Wyulda squamicaudata

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Opossum a coda squamosa
Wyulda squamicaudata
Stato di conservazione
Dati insufficienti[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineDiprotodontia
SottordinePhalangeriformes
SuperfamigliaPhalangeroidea
FamigliaPhalangeridae
SottofamigliaPhalangerinae
TribùTrichosurini
GenereWyulda
Alexander, 1918
SpecieW. squamicaudata
Nomenclatura binomiale
Wyulda squamicaudata
Alexander, 1919
Areale

L'opossum a coda squamosa (Wyulda squamicaudata Alexander, 1919) è un marsupiale arboricolo della famiglia dei Falangeridi[2]. È l'unica specie del genere Wyulda Alexander, 1918.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'opossum a coda squamosa ha una lunghezza testa-corpo di 29-39,5 cm e una coda di 25-32,5 cm; pesa circa 1,4–2 kg. Ha una pelliccia corta, soffice, fine e fitta. La colorazione generale del dorso è grigio-cenere chiaro o scuro. Una striscia scura, sfumata o ben distinta, corre lungo la linea mediana del dorso dalla regione scapolare al posteriore. Alcuni esemplari presentano nuca, regione scapolare e posteriore ricoperti da macchie color camoscio, con gola e petto grigi. Fianchi e dorso sono generalmente dello stesso colore, sebbene i fianchi siano talvolta più chiari. Le regioni inferiori sono bianco crema.

La coda prensile è ricoperta di fitta peluria alla base, mentre la parte restante è ricoperta da spesse squame non sovrapposte tra loro. Attorno a esse spuntano dei peli corti e ispidi. W. squamicaudata è l'unica specie della famiglia dei Falangeridi ad avere una coda come questa. La testa è breve e larga. Gli artigli sono corti e non troppo ricurvi[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

L'opossum a coda squamosa abita in una regione piuttosto desolata, dove dominano formazioni di arenaria con alberi sparsi e rocce. È un animale notturno che trascorre il giorno nascosto tra le rocce ed esce allo scoperto di notte per andare in cerca di foglie, boccioli, frutta, insetti e, forse, piccoli vertebrati[3]. Dopo aver lasciato le rocce si arrampica sugli alberi vicini e passa da un albero all'altro senza scendere mai a terra. Sembra avere natura solitaria, e tre femmine sono state viste trasportare un unico piccolo sul dorso. In una popolazione la densità di questi animali era di un esemplare per ettaro. Il piccolo nasce tra marzo e agosto e viene svezzato dopo circa 8 mesi; i maschi raggiungono la maturità sessuale non prima dei 18 mesi, e le femmine non prima del terzo anno di età. Un esemplare allevato in cattività era tranquillo e affettuoso con i proprietari ed emetteva un richiamo simile al canto di un uccello; visse in cattività per oltre 4 anni e 4 mesi.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Tranne l'olotipo, catturato nella valle del fiume Violet, nel Kimberley orientale (Australia Occidentale), tutti gli opossum a coda squamosa di cui siamo a conoscenza provengono dalle regioni nord-occidentali del Kimberley, in prossimità della costa, dove la piovosità è maggiore. Nel Kimberley orientale la specie non viene più avvistata dal 1917 e potrebbe essere scomparsa. È presente anche sulle isole di Bigge e Boongaree[4].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 1965 l'opossum a coda squamosa, scoperto nel 1917, era noto unicamente a partire da quattro esemplari, ma in quell'anno ne vennero catturati altri otto. In seguito la specie è stata osservata con più regolarità. Tuttavia, si tratta ancora di una specie poco conosciuta, e la IUCN attualmente la classifica tra le specie a status indeterminato (Data Deficient)[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Lamoreux, J. & Hilton-Taylor, C. (Global Mammal Assessment Team) 2008, Wyulda squamicaudata, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Wyulda squamicaudata, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ a b Peter Menkhorst, A Field Guide to the Mammals of Australia, Oxford University Press, 2001, p. 84.
  4. ^ Action Plan for Australian Marsupials and Monotremes, su environment.gov.au, 1996. URL consultato l'11 marzo 2009.

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