Film poliziottesco: differenze tra le versioni

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Il '''poliziottesco''', conosciuto anche come '''poliziesco all'italiana''', è stato un [[generi cinematografici|genere cinematografico]] [[italia]]no in voga fra la metà degli [[anni 1960|anni sessanta]] ed i primissimi [[anni 1980|anni ottanta]] del [[XX secolo]], toccando il proprio culmine alla metà degli [[Anni 1970|anni settanta]].
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Le tematiche si basavano generalmente su indagini poliziesche che prendevano sovente spunto da fatti di cronaca nera dell'epoca, sviluppandoli in chiave enfatica, spesso in senso critico, a volte demagogica o in taluni casi anche comica.
Le tematiche si basavano generalmente su indagini poliziesche che prendevano sovente spunto da fatti di cronaca nera dell'epoca, sviluppandoli in chiave enfatica, spesso in senso critico, a volte demagogica o in taluni casi anche comica.

Versione delle 17:48, 30 lug 2017

Il poliziottesco (conosciuto anche come poliziesco all'italiana) è stato un genere cinematografico italiano in voga fra la metà degli anni sessanta ed i primissimi anni ottanta del XX secolo, toccando il proprio culmine alla metà degli anni settanta.

Le tematiche si basavano generalmente su indagini poliziesche che prendevano sovente spunto da fatti di cronaca nera dell'epoca, sviluppandoli in chiave enfatica, spesso in senso critico, a volte demagogica o in taluni casi anche comica.

Storia

La genesi del poliziottesco è legata, principalmente, ad uno dei generi di maggior diffusione nel mondo cinematografico, cioè il poliziesco; per quanto riguarda questo genere la prima produzione italiana ascrivibile ad esso risale agli albori del cinema sonoro con la pellicola di Guido Brignone Corte d'Assise, un dramma d'ambientazione giudiziaria interpretato da Elio Steiner e Lya Franca, che fu il secondo film sonoro italiano ad essere distribuito nelle sale cinematografiche (il primo fu il sentimentale La canzone dell'amore) nel gennaio del 1931.

Il punto di partenza del poliziottesco è invece dato, probabilmente, da un film di Carlo Lizzani del 1966: Svegliati e uccidi, con Robert Hoffman nella parte del criminale milanese Luciano Lutring e Gian Maria Volonté in quella di un ispettore di polizia che indaga sulla vicenda; altri episodi che sono solitamente annoverati tra gli albori del genere possono essere considerati Banditi a Milano sempre diretto da Lizzani del 1968, interpretati da Tomas Milian nel ruolo di un commissario napoletano dalla colorita umanità e Gian Maria Volonté nel ruolo del criminale torinese Pietro Cavallero, poi La polizia ringrazia di Stefano Vanzina (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Steno) del 1972, interpretato da Enrico Maria Salerno, vagamente ispirato alla vicenda del Golpe Borghese, e soprattutto La polizia incrimina, la legge assolve di Enzo G. Castellari del 1973 con protagonista Franco Nero, che codificò definitivamente questo genere cinematografico. Il poliziottesco riscosse grande successo tra il pubblico (sia italiano che internazionale) per tutti gli anni settanta; in seguito, nel 1981, il filone si esaurirà, vedendo cessare quasi completamente la produzione di pellicole di questo genere.

Caratteristiche tipiche

Il poliziottesco italiano è pesantemente imparentato con alcuni omologhi statunitensi che presentavano figure di tutori della legge intransigenti, spesso violenti e immersi in una realtà urbana degradata come Serpico di Al Pacino, l'ispettore Callaghan di Clint Eastwood, il tenente Bullitt di Steve McQueen ed il poliziotto 'Popeye' interpretato da Gene Hackman ne Il braccio violento della legge; in Italia il genere raggiungerà il suo apice con la figura del commissario di ferro, atletico, agile e tutto d'un pezzo, interpretato da Maurizio Merli, celebre soprattutto per la cosiddetta trilogia del Commissario Betti. Il poliziottesco rispecchiava le realtà urbane italiane degli anni settanta e diverse tematiche spesso ricorrenti in queste pellicole (criminalità organizzata, traffico d'armi, prostituzione, spaccio e consumo di droga, criticità del sistema giudiziario) sono ancora oggi attuali.

Nonostante spesso la maggior parte di questi film siano politicamente intrisi di un notevole grado di qualunquismo, anche se non mancano caratterizzazioni di destra e di sinistra, il genere ha anche molti debiti col cosiddetto cinema di impegno civile italiano, portato alla ribalta da autori quali Marco Bellocchio, Francesco Rosi, Florestano Vancini, Elio Petri, Giuliano Montaldo e Damiano Damiani (questi ultimi due poi si cimenteranno direttamente con tale filone).

I protagonisti sono quasi sempre dei commissari di polizia sui generis che si sentono incompresi dai propri superiori, molto spesso anarcoidi ma essenzialmente onesti e spinti da una genuina generosità e innegabile dedizione al corpo anche se d'indole violenta e quasi sempre inclini ad utilizzare, per raggiungere i propri scopi, gli stessi metodi e ad abbassarsi allo stesso livello dei delinquenti (e dei terroristi) che insanguinavano le strade d'Italia negli anni di piombo e che loro si proponevano di combattere. Per nulla moralisti, sovente distinguono tra chi ruba per vivere e chi vuole creare deliberatamente un danno agli altri, arrivando in certi casi a tollerare i primi.

