanze del periasse.<ref name=Musotto2002/> Le longitudini delle congiunzioni di Io-Europa ed Europa-Ganimede cambiano con la stessa velocità, rendendo possibile che si verifichi una congiunzione triplice. Una così complicata forma di risonanza è detta risonanza di Laplace.<ref name=Showman1997a>{{cita pubblicazione | cognome = Showman | nome = Adam P. | coautori = Malhotra, Renu | anno = 1997 | titolo = Tidal Evolution into the Laplace Resonance and the Resurfacing of Ganymede | rivista = Icarus | volume = 127 | pagine = 93–111 | doi = 10.1006/icar.1996.5669 | url = http://www.lpl.arizona.edu/~showman/publications/showman-malhotra-1997.pdf | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref>

La risonanza di Laplace attualmente esistente non è in grado di aumentare l'eccentricità dell'orbita di Ganimede.<ref name=Showman1997a/> Il valore di circa 0,0013 è probabilmente ciò che rimane di un'epoca precedente, quando le variazioni erano possibili.<ref name="SPACE.com"/> L'eccentricità orbitale di Ganimede è in qualche modo sconcertante: se non fosse esistito un meccanismo che la avesse mantenuta (o "alimentata"), avrebbe dovuto essersi azzerata tempo fa a causa della dissipazione mareale nell'interno di Ganimede.<ref name=Showman1997a/> Ciò significa che l'ultimo episodio di eccitazione dell'eccentricità è avvenuto soltanto diverse centinaia di milioni di anni fa.<ref name=Showman1997a/> Poiché l'eccentricità orbitale di Ganimede è relativamente bassa (0,0015 in media<ref name="SPACE.com"/>) il riscaldamento mareale della luna oggi è trascurabile.<ref name=Showman1997a/> Tuttavia, nel passato Ganimede potrebbe aver attraversato più fasi di risonanza simile a quella di Laplace,<ref>Simile alla risonanza attualmente esistente tra le lune medicee, con l'unica differenza che le longitudini delle congiunzioni tra Io ed Europa e tra Europa e Ganimede cambierebbero con velocità fra loro diverse.</ref> che potrebbero aver aumentato l'eccentricità orbitale fino a valori di 0,01-0,02.<ref name=Showman1999/><ref name=Showman1997a/> Ciò deve aver determinato la generazione di un significativo quantitativo di calore mareale all'interno di Ganimede e la formazione del terreno striato potrebbe essere il risultato di uno o più di questi episodici riscaldamenti.<ref name=Showman1999/><ref name=Showman1997a/>

L'origine della risonanza di Laplace tra Io, Europa e Ganimede è sconosciuta. Esistono due ipotesi a riguardo: che sia esistita dalla formazione del Sistema solare<ref name=Peale2002>{{cita pubblicazione | cognome = Peale | nome = S.J. | coautori = Lee, Man Hoi | anno = 2002 |mese=ottobre | titolo = A Primordial Origin of the Laplace Relation Among the Galilean Satellites | rivista = Science | volume = 298 | numero = 5593 | pagine = 593–597 | doi = 10.1126/science.1076557 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2002Sci...298..593P | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> oppure che si sia sviluppata in seguito. Una possibile sequenza degli eventi è la seguente: Io sollevava [[marea|maree]] su Giove ed il processo causò un'espansione dell'orbita finché non fu raggiunta la risonanza 2:1 con Europa; dopo di ciò, l'espansione continuò, ma parte del [[momento angolare]] venne trasferito ad Europa mentre la risonanza determinava che anche l'orbita della seconda luna si espandesse; il processo continuò finché Europa instaurò una risonanza 2:1 con Ganimede.<ref name=Showman1997a/> Infine, la velocità di spostamento delle congiunzioni tra le tre lune si sincronizzò e le bloccò nella risonanza di Laplace.<ref name=Showman1997a/>

== Composizione ==
La [[densità]] media di Ganimede, 1,936&nbsp;[[grammo|g]]/[[Centimetro|cm]]<sup>3</sup>, suggerisce che acqua, prevalentemente in forma ghiacciata, e materiali rocciosi compongano la luna in ugual misura.<ref name=Showman1999/> Il valore del rapporto tra la massa dei ghiacci e la massa totale di Ganimede (frazione di massa) è compreso tra 46-50%, leggermente inferiore a quello stimato per [[Callisto (astronomia)|Callisto]].<ref name=Kuskov2005>{{cita pubblicazione | cognome = Kuskov | nome = O.L. | coautori = Kronrod, V.A. | mese = ottobre | anno = 2005 | titolo = Internal structure of Europa and Callisto | rivista = Icarus | volume = 177 | numero = 2 | pagine = 550–369 | doi = 10.1016/j.icarus.2005.04.014 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2005Icar..177..550K | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> Potrebbero essere presenti altri ghiacci di sostanze volatili, come l'[[ammoniaca]].<ref name=Kuskov2005/><ref name=Spohn2003>{{cita pubblicazione | cognome = Spohn | nome = T. | coautori = Schubert, G. | anno = 2003 | titolo = Oceans in the icy Galilean satellites of Jupiter? | rivista = Icarus | volume = 161 | pagine = 456–467 | doi = 10.1016/S0019-1035(02)00048-9 | url = http://lasp.colorado.edu/icymoons/europaclass/Spohn_Schubert_oceans.pdf | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> La composizione esatta delle rocce di Ganimede non è nota, ma è probabilmente simile alla composizione della [[Condrite ordinaria|condriti ordinarie]] di tipo L o LL, caratterizzate da un quantitativo complessivo di [[ferro]] inferiore rispetto alle condriti H (tra l'altro con meno ferro metallico e più [[ossido di ferro]]). Il rapporto di peso tra ferro e [[silicio]] è di 1,05:1,27 per Ganimede, mentre è di 1,8 per il [[Sole]].<ref name=Kuskov2005/>

La superficie di Ganimede ha un'[[albedo]] del 43%.<ref name=Calvin1995/> Il ghiaccio d'acqua sembra essere onnipresente sulla superficie, con una frazione di massa del 50-90%,<ref name=Showman1999>{{cita pubblicazione | cognome = Showman | nome = Adam P. | coautori = Malhotra, Renu | anno = 1999 | titolo = The Galilean Satellites | rivista = Science | volume = 286 | pagine = 77–84 | doi = 10.1126/science.286.5437.77 | url = http://www.lpl.arizona.edu/~showman/publications/showman-malhotra-1999.pdf | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> significativamente superiore che in Ganimede come un intero. Analisi [[Spettroscopia|spettroscopiche]] nel vicino [[radiazione infrarossa|infrarosso]] hanno rivelato la presenza di forti [[Spettro atomico|bande di assorbimento]] del ghiaccio d'acqua, a lunghezze d'onda di 1,04, 1,25, 1,5, 2,0 e 3,0&nbsp;[[Micrometro (unità di misura)|μm]].<ref name=Calvin1995>{{cita pubblicazione | cognome = Calvin | nome = Wendy M. | coautori = lark, Roger N.;Brown, Robert H.; e Spencer John R. | anno = 1995 | titolo = Spectra of the ice Galilean satellites from 0.2 to 5 µm: A compilation, new observations, and a recent summary | rivista = J.of Geophys. Res. | volume = 100 | pagine = 19.041–19.048 | doi = 10.1029/94JE03349 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1995JGR...10019041C | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> Il terreno scanalato è più luminoso e si compone di un quantitativo di ghiaccio superiore rispetto ai terreni più scuri.<ref name="RESA">{{cita web|lingua=en |url=http://www.resa.net/nasa/ganymede.htm |titolo=Ganymede: the Giant Moon |editore=Wayne RESA |accesso=31 dic 2007}}</ref> L'analisi di spettri ad alta risoluzione nel vicino infrarosso e nell'[[radiazione ultravioletta|ultravioletto]] ottenuti dalla sonda ''Galileo'' e da terra, hanno rivelato anche altri materiali: [[anidride carbonica]] (CO<sub>2</sub>), [[Diossido di zolfo|anidride solforosa]] (SO<sub>2</sub>) e probabilmente il [[cianogeno]] ((CN)<sub>2</sub>), l'idrogeno solfato (HSO<sub>4</sub><sup>-</sup>) e vari [[Composto organico|composti organici]].<ref name=Showman1999/><ref name=McCord1998>{{cita pubblicazione | cognome = McCord | nome = T.B. | coautori = Hansen, G.V.; Clark, R.N. ''et al.'' | anno = 1998 | titolo = Non-water-ice constituents in the surface material of the icy Galilelean satellites from Galileo near-infrared mapping spectrometer investigation | rivista = J. of Geophys. Res. | volume = 103 | numero = E4 | pagine = 8.603–8.626 | doi = 10.1029/98JE00788 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1998JGR...103.8603M | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> I dati raccolti dalla ''Galileo'' hanno rivelato inoltre la presenza di [[solfato di magnesio]] (MgSO<sub>4</sub>) e, probabilmente, [[solfato di sodio]] (Na<sub>2</sub>SO<sub>4</sub>) sulla superficie di Ganimede.<ref name="The Grand Tour"/><ref name=McCord2001>{{cita pubblicazione | cognome = McCord | nome = Thomas B. | coautori = Hansen, Gary B.; Hibbitts, Charles A. | mese = maggio | anno = 2001 | titolo = Hydrated Salt Minerals on Ganymede’s Surface: Evidence of an Ocean Below | rivista = Science | volume = 292 | numero = 5521 | pagine = 1523–1525 | doi = 10.1126/science.1059916 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2001Sci...292.1523M | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> Questi sali potrebbero essersi originati nell'oceano al di sotto della superficie.<ref name=McCord2001/>

La superficie di Ganimede è asimmetrica; l'emisfero "anteriore",<ref>L'emisfero anteriore è l'emisfero che guarda verso la direzione del moto orbitale, l'emisfero opposto è indicato come "posteriore".</ref> che guarda verso la direzione di avanzamento della luna sulla sua orbita, è più luminoso rispetto a quello posteriore.<ref name=Calvin1995/> Lo stesso accade su [[Europa (astronomia)|Europa]], mentre su Callisto accade la situazione opposta.<ref name=Calvin1995/> L'emisfero anteriore di Ganimede sembra essere il più ricco di diossido di zolfo,<ref name=Domingue1996>{{cita pubblicazione | cognome = Domingue | nome = Deborah | coautori = Lane, Arthur; Moth, Pimol | mese = giugno | anno = 1996 | titolo = Evidence from IUE for Spatial and Temporal Variations in the Surface Composition of the Icy Galilean Satellites | rivista = Bulletin of the American Astronomical Society | volume = 28 | pagine = 1070 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1996DPS....28.0404D | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref><ref name=Domingue1998>{{cita pubblicazione | cognome = Domingue | nome = Deborah | coautori = Lane, Arthur L.; Beyer, Ross A. | anno = 1998 | titolo = IEU’s detection of tenuous SO2 frost on Ganymede and its rapid time variability | rivista = Geophys. Res. Lett. | volume = 25 | numero = 16 | pagine = 3.117-3.120 | doi = 10.1029/98GL02386 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1998GeoRL..25.3117D | lingua = en | accesso = 6 mag 2009}}</ref> mentre la distribuzione dell'anidride carbonica non sembra rivelare alcuna asimmetria tra gli emisferi (sebbene non siano state osservate le regioni in prossimità dei poli).<ref name=McCord1998/><ref name=Hibbitts2003>{{cita pubblicazione | cognome = Hibbitts | nome = C.A. | coautori = Pappalardo, R.; Hansen, G.V.; McCord, T.B. | mese = maggio | anno = 2003 | titolo = Carbon dioxide on Ganymede | rivista = J.of Geophys. Res. | volume = 108 | numero = E5 | pagine = 5.036 | doi = 10.1029/2002JE001956 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2003JGRE..108.5036H | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> I [[Cratere meteoritico|crateri da impatto]] su Ganimede (eccetto uno) non presentano arricchimento di anidride carbonica, cose che nuovamente distingue Ganimede da Callisto. I livelli di anidride carbonica di Ganimede furono probabilmente esauriti nel passato.<ref name=Hibbitts2003/>

== Struttura interna ==
{{vedi anche|Struttura interna di Ganimede}}
[[File:PIA00519 Interior of Ganymede.jpg|thumb|250px|Modello della struttura interna di Ganimede.]]
Ganimede si compone principalmente di [[silicato|silicati]] e [[ghiaccio d'acqua]]; presenta una [[crosta (esogeologia)|crosta]] ghiacciata che scivola su di un [[mantello (esogeologia)|mantello]] di ghiaccio più tiepido, e che potrebbe anche ospitare uno strato di acqua liquida.

Le indicazioni provenienti dalla [[sonda spaziale|sonda]] [[sonda Galileo|Galileo]] sembrano suffragare una [[Differenziazione planetaria|differenziazione]] di Ganimede in tre strati concentrici: un piccolo [[nucleo (esogeologia)|nucleo]] di [[ferro]]-[[Solfuro ferroso|solfuro di ferro]], un mantello roccioso ricco di silicati ed una crosta ghiacciata.<ref name=Sohl2002>{{cita pubblicazione | cognome = Sohl | nome = F. | coautori = Spohn, T; Breuer, D.; Nagel, K. | anno = 2002 | titolo = Implications from Galileo Observations on the Interior Structure and Chemistry of the Galilean Satellites | rivista = Icarus | volume = 157 | pagine = 104-119 | doi = 10.1006/icar.2002.6828 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2002Icar..157..104S | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref><ref name=Showman1999/> Il modello è supportato da un basso valore del [[momento di inerzia]] adimensionale,<ref>Il momento d'inerzia adimensionale a cui ci si riferisce è: <math>\frac {I}{mr^2}</math>, dove ''I'' è il [[momento di inerzia]], ''m'' la massa ed ''r'' il raggio massimo.</ref> pari a {{nowrap|0,3105 ± 0,0028}}, misurato durante i ''fly-by'' della sonda Galileo.<ref name=Sohl2002/><ref name=Showman1999/> Per una sfera omogenea esso vale 0,4, ma il suo valore diminuisce se la densità aumenta con la profondità. Ganimede ha il momento d'inerzia adimensionale più basso tra i corpi solidi del Sistema solare. L'esistenza di un nucleo liquido e ricco in ferro fornirebbe inoltre una spiegazione piuttosto semplice dell'esistenza del campo magnetico proprio della luna, misurato dalla sonda Galileo.<ref name=Hauk2006/> I [[Convezione|moti convettivi]] nel ferro liquido, che presenta una [[conduttività elettrica]] elevata, è il modello più ragionevole per la generazione di un campo magnetico planetario.<ref name=Kivelson2002/> La presenza di un nucleo metallico suggerisce inoltre che in passato Ganimede possa essere stato esposto a temperature più elevate delle attuali.

