Castri di Lecce

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Castri di Lecce
comune
Castri di Lecce – Stemma
Castri di Lecce – Bandiera
Castri di Lecce – Veduta
Castri di Lecce – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Puglia
Provincia Lecce
Amministrazione
SindacoAndrea De Pascali (lista civica Castri cresce) dal 25-5-2014
Territorio
Coordinate40°16′N 18°16′E / 40.266667°N 18.266667°E40.266667; 18.266667 (Castri di Lecce)
Altitudine47 m s.l.m.
Superficie12,95 km²
Abitanti2 737[1] (30-4-2023)
Densità211,35 ab./km²
Comuni confinantiCalimera, Caprarica di Lecce, Lizzanello, Vernole
Altre informazioni
Cod. postale73020
Prefisso0832
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT075017
Cod. catastaleC334
TargaLE
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona C, 1 161 GG[3]
Nome abitanticastrisani
Patronosan Vito
Giorno festivo15 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castri di Lecce
Castri di Lecce
Castri di Lecce – Mappa
Castri di Lecce – Mappa
Posizione del comune di Castri di Lecce all'interno della provincia di Lecce
Sito istituzionale

Castri di Lecce (Casṭṛì in dialetto salentino, τα Καστρία, ta Kastrìa in grico[4]), comunemente noto come Castrì[5], è un comune italiano di 2 737 abitanti[1] della provincia di Lecce in Puglia.

Situato nell'entroterra adriatico del Salento, il borgo è il risultato dell'unione di due distinte casate (Castriguarino e Castrifrancone), ricongiuntisi alla fine del XIX secolo dando vita all'attuale comune[6].

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Puglia.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il centro urbano di Castri di Lecce si estende nella piana della Serra di Galugnano fatta di terreno calcareo-argilloso, con la presenza di acque sorgive. Posto nella parte nord-orientale della provincia, il territorio comunale risulta compreso tra i 33 e i 51 m s.l.m. con una escursione altimetrica complessiva pari a 18 metri. Ha una superficie di 12,22 km² per una densità abitativa di 247 abitanti per chilometro quadrato.

Il comune, distante dal mare Adriatico 13 km, confina a nord con il comune di Lizzanello, a est con il comune di Vernole, a sud con il comune di Calimera e a ovest con il comune di Caprarica di Lecce.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Clima della Puglia e Stazione meteorologica di Lecce Galatina.

Dal punto di vista meteorologico Castri di Lecce rientra nel territorio del Salento orientale che presenta un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +24,7 °C. Le precipitazioni, frequenti in autunno ed in inverno, si attestano attorno ai 626 mm di pioggia/anno. La primavera e l'estate sono caratterizzate da lunghi periodi di siccità.
Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del Salento orientale sono influenzati fortemente dal vento attraverso correnti fredde di origine balcanica, oppure calde di origine africana[7].

Castri di Lecce Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 12,613,215,018,322,626,829,229,626,221,817,614,213,318,628,521,920,6
T. min. media (°C) 5,65,87,29,513,117,019,519,917,313,79,97,16,29,918,813,612,1
Precipitazioni (mm) 71606540332016224980977420513858226627
Umidità relativa media (%) 78,778,277,877,376,272,970,972,476,579,280,580,379,177,172,178,776,7

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo deriva dal latino castrum (rocca, fortezza). Nel XIII secolo il casale fu diviso in due parti separate che assunsero il nome di Castrifrancone e Castriguarino. Con l'abolizione della feudalità l'abitato si unificò e nel 1891 assunse il nome di Castrì, successivamente modificato in quello attuale di Castri di Lecce[9]. Tuttavia il paese continua ad essere diffusamente denominato Castrì, dicitura adottata anche nei cartelli stradali[10].

Secondo il Vocabolario Greco-Salentino di Paolo Stomeo[11]:

«καστρί (castrì), neutro, barbarismo[12], "piccolo castello, fortino" = Castrì, comune a sud-est di Lecce. Uguali toponimi esistono in Grecia, neutro plurale: Ta castrìa = i castelli. Così i grichi di Calimera chiamano il comune di Castrì, perché vi sono in realtà due castelli in due distinti siti.»

