Correttezza politica: differenze tra le versioni

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Il politicamente corretto è una forma di [[conformismo]] linguistico, nel quale sono state individuate tracce di [[Puritani#Uso_moderno_del_termine|neopuritanesimo]]<ref>Thomas Norman Trenton, ''Generation X and Political Correctness: Ideological and Religious Transformation among Students'', The Canadian Journal of Sociology / Cahiers canadiens de sociologie, Vol. 22, No. 4 (Autumn, 1997), pp. 417-436.</ref>. Viene inoltre molto criticato il [[bizantinismo]] di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente ''minorati'' sono divenuti prima ''invalidi'', successivamente ''handicappati'', poi ''portatori di handicap'', quindi ''disabili'' ed infine ''diversamente abili''. Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: ''non vedenti'' per ciechi, ''non udenti'' per sordi, ''non deambulanti'' per para o tetraplegici; definizioni, oltre che inesistenti nel lessico medico, quasi sempre sdegnosamente rifiutate, quale segno d'ipocrisia in assenza di concreti vantaggi, dagli enti di tutela delle categorie interessate.
Il politicamente corretto è una forma di [[conformismo]] linguistico, nel quale sono state individuate tracce di [[Puritani#Uso_moderno_del_termine|neopuritanesimo]]<ref>Thomas Norman Trenton, ''Generation X and Political Correctness: Ideological and Religious Transformation among Students'', The Canadian Journal of Sociology / Cahiers canadiens de sociologie, Vol. 22, No. 4 (Autumn, 1997), pp. 417-436.</ref>. Viene inoltre molto criticato il [[bizantinismo]] di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente ''minorati'' sono divenuti prima ''invalidi'', successivamente ''handicappati'', poi ''portatori di handicap'', quindi ''disabili'' ed infine ''diversamente abili''. Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: ''non vedenti'' per ciechi, ''non udenti'' per sordi, ''non deambulanti'' per para o tetraplegici; definizioni, oltre che inesistenti nel lessico medico, quasi sempre sdegnosamente rifiutate, quale segno d'ipocrisia in assenza di concreti vantaggi, dagli enti di tutela delle categorie interessate.

Analogamente, in tempi recenti, il termine ''clandestino'' è grandualmente stato soppiantato, in maniera semanticamente scorretta, dal participio presente ''migrante''. In Italia, il termine originale è stato messo al bando dall'ordine dei giornalisti, i quali sono passibili di ritorsioni legali, qualora dovessero farne ricorso.


Secondo gli organizzatori della Campagna contro la correttezza politica, l'adozione di termini non offensivi nei riguardi di determinate categorie viene sancita senza interpellare le categorie stesse, il che costituisce già un fattore di discriminazione.<ref>{{en}}[http://www.capc.co.uk/faqs.htm FAQ] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090219222109/http://www.capc.co.uk/faqs.htm |date=19 febbraio 2009 }} sul sito ufficiale di ''Campaign Against Political Correctness''</ref>
Secondo gli organizzatori della Campagna contro la correttezza politica, l'adozione di termini non offensivi nei riguardi di determinate categorie viene sancita senza interpellare le categorie stesse, il che costituisce già un fattore di discriminazione.<ref>{{en}}[http://www.capc.co.uk/faqs.htm FAQ] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090219222109/http://www.capc.co.uk/faqs.htm |date=19 febbraio 2009 }} sul sito ufficiale di ''Campaign Against Political Correctness''</ref>

Versione delle 16:04, 22 mar 2020

L'espressione politicamente corretto (che in italiano è un aggettivo sostantivato mentre in inglese è un sostantivo, political correctness) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect).

L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente libera, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona.

L'uso dell'espressione nell'accezione corrente può essere ricondotta agli ambienti di intellettuali statunitensi di sinistra d'ispirazione comunista degli anni trenta[1], sebbene riguardo alle origini del concetto di "politicamente corretto" vi siano altre ipotesi.[2]

Il politicamente corretto nel linguaggio

Politically Correct è anche il successivo movimento di idee d'ispirazione liberal e radical delle università americane (in particolare nella University of Michigan ad Ann Arbor, Michigan) che alla fine degli anni ottanta si proponeva, nel riconoscimento del multiculturalismo, la riduzione di alcune consuetudini linguistiche giudicate come discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza per cui:

  • Afro-Americans (afro-americani) o, meglio, African Americans, sostituisce blacks, niggers e negros (negri);
  • gay sostituisce "sodomite" e "faggot" (sodomita, finocchio).


Allo stesso modo in Italia:

  • negro diventa nero o di colore;
  • zingaro diventa nomade, nonostante queste popolazioni abbiano abbandonato il nomadismo da diverso tempo,
  • diversamente abile sostituisce varie espressioni che erano politicamente corrette in passato (minorato, l'anglicismo handicappato, poi portatore di handicap, disabile),
  • disoccupato sostituisce nullafacente.