Gli spessore indicati degli strati all'interno di Ganimede dipendono dalla presunta composizione dei silicati ([[olivina|olivine]] e [[pirosseno|pirosseni]]) nel mantello e dei solfuri nel nucleo.<ref name=Kuskov2005/><ref name=Sohl2002/> I valori più probabili sono di 700–900&nbsp;km per il raggio del nucleo e 800–1000&nbsp;km per lo spessore del mantello ghiacciato esterno, con la parte rimanente occupata dal mantello di silicati.<ref name=Hauk2006/><ref name=Sohl2002/><ref name=Kuskov2005b>{{cita pubblicazione | cognome = Kuskov | nome = O.L. | coautori = Kronrod, V.A.; Zhidicova, A.P. | anno = 2005 | titolo = Internal Structure of Icy Satellites of Jupiter | rivista = Geophysical Research Abstracts, European Geosciences Union | volume = 7 | url = http://www.cosis.net/abstracts/EGU05/01892/EGU05-J-01892.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref><ref name=Freeman2006>{{cita pubblicazione | cognome = Freeman | nome = J. | anno = 2006 | titolo = Non-Newtonian stagnant lid convection and the thermal evolution of Ganymede and Callisto | rivista = Planetary and Space Science | volume = 54 | pagine = 2–14 | doi = 10.1016/j.pss.2005.10.003 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2006P&SS...54....2F | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

La densità del nucleo è di 5,5–6&nbsp;g/cm<sup>3</sup> e quella del mantello di silicati è di 3,4–3,6&nbsp;g/cm<sup>3</sup>.<ref name=Hauk2006/><ref name=Sohl2002/><ref name=Kuskov2005b/><ref name=Kuskov2005/> Alcuni modelli per la generazione di un campo magnetico planetario richiedono l'esistenza di un nucleo solido di ferro puro all'interno del nucleo liquido di Fe-FeS - similmente alla struttura del [[nucleo terrestre]]. Il raggio di tale nucleo solido potrebbe raggiungere un valore massimo di 500&nbsp;km.<ref name=Hauk2006/> Il nucleo di Ganimede è caratterizzato da una temperatura di circa 1500–1700&nbsp;K e da una pressione di 100&nbsp;[[bar (unità di misura)|kBar]] (equivalente a [[Pascal (unità di misura)|GPa]]).<ref name=Sohl2002/><ref name=Hauk2006/>

== Atmosfera ==
{{vedi anche|Atmosfera di Ganimede}}
Nel [[1972]], un team di astronomi [[India|indiani]], [[Regno Unito|britannici]] e [[Stati Uniti d'America|statunitensi]] che lavoravano presso l'Osservatorio Bosscha in [[Indonesia]] annunciarono la scoperta di una sottile [[atmosfera]] attorno al satellite durante l'[[occultazione]] di una stella da parte di [[Giove (astronomia)|Giove]] e dello stesso Ganimede.<ref name=Carlson1973>{{cita pubblicazione | cognome = Carlson | nome = R.W. | coautori = Bhattacharyya, J.C.; Smith, B.A. ''et al.'' | anno = 1973 | titolo = Atmosphere of Ganymede from its occultation of SAO 186800 on 7 June 1972 | rivista = Science | volume = 53 | pagine = 182 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1973Sci...182...53C | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Essi ipotizzarono una pressione superficiale di 1&nbsp;[[Bar (unità di misura)|μBar]] circa (0,1&nbsp;[[Pascal (unità di misura)|Pa]]).<ref name=Carlson1973/>

Tuttavia nel [[1979]], la sonda ''Voyager 1'' osservò l'occultazione della stella {{STL|Kappa|Cen}} durante il suo sorvolo del pianeta, compiendo analisi che portarono a risultati differenti da quelli trovati nel [[1972]].<ref name=Broadfoot1981>{{cita pubblicazione | cognome = Broadfoot | nome = A.L. | coautori = Sandel, B.R.; Shemansky, D.E. ''et al.'' | anno = 1981 | titolo = Overview of the Voyager Ultraviolet Spectrometry Results through Jupiter Encounter | rivista = Science | volume = 86 | pagine = 8.259–8.284 | url = http://www-personal.umich.edu/~atreya/Articles/1981_Overview_Voyager.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Le misurazioni furono condotte nello ultravioletto lontano, ad una [[lunghezza d'onda]] inferiore ai 200 [[nanometro|nm]], e, sebbene molto più sensibili alla presenza dei gas rispetto alle osservazioni nel visibile fatte nel 1972, la sonda non rilevò alcuna atmosfera. Il limite superiore della densità numerica fu stimato essere di {{nowrap|1,5×10<sup>9</sup> cm<sup>−3</sup>}}, corrispondente ad una pressione superficiale di circa {{nowrap|2,5×10<sup>-5</sup> μBar}},<ref name=Broadfoot1981/> cioè un valore di cinque ordini di grandezza inferiore a quanto troppo ottimisticamente era stato indicato nel 1972.<ref name=Broadfoot1981/>

Al contrario dei dati della ''Voyager'', una tenue atmosfera di [[ossigeno]], similmente a quanto trovato anche per Europa, venne rilevata su Ganimede dal [[Telescopio spaziale Hubble]] nel [[1995]].<ref name=Hall1998/><ref name=JPLAtmosphere>{{cita web|lingua=en |titolo=Hubble Finds Thin Oxygen Atmosphere on Ganymede |url=http://www2.jpl.nasa.gov/galileo/hst7.html |accesso=6 mag 2009 |editore=Jet Propulsion Laboratory, NASA |data= 23 ott 1996}}</ref> Il telescopio spaziale rilevò la presenza di ossigeno atomico da osservazioni nel lontano ultravioletto, alle lunghezze d'onda di 130,4 nm e 135,6 nm, che individuarono il manifestarsi di [[airglow]]. Questo tipo di emissioni si verificano quando l'ossigeno molecolare viene dissociato in atomi dall'impatto con elettroni,<ref name=Hall1998/> rivelando così la presenza di un'atmosfera sostanzialmente neutra composta principalmente di molecole di O<sub>2</sub>. Il valore della densità numerica alla superficie è probabilmente compreso tra {{nowrap|1,2-7×10<sup>8</sup> cm<sup>-3</sup>}}, corrispondente alla pressione superficiale di {{nowrap|0,2–1,2×10<sup>-5</sup> μBar}}.<ref name=Hall1998>{{cita pubblicazione | cognome = Hall | nome = D.T. | coautori = Feldman, P.D.; McGrath, M.A. ''et al.'' | mese = maggio | anno = 1998 | titolo = The Far-Ultraviolet Oxygen Airglow of Europa and Ganymede | rivista = The Astrophysical Journal | volume = 499 | pagine = 475–481 | doi = 10.1086/305604 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1998ApJ...499..475H | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref><ref>La densità numerica e la pressione al livello della superficie sono state calcolate dalla colonna della densità presente in Hall, ''et al.'' 1998, assumendo una scala delle altezze di 20 km ed una temperatura di 120 K.</ref> Questi valori sono in accordo con il limite superiore ricavato dai dati raccolti dalla ''Voyager'' e calcolato nel [[1981]].

[[File:Map of temparatureof ganymede.jpg|left|thumb|250px|Mappa in falsi colori di Ganimede che mostra le variazioni termiche della superficie.]]

L'ossigeno non è però una prova dell'esistenza di vita su Ganimede; si pensa infatti che esso sia prodotto per effetto delle radiazioni incidenti sulla superficie, che determinano la scissione in [[idrogeno]] e ossigeno di molecole di ghiaccio d'acqua lì presenti. Mentre l'idrogeno viene rapidamente disperso a causa del suo basso peso atomico, l'ossigeno così liberato va a costituire l'atmosfera del satellite.<ref name=JPLAtmosphere/> Le emissioni luminose (''airglow'') osservate su Ganimede non sono spazialmente omogenee come lo sono quelle su Europa. Il Telescopio spaziale Hubble ha osservato due chiazze luminose localizzate nell'emisfero sud e nell'emisfero nord, vicino ai ±&nbsp;50° di latitudine, corrispondenti al confine tra le linee di campo aperte e chiuse del campo magnetico di Ganimede.<ref name=Feldman2000/> Le emissioni luminose potrebbero essere [[Aurora polare|aurore polari]], causate dalla precipitazione del plasma lungo le linee di campo aperte.<ref name=Johnson1997>{{cita pubblicazione | cognome = Johnson | nome = R.E. | anno = 1997 | titolo = Polar “Caps” on Ganymede and Io Revisited | rivista = Icarus | volume = 128 | numero = 2 | pagine = 469–471 | doi = 10.1006/icar.1997.5746 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1997Icar..128..469J | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

L'esistenza di un'atmosfera neutra implica quella di una [[ionosfera]], poiché le molecole di ossigeno vengono ionizzate dall'impatto con gli elettroni altamente energetici provenienti dalla [[magnetosfera]]<ref name=Paranicas1999/> e dalle radiazioni solari nell'estremo ultravioletto.<ref name=Eviatar2001>{{cita pubblicazione | cognome = Eviatar | nome = Aharon | coautori = Vasyliunas, Vytenis M.; Gurnett, Donald A. ''et al.'' | anno = 2001 | titolo = The ionosphere of Ganymede | rivista = Plan.Space Sci. | volume = 49 | pagine = 327–336 | doi = 10.1016/S0032-0633(00)00154-9 | url = http://www.tau.ac.il/~arkee/ganymop.ps | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Tuttavia, la natura della ionosfera di Ganimede è ancora controversa, come lo è del resto la natura dell'atmosfera. Alcune misurazioni della sonda ''Galileo'' accertarono un valore elevato della densità di elettroni vicino al satellite, suggerendo così la presenza di una ionosfera, mentre altre misurazioni non riuscirono a rilevare niente.<ref name=Eviatar2001/> La densità di elettroni vicino alla superficie potrebbe essere dell'ordine di circa 400–2500&nbsp;cm<sup>−3</sup>.<ref name=Eviatar2001/> Al [[2008]], non sono stati ancora trovati limiti precisi dei parametri che caratterizzano la ionosfera ganimediana.

Ulteriori evidenze di una atmosfera di ossigeno derivano dal rilevamento spettroscopico di gas intrappolato tra i ghiacci d'acqua di Ganimede. La scoperta di [[ozono]] (O<sub>3</sub>) nell'atmosfera venne annunciata nel [[1996]].<ref name=Noll1996>{{cita pubblicazione | cognome = Noll | nome = Keith S. | coautori = Johnson, Robert E. ''et al.'' | anno = 1996 |mese=luglio | titolo = Detection of Ozone on Ganymede | rivista = Science | volume = 273 | numero = 5273 | pagine = 341–343 | doi = 10.1126/science.273.5273.341 | url = http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/273/5273/341 | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Nel [[1997]] venne rivelata, tramite l'analisi delle righe di assorbimento [[spettroscopio|spettroscopico]], la presenza di una fase densa di ossigeno molecolare, compatibile con del gas intrappolato nel ghiaccio d'acqua. L'intensità delle righe di assorbimento rilevate dipende più dalla latitudine e dalla longitudine che dall'albedo della superficie; le righe tendono a diminuire all'aumentare della latitudine, mentre l'ozono mostra un comportamento opposto <ref name=Oxygen97>{{cita pubblicazione | cognome = Calvin | nome = Wendy M. | coautori = Spencer, John R. |mese=dicembre | anno = 1997 | titolo = Latitudinal Distribution of O<sub>2</sub> on Ganymede: Observations with the Hubble Space Telescope | rivista = Icarus | volume = 130 | numero = 2 | pagine = 505-516 | doi = 10.1006/icar.1997.5842 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1997Icar..130..505C | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>. Esperimenti di laboratorio hanno trovato che, alla temperatura relativamente calda di 100 K della superficie di Ganimede, l'ossigeno molecolare tende a dissolversi nel ghiaccio invece di raggrupparsi in bolle <ref>{{cita pubblicazione | cognome = Vidal | nome = R.A. | coautori = Bahr, D. ''et al.'' | anno = 1997 | titolo = Oxygen on Ganymede: Laboratory Studies | rivista = Science | volume = 276 | numero = 5320 | pagine = 1839–1842 | doi = 10.1126/science.276.5320.1839 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1997Sci...276.1839V | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>.

La ricerca del [[sodio]] nell'atmosfera, subito dopo il ritrovamento dello stesso su Europa, non portò ad alcun risultato nel [[1997]]; pertanto il sodio è almeno 13 volte meno abbondante su Ganimede che su Europa. La causa è legata o alla relativa scarsezza sulla superficie o al fatto che la magnetosfera scherma le particelle più energetiche.<ref>{{cita pubblicazione | cognome = Brown | nome = Michael E.| linkautore = Michael E. Brown | anno = 1997 | titolo = A Search for a Sodium Atmosphere around Ganymede | rivista = Icarus | volume = 126 | numero = 1 | pagine = 236–238 | doi = 10.1006/icar.1996.5675 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1997Icar..126..236B | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Un altro costituente minore dell'atmosfera di Ganimede è l'idrogeno atomico. Gli atomi di idrogeno vennero scoperti a 3000&nbsp;km dalla superficie. La loro densità sulla superficie è di circa {{nowrap|1,5×10<sup>4</sup> cm<sup>−3</sup>}}.<ref name=Barth1997>{{cita pubblicazione | cognome = Barth | nome = C.A. | coautori = Hord, C.W.; Stewart, A.I. ''et al.'' | anno = 1997 | titolo = Galileo ultraviolet spectrometer observations of atomic hydrogen in the atmosphere of Ganymede | rivista = Geophys. Res. Lett. | volume = 24 | numero = 17 | pagine = 2.147–2.150 | doi = 10.1029/97GL01927 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1997GeoRL..24.2147B | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

== Superficie ==
{{vedi anche|Superficie di Ganimede}}
[[File:PIA00081 Ganymede Voyager 2 mosaic.jpg|right|thumb|250px|Mosaico dell'emisfero di Ganimede non visibile da Giove, composto da immagini raccolte dalla [[Voyager 2]]. L'area scura e più antica visibile in alto a destra è la [[Galileo Regio]]. È saparata dalla regione scura più piccola [[Marius Regio]] alla sua sinistra dal più chiaro e più giovane [[Uruk Sulcus]]. Ghiaccio relativamente recente eiettato dal [[Cratere Osiride]] crea i raggi in basso.]]

La superficie di Ganimede presenta due tipologie di terreno assai differenti; regioni scure, antiche e fortemente craterizzate si contrappongono a zone più chiare, di formazione più recente, ricche di scoscendimenti e scarpate.<ref name=Petterson2007>{{cita pubblicazione | cognome = Petterson | nome = Wesley | coautori = Head, James W.; Collins, Geoffrey C. ''et al.'' | anno = 2007 | titolo = A Global Geologic Map of Ganymede | rivista = Lunar and Planetary Science | volume = 38 | pagine = 1098 | url = http://www.lpi.usra.edu/meetings/lpsc2007/pdf/1098.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> La loro origine è chiaramente di natura tettonica,<ref name=Showman1999/> ed è probabilmente da attribuirsi ai movimenti di rilassamento e di riposizionamento della crosta ghiacciata del satellite. Sono visibili anche formazioni geologiche che testimoniano la presenza di flussi lavici in passato; sembrerebbe invece che il [[criovulcanismo]] abbia svolto soltanto un ruolo marginale.<ref name=Showman1999/> Grazie ad analisi spettroscopiche delle regioni più scure sono state individuate tracce di materiali [[Chimica organica|organici]] che potrebbero indicare la composizione degli impattatori che parteciparono al processo di accrezione dei satelliti di Giove.<ref name=Pappalardo2001/> Le regioni più giovani della superficie ganimediana sono relativamente simili a quelle di [[Encelado (astronomia)|Encelado]], [[Ariel (astronomia)|Ariel]] e [[Miranda (astronomia)|Miranda]]; le regioni più antiche, che coprono circa un terzo della superficie,<ref name=Petterson2007/> ricordano la [[superficie di Callisto]].