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Salento e Storia della Puglia.

Il territorio di Castri di Lecce, la cui storia è poco documentata, fu abitato sin dall'età del Bronzo. La presenza di menhir e specchie, testimonianze di epoca megalitica, confermano la presenza umana già dalla preistoria.
Dai pochi documenti storici esistenti si apprende che nel 1190 il casale di Castri fu donato alla Chiesa di Lecce dal conte normanno Tancredi d'Altavilla. Appartenne alla mensa vescovile di Lecce fino al 1262, anno in cui il casale fu frazionato in due parti (Castrifrancone e Castriguarino). Una parte di esso fu ceduto a Olivi De Lettere, un'altra parte andò invece alla famiglia Bonsecolo. In particolare:

  • (Castrifrancone) - Nel 1353 il casale dai De Lettere venne acquistato dalla famiglia napoletana dei Frantone. Nel corso dei secoli, il feudo passò, per motivi di eredità, sotto il controllo di varie famiglie della nobiltà leccese quali i Dell'Acaya, i Valentini, i Grimaldi, i Mattei e i Cicala.
  • (Castriguarino) - La parte della famiglia dei Bonsecolo passò, nel 1302, ad Agostino Guarino da cui derivò il nome di Castriguarino. In seguito, dopo varie vicissitudini feudali, venne acquistata nel 1709 dalla famiglia genovese dei Vernazza.

Dal 1709 entrambi i casali appartennero ai Vernazza; tuttavia continuarono ad esistere due distinte realtà.

In seguito alla delibera consiliare del 12 novembre 1891, per regio decreto, la divisione fu annullata e si procedette all'unificazione dei due casali.[13]

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 24 maggio 1957.[14]

Stemma

«Di argento, all'ulivo fruttato, con un tralcio di vite attorcigliato al fusto da cui pende a destra un pampino ed a sinistra un grappolo di uva nera; il tutto nodrito su pianura di verde, e sormontato da una stella (6) d'azzurro. Ornamenti esteriori da Comune.»

Gonfalone

«Drappo partito di bianco e di verde.[14]»

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Maria della Visitazione

Chiesa di Santa Maria della Visitazione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di Santa Maria della Visitazione venne ricostruita nella metà del XVII secolo sulle fondamenta di una struttura cinquecentesca. Originariamente era la chiesa madre di Castriguarino.
La facciata venne rifatta in stile barocco nella seconda metà del XVIII secolo e rimase incompiuta nel secondo ordine. Scandita da lesene con capitelli corinzi e decorata con festoncini, putti e motivi floreali, accoglie al centro il portale d'ingresso e una finestra polilobata. L'interno, a navata unica a croce latina, possiede una copertura con volta a botte unghiata. Nell'incrocio tra transetto e navata la copertura è a spigolo. Lungo il perimentro della navata si aprono quattro cappelle per lato nelle quali sono presenti gli altari ottocenteschi dedicati a San Vito, a San Luigi[non chiaro], alla Pietà, alla Madonna del Rosario, a Sant'Antonio da Padova e alla Madre del Buon Consiglio. Il transetto ospita gli altari della Visitazione e delle Anime del Purgatorio. Di particolare interesse artistico è l'esuberante altare maggiore in pietra leccese e il settecentesco pulpito in legno.

