Siria
Siria | |
---|---|
(AR) وحدة ، حرية ، اشتراكية
(Waḥda, Ḥurriyya, Ishtirākiyya) (IT) Unità, Libertà, Socialismo | |
![]() | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Araba di Siria |
Nome ufficiale | الجمهوريّة العربيّة السّوريّة Al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya |
Lingue ufficiali | Arabo |
Altre lingue | curdo, turco, armeno, aramaico, cabardo, adighè |
Capitale | ![]() |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica semipresidenziale socialista araba monopartitica basata sui principi del ba'thismo |
Presidente | Baššār al-Asad |
Primo ministro | Hussein Arnous |
Indipendenza | 1946 |
Ingresso nell'ONU | Dal 24 ottobre 19451 |
Superficie | |
Totale | 185 180 km² (86º) |
% delle acque | 0,06% |
Popolazione | |
Totale | 18 529 787 ab. (2022) (60º) |
Densità | 118 ab./km² |
Tasso di crescita | 5,91% (2022) |
Nome degli abitanti | siriani |
Geografia | |
Continente | Asia |
Confini | Turchia, Iraq, Giordania, Israele e Libano |
Fuso orario | UTC+2 |
Economia | |
Valuta | lira siriana |
PIL (nominale) | 21 450[1] milioni di $ (2018) (167º) |
PIL pro capite (nominale) | 2 900 $ (2015) |
PIL (PPA) | 106 890 milioni di $ (2010) (68º) |
ISU (2021) | 0,577 (medio) (149º) |
Fecondità | 2,7 (2020)[2] |
Varie | |
Codici ISO 3166 | SY, SYR, 760 |
TLD | .sy, سوريا. |
Prefisso tel. | +963 |
Sigla autom. | SYR |
Inno nazionale | Ḥumāt al-Diyār |
Festa nazionale | 17 aprile (Giorno dell'indipendenza) |
![]() | |
1 è uno dei 51 Stati che nel 1945 diedero vita all'ONU. Membro della Lega Araba dal 1945 | |
Evoluzione storica | |
Stato precedente | ![]() |
La Siria (in arabo: سوريا, Sūriya), ufficialmente Repubblica Araba di Siria (in arabo: الجمهورية العربية السورية, al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya), è uno Stato del Medio Oriente affacciato al mar Mediterraneo. Confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania e a ovest con Israele e Libano.
Morfologicamente eterogeneo, il territorio siriano è attraversato da fertili pianure, alti rilievi montuosi e deserti. La lingua ufficiale è quella araba. La popolazione è per la grande maggioranza costituita da arabi, mentre i curdi, i turcomanni, gli armeni, i circassi e gli assiri costituiscono significative minoranze. L'islam in Siria rappresenta la religione maggioritaria ed è scisso in varie correnti, tra le quali i sunniti sono il gruppo principale, seguiti dagli alauiti, dai duodecimani e dagli ismailiti, oltre che dai drusi. Un decimo della popolazione è costituito da cristiani, prevalentemente greco-ortodossi, melchiti e siro-ortodossi. La Siria è una repubblica semipresidenziale guidata dal Partito Ba'th.
Storicamente per "Siria" ci si riferiva all'omonima regione storica, che coincide con il Levante. La Siria vide sorgere sul suo territorio numerosi regni e civiltà, tra i quali la civiltà eblaita. Damasco fu sede del califfato omayyade e capitale provinciale del sultanato mamelucco. Il territorio siriano fu poi inglobato nell'Impero ottomano e per un periodo breve nel mandato francese.
Lo Stato siriano moderno venne fondato nel 1945, quando la Repubblica di Siria divenne membro fondatore delle Nazioni Unite. Il periodo post-indipendenza fu tumultuoso. Nel 1958 la Siria entrò in una breve unione con l'Egitto chiamata Repubblica Araba Unita, che fu terminata dal colpo di Stato del 1961. A partire dal colpo di Stato del 1963 il partito Ba'th mantenne il potere e dal 1970 la presidenza venne mantenuta dalla famiglia al-Assad. L'attuale Presidente della Siria è Bashar al-Assad, che dovette affrontare a partire dal 2011 la guerra civile siriana, che ha generato una grave crisi politica e umanitaria. Buona parte del territorio è oggi controllato dall'Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est e da varie forze dell'opposizione siriana.
Etimologia[modifica | modifica wikitesto]
Diverse fonti indicano che il nome Siria derivi dal termine Luvio "Sura/i" dell'VIII secolo a.C. derivato dal greco antico: Σύριοι, Sýrioi o Σύροι, Sýroi, entrambi originariamente derivati da Aššūrāyu (Assiria) nella Mesopotamia settentrionale.[3][4] Tuttavia, dall'Impero seleucide (323-150 a.C.), questo termine fu applicato anche al Levante, e da questo punto i Greci applicarono il termine senza distinzioni tra gli Assiri di Mesopotamia e gli Aramei del Levante.[5][6] L'opinione accademica moderna favorisce fortemente l'argomento secondo cui la parola greca è correlata ad Ἀσσυρία, Assyria, in definitiva derivato dal accadico Aššur.[7] Il nome greco sembra corrispondere al fenicio ʾšr "Assur", ʾšrym "Assiri", registrati nell'iscrizione di Çineköy dell'VIII secolo a.C.[8] Un tempo era diffusa anche la forma Sorìa, presa dal nome arabo del paese. Oggi di questa forma rimane traccia solo nella denominazione del gatto soriano.
L'area designata dalla parola è cambiata nel tempo. Classicamente, la Siria si trova all'estremità orientale del Mediterraneo, tra la Penisola arabica a sud e l'Anatolia a nord, si estende verso l'interno per includere parti dell'Iraq e ha un confine incerto a nord-est che Plinio il Vecchio descrive come includente, da ovest a est, Commagene, Sofene e Adiabene.[9]
Al tempo di Plinio, tuttavia, questa più ampia Siria era stata divisa in diverse province sotto l'impero romano (ma politicamente indipendenti l'una dall'altra): la Giudea, in seguito ribattezzata Palestina nel 135 d.C. (la regione corrispondente all'attuale Israele, Territori palestinesi e Giordania) nell'estremo sud-ovest; Fenice (fondata nel 194 d.C.) corrispondente alle moderne regioni del Libano, Damasco e Homs; Celesiria a sud del fiume Nahr al-Kabir e Iraq.[10]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il territorio siriano fu interessato dalla cultura mesolitica dei Natufiani, sviluppatasi intorno al X millennio a.C. e che vide forse gli inizi dell'agricoltura e alcune delle civiltà più antiche del mondo.