Più raramente, il ruolo di protagonisti era affidato invece a dei comuni cittadini i quali, dopo esser stati vittime di qualche episodio criminoso (rapine, pestaggi, sequestri, omicidi di persone a loro care) ed aver toccato con mano le inefficienze e lentezze dell'ordinamento giuridico italiano, decidono di farsi giustizia da soli, diventando una sorta di vendicatori, talvolta agendo essi stessi con metodi criminali e perciò ricercati ed arrestati dalle forze dell'ordine. Esempi in tal senso sono Il cittadino si ribella, Il giustiziere sfida la città e L'uomo della strada fa giustizia.

Un importante sottogenere - che riscosse grande successo di pubblico - fu il poliziottesco comico, soprattutto grazie alla figura del colorito poliziotto Nico Giraldi (detto Nico Er Pirata), interpretato da Tomas Milian (e doppiato da Ferruccio Amendola), connotato da una forte carica romanesca, nato nel 1976 da un'idea di Bruno Corbucci e Mario Amendola. La saga del commissario Giraldi non è da confondere con quella avente come protagonista il delinquente dall'animo buono Sergio Marazzi detto Er monnezza, sempre interpretato da Tomas Milian (e doppiato anch'esso da Ferruccio Amendola) e caratterizzato anche lui da una forte romanità.

Si annovera in questo filone comico una vena napoletana con il commissario Rizzo (detto Piedone), interpretato da Bud Spencer; tali film erano un incrocio tra la commedia e l'action-movie, e La poliziotta diretto da Steno ed interpretato da Mariangela Melato.

La cosiddetta Trilogia del milieu, diretta da Fernando Di Leo in cui invece i protagonisti sono dei criminali, sebbene venga indicato come poliziottesco, presenta caratteristiche per lo più del noir e del thriller.

Differenze con altri generi

La differenza stilistica tra il poliziottesco e il genere poliziesco/noir è da individuare nella predilezione per l'azione e la violenza, entrambe piuttosto spiccate ed esplicite; inoltre il titolo è quasi sempre riferito all'impressione che si tratti più di un film che narra di poliziotti e della loro aura di vendicatori, piuttosto che di film imperniati su indagini e con un finale rassicurante in cui la legge vince sulla delinquenza; scelta, quest'ultima, diffusa nei film a carattere poliziesco dell'epoca, anche se con alcune eccezioni.

Il poliziottesco talvolta appare come un sottogenere di commistione tra molti generi "adulti": il noir e l'horror, talvolta con un notevole apporto splatter (genere in auge in Italia già alla metà degli anni sessanta, mutuato da autori quali Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci), ed una metamorfosi dello spaghetti-western, dal quale provengono registi ed attori. Quest'ultima si evince principalmente dalla visione da far west che veniva data alle realtà urbane italiane (luoghi principali nei quali venivano ambientati questi film) in quel periodo storico.

La posizione della critica

La critica italiana dell'epoca non amava il poliziottesco: spesso infatti questi film venivano accusati di dare messaggi talvolta ambigui e reazionari, di fascismo, qualunquismo, alla critica dell'ordinamento giuridico e talvolta dell'apologia della violenza e della giustizia spicciola ed immediata. Gli articoli dedicati a queste opere erano per lo più brevi e marginali e quasi sempre in tono molto dispregiativo; questi film erano inoltre rimproverati dalla critica di proporre sempre la stessa storia e gli stessi personaggi.

Solo a partire dalla metà degli anni novanta, anche grazie a riviste di genere come Nocturno e Cine 70, il genere è stato rivalutato. Anche il regista Quentin Tarantino ha più volte ribadito il suo apprezzamento per questi film e questi registi.[1]


Filmografia

Precursori

In ordine cronologico (elenco non esaustivo)

Poliziotteschi

Gastone Moschin in una scena del film Milano calibro 9 di Fernando Di Leo (1972)
Henry Silva e Woody Strode in una scena del film La mala ordina di Fernando Di Leo (1972)
Henry Silva ed Antonia Santilli in una scena del film Il boss di Fernando Di Leo (1973)

* Dagli archivi della polizia criminale (1973) di Paolo Lombardo

Un'immagine dal film La polizia sta a guardare di Roberto Infascelli (1973)
Tomás Milián in una scena del film Squadra volante di Stelvio Massi (1974)
Franco Gasparri in una scena del film Mark il poliziotto di Stelvio Massi (1975)
Un'immagine dal film Roma a mano armata di Umberto Lenzi (1976)
Un'immagine dal film Napoli violenta di Umberto Lenzi (1976)
Maurizio Merli in una scena del film Il cinico, l'infame, il violento di Umberto Lenzi (1977)
La Palermo di Da Corleone a Brooklyn di Umberto Lenzi (1979)

Poliziotteschi comici

Note

  1. ^ Valeria Gandus. Cine Revival: i B-Movie italiani degli anni settanta «Panorama.it», 4 ottobre 2004

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni