Siro Zuliani: differenze tra le versioni

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''I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa.''
''I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa.''


''Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.”''<ref>[http://hemerotecadigital.bne.es/results.vm?o=&w=Zuliani&f=text&t=%2Bcreation&l=600&l=700&s=10&lang=es La Discusión (Madrid. 1856). 10/4/1884, n.º 1.593, página 3]</ref>
''Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.”''<ref>{{it|traduzione in italiano dallo spagnolo:}}
'''Il suicidio di un milionario'''

Siro Zuliani, duca di Santo Stefano, si è suicidato a Mantova, dopo aver dilapidato una colossale fortuna.

Era un impiegato della ditta di commercio di Laschi a Verona, dove guadagnava 200 lire al mese oltre a qualche gratifica.

La moglie di Siro apparteneva alla clsse più umile del popolo, e lui stesso godeva appena di una modesta posizione.

Improvvisamente cominciò a spendere denaro a piene mani; fece costruire un palazzo che ammobiliò con un lusso inaudito, occupandosi contemporaneamente delle famiglie povere di invalidi a cui dedicava grandi opere di carità.

Tutta la città di Verona era ammirata da un simile mutamento; uno spiritoso disse: ''Senza dubbio Zuliani ha trovato un’anfora piena di oro, e questa deve essere la causa della sua fortuna.''

La frase corse di bocca in bocca, e essendo giunta all'orecchio dell’interessato, questi fece esporre in uno dei negozi più frequentati dai veronesi una grande anfora con il seguente cartello: ''“Questa è la famosa anfora trovata dal duca di Santo Stefano”''.

La casa Laschi sospettò che forse il segreto della fortuna di Siro avesse a che fare con una frode ai danni della sua cassa o dei suoi creditori, ma alla luce delle indagini fatte a tal riguardo, questi sospetti risultarono infondati.

Alla curiosità del pubblico e di alcuni suoi amici Zuliani rispose sempre: ''E’ un segreto che scenderà con me nella tomba.''

A seguito di un piccolo alterco con i Laschi per un errore fatto nel trascrivere una partita di 8.000 libbre nel bilancio della casa, senza che questo alterasse i risultati del bilancio stesso, lo Zuliani si impegnò a rifarlo per trovare l’errore e si portò a casa i registri.

All’arrivo a casa si mostrò preoccupato e di umore tetro, disse alla moglie che doveva lavorare tutta la notte, si chiuse nella sua stanza e bruciò con il petrolio tutti i registri. Dopo questo fatto partì per Mantova dove ha posto fine ai suoi giorni, lasciando la seguente lettera:
''I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa.''

''Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.”

Il segreto della ricchezza del duca di Santo Stefano è sceso con lui nella tomba, senza che sia potuto acquisire alcun dato o sospetto. Fonte:[http://hemerotecadigital.bne.es/results.vm?o=&w=Zuliani&f=text&t=%2Bcreation&l=600&l=700&s=10&lang=es La Discusión (Madrid. 1856). 10/4/1884, n.º 1.593, página 3] consultato il 14.3.2020 ore 15:00</ref>


Il mistero non è stato mai svelato.
Il mistero non è stato mai svelato.

Versione delle 16:45, 14 mar 2020

Siro Zuliani

Siro Zuliani (Verona, 9 gennaio 1852Mantova, 19 marzo 1884) è stato un contabile italiano, suicida, protagonista di un misterioso fatto di cronaca..

Biografia

Siro Zuliani era stato un umile e onesto impiegato contabile della ditta commerciale Lasca di Verona, tanto improvvisamente quanto misteriosamente diventato ricchissimo al punto di farsi costruire un palazzo ammobiliato con estremo lusso ed elargire anche ricche elemosine ai poveri di Verona.

Cominciarono a circolare voci malevole sull'origine di tale fortuna, tra le quali, quella più benevola, che avrebbe trovato un'anfora piena di monete d'oro durante i lavori di ristrutturazione della sua vecchia abitazione[1].

Giunte al suo orecchio tali dicerie decise di esporre nella vetrina di uno dei negozi più frequentati di Verona una enorme anfora con su appeso un cartello che recitava: "Ecco la vera pignatta trovata dal Duca di Santo Stefano".