Storia antica[modifica | modifica wikitesto]

La Siria subì nell'antichità una serie di dominazioni che le consentirono di sviluppare una fiorente civiltà: Ebla ne è il più significativo esempio. Aleppo e la capitale Damasco sono tra le più antiche città abitate ininterrottamente al mondo.[11] La regione fu influenzata direttamente prima dagli Egiziani, poi dai Babilonesi, dai Persiani, dai Macedoni e infine, a partire dalla fine del IV secolo a.C. fu sottoposta a un vigoroso processo di ellenizzazione dalla dinastia dei Seleucidi.
Il greco, lingua delle classi dirigenti e della cultura, si impose soprattutto nelle città, molte delle quali erano oltretutto di fondazione ellenica. Gli idiomi autoctoni (il siriaco, dialetto dell'aramaico, e altre parlate semitiche), continuarono tuttavia ad essere diffusi nelle zone rurali (e, in minor misura, in alcune realtà urbane) in ampie fasce di popolazione sia durante l'età seleucide che in epoca romana.

Questa ebbe inizio nel 64 a.C. con la conquista della regione da parte di Pompeo e si protrasse per circa sette secoli, prima nel quadro di un Impero unitario, poi come parte dell'Impero romano d'Oriente. I Romani (e i loro eredi Bizantini) ne fecero un fiorente centro del commercio internazionale con capoluogo Antiochia. Tra il 266 e il 272 ebbe vita un regno indipendente a Palmira retto da Zenobia. Nell'antichità la regione siriana (che all'epoca includeva anche l'attuale Libano, parzialmente compreso nella cosiddetta Celesiria) diede i natali a un gran numero di letterati, filosofi, storici e uomini di cultura sia di lingua greca (Posidonio, Numenio di Apamea, Luciano di Samosata, Libanio, Giovanni Crisostomo, ecc.) che, con minor frequenza, di espressione latina (fra cui Ulpiano e Ammiano Marcellino) ed aramaico-siriaca (Sant'Efrem il Siro).
Periodo islamico[modifica | modifica wikitesto]

Nel VII secolo la Siria venne conquistata dagli arabi e fu amministrata dalla dinastia califfale omayyade (che ne fece il centro propulsore del Califfato), che eresse a sua capitale Damasco (in cui era stato per 20 anni governatore il primo califfo Mu'awiya ibn Abi Sufyan) e successivamente dalla dinastia califfale abbaside, in parte dai Selgiuchidi e quindi dai Fatimidi, dagli Ayyubidi e dai Mamelucchi. Il paese fu coinvolto nelle Crociate e subì l'invasione dei Mongoli.
Possedimento ottomano[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1517, l'Impero ottomano conquistò la Siria. Inizialmente, il dominio ottomano non fu molto gravoso per i siriani, poiché i turchi rispettarono l'arabo come lingua dei testi sacri e Damasco fu il maggior snodo di transito per la Mecca, acquisendo valore agli occhi dei pellegrini. Dal 1864 le riforme amministrative della Tanzimat vennero applicate anche nella Siria ottomana, suddividendola in quattro province principali (vilayet). Durante la prima guerra mondiale la Siria si ribellò al giogo degli ottomani, schierati al fianco degli Imperi centrali, reclamando l'indipendenza.
Mandato francese[modifica | modifica wikitesto]
Dopo un breve tentativo — stroncato dalle forze armate francesi — di dar vita a una monarchia indipendente sotto Faysal b. al-Husayn (Regno di Siria), dal 1920 al 1946 la Siria dovette sottostare a un Mandato francese assegnato dalla Lega delle Nazioni, durante il quale si alternarono rivolte, collaborazione e negoziati per la piena indipendenza.[12]
Il 17 aprile 1936 fu firmato un trattato franco-siriano che riconosceva l'indipendenza della Repubblica della Siria, il cui primo presidente fu Hashim al-Atassi, già primo ministro con re Faysal. Il trattato tuttavia non venne ratificato e la Siria era ancora sotto il controllo francese quando scoppiò la seconda guerra mondiale.
Indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

A guerra finita, nella seconda metà del maggio 1945, a Damasco dieci giorni di manifestazioni ininterrotte furono seguiti da un bombardamento di 36 ore ma, grazie alle pressioni del Regno Unito e della neonata organizzazione della Lega araba, a luglio il comando delle forze armate passò in mani siriane. L'indipendenza fu riconosciuta il 1º gennaio 1946 e le ultime truppe straniere lasciarono la Siria il 17 aprile 1946. Il primo Presidente della repubblica indipendente venne eletto nella persona del veterano nazionalista Shukri al-Quwwatli.
A seguito dell'indipendenza si ebbe un periodo di instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e tredici colpi di Stato, il primo dei quali nel 1949 contro al-Quwwatli a seguito della sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948, condotto da Husni al-Za'im, poi sostituito da Sami al-Hinnawi e quindi dal colonnello Adib al-Shishakli, che venne tuttavia rovesciato nel 1954 dallo stesso al-Quwwatli, il quale reinsediatosi alla presidenza varò una politica filo-egiziana.
Durante la crisi di Suez del 1956 fu proclamata la legge marziale e truppe siriane e irachene si schierarono in Giordania per prevenire una invasione israeliana. A novembre dello stesso anno la Siria firmò un trattato con l'Unione Sovietica, ottenendo ampi rifornimenti militari. L'orientamento nazionalista e panarabo crebbe rapidamente finché fu decisa l'unione con l'Egitto governato dal colonnello Nasser, che sancì la nascita dell'effimera Repubblica Araba Unita (1º febbraio 1958 - 28 settembre 1961).