Il motore degli sconvolgimenti tettonici potrebbe essere connesso con gli episodi di riscaldamento mareale avvenuti nel passato della luna, probabilmente rafforzatisi quando il satellite attraversava fasi di risonanza orbitale instabile.<ref name=Showman1999/><ref name=Showman1997b>{{cita pubblicazione | cognome = Showman | nome = Adam P. | coautori = Stevenson, David J.; Malhotra, Renu | anno = 1997 | titolo = Coupled Orbital and Thermal Evolution of Ganymede | rivista = Icarus | volume = 129 | pagine = 367-383 | doi = 10.1006/icar.1997.5778 | url = http://www.lpl.arizona.edu/~showman/publications/showman-etal-1997.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> La deformazione mareale del ghiaccio potrebbe aver riscaldato l'interno della luna e teso la [[litosfera]], conducendo alla formazione di fratture e di sistemi di [[horst]] e [[Graben (geologia)|graben]], che erosero il terreno più antico e più scuro sul 70% della superficie.<ref name=Bland2007/><ref name=Showman1999/> La formazione del terreno più chiaro e striato potrebbe essere anche connessa con quella del nucleo, durante la cui evoluzione [[Mantle plume|pennacchi]] di acqua calda proveniente dalle profondità della luna potrebbero essere risaliti alla superficie, determinando la deformazione tettonica della litosfera.<ref name=Barr>{{cita pubblicazione | cognome = Barr | nome = A.C. | coautori = Pappalardo, R. T. ''et al.'' | anno = 2001 | titolo = Rise of Deep Melt into Ganymede's Ocean and Implications for Astrobiology | rivista = Lunar and Planetary Science Conference | volume = 32 | pagine = 1.781 | url = http://www.lpi.usra.edu/meetings/lpsc2001/pdf/1781.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

Il riscaldamento derivante dal decadimento da elementi radioattivi all'interno del satellite è la principale fonte di calore interno attualmente esistente. Dal flusso di calore da esso generato dipende, ad esempio, lo spessore dell'oceano sotto superficiale. Modelli recenti sembrerebbero indicare che il flusso di calore prodotto dal riscaldamento mareale potrebbe aver raggiungere un ordine di grandezza maggiore rispetto al flusso attuale se l'eccentricità fosse stata anch'essa di un ordine di grandezza maggiore dell'attuale (come potrebbe essere stato nel passato).<ref>{{cita pubblicazione | cognome = Huffmann | nome = H. | coautori = Sohl, F. ''et al.'' | anno = 2004 | titolo = Internal Structure and Tidal Heating of Ganymede | rivista = European Geosciences Union, Geophysical Research Abstracts | volume = 6 | url = http://www.cosis.net/abstracts/EGU04/05114/EGU04-J-05114.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

[[File:Craters on Ganymede.jpg|thumb|left|250px|Crateri da impatto recenti sul suolo striato di Ganimede.]]
Entrambi i tipi di terreno sono fortemente craterizzati, con il terreno più scuro che sembra essere saturato da crateri e la cui evoluzione è avvenuta grandemente per mezzo di eventi di impatto.<ref name=Showman1999/> Il terreno più chiaro e striato presenta un numero nettamente inferiore di caratteristiche da impatto, che hanno avuto un ruolo di minore importanza nell'evoluzione tettonica del terreno.<ref name=Showman1999/> La densità dei crateri suggerisce che il terreno scuro risalga a 3,5-4 miliardi di anni fa, un'età simile a quella degli altipiani [[Luna|lunari]], mentre il terreno chiaro sarebbe più recente (ma non è chiaro di quanto)<ref name=Zahnle1998>{{cita pubblicazione | cognome = Zahnle | nome = K. | coautori = Dones, L. | anno = 1998 | titolo = Cratering Rates on the Galilean Satellites | rivista = Icarus | volume = 136 | pagine = 202-222 | doi = 10.1006/icar.1998.6015 | url = http://lasp.colorado.edu/icymoons/europaclass/Zahnle_etal_1998.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Ganimede potrebbe aver sperimentato un periodo di intenso bombardamento meteorico da 3,5 a 4 miliardi di anni fa, simile a quello sperimentato dalla Luna.<ref name=Zahnle1998/> Se fosse vero, la grande maggioranza degli impatti sarebbe avvenuta in quell'epoca ed il tasso di craterizzazione da allora si sarebbe fortemente ridotto.<ref name="nineplanets.org-Ganymede"/> Alcuni crateri si sovrappongono alle fenditure nel terreno, mentre altri ne sono divisi; questo indica un'origine simultanea dei diversi tipi di formazione geologica. I crateri più recenti presentano anche le caratteristiche strutture a [[raggiera]];<ref name="Ganymede">{{cita web|lingua=en |editore=Lunar and Planetary Institute |titolo=Ganymede |anno=1997 |url=http://www.lpi.usra.edu/resources/outerp/gany.html |accesso=6 mag 2009}}</ref><ref name="nineplanets.org-Ganymede"/> a differenza dei [[Lista dei crateri lunari|crateri lunari]], tuttavia, essi sono relativamente più piatti e meno pronunciati, e sono privi dei rilievi circostanti e della depressione centrale, probabilmente per via dell'assenza di roccia dalla superficie del satellite. La superficie ganimediana è inoltre ricca di [[cratere fantasma|palinsesti]],<ref name="nineplanets.org-Ganymede"/> antichi crateri livellati dall'attività geologica successiva, che ha lasciato traccia dell'antica parete solamente sotto forma di una variazione di [[albedo]].

La formazione principale della superficie di Ganimede è una pianura scura nota come [[Galileo Regio]], in cui sono distinguibili una serie di fenditure concentriche, o solchi, probabilmente originatisi durante un periodo di attività geologica.<ref name="Casacchia">{{cita pubblicazione | cognome = Casacchia | nome = R. | coautori = Strom, R.G. | anno = 1984 | titolo = Geologic evolution of Galileo Regio | rivista = Journal of Geophysical Research | volume = 89 | pagine = B419–B428 | doi = 10.1029/JB089iS02p0B419 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1984JGRS...89..419C | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Un'altra importante caratteristica di Ganimede sono le calotte polari, probabilmente composte di brina di acqua. La brina raggiunge i 40° di [[latitudine]].<ref name="The Grand Tour"/> Le calotte polari furono osservate la prima volta dalle sonde Voyager. Sono state sviluppare due teorie sulla loro formazione: esse potrebbero derivare dalla migrazione di acqua a latitudini maggiori, oppure dal bombardamento da plamsa del ghiaccio superficiale. I dati raccolti durante la missione Galileo suggeriscono che la seconda ipotesi è quella corretta.<ref name="Polar caps">{{cita pubblicazione | cognome = Khurana | nome = Krishan K. | coautori = Pappalardo, Robert T.; Murphy, Nate; Denk, Tilmann | anno = 2007 | titolo = The origin of Ganymede's polar caps | rivista = Icarus | volume = 191 | numero = 1 | pagine = 193-202 | doi = 10.1016/j.icarus.2007.04.022 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2007Icar..191..193K | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

== Campo magnetico ==
[[File:Ganymede-moon.jpg|thumb|250px|Immagine di Ganimede ripresa dalla sonda Galileo. I colori sono stati esaltati.<ref name="Spaceflight Now">{{cita web|lingua=en |url=http://spaceflightnow.com/news/n0012/29ganyflyby/|titolo=Galileo has successful flyby of Ganymede during eclipse|editore=Spaceflight Now|accessp=7 mag 2009}}</ref>]]
La sonda Galileo ha eseguito sei [[sorvolo ravvicinato|sorvoli ravvicinati]] di Ganimede tra il [[1995]] ed il [[2000]] (indicati come G1, G2, G7, G8, G28 e G29)<ref name=Kivelson2002>{{cita pubblicazione | cognome = Kivelson | nome = M.G. | coautori = Khurana, K.K.; Coroniti, F.V. ''et al.'' | anno = 2002 | titolo = The Permanent and Inductive Magnetic Moments of Ganymede | rivista = Icarus | volume = 157 | pagine = 507–522 | doi = 10.1006/icar.2002.6834 | url = http://www.igpp.ucla.edu/people/mkivelson/Publications/ICRUS1572507.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> ed ha scoperto che la luna ha un [[campo magnetico]] proprio all'interno della ben più vasta [[magnetosfera]] di [[Giove (astronomia)|Giove]], ma indipendente da questa.<ref name=Kivelson1997>{{cita pubblicazione | anno = 1997 | titolo = The magnetic field and magnetosphere of Ganymede | rivista = Geophys. Res. Lett. | volume = 24 | numero = 17 | pagine = 2.155–2.158 | url = http://www.igpp.ucla.edu/people/mkivelson/Publications/97GL02201.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Il valore del momento magnetico è di circa {{nowrap|1,3×10<sup>13</sup> [[Tesla|T]]·m<sup>3</sup>}},<ref name=Kivelson2002/> un valore tre volte superiore a quello del pianeta [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]]. L'asse del dipolo magnetico è inclinato rispetto all'asse di rotazione di Ganimede di 176°, opponendosi quindi al campo magnetico di Giove;<ref name=Kivelson2002/> è quindi possibile che si verifichino episodi di [[riconnessione magnetica]]. Il polo nord magnetico si trova al di sotto del [[piano orbitale]]. Il campo magnetico di Ganimede raggiunge un'intensità di 719&nbsp;±&nbsp;2&nbsp;[[Tesla|nT]] all'equatore della luna,<ref name=Kivelson2002/> mentre il campo magnetico di Giove ha un'intensità di circa 120&nbsp;nT in corrispondenza dell'orbita di Ganimede.<ref name=Kivelson1997/> In corrispondenza dei poli, il campo magnetico di Ganimede raggiunge un'intensità doppia di quella misurata all'equatore - 1440&nbsp;nT.<ref name=Kivelson2002/>

Il campo magnetico permanente scava una nicchia attorno a Ganimede, creando una piccola magnetosfera inclusa in quella di Giove. Nel Sistema solare, questa caratteristica non si ripete per alcun'altra luna.<ref name=Kivelson1997/> Il diametro della magnetosfera di Ganimede è pari a 4–5&nbsp;R<sub>G</sub> (R<sub>G</sub>&nbsp;=&nbsp;2.631,2&nbsp;km).<ref name=Kivelson1998>{{cita pubblicazione | cognome = Kivelson | nome = M.G. | coautori = Warnecke, J.; Bennett, L. ''et al.'' | anno = 1998 | titolo = Ganymede’s magnetosphere: magnetometer overview | rivista = Journal of Geophysical Research | volume = 103 | numero = E9 | pagine = 19.963–19.972 | doi = 10.1029/98JE00227 | url = http://www.igpp.ucla.edu/people/mkivelson/Publications/98JE00227.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> La magnetosfera presenta una regione di [[linea di campo|linee di campo]] chiuse compresa entro i 30° di [[latitudine]], dove sono intrappolate particelle cariche ([[elettrone|elettroni]] e [[ione|ioni]]), creando una sorta di [[fasce di van Allen]].<ref name=Kivelson1998/> La specie chimica più presente nella magnetosfera è [[ossigeno]] atomico ionizzato (O<sup>+</sup>)<ref name=Eviatar2001>{{cita pubblicazione | cognome = Eviatar | nome = Aharon | coautori = Vasyliunas, Vytenis M.; Gurnett, Donald A. ''et al.'' | anno = 2001 | titolo = The ionosphere of Ganymede | rivista = Plan. Space Sci. | volume = 49 | pagine = 327–336 | doi = 10.1016/S0032-0633(00)00154-9 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2001P%26SS...49..327E | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> che si adatta bene alla tenue atmosfera di ossigeno della luna. Nelle regioni polari, per latitudini superiori a 30°, le linee del campo magnetico sono aperte e connettono Ganimede con la [[ionosfera]] di Giove.<ref name=Kivelson1998/> In queste regioni, sono state rilevate particelle cariche altamente energetiche (decine e centinaia di [[Elettronvolt|keV]]),<ref name=Paranicas1999/> che potrebbero essere le responsabili delle [[aurora polare|aurore]] osservate attorno ai poli di Ganimede.<ref name=Feldman2000>{{cita pubblicazione | cognome = Feldman | nome = Paul D. | coautori =McGrath, Melissa A.; Strobell, Darrell F. ''et al.'' | anno = 2000 | titolo = HST/STIS Ultraviolet Imaging of Polar Aurora on Ganymede | rivista = The Astrophysical Journal | volume = 535 | numero =
| pagine = 1085–1090 | doi = 10.1086/308889 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2000ApJ...535.1085F | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Inoltre, ioni pesanti precipitano continuamente sulle superfici polari della luna, determinando lo [[sputtering]] e lo scurimento del ghiaccio.<ref name=Paranicas1999>{{cita pubblicazione | cognome = Paranicas | nome = C. | coautori = Paterson, W.R.; Cheng, A.F. ''et al.'' | anno = 1999 | titolo = Energetic particles observations near Ganymede | rivista = J.of Geophys.Res. | volume = 104 | numero = A8 | pagine = 17.459–17.469 | doi = 10.1029/1999JA900199 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/1999JGR...10417459P | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

[[File:Ganimede-campo magnetico.JPG|thumb|left|250px|Il campo magnetico di Ganimede all'interno della magnetosfera gioviana. Le [[linea di campo|linee di campo]] chiuse sono indicate in verde.]]

L'interazione tra la magnetosfera di Ganimede ed il [[Fisica del plasma|plasma]] appartenente a quella gioviana è per molti aspetti simile all'interazione tra la [[Campo geomagnetico|magnetosfera terrestre]] ed il [[vento solare]].<ref name=Kivelson1998/><ref name=Volwerk1999/> Il plasma co-rotante con Giove impatta sulla parte della magnetosfera di Ganimede opposta rispetto alla direzione di avanzamento della luna sulla sua orbita, così come il vento solare impatta sulla magnetosfera terrestre. La principale differenza è nella velocità del flusso di plasma - [[Regime supersonico|supersonico]] nel caso della Terra e [[Regime subsonico|subsonico]] nel caso di Ganimede. A causa di ciò, non si forma alcuna [[onda d'urto]] davanti all'emisfero "posteriore" di Ganimede.<ref name=Volwerk1999>{{cita pubblicazione | cognome = Volwerk | nome = M. | coautori = Kivelson, M.G.; Khurana, K.K.; McPherron, R.L. | anno = 1999 | titolo = Probing Ganymede’s magnetosphere with field line resonances | rivista = J.of Geophys. Res. | volume = 104 | numero = A7 | pagine = 14.729–14.738 | doi = 10.1029/1999JA900161 | url = http://www.igpp.ucla.edu/people/mkivelson/Publications/1999JA900161.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref>

In aggiunta al campo magnetico proprio, Ganimede presenta un [[Legge di Faraday|campo magnetico indotto]].<ref name=Kivelson2002/> La sua esistenza è connessa con la variazione del campo magnetico gioviano in prossimità della luna. Il momento indotto è diretto radialmente da o verso Giove e segue la direzione della variazione nel campo magnetico planetario. Il campo magnetico indotto ha un'intensità di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quello proprio; all'equatore l'intensità del campo è di circa 60&nbsp;nT, circa la metà dell'intensità assunta dal campo magnetico di Giove nella stessa zona.<ref name=Kivelson2002/> Il fatto che il campo magnetico indotto di Ganimede sia confrontabile con quelli di [[Callisto (astronomia)|Callisto]] ed [[Europa (astronomia)|Europa]] indica che anche questa luna ha un ''oceano'' al di sotto della superficie con elevata [[conduttività elettrica]].<ref name=Kivelson2002/>

Poiché Ganimede è totalmente differenziato ed ha un nucleo metallico,<ref name=Showman1999>{{cita pubblicazione | cognome = Showman | nome = Adam P. | coautori = Malhotra, Renu | anno = 1999 | titolo = The Galilean Satellites | rivista = Science | volume = 286 | pagine = 77–84 | doi = 10.1126/science.286.5437.77 | url = http://www.lpl.arizona.edu/~showman/publications/showman-malhotra-1999.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref><ref name=Hauk2006>{{cita pubblicazione | cognome = Hauk | nome = Steven A. | coautori = Aurnou, Jonathan M.; Dombard, Andrew J. | anno = 2006 | mese = settembre | titolo = Sulfur’s impact on core evolution and magnetic field generation on Ganymede | rivista = =J. of Geophys. Res. | volume = 111 | pagine = E09008 | doi = 10.1029/2005JE002557 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2006JGRE..11109008H | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> alcune teorie prevedono che il campo magnetico intrinseco sia generato in modo simile a quanto accade sulla Terra: dalla rotazione di materiale conduttore presente nel suo interno, nel quale si siano instaurati flussi di corrente elettrica.<ref name=Kivelson2002/><ref name=Hauk2006/> A dispetto della presenza del nucleo ferroso però, il campo magnetico di Ganimede rimane enigmatico, particolarmente perché altri corpi simili a Ganimede ne sono sprovvisti.<ref name=Showman1999/> Altre ricerche suggeriscono che il nucleo, relativamente piccolo nelle dimensioni, possa ormai essersi raffreddato al punto da non essere più in grado di sostenere il campo magnetico. In alternativa allora questo potrebbe derivare da uno strato di [[acqua]] liquida ricca di [[sale]] situato ad una profondità di circa 150 km. Altri studiosi invece ritengono che il nucleo possa essere ancora caldo, avendo ricevuto energia da episodi di risonanza orbitale e grazie ad un mantello composto da materiale particolarmente isolante.<ref name=Bland2007>{{cita pubblicazione | cognome = Bland | nome = M. T. | coautori = Showman, A.P.; Tobie, G. | anno = 2007 | titolo = Ganymede's orbital and thermal evolution and its effect on magnetic field generation | rivista = Lunar and Planetary Society Conference | volume = 38 | pagine = 2020 | url = http://www.lpi.usra.edu/meetings/lpsc2007/pdf/2020.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Infine, un'ultima alternativa è che il campo sia generato da silicati magnetizzati presenti nel mantello, rimanenze di un passato in cui Ganimede possedeva un campo magnetico molto più potente generato dal nucleo ancora fluido.<ref name=Showman1999/>

== Origine ed evoluzione ==
[[File:Ganymede.jpg||thumb|250px|La migliore immagine di Ganimede catturata dalle sonde Voyager.]]

