Coordinate: 40°50′09″N 14°14′55″E

Napoli: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Centro di produzione Rai di Napoli}}
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A Napoli ha sede uno dei 4 centri di produzione televisiva e radiofonica della [[Rai]] (insieme ai centri di [[Roma]], [[Milano]] e [[Torino]]), nonché le reti [[Televisioni locali italiane (Campania)|Televisive locali della regione]]. Il centro Rai, sito in via Guglielmo Marconi 9, ospita numerosi programmi televisivi come ''[[Ti lascio una canzone]]'', ''[[Made in Sud]]'', ''[[Kilimangiaro (programma televisivo)|Kilimangiaro]]'', ''[[Scanzonissima]]''. Invece tra le produzioni televisive legate alla città si ricordano: ''[[Un posto al sole (soap opera)|Un posto al sole]]''<ref group=N>''Un posto al sole'' è la prima ''[[soap opera]]'' prodotta in Italia, nonché la più longeva [[Fiction televisiva|fiction]] italiana. Prodotta da [[Rai Fiction]], essa viene trasmessa su [[Rai 3]] dal 1996.</ref>;
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''[[Il ricatto (miniserie televisiva)|Il ricatto 1]]-[[Il ricatto 2|2]]''; ''[[Il commissario Raimondi]]''; ''[[La squadra (serie televisiva)|La squadra]]''; ''[[La nuova squadra]]''; ''[[Giuseppe Moscati - L'amore che guarisce]]''; ''[[Baciati dall'amore]]''; ''[[Sirene (serie televisiva)|Sirene]]''; ''[[Gomorra - La serie]]''; ''[[Non dirlo al mio capo]]''; ''[[I bastardi di Pizzofalcone (serie televisiva)|I bastardi di Pizzofalcone]]''; ''[[L'amica geniale (miniserie televisiva)|L'amica geniale]]''.
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=== Arte ===
=== Arte ===

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Napoli (disambigua), Neapolis o Naples.
Napoli
comune
Napoli – Veduta
Napoli – Veduta
Veduta di Napoli
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Città metropolitana Napoli
Amministrazione
SindacoLuigi De Magistris (Democrazia Autonomia, sinistra) dal 01-06-2011 (2º mandato dal 20-06-2016)
Territorio
Coordinate40°50′09″N 14°14′55″E
Altitudine17 m s.l.m.
Superficie117,27[1] km²
Abitanti962 260[2] (31-8-2018)
Densità8 205,51 ab./km²
Comuni confinantiArzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Cercola, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Portici, Pozzuoli, Quarto, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Volla
Altre informazioni
Cod. postale80121, 80122, 80123, 80124, 80125, 80126, 80127, 80128, 80129, 80131, 80132, 80133, 80134, 80135, 80136, 80137, 80138, 80139, 80141, 80142, 80143, 80144, 80145, 80146 e 80147
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT063049
Cod. catastaleF839
TargaNA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Cl. climaticazona C, 1 034 GG[4]
Nome abitantinapoletani, partenopei
PatronoSan Gennaro e altri 50 compatroni
Giorno festivo19 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Napoli
Napoli
Napoli – Mappa
Napoli – Mappa
Posizione del comune di Napoli nell'omonima città metropolitana
Sito istituzionale

Napoli (AFI: /ˈnapoli/[5] ascolta; Nàpule in napoletano, pronuncia [ˈnɑːpulə] o [ˈnɑːpələ]) è un comune italiano di 962 260 abitanti[2], capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Campania.

Terzo comune in Italia per popolazione, Napoli è tra le più popolose e densamente popolate aree metropolitane dell'Unione europea.[N 1]

Fondata dai Cumani nell'VIII secolo a.C., fu tra le città più importanti della Magna Græcia[6][7], grazie al rapporto privilegiato con Atene[8], ed esercitò una notevole influenza commerciale, culturale e religiosa sulle popolazioni italiche circostanti[9] tanto da diventare sede della scuola epicurea di Filodemo di Gadara e Sirone. Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni, fu capitale del Regno di Napoli; con la Restaurazione divenne capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all'Unità d'Italia. Per motivi culturali, politici, storici e sociali è stata, dall'evo antico sino ai giorni nostri, una delle città cardine dell'Occidente.[10]

Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa,[11] ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologici ed orientalistici del continente[12] e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo.[13] Luogo d'origine della lingua napoletana, ha esercitato ed esercita un forte ruolo in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo a livello nazionale ed internazionale.

Centro della filosofia naturalistica del rinascimento[14] e centro illuminista di livello europeo[15], è stata a lungo un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana[16], dando tra l'altro origine all'opera buffa.[17]

Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative, che affonda le proprie radici nell'età classica, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento napoletano[18] e il barocco napoletano,[19] il caravaggismo,[20] la scuola di Posillipo[21] ed il Liberty napoletano,[22] nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte[23] ed il presepe napoletano.[24]

È all'origine di una forma distintiva di teatro,[25] di una canzone di fama mondiale[26] e di una peculiare tradizione culinaria[27] che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana,[28] e l'arte dei suoi pizzaioli che è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità.[29]

Nel 1995 il centro storico di Napoli è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità, per i suoi eccezionali monumenti, che testimoniano la successione di culture del Mediterraneo e dell'Europa[30]. Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri orientali della città) tra le riserve mondiali della biosfera.[31]

Geografia fisica

Territorio

Lo stesso argomento in dettaglio: Mezzogiorno (Italia).
Veduta dal parco urbano dei Camaldoli

Napoli sorge quasi al centro dell'omonimo golfo "dominato" dal Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

Il territorio di Napoli è composto da molti rilievi collinari (la collina dei Camaldoli, il più alto, raggiunge i 452), ma anche da isole e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

Il territorio urbano, limitato a occidente dal vulcano Campi Flegrei, ed a oriente dal Somma-Vesuvio ha una storia geologicamente complessa.[32] Il substrato su cui poggia la città ha origine eminentemente vulcanica, ed è il prodotto di una serie di eruzioni dei due complessi.[33]

Secondo la classificazione sismica nazionale, Napoli è ubicata in zona 2 (sismicità media)[34].

Clima

Lo stesso argomento in dettaglio: Clima di Napoli.

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Secondo la classificazione Köppen, Napoli, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cs′a ovvero clima temperato caldo con aridità estiva e massimo precipitativo in autunno[35]. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno.[36] La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo, comunque, è tale da fare in modo che la città possieda al suo interno differenti microclimi, con la possibilità quindi di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri.

Secondo la classificazione climatica italiana, Napoli è ubicata nella zona C.[37]

Napoli[38][39][40] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 12121521263033332824161312,320,73222,721,9
T. min. media (°C) 45610141820211916954,71019,714,712,3
Precipitazioni (mm) 10498867650342442801301621213232121003721 007
Umidità relativa media (%) 75737170707170697374767574,370,37074,372,3

Origini del nome

Statere del 275 a.C.

L'etimologia del nome «Napoli» deriva dal termine greco Neapolis (Νεάπολις) che significa «città nuova». La radice del nome Neapolis si riferisce all'arrivo di nuovi coloni, dunque ad una epoikia. In realtà, fu un vero e proprio tratto distintivo dell'epoca greca. La città assorbiva nuove componenti e ogni volta rinasceva come Neapolis, la "Città Nuova" appunto: dopo la sua rifondazione, l'insediamento ribadì il proprio nome con l'aggiunta della componente ateniese, pithecusana e osca.[41]

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Napoli.

Preistoria e protostoria

Vaso della civiltà del Gaudo

A Napoli, allo stato attuale delle conoscenze, le più antiche tracce di frequentazione/occupazione del territorio sono quelle del Neolitico Medio tipo Serra d'Alto trovate a piazza S. Maria degli Angeli (cioè nel luogo esatto dove sorgerà la città, tra l'acropoli e la necropoli di Parthènope, la parte interna - opposta al mare - della collina di Pizzofalcone[42]), ove è noto anche un importante livello dell'Eneolitico Antico e un altro del Bronzo Antico/Medio; l'Eneolitico Medio, tipo Gaudo, è noto più all'interno di quest'ultima dai vecchi rinvenimenti di Materdei, mentre il Bronzo Antico o meglio Medio Iniziale è presente fuori dal luogo dove sorse Parthenope, a piazzale Tecchio[43], che si può considerare l'inizio dell'area flegrea (e anche in altri siti minori); infine il Bronzo Finale è noto nella zona bassa, da rinvenimenti nell'area costiera del porto di Napoli.[44]

Evo antico

Lo stesso argomento in dettaglio: Parthènope.
Monte Echia, luogo dove sorse la polis greca
Colonne del Tempio dei Dioscuri di Napoli, incorporata nella facciata della Basilica di San Paolo Maggiore

Parthènope venne fondata dai Cumani nel terzo quarto dell'VIII secolo a.C., secondo la logica di una creazione di approdi e capisaldi nel golfo (epineion). La città seppe prematuramente differenziarsi dalla città madre ed assumere una posizione competitiva rispetto ad essa.[45] Alla fine del VI secolo a.C., nell'ambito del clima di stasis vigente a Cuma per tutta la durata della parabola di Aristodemo, venne rifondata da oligarchi come Neapolis (nuova città).[46] La "Nuova Città" venne concepita come una "seconda Cuma": lo dimostra ad esempio la fedele ripresa dell'organizzazione in fratrie.

Sempre meno condizionata dalla Tirannide dei Dinomenidi a Siracusa, Neapolis seppe in breve tempo sia sostituirsi alla città madre nei commerci marittimi sia assumere il controllo sul golfo che da Golfo Cumano divenne Golfo Neapolitano.[47] Grazie al rapporto privilegiato con l'Atene di Pericle, la città inaugurò il suo ruolo egemone nel mondo osco-campano ed "internazionale" nel Mediterraneo.[48]

Alla fine del V secolo a.C. Neapolis, per evitare devastazioni, si alleò con la popolazione osca, suscitando tuttavia l'ira di Cuma.

Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando però carattere e istituzioni greche fino alla conquista bizantina, tanto da poter essere definita «… la metropoli dell’ellenismo d’occidente».[49][50] In questo lungo periodo la città svolse vari ruoli, da potenza marittima[51] (almeno fino alla distruzione ad opera di Silla) ad affermato centro culturale (nel I secolo a.C. e nel I secolo d.C.) e luogo e residenza degli Imperatori e del ricco patriziato romano che trascorreva qui le pause di governo.