Regime del Baʿth[modifica | modifica wikitesto]

Caduta l'unione per un colpo di Stato, l'8 marzo 1963 s'impadronì del potere il partito panarabo Baʿth, che con un nuovo golpe militare, guidato dal leader dell'ala sinistra del partito Salah Jadid, il 23 febbraio 1966 abbandonò la linea panaraba per una socialista e filo-sovietica. Infine, dopo la sconfitta nella guerra dei sei giorni, con il secondo colpo di Stato (cosiddetta "rivoluzione correttiva") interno al partito Baʿth, il 13 novembre 1970 prese la guida del paese il generale Hāfiẓ al-Asad, leader dell'ala nazionalista. Il nuovo capo di Stato, eletto presidente della Repubblica in modo plebiscitario nel 1971 e più volte riconfermato, instaurò un regime dittatoriale, divenuto in breve il principale punto di riferimento del radicalismo arabo e sostenitore di gruppi terroristi violentemente anti-israeliani ed anti-americani, quali per esempio il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e l'organizzazione del combattente palestinese Abū Niḍāl.

Il 6 ottobre del 1973 la Siria e l'Egitto sferrarono un attacco a sorpresa alle forze israeliane (guerra del Kippur), ma vennero contrastati da Israele che mantenne il controllo delle alture del Golan. Tra il 1971 e il 1977 al-Asad partecipò al tentativo di fondare una Federazione delle Repubbliche Arabe con Egitto e Libia e nel 1976 intervenne nella guerra civile libanese contro Israele e contro l'OLP di Yasser Arafat (per il quale aveva un'implacabile avversione) imponendo una sorta di protettorato siriano sul Libano ratificato nel 1991 da un trattato di cooperazione e destinato a durare sino al 2005.
Nel corso degli anni ottanta la guerra Iran-Iraq ebbe importanti riflessi sulla Siria, che prese posizione a favore dell'Iran. Ciò contribuì non poco a isolarla nel mondo arabo, dove prevalente era la preoccupazione per il rafforzamento della rivoluzione islamica iraniana. Paradossalmente anche al-Asad dovette fare i conti con la crescita dell'integralismo islamico. I Fratelli Musulmani organizzarono vere e proprie insurrezioni di massa contro il regime laico del Ba'th, stroncate da al-Asad con una spietata repressione culminata nel massacro di Hama del 1982 (circa 30.000 morti).
La Siria colse l'occasione per uscire dall'isolamento internazionale nel 1990, quando, dopo l'invasione irachena del Kuwait, al-Asad si schierò con la coalizione guidata dagli USA contro Saddam Hussein. Negli anni novanta al-Asad, che continuava a governare autoritariamente il paese (nel 1991 e nel 1999 venne riconfermato presidente), intavolò trattative di pace con Israele, poi fallite. Nel giugno 2000 al-Asad morì, e il 17 luglio gli succedette il figlio ed erede designato, Bashār al-Asad. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 i rapporti con l'Occidente si incrinarono e Bashār si oppose all'invasione americana dell'Iraq (2003). Nel 2004 i separatisti Curdi insorsero nel nord del paese, nel 2005 la Siria fu accusata del coinvolgimento nell'omicidio di Rafīq Ḥarīrī e dovette richiamare in patria le proprie truppe dal Libano.

Guerra civile (2011–oggi)[modifica | modifica wikitesto]
A partire dal 2011 tutta la Siria venne coinvolta da manifestazioni popolari che chiedevano una maggiore apertura verso le libertà individuali dei cittadini. L'opposizione del governo siriano a queste richieste portò i manifestanti a chiedere la caduta del regime. Le forze governative risposero alle manifestazioni con una violenta repressione, in particolare servendosi dell'aiuto delle milizie degli Shabiha; la conseguente resistenza da parte di vari membri dell'opposizione siriana portò alla formazione di un movimento insurrezionale, l'Esercito siriano libero (ESL), composto da molti disertori dell'esercito regolare. L'ESL, dopo mesi di combattimenti conquistò varie zone della Siria, tra cui buona parte della città di Aleppo. L'aviazione siriana iniziò sin da subito a sferrare attacchi aerei alle zone di cui aveva perso il controllo con bombe a grappolo, barili bomba e altre armi esplosive, causando numerose vittime civili. Con l'avanzarsi della guerra civile vari gruppi armati iniziarono a inserirsi nel conflitto, fra cui i più influenti furono le milizie curde dell'YPG e i miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante. La presenza di quest'ultima organizzazione, a causa delle sue attività terroristiche, determinò l'intervento internazionale in Siria, come parte della guerra al terrorismo: in tale ambito, la Russia intervenne a favore del governo di al-Asad, mentre una coalizione a guida statunitense fornì sostegno alle milizie curde dell'YPG. L'esercito siriano, indebolito notevolmente dai combattimenti, riprese vigore grazie al supporto russo, quello di Hezbollah e di altre milizie sciite straniere, in particolare iraniane e irachene: grazie all'intervento dell'aviazione russa a fianco di quella siriana, il governo di al-Asad poté riprendere il controllo dei più grandi centri abitati della Siria.
La guerra suddivise il paese in quattro aree principali: quella sud-occidentale controllata dal governo, quella nord-occidentale dai ribelli avanzati grazie all'intervento turco in funzione anti-curda, quella nord-orientale sotto il controllo dell'Amministrazione autonoma della Siria del nord-est, quella sud-orientale sotto il controllo dello Stato Islamico. Soltanto nella Siria occidentale rimasero alcune aree sotto il controllo dell'Esercito siriano libero. La Siria è classificata all'ultimo posto nel Global Peace Index dal 2016 al 2018,[13] rendendolo il paese più violento del mondo a causa della guerra. La guerra ha ucciso oltre 570 000 persone,[14] ha causato circa 12 milioni di sfollati dei quali 6 milioni si sarebbero rifugiati all'estero, rendendo complesso effettuare stime precise e attendibili della popolazione presente nella nazione negli ultimi anni.[15][16][17]
Nel giugno 2014 si tennero le prime elezioni presidenziali multipartitiche dopo mezzo secolo di regime ba'thista, svoltesi però nelle sole zone effettivamente controllate dalle truppe del governo siriano; le elezioni riconfermarono al-Asad nel suo incarico. Benché osservatori provenienti da alcuni Stati abbiano sostenuto la regolarità della consultazione[18], gli studiosi considerano le elezioni del giugno 2014 come non democratiche e fraudolente[19][20][21], e con risultati fabbricati a tavolino[22][23].
Geografia[modifica | modifica wikitesto]
La Siria confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania, a sud-ovest con Israele e il Libano, mentre a ovest è bagnata dal mar Mediterraneo[24].
Il territorio siriano si estende dalle coste del Mediterraneo alle rive dell'Eufrate e presenta perciò aspetti fisici diversi. La maggior parte è caratterizzata da steppe (60.000 km²) e da deserti. Si può parlare di tre ambienti che si susseguono e si compenetrano: la costa, le catene montuose, il deserto[24].
La costa ha un'ampiezza modesta ed è spesso interrotta da promontori. La sua esiguità è dovuta alla presenza di una catena montuosa (Jebel Aansarîyé) a essa parallela, continuazione dei monti del Libano. Più a sud, oltre la valle dell'Oronte, il confine con il Libano corre lungo la catena dell'Antilibano (Jabal Lubnan ash Sharqi) che si eleva oltre i 2000 m. La valle dell'Oronte (Al Ghâb) è una depressione tettonica formatasi alla fine dell'era terziaria, come diretta prosecuzione di quella del mar Morto, unitamente ad effusioni vulcaniche. A queste sono da imputare alcuni rilievi basaltici come l'isolato massiccio meridionale del Jabal ad Duruz (1800 m). Il resto del Paese è formato da una ampia porzione del tavolato arabico lievemente inclinato a nord-est verso la arida depressione mesopotamica (al Jazirah). La sezione sud-orientale del Paese costituisce infine una parte del desolato Deserto Siriaco (Ba-diyat ash Sha-m) esteso anche in Iraq, Giordania e Arabia Saudita[24].
Climi diversi si succedono passando dal mare all'interno. Nelle zone costiere prevale quello mediterraneo con modeste escursioni termiche annue e sufficiente piovosità. Modificazioni climatiche si incontrano sui rilievi con temperature inferiori e piovosità d'altitudine, ma a oriente di essi si estendono le zone a clima steppico con scarto tra inverno ed estate abbastanza elevato e con netta diminuzione di precipitazioni. Nella parte meridionale del Paese e in quella sud-orientale si hanno scarsissime piogge e alte temperature tipiche delle aree desertiche[24].
La rete idrografica è legata sia alle condizioni climatiche sia a quelle morfologiche. Corsi a regime torrentizio si incontrano nella zona costiera con piene invernali e forti pendenze. Nei solchi intermontani vi sono fiumi con buone portate. L'Oronte, con direzione prima verso nord e poi verso ovest, raggiunge il Mediterraneo ed è alimentato da discrete precipitazioni. Notevole importanza ha infine l'Eufrate, proveniente dai monti Tauri, che attraversa la sezione nord-orientale del Paese per un tratto di 500 km, con grosse piene nella stagione invernale e lunghi periodi di magre. Anche un breve tratto del Tigri tocca la Siria in corrispondenza del confine turco-iracheno[24].
Il mantello forestale è poco esteso (25%) per le condizioni climatiche e per la precoce umanizzazione del territorio. Infatti c'è stato un uso di legname nel passato che ha portato a una profonda degradazione delle coperture forestali. La vegetazione si presenta sotto forma di macchia fino ai 1000 m; di boschi caducifogli e aghifogli nelle zone montuose; di vegetazione steppica nelle aree premontane orientali[24].
-
Colline a nord di Aleppo
-
Il deserto siriano, nei pressi di Tadmor
-
Cava di Basalto dismessa, a sud di Damasco
-
Coltivazioni al confine Siria-Giordania
Società[modifica | modifica wikitesto]
Demografia[modifica | modifica wikitesto]

La Siria contava nel 2019 una popolazione di circa 18500000 abitanti (esclusi i 6 milioni di rifugiati fuori dal Paese). La maggior parte della popolazione è concentrata nelle regioni occidentali e lungo la valle dell'Eufrate. La densità di popolazione complessiva in Siria è di circa 99 per chilometro quadrato. Secondo il World Refugee Survey 2008, pubblicato dal Comitato degli Stati Uniti per i rifugiati e gli immigrati, la Siria ha ospitato una popolazione di rifugiati e richiedenti asilo che contava circa 1.852.300 persone. La stragrande maggioranza di questa popolazione proveniva dall'Iraq (1.300.000), ma nel paese vivevano anche popolazioni considerevoli provenienti dalla Palestina (543.400) e dalla Somalia (5.200).[25]
Gruppi etnici[modifica | modifica wikitesto]


I siriani sono nel complesso un popolo levantino indigeno, strettamente legato ai loro vicini immediati, come libanesi, palestinesi, giordani ed ebrei.[non chiaro][26][27] Gli arabi rappresentano la grande maggioranza della popolazione.[28] Una minoranza degli arabi siriani sono beduini.[29] Il secondo gruppo etnico più grande in Siria sono i curdi, costituenti circa un decimo della popolazione e concentrati principalmente nelle regioni di Giazira, Kobanê e Afrin. Una vasta comunità curda si è stabilita a Damasco, nel quartiere di Rukneddine, dove si è arabizzata. Sono per la grande maggioranza musulmani sunniti, anche se vi sono piccole minoranze di yazidi e di alauiti.[30]
Il terzo grande gruppo etnico del Paese è rappresentato dai turcomanni, i quali si suddividono in due gruppi: quelli rurali, che hanno conservato la lingua turca, e quelli urbani, prevalentemente arabizzati. Sono anch'essi per la grande maggioranza musulmani sunniti.[30] Altri gruppi etnici presenti in Siria sono gli assiri, concentrati tra al-Qamishli, al-Hasaka e le rive del fiume Khabur, i circassi e gli armeni, questi ultimi rappresentanti una delle principali comunità della diaspora armena. Sono poi presenti piccole comunità di greci, persiani, albanesi, bosgnacchi, pashtun, russi e georgiani, per la maggior parte arabizzati.[30] La Siria un tempo ospitava una consistente popolazione di ebrei siriani, concentrata prevalentemente a Damasco, Aleppo e al-Qamishli. A causa di fattori politici legati al conflitto arabo-israeliano ed economici gli ebrei siriani emigrarono in massa tra il XIX e il XXI secolo.