Ganimede si è formato probabilmente per [[Accrezione (astrofisica)|accrezione]] nella [[Nebulosa solare|sub-nebulosa]] di Giove, un disco di gas e polveri che circondava il pianeta dopo la sua formazione.<ref name=Canup2002>{{cita pubblicazione | cognome = Canup | nome = Robin M. | coautori = Ward, William R. | anno = 2002 | titolo = Formation of the Galilean Satellites: Conditions of Accretion | rivista = The Astronomical Journal | volume = 124 | pagine = 3.404-3.423 | doi = 10.1086/344684 | url = http://www.boulder.swri.edu/~robin/cw02final.pdf | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Il processo ha richiesto circa 10&nbsp;000 anni,<ref name=Mosqueira2003>{{cita pubblicazione | cognome = Mosqueira | nome = Ignacio | coautori = Estrada, Paul R. | anno = 2003 | mese = maggio | titolo = Formation of the regular satellites of giant planets in an extended gaseous nebula I: subnebula model and accretion of satellites | rivista = Icarus | volume = 163 | pagine = 198-231 | doi = 10.1016/S0019-1035(03)00076-9 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2003Icar..163..198M | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> un lasso di tempo molto inferiore ai 100&nbsp;000 anni stimati per l'accrezione di Callisto (causato probabilmente da un relativamente ridotto quantitativo di gas nella sub-nebulosa di Giove al momento della formazione dei satelliti galileiani).<ref name=Canup2002/> Essendo Ganimede più interno di Callisto, la sua formazione ha richiesto comunque tempi inferiori perché avvenuta in una regione della nube più vicina a Giove e quindi più densa.<ref name=Mosqueira2003/> Un processo di formazione relativamente veloce ha impedito che il calore di accrezione fosse disperso nello spazio, favorendo il processo di [[Differenziazione planetaria|differenziazione]], che ha condotto alla separazione del ghiaccio dalle rocce e ad un'organizzazione interna secondo strati sovrapposti di composizione chimica differente. In ciò, Ganimede è molto differente da Callisto, che ha perso molto calore durante la lenta fase di accrezione ed oggi appare congelato in una forma precoce di differenziazione, con il processo completato solo parzialmente.<ref name=McKinnon2006>{{cita pubblicazione | cognome = McKinnon | nome = William B. | anno = 2006 | titolo = On convection in ice I shells of outer Solar System bodies, with detailed application to Callisto | rivista = Icarus | volume = 183 | pagine = 435–450 | doi = 10.1016/j.icarus.2006.03.004 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2006Icar..183..435M | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> Questa ipotesi spiega il perché le due lune appaiano così differenti a dispetto di masse e composizioni assai simili.<ref name=Freeman2006/><ref name=McKinnon2006/>

Subito dopo la formazione di Ganimede, il nucleo roccioso, che durante l'accrezione e la differenziazione aveva accumulato una grande quantità di calore, iniziò lentamente a trasmetterlo al mantello ghiacciato.<ref name=McKinnon2006/> Quest'ultimo, a sua volta, lo trasferiva alla superficie per convezione.<ref name=Freeman2006/> Inoltre, il decadimento degli [[Radioattività|elementi radioattivi]] nelle rocce riscaldò ulteriormente il nucleo roccioso, determinandone un'ulteriore differenziazione in un nucleo di ferro-solfuro di ferro ed un mantello di silicati.<ref name=Hauk2006/><ref name=McKinnon2006/> A questo punto, Ganimede aveva terminato il processo di differenziazione. Per paragone, si ritiene che il calore proveniente dal decadimento radioattivo in Callisto instaurò moti convettivi nell'interno ghiacciato della luna, che in definitiva la raffreddarono ed impedirono la fusione su grande scala del ghiaccio ed una rapida differenziazione.<ref name=Nagel2004>{{cita pubblicazione | cognome = Nagel | nome = K.A. | coautori = Breuer, D.; Spohn, T. | mese = giugno | anno = 2004 | titolo = A model for the interior structure, evolution, and differentiation of Callisto | rivista = Icarus | volume = 169 | pagine = 402–412 | doi = 10.1016/j.icarus.2003.12.019 | url = http://adsabs.harvard.edu/abs/2004Icar..169..402N | lingua = en | accesso = 7 mag 2009}}</ref> I moti convettivi su Callisto hanno condotto solo ad una parziale separazione delle rocce dal ghiaccio.<ref name=Nagel2004/>

Ganimede oggi continua a raffreddarsi lentamente,<ref name=Hauk2006/> con il calore rilasciato dal nucleo e dal mantello di silicati che permette la sussistenza dell'oceano al di sotto della superficie,<ref name=Spohn2003/> mentre il lento raffreddamento del nucleo liquido di Fe - FeS determina i moti convettivi che supportano il campo magnetico.<ref name=Hauk2006/> Il flusso di calore attualmente proveniente da Ganimede è probabilmente maggiore rispetto a quello di Callisto.<ref name=McKinnon2006/>

== Ganimede nella fantascienza ==
{{vedi anche|Ganimede nella fantascienza}}
Ganimede è divenuto tema letterario soprattutto nel corso del [[XX secolo|Novecento]] e prevalentemente in ambito [[fantascienza|fantascientifico]]. Prima che si avessero conoscenze dirette dell'aspetto della luna, Ganimede è stato spesso rappresentato come abitato da razze aliene e stravaganti.<ref>Kurd Lasswitz, ''Auf Zwei Planeten'', 1897.</ref><ref>[[John W. Campbell]], ''Le doppie menti'', 1937.</ref> In numerosi racconti, il satellite è sede di colonie terrestri<ref>[[Arthur C. Clarke]], ''[[2061: Odissea tre]]'', 1987.</ref> ed oggetto di un processo di [[terraformazione]].<ref>[[Robert Heinlein]], ''Pionieri dello spazio'' , 1950.</ref> [[Isaac Asimov]], nel racconto [[Umorismo|umoristico]] ''Natale su Ganimede'' del [[1940]], rivisita in chiave fantascientifica la leggenda di [[Babbo Natale]] ed immagina la vicenda di una ditta terrestre su Ganimede che fa uso di manodopera locale. [[James Blish]], invece, ha preferito adattare gli esseri umani all'ambiente di Ganimede nel suo romanzo: ''[[Il seme tra le stelle]]'' del [[1957]]. [[Philip K. Dick]] nel 1954 scrive un racconto, A Present for Pat (Un regalo per Pat), in cui un uomo di ritorno per lavoro da Ganimede porta in dono alla moglie un dio venerato dagli indigeni della luna. Tra i romanzi più recenti, ne ''[[La divisione Cassini]]'' del [[1998]], [[Ken MacLeod]] descrive una possibile civiltà umana sui satelliti di Giove. Piuttosto che avviare una radicale trasformazione dei satelliti galileiani, i personaggi di MacLeod si accontentano di ricavare un ambiente ospitale nel loro sottosuolo.

== Note ==
{{references|2}}

== Bibliografia ==
=== Titoli generali ===
* {{en}} {{cita libro | nome=George|cognome= Forbes | titolo=History of Astronomy| editore=Watts & Co. | città= Londra | anno=1909| url=http://www.gutenberg.org/etext/8172 }}
* {{en}} {{cita libro | nome=Albrecht |cognome=Unsöld | titolo=The New Cosmos | editore=Springer-Verlag | città=New York | anno=1969}}
* {{cita libro | cognome= Shipman| nome= H. L. | titolo= L'Universo inquieto. Guida all'osservazione a occhio nudo e con il telescopio. Introduzione all'astronomia| editore= Zanichelli| città= Bologna | anno= 1984| id= ISBN 88-08-03170-5}}
* {{cita libro | cognome= Reeves| nome= H. | titolo= L'evoluzione cosmica| editore= [[Rizzoli]]–BUR| città= Milano | anno= 2000| id= ISBN 88-17-25907-1}}
* {{cita libro | cognome= AA.VV | titolo= L'Universo - Grande enciclopedia dell'astronomia| editore= De Agostini| città= Novara | anno= 2002}}
* {{cita libro | cognome= Gribbin| nome= J. | titolo= Enciclopedia di astronomia e cosmologia| editore= Garzanti| città= Milano | anno= 2005| id= ISBN 88-11-50517-8}}
{{bibliografia|Owen|{{cita libro | cognome= Owen| nome= W. | coautori= et al| titolo= Atlante illustrato dell'Universo| editore= Il Viaggiatore| città= Milano | anno= 2006| id= ISBN 88-365-3679-4}}}}
* {{cita libro| autore= M. Rees| titolo = Universo. Dal big bang alla nascita dei pianeti. Dal sistema solare alle galassie più remote| anno= 2006 |pagine=512| città= Milano| editore= Mondadori Electa }}

=== Titoli specifici ===
==== Sul sistema solare ====
* {{cita libro| autore= [[Margherita Hack|M. Hack]]| titolo= Alla scoperta del sistema solare |anno= 2003| pagine= 264| editore= Mondadori Electa| città = Milano}}
* {{en}} {{cita libro| titolo= Encyclopedia of the Solar System | autore= Vari |anno= 2006| pagine= 412| editore= Gruppo B| id= ISBN 0-12-088589-1}}
* {{cita libro| titolo= In viaggio nel sistema solare. Un percorso nello spazio e nel tempo alla luce delle ultime scoperte| autore= F. Biafore |anno= 2008| pagine= 146| editore= Gruppo B}}

==== Su Giove e i satelliti ====
* {{en}} {{cita libro | autore = Bertrand M. Peek | anno=1981 | titolo=The Planet Jupiter: The Observer's Handbook | editore=Faber and Faber Limited | città=Londra | id= ISBN 0-571-18026-4, [[OCLC]] 8318939 }}
* {{en}} {{cita libro | autore= Eric Burgess | anno= 1982 | titolo= By Jupiter: Odysseys to a Giant | editore= Columbia University Press | città= New York | id=ISBN 0-231-05176-X }}
*{{bibliografia|Rogers1995|{{en}} {{cita libro | autore= John H. Rogers | anno=1995 | titolo=The Giant Planet Jupiter | editore=Cambridge University Press |url=http://books.google.it/books?id=SO48AAAAIAAJ | città= Cambridge | id=ISBN 0-521-41008-8, [[Online Computer Library Center|OCLC]] 219591510 |capitolo=The galilean satellites |url_capitolo=http://books.google.it/books?id=SO48AAAAIAAJ&pg=PA319&dq=#PPA319,M1 |datadiaccesso=07 mag 2009}}}}
* {{en}} {{cita libro | autore=Reta Beebe | titolo= Jupiter: The Giant Planet| edizione= 2°| anno= 1996 | editore= Smithsonian Institute Press | città = Washington | id=ISBN 1-56098-685-9 }}
*{{en}} {{cita libro | autore=AA.VV. | curatore=Kelly J. Beatty; Carolyn Collins Peterson; Andrew Chaiki | anno=1999 | titolo=The New Solar System | ed=4 | editore=Sky Publishing Corporation | città=Massachusetts | id= ISBN 0-933346-86-7, [[OCLC]] 39464951}}
* {{en}} {{cita libro | autore=D. C. Jewitt; S. Sheppard ; C. Porco | coautori= F. Bagenal; T. Dowling; W. McKinnon | anno= 2004 | titolo= Jupiter: The Planet, Satellites and Magnetosphere | città=Cambridge| editore= Cambridge University Press | id=ISBN 0-521-81808-7 | url =http://www.ifa.hawaii.edu/~jewitt/papers/JUPITER/JSP.2003.pdf}}
* {{en}} {{cita libro | autore= Linda T. Elkins-Tanton | anno= 2006 | titolo= Jupiter and Saturn | editore= Chelsea House | città= New York | id=ISBN 0-8160-5196-8 }}

== Voci correlate ==
* [[Giove (astronomia)|Giove]]
* [[Satelliti medicei]]
** [[Io (astronomia)|Io]]
** [[Europa (astronomia)|Europa]]
** [[Callisto (astronomia)|Callisto]]

== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Ganymede_%28moon%29}}

== Collegamenti esterni ==
*{{en}} [http://solarsystem.nasa.gov/planets/profile.cfm?Object=Jup_Ganymede Ganymede Profile] by [http://solarsystem.nasa.gov NASA's Solar System Exploration]
*{{en}} [http://www.nineplanets.org/ganymede.html Ganymede page] on ''The <strike>Nine</strike>8 Planets''
*{{en}} [http://www.solarviews.com/eng/ganymede.htm Jupiter's Moon Ganymede] on ''Views of the Solar System''
*{{en}} [http://www.lpi.usra.edu/resources/gc/gchome.shtml Ganymede Crater Database] Lunar and Planetary Institute

{{Satelliti di Giove}}
{{portale|sistema solare}}
{{vetrina|20|giugno|2009|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Ganimede_(astronomia)|arg=astronomia}}
{{Link AdQ|en}}
{{Link AdQ|vi}}

{{Link AdQ|zh}}

[[Categoria:Ganimede| ]]
[[Categoria:Satelliti di Giove]]

[[af:Ganymedes (maan)]]
[[als:Ganymed (Mond)]]
[[ar:جانيميد]]
[[bg:Ганимед (спътник)]]
[[br:Ganymede (loarenn)]]
[[bs:Ganimed (mjesec)]]
[[ca:Ganimedes (satèl·lit)]]
[[co:Ganimede]]
[[cs:Ganymed (měsíc)]]
[[da:Ganymedes (måne)]]
[[de:Ganymed (Mond)]]
[[el:Γανυμήδης (δορυφόρος)]]
[[en:Ganymede (moon)]]
[[eo:Ganimedo (luno)]]
[[es:Ganímedes (satélite)]]
[[et:Ganymedes (kuu)]]
[[eu:Ganimede]]
[[fa:گانمید (ماه)]]
[[fi:Ganymedes]]
[[fr:Ganymède (lune)]]
[[frp:Ganimède (satèlite)]]
[[ga:Ganymede (gealach)]]
[[gl:Ganímedes (lúa)]]
[[he:גנימד]]
[[hr:Ganimed (mjesec)]]
[[hu:Ganümédész (hold)]]
[[id:Ganymede]]
[[io:Ganimede]]
[[is:Ganýmedes (tungl)]]
[[ja:ガニメデ (衛星)]]
[[ko:가니메데]]
[[la:Ganymedes (satelles)]]
[[lt:Ganimedas (palydovas)]]
[[lv:Ganimēds (pavadonis)]]
[[mk:Ганимед]]
[[ml:ഗാനിമേഡ്]]
[[mr:गॅनिमीड (उपग्रह)]]
[[nds:Ganymed (Maand)]]
[[nl:Ganymedes (maan)]]
[[nn:Jupitermånen Ganymede]]
[[no:Ganymedes (måne)]]
[[pl:Ganimedes (księżyc)]]
[[pt:Ganímedes (satélite)]]
[[ro:Ganymede (satelit)]]
[[ru:Ганимед (спутник)]]
[[sh:Ganimed (mjesec)]]
[[simple:Ganymede (moon)]]
[[sk:Ganymede (mesiac)]]
[[sl:Ganimed (luna)]]
[[sr:Ганимед (сателит)]]
[[sv:Ganymedes (måne)]]
[[tg:Ганимед (радиф)]]
[[th:แกนีมีด]]
[[tl:Ganymede]]
[[tr:Ganymede (uydu)]]
[[tt:Ганимед (иярчен)]]
[[uk:Ганімед (супутник)]]
[[ur:گانیمید]]
[[vi:Ganymede (vệ tinh)]]
[[wuu:木卫三]]
[[zh:木卫三]]
[[zh-classical:木衛三]]
[[zh-yue:木衛三]]