A partire dal 2 d.C. e fino al III o IV secolo fu sede dei giochi isolimpici indetti in onore di Cesare Ottaviano Augusto per l'aiuto prestato alla città dopo un terremoto, che si svolgevano tra luglio e agosto ogni quattro anni, in concomitanza con i giochi a Olimipia in Grecia.[52] A tal proposito venne edificato il tempio dei giochi Isolimpici, rinvenuto nel 2003, durante gli scavi per la stazione della Metropolitana di piazza Nicola Amore[53]. Nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli si conserva un cippo pomeriale, proveniente dal territorio di Capua, in cui si legge la scritta "IVSSV IMPERATOR CAESARIS QVA ARATRVM DVCTVM EST" (Per volere dell'imperatore Cesare fu fissato questo solco per dove passò l'aratro) che testimonia la volontà di rifondare la cesariana Colonia Iulia Felix da parte di Ottaviano, in ottemperanza alle decisioni del padre adottivo, ossia Gaio Giulio Cesare[54]. Successivamente a Napoli l'antico culto pagano di Cesare Augusto fu sostituito da San Cesario diacono e martire di Terracina[55], il santo scelto per il suo nome ad annunciare il nuovo carattere cristiano della potenza dei Cesari.

Nel 79 venne danneggiata dalla terribile eruzione pliniana che distrusse Pompei ed Ercolano (quest'ultima un suo suburbio).[56]

Con il termine dell'età antica e l'incalzare delle invasioni barbariche, la città si chiuse nelle sue mura. Le zone un tempo meta dell'aristocrazia romana caddero preda delle razzie e dell'incuria.

Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo, al tempo villa romana fortificata.

Età medievale

Il Ducato di Napoli

Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Napoli.
Il ducato autonomo di Napoli, formalmente provincia bizantina sopravvissuta fino al 1139

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[57] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica inflittagli da papa Giovanni VIII.

Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili[N 2] e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.[N 3]

Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli restò fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.[58]

Il periodo normanno-svevo

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sicilia.
Statua marmorea di Federico II di Svevia, posta all'ingresso del palazzo Reale di Napoli

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città, acquistati oltretutto sin dal VI secolo i connotati di un centro di spessore[59], conservò la sede dell'arcidiocesi.

Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro. Federico II di Svevia preferì sempre come sua residenza Palermo così come anche Castel del Monte in Puglia, ma a Napoli decise di istituire l'Università da cui trarre le magistrature per il governo del suo reame.[60] Essa, il più antico istituto europeo del suo genere, fu concepita come scuola indipendente dal potere papale.

Il periodo angioino

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Napoli.
San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò (dipinto di Simone Martini)

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento; e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento ufficiale della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli.

L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae

Dipinto di Alfonso il Magnanimo.

Nel 1442 anche Napoli cambiò di mano, diventando possedimento aragonese. Il sovrano Alfonso il Magnanimo (1442-1458) privilegiò la città, spostando la capitale dell'Impero da Barcellona a Napoli[61]. Nonostante alcuni episodi di insofferenza come la Congiura dei Baroni, il regno di Alfonso fu caratterizzato dall'ampliamento della città, la cui popolazione crebbe notevolmente fino a renderla di lì a poco la città più popolosa dell'Occidente cristiano[62]. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'Arco del Maschio Angioino (iniziativa che diede origine al cosiddetto Clima dell'Arco), Palazzo Filomarino, Porta Capuana, Palazzo Como.

Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'Umanesimo e del Rinascimento[63].

Il Viceregno spagnolo

Dipinto di Pedro Álvarez de Toledo.

A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d'Italia, Napoli perse la sua indipendenza. Dopo essere stata brevemente in mano francese fino al 1504, passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia, specie di stampo crociano, un periodo oscuro e di regresso[64]. In effetti però, la città in questo periodo non cadrà mai in una condizione provinciale, anzi, continuerà la sua ascesa in campo politico, demografico, culturale, economico tanto da divenire uno dei massimi centri dell'Impero[65]. Esso lasciò tracce oltremodo profonde sia nella lingua napoletana[66], che soprattutto nell'assetto urbanistico della città con la costruzione di via Toledo ed i Quartieri Spagnoli.

Nel 1647 la città vide la famosa rivolta di Masaniello, partita da quella stessa piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia, e nata a causa del malgoverno spagnolo. Sei mesi dopo vi fu la nascita di un'effimera repubblica indipendente sotto la guida di Gennaro Annese e del nobile francese Enrico II di Guisa. La città fu messa sotto assedio e riconquistata dagli spagnoli, e successivi tentativi francesi di riconquistarla non ebbero buon esito.

Fu in questo periodo storico che Napoli e il suo territorio dovettero subire (oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 1631 e alla suddetta rivolta di Masaniello del 1647) anche la gravissima epidemia di peste del 1656 che dimezzò la popolazione.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Il periodo borbonico e la parentesi francese

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno delle Due Sicilie.
Dipinto di Ferdinando II re delle Due Sicilie, metà del XIX secolo.

Sotto la dinastia dei Borbone di Napoli, la città sancì definitivamente il suo ruolo di grande capitale europea, soprattutto con la costruzione di imponenti impianti architettonici. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal regno di Sardegna. Francesco II di Borbone fu costretto ad abbandonare Napoli ripiegando a Gaeta insieme a parte dell'esercito Borbonico per "garantirla dalle rovine e dalla guerra ... risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile"[67], e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d'Italia.

Età contemporanea

«Andando a Firenze, dopo due anni, dopo cinque, anche dopo sei se volete, potremo dire addio ai fiorentini e andare a Roma; ma da Napoli non si esce; se vi andiamo, saremo costretti a rimanerci. Volete voi Napoli? Se ciò volete, badate bene, prima di prendere la risoluzione di andare a stabilire la capitale a Napoli, bisogna prendere quella di rinunziare definitivamente a Roma.»

Nel 1864 il Regno d'Italia fu forzato dalla Convenzione di settembre con il Secondo Impero francese di Napoleone III a spostare la capitale del Regno da Torino[69]. Napoli venne ritenuta la favorita assieme a Firenze: la prima era "protetta" dall'appennino e la seconda dal Mar Tirreno[70]. Napoli, in quanto ex capitale città più popolosa d'Italia[71] venne considerata una candidata particolarmente adatta[72]. La scelta fu affidata a un comitato di cinque generali e cadde su Firenze in quanto Napoli non sarebbe stata sufficientemente difendibile con la flotta italiana che non era ai livelli di quella francese o inglese.[72]

A causa dell'unificazione italiana la città piombò in una profonda crisi[73]: le strutture di governo statale furono smantellate e le attività industriali andarono in rovina o furono trasferite o fortemente ridimensionate (come nel caso delle officine di Pietrarsa)[74].

Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,[N 4] fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani; questo aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.[75]

La povertà dei quartieri popolari, iconicamente descritti da Matilde Serao ne Il ventre di Napoli, fu all'origine, a fine secolo XIX, di una profonda trasformazione urbanistica. In questo periodo furono demoliti numerosi fabbricati e monumenti, costruiti nuovi quartieri, edifici ed aperte le arterie di via Duomo e del Rettifilo. Questo periodo fu oltremodo teatro della nascita di numerosi Café-concert e di un vivace ambiente culturale e sociale.[76]

L'11 marzo 1918 nel corso del primo conflitto mondiale, pur trovandosi molto distante dalla zona di conflitto, la città fu bombardata dal dirigibile tedesco L.58 o LZ 104 partito da una base bulgara, causando 16 vittime tra la popolazione civile.

24 ottobre 1922, adunata delle camicie nere di Napoli, Mussolini sul palco delle autorità

Nei primi anni venti del XX secolo, Napoli fu sede di uno dei più importanti Fasci di Combattimento italiani, ad opera in particolare di Aurelio Padovani, Raffaele Tarantini, Domenico Miranda, Luigi Ricci, Alberto Navarra, e Nicola Sansanelli. Il 24 ottobre 1922 la città fu teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma.

Uno «scugnizzo» armato durante le Quattro Giornate di Napoli

Data la sua funzione di capoliena per la Libia italiana Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25 000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.[77][78]

Dopo la resa del regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Dopo il successo dell'insurrezione partenopea, la Resistenza italiana traeva esempio e conferma di concludere la guerra partigiana contemporaneamente agli attacchi degli alleati.[79]

Durante il secondo dopoguerra, quando si trattò di votare il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, nella circoscrizione di Napoli ben 904 000 furono a favore della monarchia[80]. Pochi giorni dopo, fu Enrico De Nicola, napoletano, ad essere eletto primo presidente della Repubblica.

Negli anni 50, nel pieno di quel fenomeno politico-sociale detto laurismo, nacque la grande speculazione edilizia che fu simbolicamente descritta nel film Le mani sulla città di Francesco Rosi.

Il terremoto dell'Irpinia del 1980 fece sentire i suoi effetti anche a Napoli: nella zona orientale crollò un palazzo mal costruito causando la morte di 52 persone ed il settore turismo subì un'ulteriore flessione.

Nel 1994 la città ospitò il G7 e la conferenza mondiale dell'ONU per la lotta contro la criminalità organizzata, iniziando così un periodo di relativa rinascita. Nel 1995, dopo circa dieci anni di cantieri, venne completato il Centro Direzionale di Napoli, il primo cluster di grattacieli dell'Europa meridionale.

Gli anni successivi vedranno la città divenire sede della Apple Developer Academy (2016)[81] e della XXX Universiade, dopo la rinuncia della capitale brasiliana.

Simboli

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Napoli.
Logo della città di Napoli, con lo stemma rosso e oro posto in alto

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso. Secondo un'ipotesi, già dichiarata infondata dallo storico Bartolomeo Capasso,[82] l'oro simboleggia il sole, mentre il rosso la luna.[83][N 5]

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino.[84]

Onorificenze

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata, infatti, la prima grande città europea a liberarsi dall'occupazione nazi-fascista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle quattro giornate di Napoli.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria.[85]»
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 settembre 1944
Grandato di Spagna - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenendo presenti li rilevanti meriti e servizi della mia fedelissima Città e Regno di Napoli, che viene adornato di tante speciali circostanze di rappresentazione, splendore, e lustro, e di tante celebri Città numerose di nobiltà, e antiche, e specialmente di Napoli sua Capitale, considerata degnamente per una delle maggiori insigne Città di Europa, sì per la sua situazione, magnificenza, e abbondanza, come per la moltitudine de' suoi abitatori, abitando in essa infinite famiglie nobili, delle quali alcune per retaggio ereditario godono la dignità di Grande di Spagna, e per la stimabila finezza, e amore, con cui ha corrisposta al mio Real servigio, ho firmato di bene di concedere a detta fedelissima Città di Napoli in perpetuo il Grandato di Spagna, unitamente alla Deputazione de' Capitoli, Privilegi, e Grazie; ed è mia volontà che goda ambedue perpetuamente con tutti gli onori, esenzioni, prerogative, e distinzioni, nella maniera che le hanno godute, e godono altre Città di questi Regni di Spagna; e ordino che si registri nella Camera di Castiglia questa Cedola.[86]»
— Barcellona, 24 settembre 1711
Grandato di Spagna - nastrino per uniforme ordinaria
«Yo por lo que el Rey tiene determinado recivo en mi proprio nombre vuestra obedencia, y os juro vuestros privilegios, y quelos observare.[87][88]»
— Maddaloni, 9 aprile 1734
Senato cittadino - nastrino per uniforme ordinaria
«Volendo restituire al Corpo municipale della città di Napoli il lustro di cui era decorato l'estinto Senato della stessa città, e conciliare le sue onorificenze colle disposizioni della nostra legge de' 12 di dicembre 1816 sull'amministrazione civile [... omississ ...] Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto siegue: Art. 1. Riconcediamo al Corpo Municipale della città di Napoli il titolo di Senato, e tutte le decorazioni ed onorificenze, di cui godea prima della occupazione militare.»
— Napoli, 7 febbraio 1817, Decreto n° 630[89]
Distintivo d'Onore di Grande Mutilata - nastrino per uniforme ordinaria
«L'Associazione Nazionale Mutilati consapevole delle sofferenze patite da Napoli, per le ferite subite dai bombardamenti, impavida sotto la spietata offesa nemica, consegna alle Autorità Cittadine il Distintivo d'Onore di Grande Mutilata.»
— Roma, 9 maggio 1943, Decreto dell'ANMIG-Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra[90]

