Coordinate: 34°55′13″N 40°33′34″E

Al-Ashara

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Al-Ashāra
città
(AR) العشارة
Al-Ashāra – Veduta
Al-Ashāra – Veduta
Area di al-Ashāra vista dallo spazio durante la spedizione ISS 48.
Localizzazione
StatoBandiera della Siria Siria
GovernatoratoDeir el-Zor
DistrettoMayadin
SottodistrettoAl-Ashara
Territorio
Coordinate34°55′13″N 40°33′34″E
Abitanti17 537 (2004)
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+2
Cartografia
Mappa di localizzazione: Siria
Al-Ashāra
Al-Ashāra
Al-Ashāra – Mappa
Al-Ashāra – Mappa
Al-Ashāra è il centro amministrativo del nahiya al-Ashāra nel distretto di Mayadin

Al-Ashāra (in arabo العشارة?, anche scritto Al-Asharah, al-Ashareh o Esharah) è una città della Siria orientale, amministrativamente parte del Governatorato di Deir ez-Zor, situata lungo l'Eufrate, a sud del capoluogo Deir ez-Zor.

Le località vicine includono al-Quriya a nord-est, Makhan e Mayadin a nord, Suwaydan Jazīrah a sud-est e Dablan a sud. Secondo l'Ufficio centrale di statistica siriano, il censimento del 2004 indica che al-Ashāra aveva una popolazione di 17 537 abitanti. È la sede amministrativa di una nāḥiya (sottodistretto) composta da sette località, con una popolazione totale che ammontava a 96 001 abitanti nel 2004. Al-Ashāra è la terza località più grande della nāḥiya. I suoi abitanti sono principalmente musulmani sunniti delle tribù arabe di Tayy Al-Rhabi e Al Uqaydat[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Al-Ashāra è costruito sul sito dell'antico insediamento arameo-assiro di Terqa[2], il quale viene identificato col Tell Ashāra ("tell" indica un monte, una collina). Una stele del 886 a.C., in onore della vittoria del re assiro Tukulti-Ninurta II sugli Aramei, è stata rinvenuta ad al-Ashāra. La stele è conservata al Museo Nazionale di Aleppo[3]. Terqa fu la capitale del regno neo-assiro di Khana fino alla fine dell'età del bronzo, quando prese inizio il suo declino.

A metà XIX secolo, la Bombay Geographic Society descrisse al-Ashāra come una "piccola città", composta da un gruppo di capanne arabe e da una popolazione le cui tradizioni facevano pensare che il luogo avesse radici antiche[4]. Da quel momento e fino alla dissoluzione dell'Impero ottomano nel 1917, al-Ashāra divenne il centro di un Qaḍāʾ (distretto), che faceva parte del più grande Sangiaccato di Zor. Il qaḍāʾ aveva due Nahiya: al-Ashāra e Al-Busayra[5].

Nel 1920 si tenne ad al-Ashāra un incontro tra funzionari e ufficiali dell'esercito dello Sharīf al-Ḥusayn ibn ʿAlī e del nascente Regno di Siria, ospitato dall'Emiro Fayṣal. Durante questo incontro si svolsero le trattative per stabilire i confini tra la Siria e l'Iraq. In quell'occasione fu deciso che Abu Kamal sarebbe rimasta nella provincia di Deir ez-Zor in Siria[6].

All'inizio degli anni 1960, al-Ashāra era descritto come un piccolo villaggio costruito su un tumulo artificiale dove sorgeva Terqa[7].

Durante la guerra civile siriana, la città fu occupata dall'ISIL fino a quando l'esercito siriano riprese al-Ashāra il 27 novembre 2017[8][9][10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Smith, p. 174.
  2. ^ (EN) Hartmut Kühne, Interaction of Aramaeans and Assyrians on the Lower Khabur, in Syria, n. 86, 1º novembre 2009, pp. 43–54, DOI:10.4000/syria.509. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  3. ^ Nelles Guide,  p. 127.
  4. ^ (EN) Transactions of the Bombay Geographical Society, vol. 1, Bombay Geographical Society, 1844, p. 180.
  5. ^ Tarih ve Medeniyet [collegamento interrotto], su tarihvemedeniyet.org, 2009.
  6. ^ Rush, p. 263.
  7. ^ Boulanger, p. 490.
  8. ^ (EN) Breaking: Syrian Army liberates another town along the Euphrates River, in al masdar news. URL consultato il 23 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2019).
  9. ^ IRAQ. Liberata Hawija, l’ultima città occupata dall’Isis, 6 ottobre 2017. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  10. ^ (EN) With the support of the Iraqi, Iranian and Lebanese gunmen and the Russian cover... the regime forces almost end the organization's presence in the pocket east of al-Mayadin and a town separates them from achieving the goal • The Syrian Observatory For Human Rights, in SOHR, 27 novembre 2017. URL consultato il 23 febbraio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]