Chiesa di San Vito[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Vito
Statua dorata di San Vito, patrono della città, nella Chiesa di San Vito

La chiesa di San Vito, dedicata al protettore del paese, fu totalmente ricostruita tra il 1734 e il 1772 seguendo lo stile del Borromini. Come la chiesa della Visitazione, anche questa chiesa sorge sulle fondamenta di un edificio cinquecentesco. In origine costituiva la chiesa madre di Castrifrancone.
La svettante facciata, di stile tipicamente barocco, è costituita da due ordini e da un sobrio frontone. L'interno, a croce latina, ospita pregevoli altari in pietra leccese sormontati da tele di modesto pregio artistico, tra le quali si distinguono quelle del Martirio di San Vito e della Madonna del Rosario. Nel presbiterio, arricchito da un settecentesco organo a canne, di rilievo è il grande altare maggiore barocco, notevole per le dimensioni e per la ricchezza delle decorazioni. La chiesa conserva inoltre una statua di San Vito laccata in oro.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La chiesa di Santa Maria delle Grazie fu costruita nella metà del XVII secolo. La facciata, di schema geometrico rinascimentale con decorazioni barocche, è caratterizzata dal portale sovrastato da un baldacchino di grande effetto scenografico, dalle nicchie nell'ordine inferiore e dalla finestra con transenne in pietra nell'ordine superiore. L'interno, a pianta rettangolare ed aula unica con cappelle incorporate, conserva un pregevole altare maggiore del 1652, opera di Donato Chiarello da Copertino. Sull'altare è conservata l'immagine bizantina di una Madonna che allatta il Bambino. Originariamente la chiesa ospitava cinque altari, molti dei quali sventrati dopo il 1907 quando l'edificio fu affidato al Comune che lo utilizzò come cappella mortuaria del vicino cimitero.

Cappella Madonna della Luce[modifica | modifica wikitesto]

La cappella della Madonna della Luce fu edificata da maestranze locali nel 1570. L'interno con copertura a botte, spoglio di qualsiasi elemento decorativo, ospita un modesto altare, realizzato nel 1702, che conserva un affresco della Vergine col Bambino databile al XIII secolo. In origine l'edificio delimitava il confine del comune.

Altre chiese[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella della Madonna Immacolata, costruita nel 1858
  • Cappella della Trinità, riedificata nel XVIII secolo.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Municipale

Fino al 1878 come sede comunale è stato usato un locale sito in piazza angolo via Lecce. Nello stesso anno in considerazione dell'indecenza del locale formato da una piccola stanza a primo piano, nocivo alla salute e non più adatto e sufficiente neanche alla conservazione dei carteggi vari, il consiglio comunale, con delibera del 20 settembre, in attesa di costruire un apposito locale decideva di affittare, per cinque anni, il locale situato in via V. Emanuele 8, di proprietà del Sig. Arcangelo Calò, per un canone annuo di L. 70. Nel 1890, con delibera del 23 marzo, il consiglio comunale decise di intraprendere l'iter per la costruzione del palazzo municipale. Il 12 aprile dell'anno successivo venne incaricato un ingegnere perché elaborasse il progetto, che fu approvato il 27 ottobre del 1891. L'edificio doveva essere costruito in contrada San Nicola. Per la realizzazione dell'opera che avrebbe ospitato anche due sezioni della scuola elementare ed un pubblico orologio, il Comune decise, in data 24 marzo 1892, di contrarre un prestito privato di L. 10.000. Due anni dopo, il 27 novembre 1894, la civica amministrazione approvò il conto finale del costo dell'opera. Per un periodo gli uffici comunali cominciarono a funzionare nel nuovo stabile, successivamente ampliato al piano terra. Nel 1978 si procedette alla demolizione e ricostruzione su due livelli della parte di fabbricato precedentemente ampliata, per giungere alla configurazione attuale.