Da questo fatto si trasse ispirazione in un primo tempo per costituire nel gennaio del 1884 il "Baccanale di Santo Stefano e San Giorgio", poi riconvertito in "Ducato di Santo Stefano".

Più volte richiesto da amici e conoscenti di svelare il mistero dell'origine di tale ricchezza il Zuliani rispondeva sempre che questo segreto lo avrebbe seguito nella tomba. E così fu.

La ditta Laschi, sospettando che lo Zuliani avesse approfittato delle entrate o dei creditori della ditta fece indagini da cui emerse solo un dettaglio irrilevante, cioè un errore nella trascrizione dei libri contabili che Zuliani si offrì subito di correggere portandosi a casa i libri stessi.

Giunto a casa si chiuse nella sua stanza e bruciò tutti i libri contabili della ditta Laschi.

Fatto ciò partì per Mantova dove si suicidò, lasciando la seguente lettera:

I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa.

Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.”[2]

Il mistero non è stato mai svelato.

Note

  1. ^ Ricorda il ritrovamento a Roma del tesoro di via Alessandrina
  2. ^ (IT) Il suicidio di un milionario Siro Zuliani, duca di Santo Stefano, si è suicidato a Mantova, dopo aver dilapidato una colossale fortuna. Era un impiegato della ditta di commercio di Laschi a Verona, dove guadagnava 200 lire al mese oltre a qualche gratifica. La moglie di Siro apparteneva alla clsse più umile del popolo, e lui stesso godeva appena di una modesta posizione. Improvvisamente cominciò a spendere denaro a piene mani; fece costruire un palazzo che ammobiliò con un lusso inaudito, occupandosi contemporaneamente delle famiglie povere di invalidi a cui dedicava grandi opere di carità. Tutta la città di Verona era ammirata da un simile mutamento; uno spiritoso disse: Senza dubbio Zuliani ha trovato un’anfora piena di oro, e questa deve essere la causa della sua fortuna. La frase corse di bocca in bocca, e essendo giunta all'orecchio dell’interessato, questi fece esporre in uno dei negozi più frequentati dai veronesi una grande anfora con il seguente cartello: “Questa è la famosa anfora trovata dal duca di Santo Stefano”. La casa Laschi sospettò che forse il segreto della fortuna di Siro avesse a che fare con una frode ai danni della sua cassa o dei suoi creditori, ma alla luce delle indagini fatte a tal riguardo, questi sospetti risultarono infondati. Alla curiosità del pubblico e di alcuni suoi amici Zuliani rispose sempre: E’ un segreto che scenderà con me nella tomba. A seguito di un piccolo alterco con i Laschi per un errore fatto nel trascrivere una partita di 8.000 libbre nel bilancio della casa, senza che questo alterasse i risultati del bilancio stesso, lo Zuliani si impegnò a rifarlo per trovare l’errore e si portò a casa i registri. All’arrivo a casa si mostrò preoccupato e di umore tetro, disse alla moglie che doveva lavorare tutta la notte, si chiuse nella sua stanza e bruciò con il petrolio tutti i registri. Dopo questo fatto partì per Mantova dove ha posto fine ai suoi giorni, lasciando la seguente lettera: I Laschi hanno voluto che io fossi cattivo, e cattivo mi mostro. Ho bruciato tutti i loro registri e ora mi tolgo la vita. Il mio segreto scenderà con me nella tomba. Solo due persone di alto lignaggio sanno qualcosa. Per mantenere mia moglie si venda il palazzo e i mobili, pagando i pochi debiti che lascio. Se mia moglie vorrà potrà sposarsi con un altro, ma non l’amerà mai come me. Saluto il prefetto, il sindaco e i miei compagni.” Il segreto della ricchezza del duca di Santo Stefano è sceso con lui nella tomba, senza che sia potuto acquisire alcun dato o sospetto. Fonte:La Discusión (Madrid. 1856). 10/4/1884, n.º 1.593, página 3 consultato il 14.3.2020 ore 15:00

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