Emigrazione[modifica | modifica wikitesto]
La Siria è stata a lungo caratterizzata da un'elevata emigrazione, che ha costituito una diaspora siriana, principalmente in America Latina. La più grande concentrazione della diaspora siriana al di fuori del mondo arabo è in Brasile, dove milioni di cittadini hanno origini arabe.[31] Il Brasile è il primo paese dell'America a offrire visti umanitari ai rifugiati siriani.[32] La maggior parte degli arabi argentini e venezuelani ha origini libanesi e siriane.[33][34][35][36][37]
L'emigrazione dal Paese ha subito una brusca accelerazione a causa della guerra civile siriana, la quale ha causato circa dodici milioni di sfollati dei quali circa sei milioni sarebbero rifugiati all'estero, principalmente in Turchia, Libano e Giordania. Ciò ha comportato un considerevole calo demografico nella nazione oltre che una variazione della stessa composizione etnica.[38][39][40] La guerra avrebbe infatti colpito in maniera considerevole le minoranze etnoreligiose, in particolare gli assiri, gli armeni e gli alauiti.[41]
Lingue[modifica | modifica wikitesto]
La lingua ufficiale è l'arabo. I dialetti arabi parlati in Siria sono pricipalmente di tipo levantino, mentre nelle regioni orientali sono di tipo mesopotamico; i dialetti arabi sono parlati in diglossia con l'arabo standard. La lingua curda è parlata nelle regioni settentrionali nella variante kurmancî, mentre i turcomanni nelle regioni rurali parlano il turco. La lingua aramaica è parlata principalmente dagli assiri nel nord-est. Nei villaggi di Ma'lula, Jubb'adin e al-Sarkha è invece parlato l'aramaico occidentale. I circassi parlano il cabardo e l'adighè, mentre gli armeni parlano il dialetto armeno occidentale. Nelle scuole vengono anche insegnati l'inglese e il francese.[29]
Religioni[modifica | modifica wikitesto]
La grande maggioranza della popolazione è di fede musulmana, per circa i tre quarti sunnita; una vasta minoranza dei musulmani appartiene ad altre correnti, prevalentemente sciite o di derivazione sciita, tra le quali gli alauiti, i duodecimani, gli ismailiti e i drusi. Circa un decimo della popolazione è di fede cristiana, aderente a svariate confessioni. Le principali chiese attive in Siria sono la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, la Chiesa greco-cattolica melchita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa siriaca, la Chiesa maronita, la Chiesa cattolica sira, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa cattolica caldea e la Chiesa assira d'Oriente. In passato vi era una comunità ebraica, emigrata completamente tra il XIX e il XXI secolo.[29] Le materie inerenti allo status personale dei cittadini sono gestite dalle rispettive comunità religiose.
Politica[modifica | modifica wikitesto]
Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]
L'attuale costituzione è stata adottata il 28 febbraio 2012 e ha profondamente modificato la precedente del 1973, che affidava al partito Ba'th un ruolo di guida nella società e nello Stato[42]. La forma dello Stato è repubblicana.
Il Presidente della Repubblica è il segretario generale del partito Baʿth e il capo del Fronte Progressista Nazionale (alleanza di 10 partiti legali egemonizzata dal Baʿth). Viene eletto a suffragio universale per un mandato di 7 anni (la precedente costituzione ne prevedeva l'approvazione tramite referendum). Deve essere musulmano, ma l'Islam non è religione ufficiale. Ha il potere di:
- nominare i ministri, i funzionari pubblici e i vertici militari
- dichiarare guerra, legge marziale, amnistia
- promulgare leggi (soggette a ratifica del Consiglio Popolare eletto ogni 4 anni, salvo in caso di emergenza)
- emendare la costituzione
Il potere esecutivo è retto da un primo ministro, mentre il potere legislativo viene esercitato dal Consiglio del popolo, costituita da 250 membri eletti a suffragio universale generalmente ogni quattro anni.
Dal colpo di Stato del 1963 fino all'abolizione nel 2011 è rimasta in vigore la legge marziale, che sospendeva la maggior parte delle garanzie costituzionali (e aumentava i poteri del presidente), ufficialmente motivata dallo stato di guerra con Israele e poi dalla minaccia del terrorismo.
Rivendicazioni territoriali[modifica | modifica wikitesto]
Le alture del Golan, nel Governatorato di Quneitra, sono state occupate da Israele nel 1967 durante la guerra dei sei giorni e annesse nel 1982. La Siria non ha mai riconosciuto l'annessione e fa della restituzione del Golan la condizione necessaria per la stipula di un trattato di pace.
La provincia di Hatay, in Turchia, il cui capoluogo è la storica città di Antiochia, è rivendicata dalla Siria come storicamente propria. Etnicamente mista da alcuni secoli, essa fu ceduta alla Turchia nel 1939, durante il mandato francese, senza che la Siria indipendente ne abbia mai riconosciuto la cessione.
Suddivisioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

La Siria è divisa, amministrativamente, in 14 province o governatorati (ﻣﺤﺎﻓﻈﺎﺕ muḥāfaẓāt, singolare: محافظة muḥāfaẓa), dotati di un consiglio provinciale eletto e di un governatore nominato dal governo nazionale:
- Governatorato di Damasco (arabo: ﺩﻣﺸﻖ Dimašq)
- Governatorato del Rif di Damasco (arabo: ریف دمشق Rīf Dimašq)
- Governatorato di Quneitra (arabo: القنيطرة al-Qunayṭra)
- Governatorato di Dar'a (arabo: درعا Darʿā)
- Governatorato di al-Suwayda (arabo: السويداء al-Suwaydāʾ)
- Governatorato di Homs o Emesa (arabo: حمص Ḥimṣ)
- Governatorato di Tartus o Tortosa (arabo: طرطوس Ṭarṭūs)
- Governatorato di Laodicea (arabo: اللاذقية al-Lādhiqīyya)
- Governatorato di Hama o Epifània (arabo: حماه Ḥamā)
- Governatorato di Idlib (arabo: ادلب Idlib)
- Governatorato di Aleppo (arabo: ﺣﻠﺐ Ḥalab)
- Governatorato di al-Raqqa (arabo: الرقة al-Raqqa)
- Governatorato di Deir el-Zor (arabo: ﺩﻳﺮ ﺍﻟﺰﻭﺭ Dayr al-Zōr))
- Governatorato di Hassaké (arabo: الحسكة al-Ḥasaka)
I governatorati sono divisi in distretti o aree (manātiq, sing.: mintaqa), 60 in tutto, e questi a loro volta in sottodistretti (nawahi, sing.: nahiya), 206 in tutto, che comprendono città, cittadine e villaggi.
Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Le città principali in ordine di abitanti sono:
Città della Siria | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|
n. | Nome | Abitanti | Provincia | |||
Traslitterazione | Originale | Censimento 1981 | Stima 2006 | |||
1. | Damasco | دمشق | 1 112 214 | 1 580 909 | Damasco | |
2. | Aleppo | حلب | 985 413 | 1 626 218 | Aleppo | |
3. | Homs o Emesa | حمص | 346 871 | 798 781 | Homs o Emesa | |
4. | Hama o Epifània | حماة | 177 208 | 477 812 | Hama o Epifània | |
5. | Laodicea | اللاذقية | 196 791 | 347 026 | Laodicea | |
6. | Deir el-Zor | دير الزور | 92 091 | 252 588 | Deir el-Zōr | |
7. | al-Raqqa o Callinico | الرقة | 87 138 | 182 394 | al-Raqqa o Callinico | |
8. | al-Bab | الباب | 30 008 | 137 565 | Aleppo | |
9. | Idlib | إدلب | 51 682 | 135 619 | Idlib | |
10. | Dumā | دوما | 51 337 | 114 761 | Rif di Damasco | |
11. | al-Safīra | السفيرة | 21 197 | 100 980 | Aleppo | |
12. | Salamiyya | سلمية | 35 909 | 98 595 | Hama | |
13. | al-Hajar al-Aswad | الحجر الأسود | 23 563 | 92 267 | Rif di Damasco | |
14. | Tartus o Tortosa | طرطوس | 52 589 | 91 269 | Tartus o Tortosa | |
15. | al-Thawra | الثورة | 44 782 | 89 815 | al-Raqqa | |
16. | Kamichlié | القامشلي | 92 990 | 86 129 | Hassaké | |
17. | Hassaké | الحسكة | 73 426 | 81 809 | Hassaké | |
18. | Ma'arrat al-Nu'man | معرة النعمان | 25 579 | 77 433 | Idlib | |
19. | Dar'a | درعا | 49 534 | 73 523 | Dar'a | |
20. | Dāriya | داريا | 34 048 | 73 362 | Rif di Damasco | |
21. | Manbij | منبج | 30 812 | 70 346 | Aleppo | |
22. | Jable | جبلة | 24 784 | 68 368 | Laodicea | |
23. | A'zaz | اعزاز | 16 557 | 60 737 | Aleppo | |
24. | al-Suwayda | السويداء | 43 414 | 60 533 | al-Suwaydāʾ | |
25. | Abu Kama | أبو كمال | 17 507 | 60 505 | Deir el-Zōr |
Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]
L'istruzione è gratuita e obbligatoria dai 6 ai 15 anni. La scuola dell'obbligo è seguita da 3 anni di formazione professionale oppure generale e da 3 anni di istruzione professionale oppure accademica; quest'ultima è requisito obbligatorio per l'ammissione all'università.
Università[modifica | modifica wikitesto]
L'Università di Damasco, la principale del Paese, è stata istituita nel 1923.
Sanità
Il sistema sanitario siriano è attualmente uno dei più sofferenti della regione: 2 ospedali su 3 sono stati distrutti nella guerra o sono inservibili; il 38% delle attrezzature mediche è andato perduto, comprese quasi tutte le ambulanze. Oltre la metà dei medici è fuggita, alcuni sono stati imprigionati o uccisi. I pochi medici rimasti in Siria generalmente non hanno modo di affrontare le emergenze di pronto soccorso. I vaccini che possono essere distribuiti sono crollati dal 91% al 68% negli ultimi 3 anni di guerra; molte malattie già debellate (come la poliomielite, nel 1995) hanno fatto la loro ricomparsa e i casi di contagio sono in vertiginosa crescita. Anche le madri sono in seria difficoltà; infatti 3 donne su 4 non hanno accesso ad attrezzature per il parto (prima della guerra disponibili al 96%). La speranza di vita siriana ha subito un lieve calo: passando da 75,02 anni a 74,71 anni. Attualmente operano in Siria numerose associazioni per i servizi umanitari, tra le quali Save the Children e Islamic Relief.
Forze armate[modifica | modifica wikitesto]
Il presidente della Siria è il comandante in capo delle forze armate siriane.
Sono divise in: Esercito Arabo Siriano, Marina Militare Araba Siriana, Aeronautica Militare Araba Siriana, Forze Aeree di Difesa Arabe Siriane, Polizia e Forze di Sicurezza.
Politica interna[modifica | modifica wikitesto]
Formalmente la Siria è una repubblica retta dal gruppo etnico-religioso degli alauiti, al cui vertice è dal 1970 la famiglia Assad, titolare della Presidenza della Repubblica; attualmente la carica è ricoperta da Bashar al-Assad.
Il Presidente è anche segretario generale del partito Baʿth e capo del Fronte Progressista Nazionale.
Nel 2012 è entrata in vigore nuova Costituzione, approvata attraverso un apposito referendum costituzionale.
Economia[modifica | modifica wikitesto]
L'economia è di tipo misto con un massiccio intervento pubblico nell'economia, complesso forte; rivestono tuttora notevole importanza le attività agricole e pastorali. Il petrolio, non particolarmente abbondante, riesce comunque a soddisfare buona parte della domanda interna. Lo sviluppo dell'economia è ostacolato da un assetto della regione ancora instabile e da una posizione politica poco chiara nella lotta al terrorismo internazionale e nel gioco delle alleanze tra gli Stati dell'area e gli Stati Uniti; un'ambiguità che condiziona gli scambi anche con i paesi occidentali.
Il presidente siriano Bashar al-Assad ha approvato il bilancio per il 2009, che prevede un altro anno difficile. Le spese di bilancio ammontano a 638 miliardi di sterline siriane (circa $ 13,7 miliardi). Il bilancio è stato calcolato sulla base del prezzo di $ 51 per un barile di petrolio. Secondo gli attuali prezzi del petrolio, i siriani temono che il deficit sarà superiore alle aspettative. I prezzi di petrolio e di altre merci, che sono stati elevati nei mercati globali, hanno portato ad un brusco aumento del tasso di inflazione.[43]
Varie sanzioni economiche contro la Siria sono state poste dal 2011 dall'Unione europea, dagli Stati Uniti d'America, dalla Lega araba e da vari Paesi: esse comprendono un embargo sul petrolio, il congelamento dei beni finanziari dello Stato e delle figure governative, il divieto di esportazione di determinati beni e restrizioni in materia di trasferimento di denaro da e verso il Paese. Benché gli aiuti umanitari siano esclusi dalle sanzioni, e benché il 91% degli aiuti forniti alla Siria tramite le Nazioni Unite provenga dalle principali entità che hanno imposto le stesse sanzioni (segnatamente gli Stati Uniti, l'Unione europea, il Regno Unito e il Canada[44], queste hanno avuto un impatto indiretto sul prezzo dei prodotti alimentari e sull'accesso a determinati beni sanitari e medici, in particolare a causa delle sanzioni o delle complesse procedure legali imposte alle entità che commerciano con la Siria e alle banche e intermediari finanziari che gestiscono i trasferimenti denaro che coinvolgono il Paese. Ciò ha causato, di conseguenza, problemi gravi alla stessa popolazione siriana[45][46].