Monumenti e luoghi d'interesse

Lo stesso argomento in dettaglio: Monumenti di Napoli.
Una parte del centro storico. In evidenza, il monastero di Santa Chiara, Spaccanapoli e il centro direzionale

La storia di Napoli si presenta come un microcosmo di storia europea fatta di diverse civiltà che hanno lasciato tracce anche nel suo eminente[N 6] patrimonio artistico e monumentale.

Napoli è in assoluto una delle città mondiali a maggior densità di risorse culturali, artistiche e monumentali, definita dalla BBC come la città italiana con troppa storia da gestire.[91][92]

Architetture religiose

Cattedrale di Santa Maria Assunta
Certosa di San Martino

Gli edifici religiosi costituiscono una parte essenziale del patrimonio monumentale cittadino. La certosa di San Martino, realizzata su imponenti fondamenta gotiche che già da sole costituiscono una notevole opera architettonica[93], è uno dei più riusciti esempi del barocco; mentre la cattedrale è quella di Santa Maria Assunta, anche se ne esistono molte altre degne di nota: la chiesa dei Girolamini, la basilica reale pontificia di San Francesco di Paola, la chiesa della Trinità Maggiore, la basilica di San Domenico Maggiore, la basilica dello Spirito Santo, la basilica di Santa Chiara con la navata in stile gotico provenzale lunga 130 metri ed alta 45, la basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore, la basilica di San Paolo Maggiore, la basilica di Santa Maria della Sanità, la chiesa di Sant'Agostino Maggiore, la basilica di San Lorenzo Maggiore, ecc.

(FR)

«Ce qui nous a paru le plus extraordinaire à Naples, c'est le nombre et la magnificence de ses églises; je puis vous dire sans exagérer que cela surpasse l'immagination»

(IT)

«La cosa che ci è sembrata più straordinaria a Napoli, è il numero e la magnificenza delle sue chiese; posso dirvi senza esagerare che ciò oltrepassa l'immaginabile»

File:S.FrancescoPaola.jpg
Basilica di San Francesco di Paola
Chiesa dei Girolamini

Nei secoli Napoli ha visto sorgere centinaia di conventi, chiese e monasteri, tanto che le valse il soprannome di città dalle 500 cupole[95].

Oggi il loro numero si aggira intorno al migliaio di unità[96], il che la pone tra le città con il più alto numero di edifici di culto al mondo. Se si considerano solo le chiese monumentali, il numero è particolarmente alto: esse arrivano a oltre 400 unità nel centro storico.[97]

Nonostante i vari restauri degli ultimi anni (il complesso dei Cinesi, la chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli, la chiesa di Santa Maria della Colonna, ecc.), sono ancora molte le chiese chiuse ed in cattivo stato di conservazione, anche di notevole valore come ad esempio: la chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, la chiesa di Santa Maria della Concezione a Montecalvario, la chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea, la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, il complesso di Gesù e Maria, il complesso di Santa Maria della Consolazione, la chiesa di Sant'Antonio a Tarsia o di Santa Maria di Monteverginella[98].

Innumerevoli anche le edicole sacre di Napoli, i chiostri monumentali e le aree cimiteriali, come il Cimitero di Poggioreale, uno dei più vasti d'Europa.

Architetture civili

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Guglie, obelischi e colonne di Napoli.

Nel corso della sua storia, per il suo clima mite e per la sua felice posizione al centro di una baia di indiscusso fascino, Napoli e il suo circondario sono stati più volte scelti anche come luogo di villeggiatura. Come confermano le rovine di Posillipo, i primi a scoprirla ufficialmente sotto questa veste furono i romani; successivamente, anche tutte le altre dinastie straniere videro in Napoli anche un luogo di vacanza, incrementando in maniera considerevole (sono diverse centinaia le ville che riguardano il periodo che va dal Rinascimento alla Belle Époque) l'edificazione di sontuose ville entro e fuori le mura.

Palazzo Reale

L'edilizia civile in epoca medievale risentì ampiamente delle numerose guerre e dell'incertezza politica del periodo; successivamente, la classe di feudatari che si andò costituendo con l'instaurarsi della monarchia e che andò a trasferirsi progressivamente in città dopo l'avvento della dinastia angioina, iniziò ad edificare dimore e palazzi nobiliari anche con l'intento di prender parte alla vita di corte.

La Reggia di Capodimonte
L'Obelisco dell'Immacolata
La Fontana del Gigante
Galleria Umberto I

Nel periodo dell'Umanesimo numerose furono le testimonianze di palazzi lasciate in città, in particolare da artisti catalani e, a partire dal XV secolo, più marcata fu invece l'impronta toscana caratteristica dell'edilizia civile rinascimentale riletta in chiave locale. Furono gli anni in cui si ebbe la fioritura più cospicua di palazzi nobiliari.[99] Grazie all'espansione a ovest, che portò alla nascita dell'odierna via Toledo, fu attirata così l'attenzione di molti nobili stranieri nell'accaparramento di uno spazio lungo la nuova arteria cittadina.

La fioritura più cospicua di edifici si ebbe tuttavia nel periodo del barocco, tra il XVII e XVIII secolo, con l'edificazione di nuovi palazzi o con i rifacimenti delle facciate di quelli preesistenti. A questo periodo risalgono infatti le tre grandi residenze regie intra-muros (quella centrale di piazza del Plebiscito e le due più esterne di Capodimonte e Portici). Ancora, sempre nel corso della metà del XVIII secolo, nell'ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re Carlo di Borbone, fu costruito il real Albergo dei Poveri[100], paragonabile in dimensioni alla Reggia di Caserta. Dopo l'unità d'Italia, sul finire del XIX secolo, si avviò il grande progetto del risanamento di Napoli, che prevedeva l'abbattimento di intere zone e l'edificazione di nuovi edifici, anche di notevole pregio come la galleria Umberto I[101].

Dopo il razionalismo italiano, periodo in cui si realizzarono importanti strutture come il nuovo palazzo delle Poste, negli anni novanta venne inaugurata un'intera cittadella di grattacieli, la prima d'Italia e dell'Europa meridionale, ossia il centro direzionale di Kenzō Tange, alla cui realizzazione parteciparono architetti di fama internazionale come Renzo Piano.

Napoli, sebbene molto meno rispetto al passato, è inoltre ricca di fontane: la fontana del Gigante, la fontana del Sebeto e la fontana del Nettuno sono importanti esempi di epoca barocca, mentre la più vasta è la fontana dell'Esedra (900 m²) di Carlo Cocchia e Luigi Piccinato che si sono ispirati alla settecentesca fontana della Reggia di Caserta.

Molto numerose invece le scale storico-monumentali della città (più di 200). Esse costituiscono un vero e proprio elemento distintivo dell'urbanistica partenopea, ve ne sono di varie forme e dimensioni disseminate su tutto il territorio del centro storico: la Pedamentina a San Martino, la scalinata del Petraio, la monumentale scalinata di Montesanto, ecc..

Architetture militari

Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Napoli.
Port'Alba

Sin dall'epoca greca le mura cittadine si estendevano su un tracciato quadrangolare delimitato a nord sull'odierna via Foria, a sud dal corso Umberto I, ad ovest su via San Sebastiano e ad est su via Carbonara.[9] Queste saranno poi riprese anche in epoca romana,[102] costituendo quindi il centro antico della città. Delle modifiche furono compiute per accogliere i profughi dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e sotto Valentiniano III[9].

Castel dell'Ovo
Maschio Angioino

Napoli ha visto l'avvicendarsi di diverse dinastie straniere, motivo per cui ha dovuto dotarsi di poderose fortificazioni: il Castel dell'Ovo, direttamente sul mare, costruito sulle vestigia della Villa di Licinio Lucullo, con funzione prettamente difensiva delle coste cittadine data la sua posizione pressoché centrale; il Castel Capuano, costruito nel 1153 per volere di Guglielmo I di Sicilia, con lo scopo di proteggere l'entroterra ma anche di fungere da residenza reale.

In epoca angioina le mura si estendevano per circa Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. comprendendo un'area di circa 200 ettari e circa 30 000 abitanti[9]. Il fossato a nord fu denominato carbonarius publicus in quanto vi venivano bruciati i rifiuti, quello a ovest Lavinaius in cui fluivano le acque piovane prima di gettarsi in mare. Ulteriori modifiche furono effettuate nel XIII secolo da Carlo I d'Angiò in direzione della marina fino ad includere il Castel Nuovo; e nel 1484 dagli aragonesi in direzione del Carmine fino ad includere l'omonimo castello.[103] In questa fase furono edificati altri tre castelli: il Maschio Angioino,[N 7] che assunse il ruolo di residenza reale, il Castel Sant'Elmo, che aveva una funzione di controllo della città grazie alla sua favorevole posizione in altura, ed il Castello del Carmine.

Durante il vicereame spagnolo furono intrapresi nuovi lavori di murazione[9]. Nonostante il divieto di estendersi fuori le mura[9], nel 1656 la città contava oltre 400 000 abitanti. Al periodo del viceregno invece, risalgono il Castello di Nisida ed il forte di Vigliena.[104] La caserma Garibaldi infine, rappresenta l'ultima fortificazione, sorta poco prima l'unità d'Italia. Altri castelli, per lo più palazzi o monasteri fortificati, sono locati oltre le mura e nel suo circondario. Da segnalare anche i piccoli fortini daziari del muro finanziere (come quello in stile neogreco del ponte dei Granili), l'ultima cinta muraria che circondava la città ottocentesca.

Con lo sviluppo delle tecnologie belliche, le mura persero via via valore fino a scomparire del tutto.

La cinta muraria originale era intervallata da una serie di torri, dapprima erette in tufo e poi in piperno e pietra lavica, accompagnate lungo il percorso da una serie di portali dei quali sono ancora visibili testimonianze: porta Medina (1640) nell'attuale Montesanto, porta San Gennaro (1573) nell'attuale piazza Cavour, porta Capuana di vetuste origini, port'Alba (1625) nell'attuale piazza Dante. Per quanto concerne le torri ne sono sopravvissute varie e si ricordano torre Ranieri e torre San Domenico.

Siti archeologici

Lo stesso argomento in dettaglio: Siti archeologici a Napoli.
Il Parco archeologico di Posillipo.

L'attuale forma del centro antico rispecchia ancora la rielaborazione dell'antico tracciato viario, costituendo il più importante sito archeologico greco presente a Napoli ed ancora in uso da 2600 anni circa. La Napoli greca, oltre al prezioso impianto urbano, ci ha lasciato altri resti del suo passato come ad esempio mura, torri di difesa, templi (compresa la tazza di porfido proveniente del tempio di Era di Poseidonia), cunicoli ed ambienti vari del sottosuolo.

Con l'avvento della civiltà romana, la città divenne una rinomata residenza estiva dell'impero.[105] Più numerosi sono i resti di questo periodo e possiamo trovare: resti di mercati come quello di San Lorenzo Maggiore, aree termali come quella di Santa Chiara, cryptae, mura, acquedotti, cavità e reperti di vario genere.

Il sito archeologico più vasto ed ancora in parte inesplorato, è quello del sottosuolo: esso occupa una enorme estensione in rapporto alla città di superficie (circa il 60%).[106] Tra gli stessi ambienti del sottosuolo, è possibile inoltre vedere anche i resti del teatro romano di Neapolis in cui si esibiva Nerone. Altri frammenti dello stesso teatro invece, possono essere visti dall'esterno lungo i decumani. Come testimonianza della Napoli antica, vi sono anche le sepolture sotterranee; le più famose sono le catacombe cristiane, anche se ne esistono esempi legati al periodo greco e preellenico.

Immediatamente fuori dalla città vi è l'area archeologica dell'antica Ercolano, ritenuta dagli studiosi un suburbio dell'antica Neapolis[56].

Aree naturali

Lo stesso argomento in dettaglio: Golfo di Napoli.
Un tratto della costa di Posillipo: Baia di Trentaremi

«Ho visto una città colossale, ricca, potente: innumerevoli sono i suoi palazzi, costrutti con titanica negligenza sulle colline, sulle alture, nei vichi, nelle piazze, quasi che indifferente fosse la scelta del luogo in una terra da per tutto incantevole. Ho visto strade meglio selciate che a Parigi, monumenti più splendidi che nelle prime capitali d'Europa, abitanti fratellevoli, intelligenti, rapidi nel concepire, nel rispondere, nel sociare, nel agire. Napoli è la più grande capitale italiana, e quando domina i fuochi del Vesuvio e le ruine di Pompei sembra l'eterna regina della natura e delle nazioni.[107]»

Napoli, oltre a possedere un patrimonio storico, monumentale, artistico, archeologico e culturale di livello mondiale, conta anche un patrimonio naturalistico paragonabile a quello di Hong Kong e Rio de Janeiro[108][109], tanto che su tale elemento distintivo è nato il celebre detto popolare «Vedi Napoli e poi muori».[N 8]

La città possiede numerosi giardini storici e parchi aperti al pubblico. Lo spazio più rilevante è senza dubbio quello del parco di Capodimonte, vasta distesa di verde di 134 ettari[110] che circonda diversi fabbricati settecenteschi ed in particolare l'omonima reggia.

La villa Comunale di Napoli (già "villa reale") fu invece fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno di Carlo Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosita da fontane e statue. Altri spazi verdi della città sono il Parco Vergiliano a Piedigrotta, la villa Floridiana, il real orto botanico, il parco regionale dei Campi Flegrei.

Uno scorcio dei Campi Flegrei, sullo sfondo Nisida, Capo Miseno, Procida ed Ischia

Una veduta particolarmente suggestiva è offerta dal parco Virgiliano a Posillipo, posizionato su uno punto che permette di osservare contemporaneamente tutta la baia di Napoli.

Sulla collina dei Camaldoli vi è invece il secondo spazio verde cittadino per estensione, il quale occupa tutta la zona nord occidentale fino al parco del Poggio ai Colli Aminei.

Oltre agli spazi verdi, Napoli è caratterizzata anche da aree marine protette, come cala Badessa e il parco sommerso di Gaiola, esempio raro nel Mediterraneo di parco archeologico sommerso a causa del fenomeno del bradisismo.

Posto a pochissima distanza dalla zona est, si ricorda infine il vulcano Vesuvio, uno dei simboli indiscussi della città[111], il cui parco è stato inserito dall'UNESCO tra le riserve mondiali della biosfera.

Società

Evoluzione demografica

Nel primo censimento dello Stato unitario (1861), Napoli era il comune più popoloso d'Italia e tra i primi in Europa. Cedette all'inizio degli anni 30 del 900 il primato a Milano e poi a Roma. Annoverando anche i pendolari (circa 200.000, ben il 20% in rapporto alla popolazione residente[112]), i militari, ecc. che ogni giorno si riversano in città, il numero degli abitanti all'interno del comune cambia considerevolmente. Al 31 dicembre 2016, ci sono 55.652 stranieri che vivono nel territorio comunale, a maggioranza singalese[113].

Abitanti censiti in migliaia[9][114]

Lingue e dialetti

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua napoletana.
Giambattista Basile, uno dei primi scrittori e letterati in lingua napoletana

La lingua napoletana (napulitano) è una lingua romanza.

Il napoletano ha subìto nella sua storia, come molte altre lingue, influenze e "prestiti" dai vari popoli che hanno abitato o dominato la Campania e l'Italia centro-meridionale: i coloni greci ed i mercanti bizantini nell'epoca del Ducato di Napoli fino al IX secolo, gli arabi e le dominazioni normanna, francese e spagnola.

Le prime testimonianze scritte si hanno già nel 960 con il famoso Placito di Capua, mentre la prima opera in prosa è stata considerata per secoli un testo di Matteo Spinelli, i Diurnali, un presunto cronicon degli avvenimenti più importanti del regno di Sicilia dell'XI secolo fino al 1268; nel XIX secolo si accese una diatriba tra vari studiosi sulla veridicità o meno di questo scritto, oggi considerata definitivamente risolta con l'accettazione dell'inautenticità della cronaca di Matteo Spinelli.

Il napoletano sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie, per decreto di Alfonso I nel 1442 e per oltre un secolo fu la lingua ufficiale del regno. Nel XVI secolo il re Ferdinando il Cattolico impose il castigliano come nuova lingua ufficiale e il napoletano di stato sopravviveva solo nelle udienze regie, negli uffici della diplomazia e dei funzionari pubblici. In seguito il cardinale Girolamo Seripando, nel 1554, stabilì poi che in questi settori venisse sostituito dal volgare toscano.

Il più celebre poeta napoletano d'età moderna è Giulio Cesare Cortese, di cui si ricorda la Vaiasseide, mentre la prosa in volgare napoletana diviene celebre grazie a Giambattista Basile, vissuto nella prima metà del Seicento, autore di un'opera famosa come Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille, tradotta in italiano da Benedetto Croce, che ha regalato al mondo la realtà popolare e fantasiosa delle fiabe.[115]

Saranno proprio Cortese e Basile a porre le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana moderna.

Negli ultimi tre secoli, infatti, il napoletano è stato utilizzato con una certa frequenza e con notevoli risultati anche nell'arte. Nella letteratura e poesia, con Salvatore di Giacomo, Edoardo Nicolardi, Libero Bovio; nel teatro, che ha dato luogo al teatro napoletano; nella lirica, che tra il XVII e XVIII secolo (durante il periodo di maggior fulgore della scuola musicale napoletana) ha prodotto interi libretti di opere; nella musica, con la canzone classica napoletana; e nel XX secolo, anche nel cinema.

Religione

Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Napoli.

Luogo di approdo dell'apostolo Pietro in Italia,[116] Napoli fu uno dei primi luoghi del Cristianesimo in Occidente.[N 9]

Le prime catacombe partenopee,[N 10] risalenti al II ed al III secolo d.C., non furono adibite al culto, ma solo per usi funebri, secondo quanto stabiliva la legge romana.[117]

L'evangelizzazione della città si sviluppò nei primi secoli dell'era cristiana,[N 11] e la latinizzazione dei riti avvenne nel XII secolo, soprattutto ad opera di Ruggiero II il normanno. Per molti secoli le basiliche maggiori ospitarono i sedili di Napoli, organi amministrativi cittadini cui si deve tra l'altro opposizione all'istituzione del locale tribunale dell'Inquisizione (1547).

La città, tranne i quartieri occidentali afferenti alla diocesi di Pozzuoli, appartiene all'arcidiocesi di Napoli, retta dall'arcivescovo cardinale Crescenzio Sepe.[118] È organizzata in base a 13 decanati, con 500 luoghi di culto di cui 189 parrocchiali.[119]

In ambito islamico, presenze musulmane all'interno della città partenopea, anche se sporadiche, si ebbero fin dal IX secolo, in quanto essenzialmente avevano instaurato rapporti commerciali con i napoletani.[120] La diffusione dell'islam come chiesa organizzata, invece, avvenne in concomitanza con i flussi migratori degli anni ottanta quando sorsero le prime due moschee rispettivamente a piazza Garibaldi e piazza Municipio.[N 12] Successivamente, un'altra moschea venne aperta in piazza Mercato[121] e, all'indomani degli attentati delle Torri Gemelle del 2001, la stessa moschea e la Diocesi di Napoli redassero una dichiarazione comune Salam alaikum – Pax Vobiscum nella quale si confermano i principi di reciproco rispetto e buona convivenza.[121] Ad oggi la presenza islamica in città registra una precoce evoluzione[122], come attesta il docufilm Napolislam del 2015, vincitore del Biografilm Festival.

Infine, sono presenti anche una chiesa evangelica, una basilica anglicana e una comunità ebraica.

Tradizioni e folclore

Un vicolo tipico del centro storico di Napoli

La ricca e storica tradizione popolare di Napoli e la sua cultura millenaria hanno determinato nel corso del tempo un sentimento di napoletanità che sintetizza diverse abitudini e credenze del popolo locale. Questi elementi, alcuni dei quali anche pittoreschi e talune volte caricaturizzati, determinano così nel napoletano l'acquisizione di un'identità solida ed una forte appartenenza alla città, riassumendo addirittura il contesto folcloristico e culturale dell'intera regione ed in alcuni casi anche dell'Italia.[123]

Il bagaglio culturale, che va dalla musica alla cucina, dai riti sacri alle credenze mistiche, fa sì che alla città vengano associati diversi stereotipi che, in alcuni casi, vengono anche allargati al contesto nazionale. Pizza, sole, tarantella e mandolino, quattro simboli di Napoli,[N 13] sono infatti annoverati e riconosciuti come i più classici simboli (utilizzati alcune volte con accezione dispregiativa) dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.

Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro

Tante altre invece sono le parole o le immagini che sintetizzano e rappresentano l'identità stereotipata napoletana: come il Vesuvio; il corno o il munaciello, che testimoniano la superstizione popolare; la mozzarella, simbolo assieme alla pizza della cucina napoletana e italiana; la tombola[124] tipico gioco natalizio che viene accompagnato alla smorfia napoletana,[124] altra invenzione popolare napoletana quest'ultima usata anche per il gioco del lotto, molto diffuso in città; poi c'è Pulcinella, una delle maschere italiane più famose e spesso usata per rappresentare l'italiano; infine vi è l'iconografia classica del vicolo napoletano, dominato dai bassi e dai panni stesi lungo la strada.[123]

Tra i riti religiosi invece, dominano la storica arte presepiale napoletana,[124] per rappresentare la scena della Natività; il miracolo di San Gennaro, testimonianza della devozione religiosa del popolo e l'amore verso questo santo; ed infine il culto della Madonna dell'Arco.[125]

Istituzioni, enti ed associazioni

Il polo universitario di San Giovanni a Teduccio che ospita la Apple Developer Academy e la Cisco Networking Academy

Napoli, in quanto capoluogo della città metropolitana e della regione Campania, ospita, oltre alle sedi comunali, gli organi di governo della città metropolitana e della regione; inoltre, è sede di organismi nazionali come l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e Villa Rosebery, la residenza ufficiale estiva del Presidente della Repubblica.

Il ruolo della città è tuttavia più ampio: Napoli è sede del comando integrato delle forze NATO per l'Europa meridionale (con l'aggiunta di altre basi minori, tra cui: le sedi del Comando delle forze navali alleate dell'Europa meridionale definitivamente soppresso nel 2013 e le basi di Capodichino, Camaldoli, Nisida ed Agnano[126]), dell’Hub di Direzione Strategica per il fronte sud (Nord Africa, il Sahel e il Medio Oriente) dell'Alleanza Atlantica[127], della Apple Developer Academy, della Cisco Networking Academy e co-innovation Hub[128], dell'Osservatorio internazionale per l'Economia del mare[129] e della Lazarus Union Italia, un ramo diretto della ONG internazionale[130].

La città e il suo immediato circondario sono inoltre sedi di molte aziende (MSC Crociere, sede operativa, Alfa Romeo Avio, Kimbo Caffè, ecc.), centri di produzione televisiva (Rai ed emittenti regionali) e centri a carattere scientifico come Città della Scienza o la Stazione zoologica Anton Dohrn.

Per quanto concerne gli ospedali, la città ne ospita innumerevoli sia pubblici che privati, solo per citarne alcuni: l'ospedale Antonio Cardarelli, il più grande del Mezzogiorno ed il primo a livello nazionale per i grandi ustionati, l'Ospedale del mare (il secondo più grande del Meridione, 145.800 mq), il Secondo Policlinico, l'ospedale Monaldi, il Pascale, l'ospedale pediatrico Santobono.

Cultura

Istruzione

Archivi e biblioteche

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Biblioteche di Napoli.
Complesso claustrale dei Girolamini, sede della biblioteca omonima

Napoli possiede un Archivio di Stato istituito nel 1808 al fine di concentrare presso un'unica sede tutti gli antichi archivi del Regno di Napoli.

Sul territorio del comune sono attive 14 biblioteche comunali.[131]

La biblioteca più antica della città e seconda in Italia per nascita, dopo la Malatestiana, è la biblioteca dei Girolamini, aperta al pubblico nel 1586.[132] La più grande, terza nel paese per dimensioni,[133] è invece quella Nazionale, aperta nel 1804 come "reale biblioteca di Napoli", nel palazzo degli Studi. Le collezioni librarie ivi ubicate erano state trasferite dalla reggia di Capodimonte per volontà reale. Divenuta "reale biblioteca borbonica" nel 1816, nel 1860 con l'unità d'Italia fu poi denominata biblioteca Nazionale.

Altre biblioteche, archivi o raccolte della città sono quelle dell'Università di Napoli (BUN), del conservatorio, la raccolta dell'archivio di Stato, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, l'Istituto Italiano per gli Studi Storici, la biblioteca della società napoletana di storia patria, la biblioteca Tarsia, la biblioteca del MANN, la biblioteca di storia dell'arte Bruno Molajoli e molte altre ancora.

Ricerca

La stazione zoologica Anton Dohrn, a Mergellina, comprende l'acquario più antico d'Italia

La città ospita numerosi centri di ricerca di notevole importanza, di seguito alcuni tra i più rilevanti:

Scuole

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Scuole a Napoli.
Complesso della Nunziatella, prima scuola militare al mondo tra quelle ancora operative senza soluzione di continuità

Vista l'origine greca della città, la scuola napoletana ha radici illustri e molto antiche. Durante l'epoca romana alquanto rinomata era la sua scuola di osservanza epicurea.

Uno degli istituti più importanti a Napoli è senza dubbio la scuola militare "Nunziatella", la più antica tra le scuole militari al mondo ancora attive,[134] nonché il più antico istituto italiano di formazione militare.

Nata nel 1787 ad opera di Ferdinando IV di Borbone sotto la denominazione di Real Accademia Militare, è stata eletta nel 2012 patrimonio culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo. Situata a Pizzofalcone in via Generale Parisi, 16, è stata fin dalle origini luogo di elevata formazione militare e civile, ed ha avuto tra i suoi professori ed alunni personalità del calibro di Francesco De Sanctis, Mariano d'Ayala, Carlo Pisacane, Enrico Cosenz e persino un re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Tra i numerosissimi ex-allievi di prestigio, figurano altissimi gradi delle forze armate,[N 14] Presidenti del Consiglio, ministri, senatori e deputati del Regno delle Due Sicilie, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana, un presidente della Corte Costituzionale, nonché esponenti di assoluto rilievo del mondo culturale, politico e professionale italiano ed internazionale, tra cui un vincitore del premio Sonning. La bandiera della scuola è decorata da una croce d'oro al merito dell'Arma dei carabinieri (2012)[135][136] e da una medaglia di bronzo al valore dell'esercito (2008).[137] I suoi ex-allievi hanno meritato 38 medaglie d'oro, 490 medaglie d'argento e 414 medaglie di bronzo al valor militare, 1 al valor civile e numerosissimi altri riconoscimenti al valore.

Altri istituti storici napoletani di particolare importanza sono il Liceo scientifico Giuseppe Mercalli, Liceo scientifico Tito Lucrezio Caro, liceo classico Umberto I, il Sannazaro, il Genovesi, il liceo Vittorio Emanuele II, il Liceo scientifico Leon Battista Alberti, il liceo Giambattista Vico, l'istituto Statale d'Arte "Filippo Palizzi", il Liceo scientifico Elio Vittorini, l'Istituto Tecnico Enrico De Nicola, il Liceo Statale Margherita di Savoia ed il complesso del Convitto Nazionale.

Istituti per l'alta formazione

Conservatorio musicale

Storica è la tradizione del conservatorio di San Pietro a Majella, fondato nel 1826 come "Regio conservatorio di musica" a seguito della fusione di altri quattro precedenti istituti, su volontà di Francesco I di Borbone. Oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato al suo interno un notevole museo della musica.

Accademia di belle arti

L'accademia di belle arti di Napoli è nata nel 1752 per volere di Carlo di Borbone. Ha ricoperto un ruolo molto importante nello sviluppo della pittura napoletana del XIX e XX secolo e più nello specifico, nella formazione della scuola di Posillipo.

Università

Sede delle facoltà di Giurisprudenza e Lettere/Filosofia alla Federico II

A Napoli è stata fondata l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", la prima università statale e laica d'Occidente, e l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", la prima università di studi sinologici ed orientalistici del continente. La città conta su 7 atenei, ma entro il 2019 è stata ufficialmente decisa anche l'apertura della Scuola Superiore Meridionale[138].

Le università pubbliche di Napoli sono:

Università private:

Università private telematiche:

Musei

Lo stesso argomento in dettaglio: Musei di Napoli.
Museo archeologico nazionale, collezione Farnese.

Napoli, una delle capitali mondiali dell'arte, vanta un'abbondante offerta museale.

Il salone da ballo della reggia di Capodimonte

I più importanti in assoluto sono il museo archeologico nazionale, ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere esposte, principalmente quelle di epoca greco-romana[104]; il museo nazionale di Capodimonte, nell'omonima reggia, che custodisce opere pittoriche dei più grandi maestri italiani dal Rinascimento al Barocco; il museo nazionale di San Martino, che raccoglie reperti relativi alla storia di Napoli, e il palazzo Reale di Napoli.

Una sala del palazzo Reale

Oltre a questi, altri musei rilevanti a livello nazionale, sono: quelli del Pio Monte della Misericordia, dei Girolamini (prima quadreria pubblica della città)[139], del tesoro di San Gennaro, della ceramica "duca di Martina", del conservatorio di San Pietro a Majella, il MEMUS del teatro di San Carlo, la galleria di palazzo Zevallos, quelli dell'Opera di San Lorenzo Maggiore e Santa Chiara, il diocesano, il museo di villa Pignatelli, i civici Gaetano Filangieri e di Castel Nuovo, il museo di Pietrarsa, la galleria dell'Accademia, la cappella Sansevero, il palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ed il museo d'Arte Contemporanea Donnaregina (M.A.D.R.E.). Da segnalare anche le Stazioni dell'arte, in cui le stazioni della metropolitana cittadina non vengono concepite come semplici luoghi di transito, ma come un vero e proprio spazio espositivo con opere di artisti di fama mondiale (come Joseph Kosuth, Mimmo Rotella, Mario Merz) o di artisti emergenti.

Chiostro maiolicato, parte del complesso del museo dell'Opera di Santa Chiara

Tra i musei scientifici, oltre alla Stazione zoologica Anton Dohrn, di particolare interesse sono quelli che fanno parte del Centro musei delle scienze naturali. Vi sono inoltre l'Osservatorio astronomico di Capodimonte, e, presso la Seconda Università di Napoli, il museo di anatomia umana.

Media

Stampa

Napoli, città dove nacque nel 1759 il primo quotidiano italiano (il Diario Notizioso)[140], è sede di alcuni tra i più importanti giornali nazionali: il Roma (il più antico quotidiano italiano post-unitario), Il Mattino (il quotidiano più diffuso del Mezzogiorno), il Corriere del Mezzogiorno (la versione meridionale del Corriere della Sera), Il Denaro (quotidiano economico del sud Italia) e Il Giornale di Napoli (fondato nel 1985).