Versione delle 13:36, 23 mag 2010

Ganimede
(Giove III)
File:File:Ganymede, moon of Jupiter, NASA.jpg
Ganimede ripreso dalla sonda Galileo
Satellite diGiove
Scoperta11 gennaio 1610
ScopritoriGalileo Galilei
Simon Marius
Parametri orbitali
(all'epoca J2000.0)
Semiasse maggiore1 070 400 km
Perigiovio1 069 200 km
Apogiovio1 071 600 km
Circonf. orbitale6 725 500 km
Periodo orbitale7,15455296 giorni
(0,019588 anni)
Velocità orbitale10 868 m/s (min)
10 880 m/s (media)
10 892 m/s (max)
Inclinazione orbitale2,21°
Inclinazione rispetto
all'equat. di Giove
0,20°
Eccentricità0,0011
Dati fisici
Diametro medio5262,4 km
Superficie8,7 × 107 km²
Volume7,6 × 1019
Massa
1,4819 × 1023 kg
Densità media1,942 × 103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie1,43 m/s²
Velocità di fuga2 700 m/s
Periodo di rotazioneRotazione sincrona
Inclinazione assiale
Temperatura
superficiale
109 K (media)
Pressione atm.tracce
Albedo0,43
Dati osservativi
Magnitudine app.4,6 (media)
Magnitudine app.4,61

Ganimede è il principale satellite naturale del pianeta Giove e il più grande dell'intero sistema solare; supera per dimensioni (ma non per massa) lo stesso Mercurio.[1] Ganimede completa un'orbita attorno a Giove in poco più di sette giorni,[2] ed è in risonanza orbitale 1:2:4 con Europa ed Io, rispettivamente. Composto principalmente da silicati e ghiaccio d'acqua, è totalmente differenziato con un nucleo di ferro fuso. Si ritiene che un oceano di acqua salata esista a circa 200 km di profondità dalla superficie, compreso tra due strati di ghiaccio.[3] La superficie ganimediana presenta due principali tipologie di terreno: le regioni scure, antiche e fortemente craterizzate, che si ritiene si siano formate 4 miliardi di anni fa e che coprono un terzo della luna e le zone più chiare, di formazione leggermente più recente, ricche di scoscendimenti e scarpate che coprono la restante parte. La causa delle striature visibili nelle zone chiare non è ancora totalmente compresa, sebbene esse siano probabilmente il risultato dell'attività tettonica attivata dal riscaldamento mareale.[4]

Ganimede è l'unico satellite del sistema solare per cui è nota l'esistenza di un campo magnetico proprio, probabilmente sostenuto dai movimenti convettivi all'interno del nucleo di ferro fuso.[5] La ridotta magnetosfera ganimediana è immersa nella ben più grande magnetosfera gioviana, cui è collegata da linee di campo aperte. Il satellite presenta una tenue atmosfera di ossigeno, presente nella forma atomica (O), molecolare (O2) e forse come ozono (O3).[6] L'idrogeno atomico è un costituente minore dell'atmosfera. Ancora non è noto con certezza se il satellite sia dotato anche di una ionosfera.[7]

Scoperto da Galileo Galilei nel 1610,[8] deve il suo nome al personaggio di Ganimede, coppiere degli dei della mitologia greca, amato da Zeus (l'equivalente greco di Giove). Diverse missioni spaziali hanno potuto studiare Ganimede da vicino durante l'esplorazione del sistema di Giove; tra queste la Pioneer 10 ne ha raccolto le prime immagini ravvicinate,[9] le sonde Voyager hanno raffinato la stima delle sue dimensioni mentre la sonda Galileo ha scoperto, durante ripetuti sorvoli ravvicinati, l'esistenza del campo magnetico proprio ed ha suggerito quella dell'oceano sotto la superficie. La NASA sta valutando al momento l'opportunità di inviare una nuova missione per lo studio dei satelliti di Giove, tra cui Ganimede sarebbe uno degli obiettivi principali.

In gran parte della prima letteratura astronomica ci si riferiva a Ganimede servendosi della designazione numerica romana come Giove III o come "terzo satellite di Giove".

Osservazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Osservazione di Giove.
Giove osservato da un telescopio amatoriale. Si notano tre dei quattro satelliti medicei: a destra, Io; a sinistra, Europa (più interno) e Ganimede.

Fonti storiche riportano che Ganimede sarebbe stato visto ad occhio nudo dall'astronomo cinese Gan De, nel 364 a.C.[10] Tra i quattro satelliti medicei, Ganimede è quello con la magnitudine apparente più bassa. Essi sarebbero in teoria visibili ad occhio nudo, se non fossero nascosti dalla luminosità di Giove. Considerazioni recenti, mirate a valutare il potere risolutivo dell'occhio nudo, sembrerebbero tuttavia indicare che la combinazione della ridotta distanza angolare tra Giove ed ognuno dei suoi satelliti e della luminosità del pianeta (anche valutando le condizioni in cui questa sarebbe minima) renderebbero impossibile per un uomo riuscire ad individuare uno di essi.[11]

Basta comunque un piccolo cannocchiale o telescopio rifrattore per poter osservare con facilità Ganimede e gli altri satelliti medicei,[12] che appaiono come quattro piccoli punti luminosi, disposti lungo il prolungamento dell'equatore del pianeta.[13] Ganimede orbita attorno a Giove piuttosto rapidamente ed è possibile seguirne la rotazione attorno al pianeta tra una notte e l'altra.

Ogni 5,93 anni la Terra si trova per alcuni mesi in prossimità del piano su cui giacciono le orbite dei satelliti medicei. In questa occasione è possibile assistere a transiti ed eclissi tra i satelliti e Giove ed anche tra i satelliti stessi.[14] Queste occultazioni mutue sono state utilizzate per confrontare i satelliti in albedo.[14] Questi fenomeni non sono rari, anzi ne possono capitare anche qualche centinaio durante una fase di periodico allineamento.[14] È in generale complesso osservare l'eclissi di una luna per opera di un'altra luna, perché l'ombra del corpo anteriore non è visibile sullo sfondo dello spazio finché il corpo posteriore non l'attraversa; di più semplice osservazione è il caso in cui l'eclissi avvenga mentre l'ombra del corpo anteriore ed il corpo celeste posteriore stiano transitando sul disco di Giove. Sebbene raro, è possibile che si verifichi l'eclissi di un satellite per opera di un altro, mentre le ombre di entrambi stiano transitando sul disco di Giove. Durante questo evento, avvenuto ad esempio l'11 giugno 1991 tra Io e Ganimede, si osservano le due ombre raggiungersi ed unirsi, mentre il satellite più interno diventa scuro.[14] Un'altra rara possibilità è che un satellite esterno sia occultato da un satellite più interno eclissato a sua volta da Giove.[14] Se la coppia coinvolta nel fenomeno fosse composta da Ganimede e Callisto, l'eclissi di Callisto sarebbe totale.

Replica di un carteggio autografo di Galileo in merito alla scoperta dei quattro satelliti medicei in orbita attorno a Giove. NASA

Storia delle osservazioni

Scoperta e denominazione

La scoperta di Ganimede è attribuita a Galileo Galilei, che ne documentò per primo l'esistenza nel 1610 nel Sidereus Nuncius;[15] il nome fu suggerito da Simon Marius, anche se cadde per un lungo tempo in disuso. Fino alla metà del XX secolo, nella letteratura astronomica ci si riferiva a Ganimede servendosi della designazione numerica romana (introdotta da Galileo) come Giove III o come "terzo satellite di Giove". In seguito alla scoperta dei satelliti di Saturno fu adottata la nomenclatura attuale. Si tratta dell'unico satellite mediceo ad essere intitolato ad una figura mitologica di sesso maschile.[16]

Storicamente la denominazione degli asteroidi è stata distinta da quella dei satelliti naturali. Ad ogni asteroide infatti sin dalla fine del XIX secolo è assegnato un nome ed numero progressivo (in cifre arabe e che segue l'ordine di scoperta);[17] la denominazione di un satellite naturale, come abbiamo visto, adotta oltre al nome del satellite, il nome del pianeta attorno a cui orbita, seguito da un numero romano (che inizialmente avrebbe dovuto tener conto dell'ordine di distanza dell'orbita dal pianeta, con il numero I assegnato al satellite più vicino al pianeta, il II al successivo e così via, ma che ormai segue anch'esso l'ordine di scoperta) e la numerazione ricomincia per ogni pianeta.[18] È stato quindi permesso che nomi già assegnati ad alcuni satelliti naturali fossero riutilizzati anche per identificare degli asteroidi e viceversa. Ciò è avvenuto anche per l'asteroide 1036 Ganymed scoperto nel 1924 da Walter Baade che reca lo stesso nome della terza luna di Giove.

Dalla scoperta all'era spaziale

Immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble che mostra Ganimede all'inizio di un transito dietro il disco di Giove. NASA

L'annuncio della scoperta dei satelliti galileiani destò l'attenzione degli astronomi dell'epoca che si unirono a Galileo ed a Simon Marius nella loro osservazione. Mentre Martin Horky nella sua Brevissima Peregrinatio Contra Nuncium Sidereum sostenne che l'osservazione dei presunti satelliti galileiani fosse derivata dalla presenza di diffetti nel telescopio, Keplero eseguì delle osservazioni in proprio e confermò la scoperta nel Narratio de observatis a se quatuor Iovis satellitibus erronibus, pubblicato nel 1611.[19] Anche gli astronomi Thomas Harriot e Nicolas-Claude Fabri de Peiresc pubblicarono le proprie osservazioni dei satelliti galileiani, rispettivamente in Inghilterra e Francia.[20]

Per i due secoli successivi i principali studi si concentrarono sulla determinazione dell'orbita dei satelliti e sul calcolo delle loro effemeridi. All'inizio del 1611, ne furono determinati i periodi orbitali. Odierna (1656), Cassini (1668), Pound (1719) e Bradley (1718-1749) pubblicarono tavole di effemeridi e predissero le eclissi tra i satelliti ed il pianeta.[20] Le prime teorie valide per spiegare il moto dei satelliti furono avanzate da Bailly e Lagrange (1766). Laplace (1788), infine, completò il lavoro producendo un modello teorico in grado di spiegare con completezza il moto dei satelliti galileiani.[20]

Una stima del diametro di Ganimede prossima al valore misurato dalla sonda Voyager 1 fu ottenuta alla fine dell'Ottocento.[21] Lo sviluppo nei telescopi registrato nel XX secolo ha pemesso l'individuazione di qualche dettaglio e del colore delle superfici;[16] soltanto l'era spaziale, tuttavia, ha permesso di migliorare significativamente le conoscenze scientifiche su Ganimede e sugli altri satelliti galileiani ad opera di missioni esplorative in loco e di osservazioni condotte da Terra attraverso il Telescopio spaziale Hubble.

Missioni spaziali

Lo stesso argomento in dettaglio: Esplorazione di Giove.
Immagine di Ganimede in veri colori ripresa dalla sonda Galileo.

Diverse sonde lanciate per l'esplorazione di Giove hanno esplorato Ganimede in dettaglio. Le prime furono le Pioneer 10 e 11,[9] nessuna delle quali però fornì molte informazioni sul satellite.[22] Le sonde successive furono le Voyager 1 e 2 nel 1979. Esse ne rivelarono le dimensioni, dimostrando che Ganimede è più grande di Titano, fino ad allora ritenuto il più grande satellite naturale del Sistema solare.[23] Furono allora osservate anche le regioni di terreno con scarpate.[23]

Nel 1995 la sonda Galileo entrò in orbita attorno a Giove ed eseguì sei sorvoli ravvicinati di Ganimede tra il 1996 ed il 2000.[24] Tali fly-by furono indicati come G1, G2, G7, G8, G28 e G29.[5] Durante il sorvolo più ravvicinato, la Galileo passò a soli 264 km dalla superficie della luna.[5] Durante il primo sorvolo nel 1996, il G1, fu scoperta l'esistenza del campo magnetico di Ganimede,[25] mentre l'annuncio della scoperta dell'oceano avvenne nel 2001.[24][5] La Galileo trasmise a Terra un gran numero di immagini spettrali che permisero la scoperta di componenti non ghiacciati della superficie di Ganimede.[26] La sonda che ha attraversato il sistema di Giove più recentemente è stata la New Horizons nel 2007, diretta verso Plutone. La New Horizons ha raccolto mappe topografiche e della composizione della luna.[27][28]

Proposta per il lancio nel 2020, la Europa Jupiter System Mission (EJSM) è una missione congiunta NASA/ESA per l'esplorazione delle lune di Giove. L'approvazione della missione era subordinata alla vittoria della gara di interesse con la Titan Saturn System Mission, diretta verso Titano ed Encelado: la scelta è avvenuta nel febbraio del 2009.[29] L'EJSM consiste del Jupiter Europa Orbiter, di costruzione NASA, del Jupiter Ganymede Orbiter, di costruzione ESA ed eventualmente del Jupiter Magnetospheric Orbiter, di costruzione JAXA.

Una precedente proposta di porre un orbiter attorno a Ganimede (che avrebbe permesso uno studio dettagliato della luna) era inclusa nella missione Jupiter Icy Moons Orbiter della NASA, successivamente cancellata. La propulsione per la navicella sarebbe dovuta esser fornita per mezzo della fissione nucleare.[30] Tuttavia, la missione fu appunto cancellata nel 2005 a causa di tagli nel budget della NASA.[31] Un'altra vecchia proposta era stata chiamata The Grandeur of Ganymede.[32]

Parametri orbitali e rotazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Parametri orbitali di Ganimede.

Ganimede orbita attorno a Giove ad una distanza di 1 070 400 km, terzo tra i satelliti medicei.[2] Completa una rivoluzione ogni sette giorni e tre ore. Come la maggior parte delle lune conosciute, Ganimede è in rotazione sincrona con Giove, con un emisfero del satellite costantemente rivolto verso il pianeta.[24] L'orbita è caratterizzata da un bassissimo valore dell'eccentricità e dell'inclinazione rispetto al piano equatoriale di Giove; entrambi i valori cambiano quasi con periodicità a causa delle perturbazioni gravitazionali del Sole e degli altri pianeti con una tempistica di secoli. Gli intervalli di variazione sono di 0,0009-0,0022 e 0,05-0,32° rispettivamente.[33] A queste variazioni nell'orbita corrispondono variazioni comprese tra gli 0 e gli 0,33° nell'inclinazione dell'asse di rotazione della luna rispetto all'asse ortogonale al piano orbitale.[34]

La risonanza di Laplace di Ganimede, Europa ed Io.

Ganimede è in risonanza orbitale con Io ed Europa: ad ogni orbita di Ganimede, Europa ed Io completano rispettivamente due e quattro orbite.[33][35] La congiunzione superiore tra Io ed Europa avviene sempre quando Io è al periasse dell'orbita ed Europa all'apoasse. La congiunzione superiore tra Europa e Ganimede avviene quando Europa è nelle vicinanze del periasse.[33] Le longitudini delle congiunzioni di Io-Europa ed Europa-Ganimede cambiano con la stessa velocità, rendendo possibile che si verifichi una congiunzione triplice. Una così complicata forma di risonanza è detta risonanza di Laplace.[36]

La risonanza di Laplace attualmente esistente non è in grado di aumentare l'eccentricità dell'orbita di Ganimede.[36] Il valore di circa 0,0013 è probabilmente ciò che rimane di un'epoca precedente, quando le variazioni erano possibili.[35] L'eccentricità orbitale di Ganimede è in qualche modo sconcertante: se non fosse esistito un meccanismo che la avesse mantenuta (o "alimentata"), avrebbe dovuto essersi azzerata tempo fa a causa della dissipazione mareale nell'interno di Ganimede.[36] Ciò significa che l'ultimo episodio di eccitazione dell'eccentricità è avvenuto soltanto diverse centinaia di milioni di anni fa.[36] Poiché l'eccentricità orbitale di Ganimede è relativamente bassa (0,0015 in media[35]) il riscaldamento mareale della luna oggi è trascurabile.[36] Tuttavia, nel passato Ganimede potrebbe aver attraversato più fasi di risonanza simile a quella di Laplace,[37] che potrebbero aver aumentato l'eccentricità orbitale fino a valori di 0,01-0,02.[4][36] Ciò deve aver determinato la generazione di un significativo quantitativo di calore mareale all'interno di Ganimede e la formazione del terreno striato potrebbe essere il risultato di uno o più di questi episodici riscaldamenti.[4][36]

L'origine della risonanza di Laplace tra Io, Europa e Ganimede è sconosciuta. Esistono due ipotesi a riguardo: che sia esistita dalla formazione del Sistema solare[38] oppure che si sia sviluppata in seguito. Una possibile sequenza degli eventi è la seguente: Io sollevava maree su Giove ed il processo causò un'espansione dell'orbita finché non fu raggiunta la risonanza 2:1 con Europa; dopo di ciò, l'espansione continuò, ma parte del momento angolare venne trasferito ad Europa mentre la risonanza determinava che anche l'orbita della seconda luna si espandesse; il processo continuò finché Europa instaurò una risonanza 2:1 con Ganimede.[36] Infine, la velocità di spostamento delle congiunzioni tra le tre lune si sincronizzò e le bloccò nella risonanza di Laplace.[36]

Composizione

La densità media di Ganimede, 1,936 g/cm3, suggerisce che acqua, prevalentemente in forma ghiacciata, e materiali rocciosi compongano la luna in ugual misura.[4] Il valore del rapporto tra la massa dei ghiacci e la massa totale di Ganimede (frazione di massa) è compreso tra 46-50%, leggermente inferiore a quello stimato per Callisto.[39] Potrebbero essere presenti altri ghiacci di sostanze volatili, come l'ammoniaca.[39][40] La composizione esatta delle rocce di Ganimede non è nota, ma è probabilmente simile alla composizione della condriti ordinarie di tipo L o LL, caratterizzate da un quantitativo complessivo di ferro inferiore rispetto alle condriti H (tra l'altro con meno ferro metallico e più ossido di ferro). Il rapporto di peso tra ferro e silicio è di 1,05:1,27 per Ganimede, mentre è di 1,8 per il Sole.[39]

La superficie di Ganimede ha un'albedo del 43%.[41] Il ghiaccio d'acqua sembra essere onnipresente sulla superficie, con una frazione di massa del 50-90%,[4] significativamente superiore che in Ganimede come un intero. Analisi spettroscopiche nel vicino infrarosso hanno rivelato la presenza di forti bande di assorbimento del ghiaccio d'acqua, a lunghezze d'onda di 1,04, 1,25, 1,5, 2,0 e 3,0 μm.[41] Il terreno scanalato è più luminoso e si compone di un quantitativo di ghiaccio superiore rispetto ai terreni più scuri.[42] L'analisi di spettri ad alta risoluzione nel vicino infrarosso e nell'ultravioletto ottenuti dalla sonda Galileo e da terra, hanno rivelato anche altri materiali: anidride carbonica (CO2), anidride solforosa (SO2) e probabilmente il cianogeno ((CN)2), l'idrogeno solfato (HSO4-) e vari composti organici.[4][26] I dati raccolti dalla Galileo hanno rivelato inoltre la presenza di solfato di magnesio (MgSO4) e, probabilmente, solfato di sodio (Na2SO4) sulla superficie di Ganimede.[24][43] Questi sali potrebbero essersi originati nell'oceano al di sotto della superficie.[43]

La superficie di Ganimede è asimmetrica; l'emisfero "anteriore",[44] che guarda verso la direzione di avanzamento della luna sulla sua orbita, è più luminoso rispetto a quello posteriore.[41] Lo stesso accade su Europa, mentre su Callisto accade la situazione opposta.[41] L'emisfero anteriore di Ganimede sembra essere il più ricco di diossido di zolfo,[45][46] mentre la distribuzione dell'anidride carbonica non sembra rivelare alcuna asimmetria tra gli emisferi (sebbene non siano state osservate le regioni in prossimità dei poli).[26][47] I crateri da impatto su Ganimede (eccetto uno) non presentano arricchimento di anidride carbonica, cose che nuovamente distingue Ganimede da Callisto. I livelli di anidride carbonica di Ganimede furono probabilmente esauriti nel passato.[47]

Struttura interna

Lo stesso argomento in dettaglio: Struttura interna di Ganimede.
Modello della struttura interna di Ganimede.

Ganimede si compone principalmente di silicati e ghiaccio d'acqua; presenta una crosta ghiacciata che scivola su di un mantello di ghiaccio più tiepido, e che potrebbe anche ospitare uno strato di acqua liquida.

Le indicazioni provenienti dalla sonda Galileo sembrano suffragare una differenziazione di Ganimede in tre strati concentrici: un piccolo nucleo di ferro-solfuro di ferro, un mantello roccioso ricco di silicati ed una crosta ghiacciata.[48][4] Il modello è supportato da un basso valore del momento di inerzia adimensionale,[49] pari a 0,3105 ± 0,0028, misurato durante i fly-by della sonda Galileo.[48][4] Per una sfera omogenea esso vale 0,4, ma il suo valore diminuisce se la densità aumenta con la profondità. Ganimede ha il momento d'inerzia adimensionale più basso tra i corpi solidi del Sistema solare. L'esistenza di un nucleo liquido e ricco in ferro fornirebbe inoltre una spiegazione piuttosto semplice dell'esistenza del campo magnetico proprio della luna, misurato dalla sonda Galileo.[50] I moti convettivi nel ferro liquido, che presenta una conduttività elettrica elevata, è il modello più ragionevole per la generazione di un campo magnetico planetario.[5] La presenza di un nucleo metallico suggerisce inoltre che in passato Ganimede possa essere stato esposto a temperature più elevate delle attuali.

Gli spessore indicati degli strati all'interno di Ganimede dipendono dalla presunta composizione dei silicati (olivine e pirosseni) nel mantello e dei solfuri nel nucleo.[39][48] I valori più probabili sono di 700–900 km per il raggio del nucleo e 800–1000 km per lo spessore del mantello ghiacciato esterno, con la parte rimanente occupata dal mantello di silicati.[50][48][51][52]

La densità del nucleo è di 5,5–6 g/cm3 e quella del mantello di silicati è di 3,4–3,6 g/cm3.[50][48][51][39] Alcuni modelli per la generazione di un campo magnetico planetario richiedono l'esistenza di un nucleo solido di ferro puro all'interno del nucleo liquido di Fe-FeS - similmente alla struttura del nucleo terrestre. Il raggio di tale nucleo solido potrebbe raggiungere un valore massimo di 500 km.[50] Il nucleo di Ganimede è caratterizzato da una temperatura di circa 1500–1700 K e da una pressione di 100 kBar (equivalente a GPa).[48][50]

Atmosfera

Lo stesso argomento in dettaglio: Atmosfera di Ganimede.

Nel 1972, un team di astronomi indiani, britannici e statunitensi che lavoravano presso l'Osservatorio Bosscha in Indonesia annunciarono la scoperta di una sottile atmosfera attorno al satellite durante l'occultazione di una stella da parte di Giove e dello stesso Ganimede.[53] Essi ipotizzarono una pressione superficiale di 1 μBar circa (0,1 Pa).[53]

Tuttavia nel 1979, la sonda Voyager 1 osservò l'occultazione della stella κ Centauri durante il suo sorvolo del pianeta, compiendo analisi che portarono a risultati differenti da quelli trovati nel 1972.[54] Le misurazioni furono condotte nello ultravioletto lontano, ad una lunghezza d'onda inferiore ai 200 nm, e, sebbene molto più sensibili alla presenza dei gas rispetto alle osservazioni nel visibile fatte nel 1972, la sonda non rilevò alcuna atmosfera. Il limite superiore della densità numerica fu stimato essere di 1,5×109 cm−3, corrispondente ad una pressione superficiale di circa 2,5×10-5 μBar,[54] cioè un valore di cinque ordini di grandezza inferiore a quanto troppo ottimisticamente era stato indicato nel 1972.[54]

Al contrario dei dati della Voyager, una tenue atmosfera di ossigeno, similmente a quanto trovato anche per Europa, venne rilevata su Ganimede dal Telescopio spaziale Hubble nel 1995.[6][55] Il telescopio spaziale rilevò la presenza di ossigeno atomico da osservazioni nel lontano ultravioletto, alle lunghezze d'onda di 130,4 nm e 135,6 nm, che individuarono il manifestarsi di airglow. Questo tipo di emissioni si verificano quando l'ossigeno molecolare viene dissociato in atomi dall'impatto con elettroni,[6] rivelando così la presenza di un'atmosfera sostanzialmente neutra composta principalmente di molecole di O2. Il valore della densità numerica alla superficie è probabilmente compreso tra 1,2-7×108 cm-3, corrispondente alla pressione superficiale di 0,2–1,2×10-5 μBar.[6][56] Questi valori sono in accordo con il limite superiore ricavato dai dati raccolti dalla Voyager e calcolato nel 1981.

Mappa in falsi colori di Ganimede che mostra le variazioni termiche della superficie.

L'ossigeno non è però una prova dell'esistenza di vita su Ganimede; si pensa infatti che esso sia prodotto per effetto delle radiazioni incidenti sulla superficie, che determinano la scissione in idrogeno e ossigeno di molecole di ghiaccio d'acqua lì presenti. Mentre l'idrogeno viene rapidamente disperso a causa del suo basso peso atomico, l'ossigeno così liberato va a costituire l'atmosfera del satellite.[55] Le emissioni luminose (airglow) osservate su Ganimede non sono spazialmente omogenee come lo sono quelle su Europa. Il Telescopio spaziale Hubble ha osservato due chiazze luminose localizzate nell'emisfero sud e nell'emisfero nord, vicino ai ± 50° di latitudine, corrispondenti al confine tra le linee di campo aperte e chiuse del campo magnetico di Ganimede.[57] Le emissioni luminose potrebbero essere aurore polari, causate dalla precipitazione del plasma lungo le linee di campo aperte.[58]

L'esistenza di un'atmosfera neutra implica quella di una ionosfera, poiché le molecole di ossigeno vengono ionizzate dall'impatto con gli elettroni altamente energetici provenienti dalla magnetosfera[59] e dalle radiazioni solari nell'estremo ultravioletto.[7] Tuttavia, la natura della ionosfera di Ganimede è ancora controversa, come lo è del resto la natura dell'atmosfera. Alcune misurazioni della sonda Galileo accertarono un valore elevato della densità di elettroni vicino al satellite, suggerendo così la presenza di una ionosfera, mentre altre misurazioni non riuscirono a rilevare niente.[7] La densità di elettroni vicino alla superficie potrebbe essere dell'ordine di circa 400–2500 cm−3.[7] Al 2008, non sono stati ancora trovati limiti precisi dei parametri che caratterizzano la ionosfera ganimediana.

Ulteriori evidenze di una atmosfera di ossigeno derivano dal rilevamento spettroscopico di gas intrappolato tra i ghiacci d'acqua di Ganimede. La scoperta di ozono (O3) nell'atmosfera venne annunciata nel 1996.[60] Nel 1997 venne rivelata, tramite l'analisi delle righe di assorbimento spettroscopico, la presenza di una fase densa di ossigeno molecolare, compatibile con del gas intrappolato nel ghiaccio d'acqua. L'intensità delle righe di assorbimento rilevate dipende più dalla latitudine e dalla longitudine che dall'albedo della superficie; le righe tendono a diminuire all'aumentare della latitudine, mentre l'ozono mostra un comportamento opposto [61]. Esperimenti di laboratorio hanno trovato che, alla temperatura relativamente calda di 100 K della superficie di Ganimede, l'ossigeno molecolare tende a dissolversi nel ghiaccio invece di raggrupparsi in bolle [62].

La ricerca del sodio nell'atmosfera, subito dopo il ritrovamento dello stesso su Europa, non portò ad alcun risultato nel 1997; pertanto il sodio è almeno 13 volte meno abbondante su Ganimede che su Europa. La causa è legata o alla relativa scarsezza sulla superficie o al fatto che la magnetosfera scherma le particelle più energetiche.[63] Un altro costituente minore dell'atmosfera di Ganimede è l'idrogeno atomico. Gli atomi di idrogeno vennero scoperti a 3000 km dalla superficie. La loro densità sulla superficie è di circa 1,5×104 cm−3.[64]

Superficie

Lo stesso argomento in dettaglio: Superficie di Ganimede.
Mosaico dell'emisfero di Ganimede non visibile da Giove, composto da immagini raccolte dalla Voyager 2. L'area scura e più antica visibile in alto a destra è la Galileo Regio. È saparata dalla regione scura più piccola Marius Regio alla sua sinistra dal più chiaro e più giovane Uruk Sulcus. Ghiaccio relativamente recente eiettato dal Cratere Osiride crea i raggi in basso.

La superficie di Ganimede presenta due tipologie di terreno assai differenti; regioni scure, antiche e fortemente craterizzate si contrappongono a zone più chiare, di formazione più recente, ricche di scoscendimenti e scarpate.[65] La loro origine è chiaramente di natura tettonica,[4] ed è probabilmente da attribuirsi ai movimenti di rilassamento e di riposizionamento della crosta ghiacciata del satellite. Sono visibili anche formazioni geologiche che testimoniano la presenza di flussi lavici in passato; sembrerebbe invece che il criovulcanismo abbia svolto soltanto un ruolo marginale.[4] Grazie ad analisi spettroscopiche delle regioni più scure sono state individuate tracce di materiali organici che potrebbero indicare la composizione degli impattatori che parteciparono al processo di accrezione dei satelliti di Giove.[32] Le regioni più giovani della superficie ganimediana sono relativamente simili a quelle di Encelado, Ariel e Miranda; le regioni più antiche, che coprono circa un terzo della superficie,[65] ricordano la superficie di Callisto.

Il motore degli sconvolgimenti tettonici potrebbe essere connesso con gli episodi di riscaldamento mareale avvenuti nel passato della luna, probabilmente rafforzatisi quando il satellite attraversava fasi di risonanza orbitale instabile.[4][66] La deformazione mareale del ghiaccio potrebbe aver riscaldato l'interno della luna e teso la litosfera, conducendo alla formazione di fratture e di sistemi di horst e graben, che erosero il terreno più antico e più scuro sul 70% della superficie.[67][4] La formazione del terreno più chiaro e striato potrebbe essere anche connessa con quella del nucleo, durante la cui evoluzione pennacchi di acqua calda proveniente dalle profondità della luna potrebbero essere risaliti alla superficie, determinando la deformazione tettonica della litosfera.[68]

Il riscaldamento derivante dal decadimento da elementi radioattivi all'interno del satellite è la principale fonte di calore interno attualmente esistente. Dal flusso di calore da esso generato dipende, ad esempio, lo spessore dell'oceano sotto superficiale. Modelli recenti sembrerebbero indicare che il flusso di calore prodotto dal riscaldamento mareale potrebbe aver raggiungere un ordine di grandezza maggiore rispetto al flusso attuale se l'eccentricità fosse stata anch'essa di un ordine di grandezza maggiore dell'attuale (come potrebbe essere stato nel passato).[69]

Crateri da impatto recenti sul suolo striato di Ganimede.

Entrambi i tipi di terreno sono fortemente craterizzati, con il terreno più scuro che sembra essere saturato da crateri e la cui evoluzione è avvenuta grandemente per mezzo di eventi di impatto.[4] Il terreno più chiaro e striato presenta un numero nettamente inferiore di caratteristiche da impatto, che hanno avuto un ruolo di minore importanza nell'evoluzione tettonica del terreno.[4] La densità dei crateri suggerisce che il terreno scuro risalga a 3,5-4 miliardi di anni fa, un'età simile a quella degli altipiani lunari, mentre il terreno chiaro sarebbe più recente (ma non è chiaro di quanto)[70] Ganimede potrebbe aver sperimentato un periodo di intenso bombardamento meteorico da 3,5 a 4 miliardi di anni fa, simile a quello sperimentato dalla Luna.[70] Se fosse vero, la grande maggioranza degli impatti sarebbe avvenuta in quell'epoca ed il tasso di craterizzazione da allora si sarebbe fortemente ridotto.[1] Alcuni crateri si sovrappongono alle fenditure nel terreno, mentre altri ne sono divisi; questo indica un'origine simultanea dei diversi tipi di formazione geologica. I crateri più recenti presentano anche le caratteristiche strutture a raggiera;[71][1] a differenza dei crateri lunari, tuttavia, essi sono relativamente più piatti e meno pronunciati, e sono privi dei rilievi circostanti e della depressione centrale, probabilmente per via dell'assenza di roccia dalla superficie del satellite. La superficie ganimediana è inoltre ricca di palinsesti,[1] antichi crateri livellati dall'attività geologica successiva, che ha lasciato traccia dell'antica parete solamente sotto forma di una variazione di albedo.