Palazzo Vernazza[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Vernazza

Palazzo Vernazza fu edificato nella prima metà del XVII secolo ma venne radicalmente trasformato nel 1724. La sfarzosa e lunga facciata è caratterizzata da un ampio portale bugnato, ornato da festoni floreali e sovrastato da un balcone barocco decorato con putti e maschere di leoni. Le stanze interne, ricche di motivi architettonici di gusto settecentesco, si distribuiscono intorno al cortile centrale.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Menhir[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti megalitici della provincia di Lecce e Menhir.
  • Menhir della Luce, posto a lato della cappella della Madonna della Luce da cui prende il nome, il megalite è alto 2,80 metri e misura alla base 35x20 cm. Orientato con le facce più larghe secondo l'asse Est-Ovest, è stato molto probabilmente troncato in modo irregolare nella parte superiore.
  • Menhir della Croce, è situato lungo la provinciale che collega il paese a Pisignano. La sua altezza è inferiore a 250 cm in quanto manca la parte superiore.
  • Menhir Aja, alto 2,25 metri fu distrutto nel 1937.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[16]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2020 a Castri di Lecce risultano residenti 87 cittadini stranieri.[17]

Diffusione del dialetto salentino

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Il dialetto parlato a Castri di Lecce è il dialetto salentino nella sua variante centrale che corrisponde al dialetto leccese. Il dialetto salentino si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori che si sono susseguite nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Scuole[modifica | modifica wikitesto]

Nel comune di Castri di Lecce hanno sede una scuola materna privata, una scuola dell'infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado, appartenenti al locale Istituto Comprensivo Statale[18].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

I collegamenti stradali che interessano il comune sono:

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
4 giugno 1985 24 maggio 1990 Appio Barbano Democrazia Cristiana Sindaco [19]
24 maggio 1990 24 marzo 1993 Appio Barbano Democrazia Cristiana Sindaco [19]
2 aprile 1993 24 aprile 1995 Luigi Rosario Bruno Democrazia Cristiana Sindaco [19]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Vito Murrone centro-sinistra Sindaco [19]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Vito Murrone centro Sindaco [19]
15 giugno 2004 8 giugno 2009 Luigi Rosario Bruno centro-destra Sindaco [19]
8 giugno 2009 21 ottobre 2013 Fernando Capone lista civica Sindaco [19]
22 ottobre 2013 25 maggio 2014 Andrea De Pascali lista civica Sindaco [19]
26 maggio 2014 in carica Andrea De Pascali lista civica Sindaco [19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 aprile 2023 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Salvatore Tommasi, Katalisti o kosmo, Calimera, Ghetonia Editore, 2001, p. 240.
  5. ^ Polizia locale - Città di Castrì di Lecce, Ordinanza viabilità temporanea (PDF), su comunecastri.le.it, 28 luglio 2017. URL consultato il 1º agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2017).
  6. ^ Delibera consiliare del 12.11.1891
  7. ^ http://clima.meteoam.it/AtlanteClimatico/pdf/(332)Lecce%20Galatina.pdf Tabelle climatiche 1971-2000 dall'Atlante Climatico 1971-2000 del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare
  8. ^ Pagina con le classificazioni climatiche dei vari comuni italiani, su confedilizia.it. URL consultato il 9 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2010).
  9. ^ Sito ufficiale del comune di Castri di Lecce, su comunecastri.le.it.
  10. ^ Stemma e Toponimo di Castrì di Lecce, su salentoviaggi.it. URL consultato il 1º agosto 2017.
  11. ^ Centro Studi Salentini, Lecce 1992
  12. ^ Il barbarismo di cui parla il dizionario è la forma tipica della lingua grica, che originariamente coinvolgeva gran parte del Salento, per denominare i luoghi (presenza dell'accento sulla vocale finale). L'accentazione sull'ultima vocale è anche presente in numerosi toponimi usati per designare territori agricoli della zona.
  13. ^ Castri di Lecce, De Marco Mario
  14. ^ a b Castri di Lecce, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 9 agosto 2023.
  15. ^ Comune di Castri di Lecce, Statuto comunale (PDF).
  16. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  17. ^ Dati Istat, su demo.istat.it.
  18. ^ Sito ufficiale dell'Istituto Comprensivo Archiviato il 7 gennaio 2010 in Internet Archive.
  19. ^ a b c d e f g h i http://amministratori.interno.it/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario De Marco, Castri di Lecce, Ed. Capone L., collana "Storie municipali" (1985)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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