Tra le numerose case editrici, le Edizioni Scientifiche Italiane, la Guida Editori, la Pironti e la Casa Editrice La Canzonetta.

Radio

A Napoli, tra le emittenti radiofoniche nazionali, ha la sua sede centrale Radio Kiss Kiss, che è settima tra le radio nazionali più ascoltate.

Cinema

Lo stesso argomento in dettaglio: Cinema, Cinema a Napoli e Film ambientati a Napoli.
Sophia Loren, cresciuta a Pozzuoli, è considerata una delle attrici più celebri della storia del cinema
Antonio de Curtis, in arte Totò, il "principe della risata": un'altra grande maschera napoletana

Napoli è in assoluto una delle culle del cinema mondiale. Roberto Troncone girò nel 1900 il primo cortometraggio, Il ritorno delle carrozze da Montevergine, filmò l'eruzione del Vesuvio, ottenendo un buon successo, mentre nel 1907, nella Sala Elgè di via Poerio, fu proiettato il loro Il delitto delle Fontanelle, considerato il primo film prodotto a Napoli[141]. Nel 1904 prese vita la prima, più vasta e probabilmente celebre casa cinematografica italiana: la Titanus (agli inizi Monopolio Lombardo)[142][143], poi trasferita a Roma nel 1931 a causa del regime fascista[144].

Napoli è da sempre considerata anche un importante quanto singolare set cinematografico sia a livello nazionale che internazionale (oltre 500 pellicole girate nel triennio 2016-2017-2018)[145][146]: grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario Monicelli, Roberto Rossellini, Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini, Vittorio De Sica, Ettore Scola, Nanni Loy, Dino Risi e tanti altri, fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo Troisi, Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores, Matteo Garrone, John Turturro e Ferzan Özpetek. Tra i più importanti film ambientati a Napoli vi sono: Paisà, Viaggio in Italia, L'oro di Napoli, Il giudizio universale, La baia di Napoli, Matrimonio all'italiana, Ieri, Oggi, Domani e Carosello napoletano, vincitore del Prix International 1954 al festival di Cannes.

Televisione

Lo stesso argomento in dettaglio: Centro di produzione Rai di Napoli.

A Napoli ha sede uno dei 4 centri di produzione televisiva e radiofonica della Rai (insieme ai centri di Roma, Milano e Torino), nonché le reti Televisive locali della regione. Il centro Rai, sito in via Guglielmo Marconi 9, ospita numerosi programmi televisivi come Ti lascio una canzone, Made in Sud, Kilimangiaro, Scanzonissima. Invece tra le produzioni televisive legate alla città si ricordano: Un posto al sole[N 15]; Il ricatto 1-2; Il commissario Raimondi; La squadra; La nuova squadra; Giuseppe Moscati - L'amore che guarisce; Baciati dall'amore; Sirene; Gomorra - La serie; Non dirlo al mio capo; I bastardi di Pizzofalcone; L'amica geniale.

Arte

Napoli ha ancor oggi un ruolo centrale nell'arte e nell'architettura italiana ed europea, essendo sede di eventi e mostre internazionali[147].

Architettura

Basilica di San Lorenzo Maggiore, abside con deambulatorio in gotico francese

La storia architettonica nasce sostanzialmente sotto gli Angioini grazie al quale nascono le prime chiese della città in stile gotico medievale prevalentemente di matrice italiana seppur in taluni casi, come per la basilica di San Lorenzo Maggiore, unicum in Italia, anche di stampo francese.

Lo scalone monumentale a "ali di falco" del palazzo dello Spagnolo, architettura tipica del barocco napoletano

Dopo un successivo periodo rinascimentale, si entra nell'età dello sfarzoso barocco napoletano, periodo forse in cui l'architettura cittadina assume maggior consapevolezza di sé e che tutt'oggi mostra i suoi maggiori punti di spessore qualitativo, grazie ai rifacimenti delle facciate dei palazzi preesistenti o alle nuove edificazioni che vedono nei portali d'ingresso e negli scaloni monumentali i massimi punti caratterizzanti dello stile architettonico locale.[99] Uno degli elementi distintivi dei palazzi napoletani è infatti che, data la particolare conformazione urbanistica della città, caratterizzata da strette vie che non davano la possibilità di edificare facciate di ampie vedute[99] il gusto artistico-architettonico locale si è focalizzato in particolari dell'edificio, come il portale d'ingresso o lo scalone monumentale, elementi questi tipici proprio dell'architettura rinascimentale e barocca napoletana.[99]

Palazzo Donn'Anna a Posillipo

Se gli stili rinascimentali e barocchi sono stati comunque due riletture locali di movimenti più ampi, seppur raggiungendo livelli molto alti, nel corso del XVIII secolo la città di Napoli si è mostrata all'avanguardia nel campo dal momento che è stata fulcro del neoclassicismo, nato grazie agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e le relative scoperte.[148]

Le nuove correnti industriali di fine Ottocento ed inizio Novecento portarono ad elaborazioni eclettiche, sfociando in delicate maniere floreali e innovazioni moderne che assumono identità locali, caratterizzanti in particolar modo le nuove ville vomeresi.

Successivamente a questa fase, nei primi decenni del XX secolo nasce il liberty napoletano, mentre gli anni trenta furono il periodo del razionalismo italiano. Una delle ultime grandi realizzazioni architettoniche, invece, fu la Mostra d'Oltremare, un complesso di 720000; fu inaugurata nel 1940 e ripristinata negli anni cinquanta dagli stessi progettisti.

Tra gli architetti più rilevanti che hanno lavorato in città vi sono: Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Fontana, Ferdinando Sanfelice e Cosimo Fanzago.

Pittura

Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura napoletana.
Luca Giordano, uno dei più importanti pittori europei del Seicento
Francesco Solimena, tra i massimi pittori e frescanti del Settecento napoletano
Domenico Morelli, tra i principali pittori del Novecento

L'arte pittorica a Napoli risale al periodo della sua fondazione. Tuttavia, non sono rimaste tracce apprezzabili né del periodo greco, né di quello romano, né dell'epoca normanna, sveva e bizantina.

Le continue dominazioni straniere dei secoli successivi non consentirono il formarsi di una vera e propria scuola pittorica locale. Tuttavia, i frequenti arrivi in città di artisti forestieri, principalmente di stampo toscano, come Pietro Cavallini, Giotto, Simone Martini, Giorgio Vasari consentirono, nei secoli tra il XIV ed il XVII, l'emersione di una serie di personalità autoctone. Tra tutti, si ricordano Colantonio, Fabrizio Santafede e Giovanni Antonio Amato.

La Scuola pittorica napoletana in senso stretto nacque solo nel XVII secolo con l'arrivo in città di Caravaggio, sul solco del quale un attento e cospicuo gruppo di pittori locali diede origine alla corrente del caravaggismo. Si crearono le prime botteghe, dove operarono artisti come Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione ed altri. Napoli divenne così molto ricettiva alla pittura, tanto da attirare l'attenzione anche degli esponenti del rinascimento emiliano come Domenichino, Guido Reni e Giovanni Lanfranco.

Castel dell'Ovo dalla spiaggia, Anton Sminck van Pitloo (Scuola di Posillipo)

Il Settecento napoletano vide una continuazione del tardo-barocco e un maggiore interesse verso la decorazione. In particolare si ammirano le opere di Francesco Solimena e Francesco De Mura, mentre Fedele Fischetti fu chiamato per affrescare numerosi palazzi nobiliari.

Nel XIX secolo la pittura napoletana abbandonò i movimenti del passato e, dietro l'eco delle innovazioni di artisti quali John Constable e William Turner, divenne scuola di un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assunse connotati propri. Tra il 1820 e il 1850 nacque così la scuola di Posillipo, i cui più alti esponenti furono Anton Sminck van Pitloo e Giacinto Gigante. L'Accademia di belle arti di Napoli divenne il centro propulsore dell'attività della scuola e fu alla base della nascita di un altro filone di artisti, quali Francesco Saverio Altamura, Gioacchino Toma, Domenico Morelli e Vincenzo Petrocelli.

Gli anni ottanta del Novecento videro infine la nascita della Transavanguardia.

Scultura

L'arco trionfale del Castel Nuovo, simbolo della scultura del rinascimento napoletano

Il Quattrocento e il Cinquecento furono periodi floridi per la scultura napoletana. La realizzazione dell'arco trionfale del Castel Nuovo ad opera di Francesco Laurana tra il 1452 e il 1471 vide la fioritura di un vero e proprio laboratorio di formazione di vari artisti rinascimentali che riproporranno innovazioni artistiche in tutto il regno. Si parlò allora di "clima dell'arco" per indicare questa prima diffusione dei nuovi modi artistici.

Diversi esempi di scultura del Cinquecento napoletano sono visibili nella chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, definita come il museo della scultura napoletana del Cinquecento. Tra gli scultori principali di questo periodo si annoverano Giovanni da Nola, Giovanni Domenico e Girolamo D'Auria. Meritano poi citazione anche i lavori riguardanti le fontane di Napoli che hanno visto le mani di Pietro Bernini.

Nel Seicento la scultura si manifesta nella realizzazione degli obelischi di San Domenico e San Gennaro e nelle figure di Francesco Antonio Picchiatti, Cosimo Fanzago e Dionisio Lazzari, quest'ultimo che eseguì per le chiese napoletane diversi altari maggiori.

Tra gli scultori del Settecento invece spiccano su tutti Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Sanmartino, quest'ultimo forse il più grande scultore napoletano, abilissimo a plasmare figure in terracotta e che diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio. Il Sanmartino è inoltre l'autore di quello che è considerato uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale, il Cristo velato (1753), scultura marmorea conservata nella cappella Sansevero in cui sono presenti anche altre pregevoli opere marmoree di Antonio Corradini (Pudicizia) e Francesco Queirolo (Disinganno).

Nel corso del XIX secolo invece, dominano la scena le sculture bronzee ed i busti di Vincenzo Gemito e Tito Angelini.

Arte minore

Lo stesso argomento in dettaglio: Porcellana di Capodimonte e Presepe napoletano.

Tra le numerose arti minori praticate in città, la porcellana di Capodimonte e il presepe napoletano emergono per tradizione storica e rinomanza internazionale.