La formazione principale della superficie di Ganimede è una pianura scura nota come Galileo Regio, in cui sono distinguibili una serie di fenditure concentriche, o solchi, probabilmente originatisi durante un periodo di attività geologica.[72] Un'altra importante caratteristica di Ganimede sono le calotte polari, probabilmente composte di brina di acqua. La brina raggiunge i 40° di latitudine.[24] Le calotte polari furono osservate la prima volta dalle sonde Voyager. Sono state sviluppare due teorie sulla loro formazione: esse potrebbero derivare dalla migrazione di acqua a latitudini maggiori, oppure dal bombardamento da plamsa del ghiaccio superficiale. I dati raccolti durante la missione Galileo suggeriscono che la seconda ipotesi è quella corretta.[73]

Campo magnetico

Immagine di Ganimede ripresa dalla sonda Galileo. I colori sono stati esaltati.[74]

La sonda Galileo ha eseguito sei sorvoli ravvicinati di Ganimede tra il 1995 ed il 2000 (indicati come G1, G2, G7, G8, G28 e G29)[5] ed ha scoperto che la luna ha un campo magnetico proprio all'interno della ben più vasta magnetosfera di Giove, ma indipendente da questa.[75] Il valore del momento magnetico è di circa 1,3×1013 T·m3,[5] un valore tre volte superiore a quello del pianeta Mercurio. L'asse del dipolo magnetico è inclinato rispetto all'asse di rotazione di Ganimede di 176°, opponendosi quindi al campo magnetico di Giove;[5] è quindi possibile che si verifichino episodi di riconnessione magnetica. Il polo nord magnetico si trova al di sotto del piano orbitale. Il campo magnetico di Ganimede raggiunge un'intensità di 719 ± 2 nT all'equatore della luna,[5] mentre il campo magnetico di Giove ha un'intensità di circa 120 nT in corrispondenza dell'orbita di Ganimede.[75] In corrispondenza dei poli, il campo magnetico di Ganimede raggiunge un'intensità doppia di quella misurata all'equatore - 1440 nT.[5]

Il campo magnetico permanente scava una nicchia attorno a Ganimede, creando una piccola magnetosfera inclusa in quella di Giove. Nel Sistema solare, questa caratteristica non si ripete per alcun'altra luna.[75] Il diametro della magnetosfera di Ganimede è pari a 4–5 RG (RG = 2.631,2 km).[76] La magnetosfera presenta una regione di linee di campo chiuse compresa entro i 30° di latitudine, dove sono intrappolate particelle cariche (elettroni e ioni), creando una sorta di fasce di van Allen.[76] La specie chimica più presente nella magnetosfera è ossigeno atomico ionizzato (O+)[7] che si adatta bene alla tenue atmosfera di ossigeno della luna. Nelle regioni polari, per latitudini superiori a 30°, le linee del campo magnetico sono aperte e connettono Ganimede con la ionosfera di Giove.[76] In queste regioni, sono state rilevate particelle cariche altamente energetiche (decine e centinaia di keV),[59] che potrebbero essere le responsabili delle aurore osservate attorno ai poli di Ganimede.[57] Inoltre, ioni pesanti precipitano continuamente sulle superfici polari della luna, determinando lo sputtering e lo scurimento del ghiaccio.[59]

Il campo magnetico di Ganimede all'interno della magnetosfera gioviana. Le linee di campo chiuse sono indicate in verde.

L'interazione tra la magnetosfera di Ganimede ed il plasma appartenente a quella gioviana è per molti aspetti simile all'interazione tra la magnetosfera terrestre ed il vento solare.[76][77] Il plasma co-rotante con Giove impatta sulla parte della magnetosfera di Ganimede opposta rispetto alla direzione di avanzamento della luna sulla sua orbita, così come il vento solare impatta sulla magnetosfera terrestre. La principale differenza è nella velocità del flusso di plasma - supersonico nel caso della Terra e subsonico nel caso di Ganimede. A causa di ciò, non si forma alcuna onda d'urto davanti all'emisfero "posteriore" di Ganimede.[77]

In aggiunta al campo magnetico proprio, Ganimede presenta un campo magnetico indotto.[5] La sua esistenza è connessa con la variazione del campo magnetico gioviano in prossimità della luna. Il momento indotto è diretto radialmente da o verso Giove e segue la direzione della variazione nel campo magnetico planetario. Il campo magnetico indotto ha un'intensità di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quello proprio; all'equatore l'intensità del campo è di circa 60 nT, circa la metà dell'intensità assunta dal campo magnetico di Giove nella stessa zona.[5] Il fatto che il campo magnetico indotto di Ganimede sia confrontabile con quelli di Callisto ed Europa indica che anche questa luna ha un oceano al di sotto della superficie con elevata conduttività elettrica.[5]

Poiché Ganimede è totalmente differenziato ed ha un nucleo metallico,[4][50] alcune teorie prevedono che il campo magnetico intrinseco sia generato in modo simile a quanto accade sulla Terra: dalla rotazione di materiale conduttore presente nel suo interno, nel quale si siano instaurati flussi di corrente elettrica.[5][50] A dispetto della presenza del nucleo ferroso però, il campo magnetico di Ganimede rimane enigmatico, particolarmente perché altri corpi simili a Ganimede ne sono sprovvisti.[4] Altre ricerche suggeriscono che il nucleo, relativamente piccolo nelle dimensioni, possa ormai essersi raffreddato al punto da non essere più in grado di sostenere il campo magnetico. In alternativa allora questo potrebbe derivare da uno strato di acqua liquida ricca di sale situato ad una profondità di circa 150 km. Altri studiosi invece ritengono che il nucleo possa essere ancora caldo, avendo ricevuto energia da episodi di risonanza orbitale e grazie ad un mantello composto da materiale particolarmente isolante.[67] Infine, un'ultima alternativa è che il campo sia generato da silicati magnetizzati presenti nel mantello, rimanenze di un passato in cui Ganimede possedeva un campo magnetico molto più potente generato dal nucleo ancora fluido.[4]

Origine ed evoluzione

La migliore immagine di Ganimede catturata dalle sonde Voyager.

Ganimede si è formato probabilmente per accrezione nella sub-nebulosa di Giove, un disco di gas e polveri che circondava il pianeta dopo la sua formazione.[78] Il processo ha richiesto circa 10 000 anni,[79] un lasso di tempo molto inferiore ai 100 000 anni stimati per l'accrezione di Callisto (causato probabilmente da un relativamente ridotto quantitativo di gas nella sub-nebulosa di Giove al momento della formazione dei satelliti galileiani).[78] Essendo Ganimede più interno di Callisto, la sua formazione ha richiesto comunque tempi inferiori perché avvenuta in una regione della nube più vicina a Giove e quindi più densa.[79] Un processo di formazione relativamente veloce ha impedito che il calore di accrezione fosse disperso nello spazio, favorendo il processo di differenziazione, che ha condotto alla separazione del ghiaccio dalle rocce e ad un'organizzazione interna secondo strati sovrapposti di composizione chimica differente. In ciò, Ganimede è molto differente da Callisto, che ha perso molto calore durante la lenta fase di accrezione ed oggi appare congelato in una forma precoce di differenziazione, con il processo completato solo parzialmente.[80] Questa ipotesi spiega il perché le due lune appaiano così differenti a dispetto di masse e composizioni assai simili.[52][80]

Subito dopo la formazione di Ganimede, il nucleo roccioso, che durante l'accrezione e la differenziazione aveva accumulato una grande quantità di calore, iniziò lentamente a trasmetterlo al mantello ghiacciato.[80] Quest'ultimo, a sua volta, lo trasferiva alla superficie per convezione.[52] Inoltre, il decadimento degli elementi radioattivi nelle rocce riscaldò ulteriormente il nucleo roccioso, determinandone un'ulteriore differenziazione in un nucleo di ferro-solfuro di ferro ed un mantello di silicati.[50][80] A questo punto, Ganimede aveva terminato il processo di differenziazione. Per paragone, si ritiene che il calore proveniente dal decadimento radioattivo in Callisto instaurò moti convettivi nell'interno ghiacciato della luna, che in definitiva la raffreddarono ed impedirono la fusione su grande scala del ghiaccio ed una rapida differenziazione.[81] I moti convettivi su Callisto hanno condotto solo ad una parziale separazione delle rocce dal ghiaccio.[81]

Ganimede oggi continua a raffreddarsi lentamente,[50] con il calore rilasciato dal nucleo e dal mantello di silicati che permette la sussistenza dell'oceano al di sotto della superficie,[40] mentre il lento raffreddamento del nucleo liquido di Fe - FeS determina i moti convettivi che supportano il campo magnetico.[50] Il flusso di calore attualmente proveniente da Ganimede è probabilmente maggiore rispetto a quello di Callisto.[80]

Ganimede nella fantascienza

Lo stesso argomento in dettaglio: Ganimede nella fantascienza.

Ganimede è divenuto tema letterario soprattutto nel corso del Novecento e prevalentemente in ambito fantascientifico. Prima che si avessero conoscenze dirette dell'aspetto della luna, Ganimede è stato spesso rappresentato come abitato da razze aliene e stravaganti.[82][83] In numerosi racconti, il satellite è sede di colonie terrestri[84] ed oggetto di un processo di terraformazione.[85] Isaac Asimov, nel racconto umoristico Natale su Ganimede del 1940, rivisita in chiave fantascientifica la leggenda di Babbo Natale ed immagina la vicenda di una ditta terrestre su Ganimede che fa uso di manodopera locale. James Blish, invece, ha preferito adattare gli esseri umani all'ambiente di Ganimede nel suo romanzo: Il seme tra le stelle del 1957. Philip K. Dick nel 1954 scrive un racconto, A Present for Pat (Un regalo per Pat), in cui un uomo di ritorno per lavoro da Ganimede porta in dono alla moglie un dio venerato dagli indigeni della luna. Tra i romanzi più recenti, ne La divisione Cassini del 1998, Ken MacLeod descrive una possibile civiltà umana sui satelliti di Giove. Piuttosto che avviare una radicale trasformazione dei satelliti galileiani, i personaggi di MacLeod si accontentano di ricavare un ambiente ospitale nel loro sottosuolo.