Risorse[modifica | modifica wikitesto]
- Produzione di energia elettrica: 23260 GWh.
- Petrolio: 522 700 b/g, consumo interno 265 000 b/g.
Turismo[modifica | modifica wikitesto]

Prima delle sommosse scoppiate nel 2011, la Siria era destinazione turistica per il suo ricco patrimonio storico e archeologico:
Il numero di turisti che hanno visitato la Siria nel 2009 è pari a 6 091 889[47]
Aeroporti civili[modifica | modifica wikitesto]
- Aeroporto Internazionale di Aleppo - 36°10′51″N 37°13′28″E / 36.180833°N 37.224444°E
- Aeroporto internazionale Basil al-Asad (Laodicea) - 35°24′04″N 35°56′55″E / 35.401111°N 35.948611°E
- Aeroporto Internazionale di Damasco - 33°24′41″N 36°30′56″E / 33.411389°N 36.515556°E
- Aeroporto di Deir el-Zor - 35°17′07″N 40°10′34″E / 35.285278°N 40.176111°E
- Aeroporto di Dimashq-Mezze - 33°28′40″N 36°13′24″E / 33.477778°N 36.223333°E
- Aeroporto di Qamishli - 37°01′26″N 41°11′36″E / 37.023889°N 41.193333°E
- Aeroporto di Palmira - 34°33′58″N 38°18′03″E / 34.566111°N 38.300833°E
- Aeroporto di Rasin el-Abud - 36°11′15″N 37°34′56″E / 36.1875°N 37.582222°E
- Aeroporto di Tabqa - 35°45′17″N 38°34′00″E / 35.754722°N 38.566667°E.
Cultura[modifica | modifica wikitesto]
Patrimoni dell'umanità[modifica | modifica wikitesto]
Sei siti della Siria sono stati iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Poesia[modifica | modifica wikitesto]
Molto sviluppata fin dall'epoca della prima conquista araba della Siria, all'epoca del secondo Califfo 'Omar ibn al-Khattāb, ha avuto il suo massimo splendore durante il periodo califfale omayyade (661-750).[senza fonte]
Tra i poeti siriani che si sono distinti nel XX secolo ricordiamo Nizar Qabbani.
Musica[modifica | modifica wikitesto]
In campo musicale, durante il XX secolo, spicca la figura di Farid al-Atrash (1910-1974), cantante e compositore siriano naturalizzato egiziano. Tra le cantanti affermatesi durante il XX secolo spicca Asmahan (1912-1944), anche attrice.
Nel XXI secolo si contraddistingue il cantante Omar Souleyman, noto per la sua versione di dabka elettronica.
Cucina[modifica | modifica wikitesto]
Sport[modifica | modifica wikitesto]
Giochi olimpici[modifica | modifica wikitesto]
La prima medaglia d'oro olimpica per la Siria fu conquistata da Ghada Shouaa, nell'eptathlon, ai Giochi olimpici di Atlanta 1996. La prima medaglia olimpica fu la medaglia d'argento vinta dal lottatore Joseph Atiyeh, nei pesi massimi, ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984.
Calcio[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2012 la Nazionale di calcio della Siria si è aggiudicata la Coppa dell'Asia occidentale, battendo in finale l'Iraq.
Ricorrenza nazionale[modifica | modifica wikitesto]
- 17 aprile: Īd al-Ğalā': Giorno dell'indipendenza o Giornata dell'evacuazione, dal dominio della Francia: commemora l'evacuazione dell'ultimo soldato francese, la proclamazione della piena indipendenza dello Stato e la fine del Mandato francese della Siria, 1946.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013
- ^ Tasso di fertilità nel 2020, su data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013.
- ^ Robert Rollinger, The terms "Assyria" and "Syria" again, in Journal of Near Eastern Studies, vol. 65, n. 4, 2006, pp. 284-287, DOI:10.1086/511103.
- ^ R. N. Frye, Assyria and Syria: Synonyms, in Journal of Near Eastern Studies, vol. 51, n. 4, 1992, pp. 281-285, DOI:10.1086/373570.
- ^ Erodoto, Storie, VII.63, s:History of Herodotus/Book 7.
- ^ John Joseph, Assyria and Syria: Synonyms? (PDF), su jaas.org, 2008. URL consultato il 22 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2013).
- ^ First proposed by Theodor Nöldeke in 1881; cf. Douglas Harper, Syria, su Online Etymology Dictionary, November 2001. URL consultato il 13 giugno 2007.
- ^ Rollinger, Robert (2006). "The terms "Assyria" and "Syria" again" (PDF). Journal of Near Eastern Studies 65 (4): 284–287. doi:10.1086/511103.
- ^ Plinio, Libro 5 sezione 66, in Naturalis historia, 77 a.C, Università di Chicago, ISBN 978-84-249-1901-6.
- ^ Syria :: Roman provincial organization, su britannica.com. URL consultato il 25 ottobre 2008.
- ^ Neolithic Tell Ramad in the Damascus Basin of Syria, su ancientneareast.tripod.com, Archive. URL consultato il 25 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2006).
- ^ Report of the Commission Entrusted by the Council with the Study of the Frontier between Syria and Iraq, su World Digital Library, 1932. URL consultato l'8 luglio 2013.
- ^ (EN) Vision of Humanity, Global Peace Index, su Vision of Humanity. URL consultato il 14 ottobre 2019.
- ^ More than 570 thousand people were killed on the Syrian territory within 8 years of revolution demanding freedom, democracy, justice, and equality • The Syrian Observatory For Human Rights, su syriahr.com, 15 marzo 2019.
- ^ Uscito vincitore dalla guerra, Bashar al Assad sta cambiando la Siria, su internazionale.it, 10 luglio 2018.