L'origine della prima va fatta risalire al 1743, quando Carlo di Borbone fondò la Real Fabbrica di Capodimonte, con l'intento di affrancarsi dalle produzioni straniere. I modellatori napoletani raggiunsero presto livelli di assoluta eccellenza. Tradizione viva ancora oggi.[149]

L'origine del secondo è ancora più antica, in quanto il presepio a Napoli era già citato in un documento del 1025, conservato nella Chiesa di Santa Maria del Presepe; molto anteriore, quindi, alla leggenda che vorrebbe il primo presepe realizzato da Francesco d'Assisi nel 1223. Nel corso dei secoli, l'arte del presepe si è intrecciata strettamente con il vissuto e l'immaginario napoletano sia colto, che popolare.[150] Il periodo di massimo splendore va fatto risalire al periodo borbonico, quando raggiunse le più alte vette artistiche.[151] Luogo focale della tradizione presepiale è via San Gregorio Armeno, dove a tutt'oggi si tiene il mercato del presepe a partire dall'8 dicembre. Da ricordare come importante esponente di entrambe le arti, il pittore e modellatore Francesco Celebrano.

Teatro

Opera napoletana

Lo stesso argomento in dettaglio: Opera napoletana.
Teatro di San Carlo, uno dei più prestigiosi teatri del mondo

Il teatro è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città; già l'imperatore Nerone si esibiva nel I secolo d.C. sul palco del teatro romano di Neapolis.[152]

Il secolo d'oro per il teatro napoletano moderno fu il Settecento, quando si edificarono numerosi teatri, tra i quali l'imponente real di San Carlo[153][154] (il più antico al mondo ancora in attività ed il più capiente in Italia).[153][155] Erano quelli gli anni della Napoli capitale della musica[156] con lo straordinario fermento dato dal conservatorio cittadino che contribuiva allo sviluppo della scuola musicale napoletana.

Oggi Napoli vanta un'ampia offerta teatrale potendo annoverare, oltre al sopracitato San Carlo, anche il Mercadante, il San Ferdinando, l'Augusteo, il Sannazaro, il teatrino di corte, il teatro Bellini e numerosi altri.

Grazie a questa secolare e duratura tradizione e al cospicuo numero di teatri in città, Napoli è stata scelta come sede di importanti eventi, quale il Festival Nazionale del Teatro[157].

Teatro napoletano

Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro napoletano.

Il teatro napoletano in senso stretto nasce con le opere celebrative alla corte aragonese di Jacopo Sannazaro, a cavallo tra XV e XVI secolo.

I principali attori ed autori teatrali del XIX e XX secolo sono Antonio Petito, Raffaele Viviani, Vincenzo Torelli, Roberto Bracco, Eduardo Scarpetta (ideatore della "mezzamaschera" di Felice Sciosciammocca) ed i figli naturali di quest'ultimo, i fratelli De Filippo:[N 16] Eduardo, Titina e Peppino.

Eduardo è senza dubbio il più rilevante di tutti. Intraprese un'originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la "napoletanità", attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le sue commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!, Il sindaco del rione Sanità, Gli esami non finiscono mai, Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano e Questi fantasmi!. Le opere di Eduardo sono riportate in chiave moderna tutt'oggi, attraverso le riproposizioni cinematografiche o teatrali.

Tra gli autori ed attori contemporanei, notevoli Roberto De Simone e il trio comico cabarettistico de La Smorfia composto da Enzo Decaro, Lello Arena e Massimo Troisi.

Musica

Composizione

Lo stesso argomento in dettaglio: Scuola musicale napoletana.

«Napoli è la capitale musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero»

Domenico Scarlatti, uno dei più importanti esponenti della scuola musicale napoletana
Giovanni Paisiello è uno dei più importanti compositori del Classicismo
Domenico Cimarosa, una delle figure centrali dell'opera buffa del tardo Settecento

Originata da una tradizione orale secolare, la musica napoletana assunse forma aulica nell'ambito della polifonia sacra e profana, a partire dal XV secolo e fino al XVII secolo.

L'evoluzione fu possibile grazie ai quattro prestigiosi conservatori di Santa Maria di Loreto, della Pietà dei Turchini, di Sant'Onofrio a Capuana e dei Poveri di Gesù Cristo, dai quali uscirono importanti compositori del panorama europeo, i quali contribuirono considerevolmente allo sviluppo dell'opera e diedero origine alla scuola musicale napoletana. Quest'ultima si espresse in musicisti di grande livello come Domenico Cimarosa, Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovanni Paisiello.[N 17]

La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli durante il periodo del classicismo è esemplificata da una lettera che il padre Leopold scrisse al figlio Wolfgang Amadeus Mozart nel 1778, nella quale egli comparava favorevolmente la scena operistica di Napoli rispetto a quella di Parigi circa le possibilità di emergere per un giovane compositore.[159]

I quattro conservatori della città furono unificati nel 1808 portando alla nascita il conservatorio di San Pietro a Majella dal quale passarono personalità quali Ruggero Leoncavallo, Riccardo Muti, Sergio Fiorentino, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante, Aldo Ciccolini, Salvatore Accardo, Bruno Canino, Nicola Antonio Zingarelli e Roberto De Simone.

Tra i librettisti sono notevoli le figure di Salvadore Cammarano, il più importante del periodo romantico, e Andrea Leone Tottola. Tra i direttori d'orchestra di rilievo, spicca il già citato Riccardo Muti. Fra i cantanti lirici si ricordano Maria Borsa ed Enrico Caruso, considerato uno dei più grandi tenori di tutti i tempi.

Canzone napoletana

La canzone napoletana si fonda su diversi secoli di storia, legata per lo più ad una diffusa tradizione orale. Tra le manifestazioni più antiche si annoverano i balli popolari della tarantella napoletana, più genericamente campana, nata nel corso del XVII secolo e denominata Tammurriata.

Il mandolino napoletano, appartenente alla famiglia dei cordofoni, è uno strumento musicale spesso associato a Napoli

Negli ultimi due secoli prende spazio la cosiddetta canzone classica napoletana, assurta a grande notorietà nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi festival della canzone napoletana. La canzone classica napoletana, repertorio musicale avente come esponenti compositori come Ernesto Murolo, Libero Bovio, Vincenzo Russo e Salvatore Di Giacomo, divenne uno dei simboli della musica italiana. In questo contesto, il tenore Enrico Caruso emerse come l'interprete più noto, ed un'icona della musica napoletana nel mondo.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, alcuni autori ed interpreti continuarono nel solco della tradizione classica, come ad esempio Roberto Murolo, ed Aurelio Fierro. Altri iniziarono invece a dare luogo a contaminazioni tra canzone napoletana ed italiana, avendo in Peppino di Capri e Massimo Ranieri alcuni tra i maggiori rappresentanti. Infine, il contatto dei musicisti napoletani con quelli americani, avvenuto a partire dall'occupazione americana, diede origine ad un ramo musicale a sé stante il cui padre fu Renato Carosone.

È vasta la schiera di cantautori e musicisti che hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea; in particolare, si ricordano Giuseppe Di Stefano, Domenico Modugno, Lucio Dalla. Attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, è invece l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana.

Enrico Caruso, uno dei più importanti tenori italiani
Renato Carosone, padre partenopeo di un'onda musicale giunta in Italia subito dopo il secondo dopoguerra: il jazz

In epoca moderna la canzone napoletana ha visto mutare il proprio genere aprendo le porte ad altri generi musicali. Dal progressive rock degli Osanna a James Senese e i Napoli Centrale, Pino Daniele, Edoardo ed Eugenio Bennato, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati. Da menzionare nella musica partenopea degli ultimi vent'anni sono anche il reggae/dub degli Almamegretta e i 99 Posse.

A partire dagli anni ottanta si è affermato inoltre il genere "neomelodico", il cui precursore è Nino D'Angelo.

Altro fenomeno musicale storico di particolare interesse e protratto fino ai giorni nostri è infine la cosiddetta sceneggiata napoletana. Furono determinanti nel suo sviluppo le rappresentazioni di Nino Taranto e, più recentemente, di Mario Merola.

Letteratura

Salvatore Di Giacomo, poeta in lingua napoletana e novelliere nero
Jacopo Sannazaro, illustre umanista partenopeo, cui è dedicata l'omonima piazza nei pressi di Mergellina

Nell'era dell'Impero romano a Napoli studiano rilevanti personalità come Orazio e Virgilio. Quest'ultimo, in particolare, vi compose alcune delle sue più importanti opere: le Bucoliche, le Georgiche e l'Eneide.

Il Trecento è invece il periodo dell'Umanesimo; questa corrente partì dall'Italia e proprio in Napoli visse uno dei centri maggiori, diffondendosi poi in tutto il continente. Vi risiedettero e vi ebbero feconde produzioni Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. In Giovanni Pontano fu riconosciuta una delle più rilevanti personalità dell'Umanesimo napoletano, definizione questa attribuitagli da un altro illustre umanista partenopeo, Jacopo Sannazaro. Quest'ultimo, nel corso del Quattrocento e fino ai primi decenni del Cinquecento, fu protagonista nella scena letteraria italiana ed europea con importanti opere, su tutti il poema dell'Arcadia, da cui successivamente prese il nome l'omonima accademia romana.

L'epoca barocca, a cavallo tra il XVI e XVII secolo, fu invece il periodo di Giambattista Basile e Giulio Cesare Cortese, che posero le basi per la lingua napoletana (ufficialmente riconosciuta). Nella prima metà del Seicento fu altresì istituita l'Accademia degli Oziosi, luogo di incontro di intellettuali napoletani e spagnoli, fra i quali si annoverano Francisco de Quevedo e Tommaso Campanella.[160]

L'Ottocento fu caratterizzato da un altro illustre arrivo in città, quello di Giacomo Leopardi, che qui compose poco prima di morire alcuni dei suoi poemi più importanti: La ginestra e le Paralipomeni della Batracomiomachia.

Tra l'Ottocento ed il Novecento, intanto, nascono le prime poesie in napoletano, utilizzate spesso come testi di canzoni, dando luogo alla canzone classica napoletana. Furono infatti gli anni di E.A. Mario, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo. Tra i poeti vi furono anche Eduardo De Filippo e Totò.

Nell'epoca moderna, tra i più importanti scrittori napoletani si ricordano Luciano De Crescenzo, Erri De Luca ed Elena Ferrante, ritenuta dal Time tra le 100 persone più influenti al mondo[161].