Con riferimento all’espressione Politically Correct, durante la controversia su Charlie Gard, Mauro Leonardi conia il neologismo Catholically Correct.[3][4]

Critiche

Il politicamente corretto è una forma di conformismo linguistico, nel quale sono state individuate tracce di neopuritanesimo[5]. Viene inoltre molto criticato il bizantinismo di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente minorati sono divenuti prima invalidi, successivamente handicappati, poi portatori di handicap, quindi disabili ed infine diversamente abili. Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: non vedenti per ciechi, non udenti per sordi, non deambulanti per para o tetraplegici; definizioni, oltre che inesistenti nel lessico medico, quasi sempre sdegnosamente rifiutate, quale segno d'ipocrisia in assenza di concreti vantaggi, dagli enti di tutela delle categorie interessate.

Analogamente, in tempi recenti, il termine clandestino è grandualmente stato soppiantato, in maniera semanticamente scorretta, dal participio presente migrante. In Italia, il termine originale è stato messo al bando dall'ordine dei giornalisti, i quali sono passibili di ritorsioni legali, qualora dovessero farne ricorso.

Secondo gli organizzatori della Campagna contro la correttezza politica, l'adozione di termini non offensivi nei riguardi di determinate categorie viene sancita senza interpellare le categorie stesse, il che costituisce già un fattore di discriminazione.[6]

Un'interessante disamina del politicamente corretto e delle sue degenerazioni (anche paradossali) è svolta da Raffaele Alberto Ventura nel suo libro La guerra di tutti. Populismo, terrore e crisi della società liberale, alle pp. 263-270. Si segnala in particolare quanto segue: «In principio, dicevamo, il Politicamente Corretto non era per niente una brutta idea; cinque secoli più tardi, tuttavia, le cose hanno iniziato a degenerare e il politicamente corretto è diventato un incubo. Non soltanto delimita degli spazi in cui sembra ormai impossibile dire alcunché (ad esempio i cosiddetti safe spaces delle università americane) ma per giunta fallisce nella sua funzione primaria: invece di pacificare, fornisce nuovi e infiniti pretesti di conflitto. Individuando aggressioni e microaggressioni dietro ogni scambio comunicativo, il Politicamente Corretto ha finito per diventare una teoria della “guerra giusta” alla portata di chiunque» [7]

Note

  1. ^ Italianistica. A margine del "politicamente corretto"
  2. ^ (EN) Geoffrey Hughes, Political Correctness: a History of Semantics and Culture, John Wiley and Sons, 2009, pp. 3-5.
  3. ^ Funerale a coppia gay, don Leonardi: "Non si nega più. Oggi anche il caso di Welby non credo si ripeterebbe" - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano, 15 gennaio 2018. URL consultato il 5 marzo 2018.
  4. ^ AGI - Agenzia Giornalistica Italia, Il 'cristianesimo ideologico ' e i sostenitori del 'catholically correct', su Agi. URL consultato il 5 marzo 2018.
  5. ^ Thomas Norman Trenton, Generation X and Political Correctness: Ideological and Religious Transformation among Students, The Canadian Journal of Sociology / Cahiers canadiens de sociologie, Vol. 22, No. 4 (Autumn, 1997), pp. 417-436.
  6. ^ (EN) FAQ Archiviato il 19 febbraio 2009 in Internet Archive. sul sito ufficiale di Campaign Against Political Correctness
  7. ^ (IT) R. A. Ventura, La guerra di tutti. Populismo, terrore e crisi della società liberale, minimum fax, Roma, 2019, pp. 263-264.

Bibliografia

  • La guerra di tutti. Populismo, terrore e crisi della società liberale, Raffaele Alberto Ventura, minimum fax, Roma, 2019
  • America e libertà: Da Alexis de Tocqueville a George W. Bush, Furio Colombo, Baldini Castoldi Dalai, 2005
  • Igiene verbale. Il politicamente corretto e la libertà linguistica, Edoardo Crisafulli, Vallecchi, 2004
  • L'ombra del potere. Il lato oscuro della società: elogio del politicamente scorretto, Bonvecchio C., Risé C., Red, Como, 1998
  • Le buone maniere, D'Urzo V., Il Mulino, 1997, ISBN 88-15-05998-9
  • La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto, Hughes R., Adelphi, 1994, ISBN 88-459-1093-8
  • Il razzismo è una gaffe. Eccessi e virtù del «Politically correct», Baroncelli Flavio, Donzelli, 1996, ISBN 88-7989-206-1
  • La macchia umana, Philip Roth, Einaudi

Voci correlate

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