Note

  1. ^ a b c d (EN) Ganymede, su nineplanets.org, 31 ott 1997. URL consultato il 6 mag 2009.
  2. ^ a b Jupiter's Moons, su planetary.org, The Planetary Society. URL consultato il 6 mag 2009.
  3. ^ (EN) Solar System's largest moon likely has a hidden ocean, su jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory, 16 dic 2000. URL consultato il 7 mag 2009.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Adam P. Showman, Malhotra, Renu, The Galilean Satellites (PDF), in Science, vol. 286, 1999, pp. 77–84, DOI:10.1126/science.286.5437.77. URL consultato il 6 mag 2009. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Showman1999" è stato definito più volte con contenuti diversi
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) M.G. Kivelson, Khurana, K.K.; Coroniti, F.V. et al., The Permanent and Inductive Magnetic Moments of Ganymede (PDF), in Icarus, vol. 157, 2002, pp. 507–522, DOI:10.1006/icar.2002.6834. URL consultato il 7 mag 2009.
  6. ^ a b c d (EN) D.T. Hall, Feldman, P.D.; McGrath, M.A. et al., The Far-Ultraviolet Oxygen Airglow of Europa and Ganymede, in The Astrophysical Journal, vol. 499, maggio 1998, pp. 475–481, DOI:10.1086/305604. URL consultato il 7 mag 2009.
  7. ^ a b c d e (EN) Aharon Eviatar, Vasyliunas, Vytenis M.; Gurnett, Donald A. et al., The ionosphere of Ganymede (ps), in Plan.Space Sci., vol. 49, 2001, pp. 327–336, DOI:10.1016/S0032-0633(00)00154-9. URL consultato il 7 mag 2009. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Eviatar2001" è stato definito più volte con contenuti diversi
  8. ^ Galileo Galilei, Scoperte ottenute con l’uso di un nuovo occhiale nell’osservazione dei corpi celesti (PDF), su scarpaz.com, Scarpaz's web site, 12-03-1610. URL consultato l'11 feb 2009.
  9. ^ a b (EN) Pioneer 11, in Solar System Exploration, NASA. URL consultato il 6 maggio 2009.
  10. ^ Xi Zezong, "The Discovery of Jupiter's Satellite Made by Gan De 2000 years Before Galileo," Chinese Physics 2 (3) (1982): 664-67.
  11. ^ Adriano Gaspani, Gan De vide Ganimede?, su brera.mi.astro.it. URL consultato il 7 mag 2009.
  12. ^ (EN) Arlot, J.-E., Lainey, V, Observations of the satellites of Jupiter and Saturn (PDF), su rssd.esa.int. URL consultato il 7 mag 2009.
  13. ^ Observer les planètes : Système solaire : Jupiter, su planetobs.com. URL consultato il 7 mag 2009..
  14. ^ a b c d e (EN) Fred William Price, Jupiter, in The Planet Observer's Handbook, 2a, Cambridge University Press, 2000, p. 429, ISBN 978-0-521-78981-3. URL consultato il 7 mag 2009.
  15. ^ (EN) The Discovery of the Galilean Satellites, in Views of the Solar System, Space Research Institute, Russian Academy of Sciences. URL consultato il 24 non 2007.
  16. ^ a b Rogers, 1995.
  17. ^ (EN) New- And Old-Style Minor Planet Designations, su cfa.harvard.edu, Minor Planet Center. URL consultato il 12 feb 2009.
  18. ^ (EN) Natural Satellites Ephemeris Service, su cfa.harvard.edu, Minor Planet Center. URL consultato il 12 feb 2009.
  19. ^ Giuseppe Longo, L'astronomia del seicento (PDF), su people.na.infn.it. URL consultato il 7 mag 2009.
  20. ^ a b c (EN) J.-E. Arlot, Presentation of the Galilean Satellites of Jupiter and of their Mutual Phenomena, su imcce.fr, Institut de Mécanique Céleste et de Cacul des Éphémérides. URL consultato il 7 mag 2009.
  21. ^ I satelliti di Giove-Parte IX (PDF), in Il Sistema Solare, Iperastro. URL consultato il 7 mag 2009.
  22. ^ (EN) Exploration of Ganymede, su society.terraformers.ca, Terraformers Society of Canada. URL consultato il 6 gen 2008.
  23. ^ a b (EN) Voyager Jupiter Science Summary, su solarviews.com, Jet Propulsion Laboratory(JPL), 07-05-1990. URL consultato il 7 mag 2009.
  24. ^ a b c d e (EN) Ron Miller, William K. Hartmann, The Grand Tour: A Traveler's Guide to the Solar System, 3a, Workman Publishing, maggio 2005, pp. 108–114, ISBN 0-7611-3547-2. URL consultato il 6 mag 2009.
  25. ^ (EN) New Discoveries From Galileo, su www2.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory. URL consultato il 6 mag 2009.
  26. ^ a b c (EN) T.B. McCord, Hansen, G.V.; Clark, R.N. et al., Non-water-ice constituents in the surface material of the icy Galilelean satellites from Galileo near-infrared mapping spectrometer investigation, in J. of Geophys. Res., vol. 103, E4, 1998, pp. 8.603–8.626, DOI:10.1029/98JE00788. URL consultato il 6 mag 2009.
  27. ^ (EN) Pluto-Bound New Horizons Spacecraft Gets A Boost From Jupiter, su spacedaily.com, Space Daily. URL consultato il 6 mag 2009.
  28. ^ (EN) W.M. Grundy, Buratti, B.J.; Cheng, A.F. et al., New Horizons Mapping of Europa and Ganymede, in Science, vol. 318, 2007, pp. 234–237, DOI:10.1126/science.1147623. URL consultato il 5 mag 2009.
  29. ^ (EN) Cosmic Vision:2015-2025, su sci.esa.int, Agenzia Spaziale Europea (ESA), 2009. URL consultato il 27 mag 2009.
  30. ^ (EN) Jupiter Icy Moons Orbiter (JIMO), su daviddarling.info, The Internet Encyclopedia of Science. URL consultato il 6 mag 2009.
  31. ^ (EN) Jupiter Icy Moons Orbiter Victim of Budget Cut, su planetsurveyor.com, Planet Surveyor. URL consultato il 6 mag 2009.
  32. ^ a b (EN) R.T. Pappalardo, Khurana, K.K.; Moore, W.B., The Grandeur of Ganymede: Suggested Goals for an Orbiter Mission (PDF), in Lunar and Planetary Science, vol. 32, 2001, p. 4062. URL consultato il 6 mag 2009.
  33. ^ a b c (EN) Susanna Musotto, Varadi, Ferenc; Moore, William; Schubert, Gerald, Numerical Simulations of the Orbits of the Galilean Satellites, in Icarus, vol. 159, 2002, pp. 500–504, DOI:10.1006/icar.2002.6939. URL consultato il 5 mag 2009.
  34. ^ (EN) Bruce G. Bills, Free and forced obliquities of the Galilean satellites of Jupiter, in Icarus, vol. 175, n. 1, 2005, pp. 233–247, DOI:10.1016/j.icarus.2004.10.028. URL consultato il 6 mag 2009.
  35. ^ a b c (EN) High Tide on Europa, su space.com, 3 ott 2002. URL consultato il 5 mag 2009.
  36. ^ a b c d e f g h i (EN) Adam P. Showman, Malhotra, Renu, Tidal Evolution into the Laplace Resonance and the Resurfacing of Ganymede (PDF), in Icarus, vol. 127, 1997, pp. 93–111, DOI:10.1006/icar.1996.5669. URL consultato il 6 mag 2009.
  37. ^ Simile alla risonanza attualmente esistente tra le lune medicee, con l'unica differenza che le longitudini delle congiunzioni tra Io ed Europa e tra Europa e Ganimede cambierebbero con velocità fra loro diverse.
  38. ^ (EN) S.J. Peale, Lee, Man Hoi, A Primordial Origin of the Laplace Relation Among the Galilean Satellites, in Science, vol. 298, n. 5593, ottobre 2002, pp. 593–597, DOI:10.1126/science.1076557. URL consultato il 6 mag 2009.
  39. ^ a b c d e (EN) O.L. Kuskov, Kronrod, V.A., Internal structure of Europa and Callisto, in Icarus, vol. 177, n. 2, ottobre 2005, pp. 550–369, DOI:10.1016/j.icarus.2005.04.014. URL consultato il 6 mag 2009.
  40. ^ a b (EN) T. Spohn, Schubert, G., Oceans in the icy Galilean satellites of Jupiter? (PDF), in Icarus, vol. 161, 2003, pp. 456–467, DOI:10.1016/S0019-1035(02)00048-9. URL consultato il 6 mag 2009.
  41. ^ a b c d (EN) Wendy M. Calvin, lark, Roger N.;Brown, Robert H.; e Spencer John R., Spectra of the ice Galilean satellites from 0.2 to 5 µm: A compilation, new observations, and a recent summary, in J.of Geophys. Res., vol. 100, 1995, pp. 19.041–19.048, DOI:10.1029/94JE03349. URL consultato il 6 mag 2009.
  42. ^ (EN) Ganymede: the Giant Moon, su resa.net, Wayne RESA. URL consultato il 31 dic 2007.
  43. ^ a b (EN) Thomas B. McCord, Hansen, Gary B.; Hibbitts, Charles A., Hydrated Salt Minerals on Ganymede’s Surface: Evidence of an Ocean Below, in Science, vol. 292, n. 5521, maggio 2001, pp. 1523–1525, DOI:10.1126/science.1059916. URL consultato il 6 mag 2009.
  44. ^ L'emisfero anteriore è l'emisfero che guarda verso la direzione del moto orbitale, l'emisfero opposto è indicato come "posteriore".
  45. ^ (EN) Deborah Domingue, Lane, Arthur; Moth, Pimol, Evidence from IUE for Spatial and Temporal Variations in the Surface Composition of the Icy Galilean Satellites, in Bulletin of the American Astronomical Society, vol. 28, giugno 1996, p. 1070. URL consultato il 6 mag 2009.
  46. ^ (EN) Deborah Domingue, Lane, Arthur L.; Beyer, Ross A., IEU’s detection of tenuous SO2 frost on Ganymede and its rapid time variability, in Geophys. Res. Lett., vol. 25, n. 16, 1998, pp. 3.117-3.120, DOI:10.1029/98GL02386. URL consultato il 6 mag 2009.
  47. ^ a b (EN) C.A. Hibbitts, Pappalardo, R.; Hansen, G.V.; McCord, T.B., Carbon dioxide on Ganymede, in J.of Geophys. Res., vol. 108, E5, maggio 2003, p. 5.036, DOI:10.1029/2002JE001956. URL consultato il 7 mag 2009.
  48. ^ a b c d e f (EN) F. Sohl, Spohn, T; Breuer, D.; Nagel, K., Implications from Galileo Observations on the Interior Structure and Chemistry of the Galilean Satellites, in Icarus, vol. 157, 2002, pp. 104-119, DOI:10.1006/icar.2002.6828. URL consultato il 7 mag 2009.
  49. ^ Il momento d'inerzia adimensionale a cui ci si riferisce è: , dove I è il momento di inerzia, m la massa ed r il raggio massimo.
  50. ^ a b c d e f g h i j (EN) Steven A. Hauk, Aurnou, Jonathan M.; Dombard, Andrew J., Sulfur’s impact on core evolution and magnetic field generation on Ganymede, in =J. of Geophys. Res., vol. 111, settembre 2006, pp. E09008, DOI:10.1029/2005JE002557. URL consultato il 7 mag 2009.
  51. ^ a b (EN) O.L. Kuskov, Kronrod, V.A.; Zhidicova, A.P., Internal Structure of Icy Satellites of Jupiter (PDF), in Geophysical Research Abstracts, European Geosciences Union, vol. 7, 2005. URL consultato il 7 mag 2009.
  52. ^ a b c (EN) J. Freeman, Non-Newtonian stagnant lid convection and the thermal evolution of Ganymede and Callisto, in Planetary and Space Science, vol. 54, 2006, pp. 2–14, DOI:10.1016/j.pss.2005.10.003. URL consultato il 7 mag 2009.
  53. ^ a b (EN) R.W. Carlson, Bhattacharyya, J.C.; Smith, B.A. et al., Atmosphere of Ganymede from its occultation of SAO 186800 on 7 June 1972, in Science, vol. 53, 1973, p. 182. URL consultato il 7 mag 2009.
  54. ^ a b c (EN) A.L. Broadfoot, Sandel, B.R.; Shemansky, D.E. et al., Overview of the Voyager Ultraviolet Spectrometry Results through Jupiter Encounter (PDF), in Science, vol. 86, 1981, pp. 8.259–8.284. URL consultato il 7 mag 2009.
  55. ^ a b (EN) Hubble Finds Thin Oxygen Atmosphere on Ganymede, su www2.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory, NASA, 23 ott 1996. URL consultato il 6 mag 2009.
  56. ^ La densità numerica e la pressione al livello della superficie sono state calcolate dalla colonna della densità presente in Hall, et al. 1998, assumendo una scala delle altezze di 20 km ed una temperatura di 120 K.
  57. ^ a b (EN) Paul D. Feldman, McGrath, Melissa A.; Strobell, Darrell F. et al., HST/STIS Ultraviolet Imaging of Polar Aurora on Ganymede, in The Astrophysical Journal, vol. 535, 2000, pp. 1085–1090, DOI:10.1086/308889. URL consultato il 7 mag 2009.
  58. ^ (EN) R.E. Johnson, Polar “Caps” on Ganymede and Io Revisited, in Icarus, vol. 128, n. 2, 1997, pp. 469–471, DOI:10.1006/icar.1997.5746. URL consultato il 7 mag 2009.
  59. ^ a b c (EN) C. Paranicas, Paterson, W.R.; Cheng, A.F. et al., Energetic particles observations near Ganymede, in J.of Geophys.Res., vol. 104, A8, 1999, pp. 17.459–17.469, DOI:10.1029/1999JA900199. URL consultato il 7 mag 2009.
  60. ^ (EN) Keith S. Noll, Johnson, Robert E. et al., Detection of Ozone on Ganymede, in Science, vol. 273, n. 5273, luglio 1996, pp. 341–343, DOI:10.1126/science.273.5273.341. URL consultato il 7 mag 2009.
  61. ^ (EN) Wendy M. Calvin, Spencer, John R., Latitudinal Distribution of O2 on Ganymede: Observations with the Hubble Space Telescope, in Icarus, vol. 130, n. 2, dicembre 1997, pp. 505-516, DOI:10.1006/icar.1997.5842. URL consultato il 7 mag 2009.
  62. ^ (EN) R.A. Vidal, Bahr, D. et al., Oxygen on Ganymede: Laboratory Studies, in Science, vol. 276, n. 5320, 1997, pp. 1839–1842, DOI:10.1126/science.276.5320.1839. URL consultato il 7 mag 2009.
  63. ^ (EN) Michael E. Brown, A Search for a Sodium Atmosphere around Ganymede, in Icarus, vol. 126, n. 1, 1997, pp. 236–238, DOI:10.1006/icar.1996.5675. URL consultato il 7 mag 2009.
  64. ^ (EN) C.A. Barth, Hord, C.W.; Stewart, A.I. et al., Galileo ultraviolet spectrometer observations of atomic hydrogen in the atmosphere of Ganymede, in Geophys. Res. Lett., vol. 24, n. 17, 1997, pp. 2.147–2.150, DOI:10.1029/97GL01927. URL consultato il 7 mag 2009.
  65. ^ a b (EN) Wesley Petterson, Head, James W.; Collins, Geoffrey C. et al., A Global Geologic Map of Ganymede (PDF), in Lunar and Planetary Science, vol. 38, 2007, p. 1098. URL consultato il 7 mag 2009.
  66. ^ (EN) Adam P. Showman, Stevenson, David J.; Malhotra, Renu, Coupled Orbital and Thermal Evolution of Ganymede (PDF), in Icarus, vol. 129, 1997, pp. 367-383, DOI:10.1006/icar.1997.5778. URL consultato il 7 mag 2009.
  67. ^ a b (EN) M. T. Bland, Showman, A.P.; Tobie, G., Ganymede's orbital and thermal evolution and its effect on magnetic field generation (PDF), in Lunar and Planetary Society Conference, vol. 38, 2007, p. 2020. URL consultato il 7 mag 2009.
  68. ^ (EN) A.C. Barr, Pappalardo, R. T. et al., Rise of Deep Melt into Ganymede's Ocean and Implications for Astrobiology (PDF), in Lunar and Planetary Science Conference, vol. 32, 2001, p. 1.781. URL consultato il 7 mag 2009.
  69. ^ (EN) H. Huffmann, Sohl, F. et al., Internal Structure and Tidal Heating of Ganymede (PDF), in European Geosciences Union, Geophysical Research Abstracts, vol. 6, 2004. URL consultato il 7 mag 2009.
  70. ^ a b (EN) K. Zahnle, Dones, L., Cratering Rates on the Galilean Satellites (PDF), in Icarus, vol. 136, 1998, pp. 202-222, DOI:10.1006/icar.1998.6015. URL consultato il 7 mag 2009.
  71. ^ (EN) Ganymede, su lpi.usra.edu, Lunar and Planetary Institute, 1997. URL consultato il 6 mag 2009.
  72. ^ (EN) R. Casacchia, Strom, R.G., Geologic evolution of Galileo Regio, in Journal of Geophysical Research, vol. 89, 1984, pp. B419–B428, DOI:10.1029/JB089iS02p0B419. URL consultato il 7 mag 2009.
  73. ^ (EN) Krishan K. Khurana, Pappalardo, Robert T.; Murphy, Nate; Denk, Tilmann, The origin of Ganymede's polar caps, in Icarus, vol. 191, n. 1, 2007, pp. 193-202, DOI:10.1016/j.icarus.2007.04.022. URL consultato il 7 mag 2009.
  74. ^ (EN) Galileo has successful flyby of Ganymede during eclipse, su spaceflightnow.com, Spaceflight Now.
  75. ^ a b c (EN) The magnetic field and magnetosphere of Ganymede (PDF), in Geophys. Res. Lett., vol. 24, n. 17, 1997, pp. 2.155–2.158. URL consultato il 7 mag 2009.
  76. ^ a b c d (EN) M.G. Kivelson, Warnecke, J.; Bennett, L. et al., Ganymede’s magnetosphere: magnetometer overview (PDF), in Journal of Geophysical Research, vol. 103, E9, 1998, pp. 19.963–19.972, DOI:10.1029/98JE00227. URL consultato il 7 mag 2009.
  77. ^ a b (EN) M. Volwerk, Kivelson, M.G.; Khurana, K.K.; McPherron, R.L., Probing Ganymede’s magnetosphere with field line resonances (PDF), in J.of Geophys. Res., vol. 104, A7, 1999, pp. 14.729–14.738, DOI:10.1029/1999JA900161. URL consultato il 7 mag 2009.
  78. ^ a b (EN) Robin M. Canup, Ward, William R., Formation of the Galilean Satellites: Conditions of Accretion (PDF), in The Astronomical Journal, vol. 124, 2002, pp. 3.404-3.423, DOI:10.1086/344684. URL consultato il 7 mag 2009.
  79. ^ a b (EN) Ignacio Mosqueira, Estrada, Paul R., Formation of the regular satellites of giant planets in an extended gaseous nebula I: subnebula model and accretion of satellites, in Icarus, vol. 163, maggio 2003, pp. 198-231, DOI:10.1016/S0019-1035(03)00076-9. URL consultato il 7 mag 2009.
  80. ^ a b c d e (EN) William B. McKinnon, On convection in ice I shells of outer Solar System bodies, with detailed application to Callisto, in Icarus, vol. 183, 2006, pp. 435–450, DOI:10.1016/j.icarus.2006.03.004. URL consultato il 7 mag 2009.
  81. ^ a b (EN) K.A. Nagel, Breuer, D.; Spohn, T., A model for the interior structure, evolution, and differentiation of Callisto, in Icarus, vol. 169, giugno 2004, pp. 402–412, DOI:10.1016/j.icarus.2003.12.019. URL consultato il 7 mag 2009.
  82. ^ Kurd Lasswitz, Auf Zwei Planeten, 1897.
  83. ^ John W. Campbell, Le doppie menti, 1937.
  84. ^ Arthur C. Clarke, 2061: Odissea tre, 1987.
  85. ^ Robert Heinlein, Pionieri dello spazio , 1950.

Bibliografia

Titoli generali

  • (EN) George Forbes, History of Astronomy, Londra, Watts & Co., 1909.
  • (EN) Albrecht Unsöld, The New Cosmos, New York, Springer-Verlag, 1969.
  • H. L. Shipman, L'Universo inquieto. Guida all'osservazione a occhio nudo e con il telescopio. Introduzione all'astronomia, Bologna, Zanichelli, 1984, ISBN 88-08-03170-5.
  • H. Reeves, L'evoluzione cosmica, Milano, Rizzoli–BUR, 2000, ISBN 88-17-25907-1.
  • AA.VV, L'Universo - Grande enciclopedia dell'astronomia, Novara, De Agostini, 2002.
  • J. Gribbin, Enciclopedia di astronomia e cosmologia, Milano, Garzanti, 2005, ISBN 88-11-50517-8.

Template:Bibliografia

  • M. Rees, Universo. Dal big bang alla nascita dei pianeti. Dal sistema solare alle galassie più remote, Milano, Mondadori Electa, 2006, p. 512.

Titoli specifici

Sul sistema solare

  • M. Hack, Alla scoperta del sistema solare, Milano, Mondadori Electa, 2003, p. 264.
  • (EN) Vari, Encyclopedia of the Solar System, Gruppo B, 2006, p. 412, ISBN 0-12-088589-1.
  • F. Biafore, In viaggio nel sistema solare. Un percorso nello spazio e nel tempo alla luce delle ultime scoperte, Gruppo B, 2008, p. 146.

Su Giove e i satelliti

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

  Portale Sistema solare: accedi alle voci di Wikipedia sugli oggetti del Sistema solare
Wikimedaglia
Wikimedaglia
Questa è una voce in vetrina, identificata come una delle migliori voci prodotte dalla comunità.
È stata riconosciuta come tale il giorno 20 giugno 2009 — vai alla segnalazione.
Naturalmente sono ben accetti suggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.

Segnalazioni  ·  Criteri di ammissione  ·  Voci in vetrina in altre lingue  ·  Voci in vetrina in altre lingue senza equivalente su it.wiki

Template:Link AdQ Template:Link AdQ

Template:Link AdQ