- ^ United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR), UNHCR Syria Regional Refugee Response, su data.unhcr.org. URL consultato il 22 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2018).
- ^ Bollettino delle vittime del conflitto http://www.syriahr.com/en/?p=62760/.
- ^ Gli osservatori internazionali ratificati elezioni trasparenti in Siria, su lainfo.es. URL consultato il 6 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2015).
- ^ Nicholas Cheeseman, How to Rig an Election, Yale University Press, 2019, pp. 140–141, ISBN 978-0-300-24665-0, OCLC 1089560229.
- ^ (EN) Pippa Norris; Ferran Martinez i Coma; Max Grömping, The Year in Elections, 2014, in Election Integrity Project, 2015. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2021).«The Syrian election ranked as worst among all the contests held during 2014.»
- ^ (EN) Mark P. Jones, Presidential and Legislative Elections, su oxfordhandbooks.com, 2018, DOI:10.1093/oxfordhb/9780190258658.001.0001, ISBN 9780190258658. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2018).«unanimous agreement among serious scholars that... al-Assad's 2014 election... occurred within an authoritarian context»
- ^ (EN) Andrew Gelman, Why it's pretty obvious the Syria vote totals are fabricated, in Washington Post, 10 giugno 2014. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2015).
- ^ (EN) Syria's Phony Election: False Numbers and Real Victory, su carnegie-mec.org. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2021).
- ^ a b c d e f Sìria, su Sapere.it. URL consultato l'11 febbraio 2021.
- ^ World Refugee Survey 2008, U.S. Committee for Refugees and Immigrants, 19 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2012).
- ^ M Richards, C Rengo e F Cruciani, Extensive Female-Mediated Gene Flow from Sub-Saharan Africa into Near Eastern Arab Populations, in American Journal of Human Genetics, vol. 72, n. 4, 2003, pp. 1058-1064, DOI:10.1086/374384, PMID 12629598.
- ^ In the Wake of the Phoenicians: DNA study reveals a Phoenician-Maltese link, su magma.nationalgeographic.com, National Geographic Magazine, ottobre 2004. URL consultato il 30 gennaio 2013.
- ^ Syria, su The World Factbook, 2018 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2017).
- ^ a b c Britannica.
- ^ a b c (EN) Mustafa Khalifa, The impossible partition of Syria (PDF), Arab Reform Initiative, ottobre 2013.
- ^ The Arabs of Brazil, su saudiaramcoworld.com, Saudi Aramco World, September–October 2005. URL consultato il 30 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2005).
- ^ United Nations High Commissioner for Refugees, UN refugee agency welcomes Brazil announcement of humanitarian visas for Syrians, su unhcr.org. URL consultato il 24 luglio 2014.
- ^ (ES) Inmigracion sirio-libanesa en Argentina, su fearab.org.ar, Confederación de Entidades Argentino Árabes. URL consultato il 30 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2010).
- ^ http://newsfromsyria.com/2009/09/04/hugo-chavez-in-syria/ Many of them came from Sweida. So when their descendants returned, they brought back the Spanish language and South American culture. Sweida is little Venezuela.
- ^ https://www.economist.com/node/16276817 Dubbed “Little Venezuela”, the southern Syrian town of Sweida offers arepa bread, roads named after Latin American revolutionary leaders and visits from Venezuela's president, Hugo Chávez. It has long been known for its Hispanic influence, thanks to generations of Syrians and Lebanese who left in the 19th and 20th centuries to work in South America and who have periodically returned.
- ^ p. 193: And the Syrian town of Sweida is known as "Little Venezuela"
- ^ http://www.gettyimages.ae/detail/news-photo/an-elderly-syrian-man-waves-venezuelas-flag-during-a-visit-news-photo/90340575#an-elderly-syrian-man-waves-venezuelas-flag-during-a-visit-by-hugo-picture-id90340575 Chavez visited Sweida, homeland of many of Venezuela's million strong Syrian community
- ^ Daniel Politi, U.N.: Syria Crisis Is 'Biggest Humanitarian Emergency of Our Era', su Slate, 30 agosto 2014. URL consultato il 1º settembre 2014.
- ^ Stephanie Nebehay, Syrian refugees top 3 million, half of all Syrians displaced – U.N., 29 agosto 2014. URL consultato il 29 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2014).
- ^ Demographic Data of Registered Population, su data.unhcr.org, UNHCR. URL consultato il 29 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2018).
- ^ Jamie Dettmet, Syria's Christians Flee Kidnappings, Rape, Executions, in The Daily Beast, 19 novembre 2013. URL consultato il 20 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2013).
- ^ Costituzione della Siria - Testo, su eurasia-rivista.org. URL consultato il 22 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2016).
- ^ Bilancio siriano, Assad tira la cinghia, Doron Peskin & Gil Feiler, Infoprod 22.12.08[collegamento interrotto]
- ^ (EN) Syria earthquake: 'Inflection point' for normalisation with Bashar al-Assad, su middleeasteye.net (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2023).
- ^ Henri Mamarbachi, Siria. Un terremoto dietro l’altro, su Orient XXI, 8 febbraio 2023.
- ^ (EN) Sanctions don't stop Assad, but hurt us all, say Syrian medics and businesspeople, su Middle East Eye.
- ^ Tourists' Number Increases by 12 Percent in 2009 in Comparison with 2008 [collegamento interrotto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Mirella Galletti, Storia della Siria contemporanea. Popoli, istituzioni e cultura, Bompiani, 2006
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Regno di Siria (1918-1920)
- Trasporti in Siria
- Guerra civile siriana
- Referendum costituzionale in Siria del 2012
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Siria
Wikinotizie contiene notizie di attualità su Siria
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Siria
Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Siria
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su egov.sy.
- Siria, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Siria, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Sìria, su sapere.it, De Agostini.
- (IT, DE, FR) Siria, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.
- (EN) Siria, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- (EN) Siria, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Syria sul World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 5 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2017).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 154701530 · ISNI (EN) 0000 0001 2369 5958 · LCCN (EN) n80061798 · GND (DE) 4058794-0 · BNE (ES) XX451672 (data) · BNF (FR) cb152411445 (data) · J9U (EN, HE) 987007548044105171 · NDL (EN, JA) 00571218 · WorldCat Identities (EN) lccn-n80061798 |
---|