Filosofia

Giambattista Vico, anticipatore di Immanuel Kant e dell'Idealismo
Benedetto Croce, filosofo storicista e liberalista
Mario Pagano, considerato l'iniziatore della scuola storica napoletana del diritto

Fra l'80 ed il 40 a.C. Napoli era un importante centro culturale dell'Impero romano. L'epicureismo trovò la sua sede più adatta soprattutto in città, fuori dalla vita frenetica della capitale. Vi insegnavano il giordano Filodemo di Gadara e l'asiatico Sirone (che vi ebbe come allievi Publio Virgilio Marone e Quinto Orazio Flacco).[162]

Il più importante pensatore medioevale operante a Napoli fu il teologo san Tommaso d'Aquino, il quale visse nel convento di San Domenico. San Tommaso fu in particolare esponente di primissimo piano della filosofia scolastica ed elaboratore della visione tomistica.[163]

Punto focale della filosofia napoletana del XVI secolo fu invece Giordano Bruno, il quale elaborò una teologia dove Dio è intelletto e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia.[164]

Nel vivace ambiente culturale napoletano del XVIII secolo emerse invece la personalità di Giambattista Vico, esponente di spicco dell'Accademia degli Investiganti. Egli delineò i tratti di una nuova attività culturale basata non soltanto sulla ragione, ma anche sull'estro, sui sentimenti e l'ingegno, del tutto in contrasto col pensiero cartesiano. Sulla stessa linea si muoverà il suo sodale Antonio Genovesi, il quale successivamente divenne titolare della prima cattedra di economia politica al mondo. Il giurista lucano Mario Pagano, personalità di spicco dell'illuminismo italiano, sarà invece l'iniziatore della «scuola storica napoletana del diritto»,[165] nonché un precursore del positivismo.[166]

Il più alto esponente del pensiero a Napoli tra l'Ottocento ed il Novecento fu invece Benedetto Croce, abruzzese di origini ma napoletano di adozione, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente di spicco dello storicismo. Espressione moderna dello studio della filosofia a Napoli è l'istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che raccoglie circa 300 000 volumi, tra cui numerosi originali, ed è stato definito dall'UNESCO come "senza pari al mondo".[167][N 18]

Scienza

Macedonio Melloni, padre della moderna vulcanologia
Renato Caccioppoli, uno dei più influenti matematici italiani
Domenico Cotugno, insigne medico della Scuola napoletana

A Napoli ha avuto origine la moderna scienza della vulcanologia, grazie alla prossimità di vulcani. Nel solco delle prime osservazioni dell'inglese William Hamilton, e grazie all'opera del fisico Macedonio Melloni, nel 1841 fu costruito l'Osservatorio vesuviano, il primo istituto scientifico di questo tipo al mondo.

Di notevole spessore la scuola matematica napoletana, che nel XVIII secolo ha annoverato nelle sue fila personalità come Nicola Fergola ed i suoi allievi Felice Giannattasio, Carlo Forti, Pietro Schioppa, Francesco Bruno, Luigi Telesio,[168] Vincenzo Flauti, Giuseppe Scorza e soprattutto Annibale Giordano il quale giovanissimo, nel 1787, pubblicò una generalizzazione del "problema di Pappo" (o di Castillon).[169] Nel XX secolo, la scuola è stata incentrata soprattutto intorno alla personalità di Renato Caccioppoli, il quale ha esercitato un'"influenza decisiva sullo sviluppo della analisi matematica in Italia".[170] Altri importanti studiosi di questa scuola sono i suoi allievi Carlo Miranda, Mario Curzio, Renato Vinciguerra, Donato Greco, don Savino Coronato.

Facciata dell'Osservatorio astronomico di Capodimonte

L'astronomia napoletana ha raggiunto risultati di eccellenza soprattutto grazie all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, fondato da Federico Zuccari.[171] Contributi fondamentali a questa scienza sono venuti da Giovanni Battista Della Porta, il quale descrisse, circa vent'anni prima che Galileo Galilei lo costruisse, i principi del telescopio.[172] Lo stesso Della Porta fu una delle figure scientifiche di maggior rilievo del XVI secolo, noto anche per i suoi studi di crittografia e scienze naturali. Francesco Fontana, costruttore di telescopi kepleriani, fu invece il primo a tracciare disegni della Luna, di Marte (del quale scoprì e descrisse la rotazione) e degli altri pianeti maggiori.[172]

Di rilievo anche la scuola botanica rappresentata soprattutto da Michele Tenore con la sua Flora Napolitana[173], ma anche da Domenico Cirillo, Vincenzo Petagna e Guglielmo Gasparrini. La scuola zoologica è invece rappresentata da Oronzo Gabriele Costa, la cui scoperta nel golfo di Napoli e corretta classificazione tra i cordati dell'anfiosso Branchiostoma lanceolatum, consentì di individuare in questa categoria di animali l'anello di congiunzione tra invertebrati e vertebrati, avendo enorme influenza sulla formulazione della teoria dell'evoluzione darwiniana.[174]

Rilevante infine anche la scuola medica, che vide in Domenico Cotugno il suo più alto rappresentante. Rettore dell'Università di Napoli, fu protagonista soprattutto di importanti scoperte neurologiche, conseguite attraverso il metodo della dissezione.[175] A Napoli è nata la scienza dell'anatomia comparata grazie al medico Marco Aurelio Severino, autore della Zootomia democritea, primo trattato generale al mondo su questa materia.[176]

Cucina

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina napoletana.
L'alimento napoletano più conosciuto nel mondo e simbolo della cucina italiana: la pizza

La cucina napoletana rappresenta un'identità culturale inconfondibile per la città partenopea ed è strettamente collegata alle vicende storiche e culturali della città. La stessa, infatti, rappresenta all'estero uno dei più conosciuti simboli del "made in Italy".[177]

Grazie alle varie dominazioni ricevute (principalmente quella francese e quella spagnola) si è delineata nel tempo una netta distinzione tra quella che è definibile come "cucina aristocratica", caratterizzata da piatti con ingredienti ricchi (questi i casi dei timballi, del sartù di riso, ecc.) ed una "povera", legata ad ingredienti come cereali, legumi e verdure (questi i casi della pasta e fagioli, degli spaghetti aglio e olio, spaghetti alla puttanesca, ecc.).

Tra i piatti tipici vi sono la pizza napoletana, la pasta napoletana (spaghetti alle vongole, pasta al ragù napoletano), la parmigiana di melanzane, gli gnocchi alla sorrentina, la pastiera napoletana, i friarielli.

Eventi

Napoli è un importante centro congressuale e fieristico, che ospita ogni anno numerosi meeting e manifestazioni nazionali ed internazionali, concerti, spettacoli ed eventi. I più sentiti sono:

Geografia politica

Tessuto urbano e popolazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Area metropolitana di Napoli.
Notturna dell'area metropolitana di Napoli

Napoli, dal Medioevo in poi ed in maniera particolare dal Cinquecento, è stata in assoluto una delle prime città d'Europa per popolazione[178]. Durante la seconda metà del XVI secolo era probabilmente la città più popolosa del cristianesimo occidentale e la seconda del Mediterraneo dopo Istanbul. Dopo l'Unità d'Italia, se da un lato Napoli ha smesso di essere popolata alla stregua di città come Parigi o Londra, dall'altro è riuscita a conservare inalterate le caratteristiche demografiche tipiche di una metropoli europea.

Il comune di Napoli ha una popolazione di circa 965 000 abitanti, tuttavia bisogna tener presente che Napoli è cresciuta nel tempo ben oltre i confini municipali e quindi per parlare di città in senso completo, significa considerare il dato demografico dell'intera città metropolitana, oggi caratterizzata da un forte fenomeno di urbanizzazione che ha dato vita ad una delle conurbazioni più vaste d'Italia; significativo è infatti il trasferimento di molti abitanti del capoluogo verso i comuni della ex provincia[179], che ha una densità abitativa di 2 672 ab/km², la più elevata tra le città metropolitane d'Italia e tra le prime del vecchio continente.[180] Nella realtà, i limiti metropolitani napoletani sono più estesi comprendendo vaste aree delle province limitrofe, in primis quelle della provincia di Caserta, e gli urbanisti chiamano l'intero territorio urbanizzato Grande Napoli[181]. Esistono poi affinità storico-culturali, sociali, naturalistico-ambientali ed economiche che ne costituiscono, da secoli, un sistema strettamente interconnesso, anche se articolato. Alla luce di queste considerazioni e a seconda del "valore" che si attribuisce ai singoli parametri ricordati, i "confini" si allargherebbero ulteriormente in maniera significativa. In ogni caso, gli stessi studi pongono Napoli anche nelle posizioni più alte della graduatoria europea.

Per il resto, il comune di Napoli è il più giovane d'Italia[182] (il 19% della popolazione risulta sotto i 14 anni, mentre, il 13% ha più di 65 anni)[183], con un tasso di natalità più elevato rispetto ad altre zone del paese[183] e con un numero di immigrati relativamente basso.[184]

I quartieri più popolosi sono quelli corrispondenti al territorio dei casali aggregati in epoca murattiana (Vomero, Arenella, Fuorigrotta, Bagnoli) e risorgimentale (Piscinola), e nel periodo fascista (Barra, Chiaiano, Marianella, Pianura, Soccavo, Ponticelli, Posillipo, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Miano, Secondigliano e Scampìa).

Geografia antropica

Urbanistica

Via dei Tribunali, il decumano maggiore dell'impianto urbanistico greco. Nell'immagine, il porticato del palazzo Filippo d'Angiò.

Tra le strade e piazze principali della città, vi sono di certo quelle che caratterizzano l'area dei decumani di Napoli: Spaccanapoli (decumano inferiore), via dei Tribunali (decumano maggiore), via dell'Anticaglia (decumano superiore), via San Gregorio Armeno, piazza del Gesù Nuovo, piazza Bellini, piazza San Domenico Maggiore, largo Corpo di Napoli, piazza San Gaetano e diverse altre.

Piazza del Plebiscito, una delle piazze più celebri della città.

Successivamente, voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga che la edificò nel 1536, fu pianificata via Toledo. A Napoli, fino al XVI secolo vigeva ancora il divieto assoluto di edificare nuove strutture al di fuori delle mura, pressoché delimitante l'odierna area del centro antico. Con la nuova strada, vi fu dunque un immediato sentimento di accaparramento dei nuovi spazi. Grazie alla pedonalizzazione, la strada è oggi uno dei fulcri dello shopping cittadino e del turismo. La stessa strada, sfocia infine su piazza Trieste e Trento e su piazza del Plebiscito, quest'ultima una delle più importanti d'Italia. Vi si affacciano due importanti monumenti: il palazzo Reale e la basilica di San Francesco di Paola.

Il lungomare di Napoli prende il nome di via Caracciolo, in onore dell'ammiraglio Francesco Caracciolo fatto impiccare da Orazio Nelson sulla nave Minerva (già da lui comandata) nel golfo della città, per la sua adesione alla Repubblica Napoletana. La strada, in realtà, è recente e risale alla fine dell'Ottocento quando sostituì l'arenile che la villa reale (con l'Unità, "villa comunale") separava dalla riviera di Chiaia. Dal 2012 è diventato anch'esso un tratto interamente pedonale.

File:Stazionetoledo.jpg
Il piano banchine della stazione "Toledo" della metropolitana

Di notevole interesse le già menzionate scalinate storiche che costituiscono un elemento alquanto tipico dell'urbanistica partenopea.

A partire dal 1996 e fino al secondo decennio degli anni Duemila, l'assetto e la fruizione della città sono cambiati radicalmente grazie alla costruzione delle cosiddette Stazioni dell'arte. Si tratta di un complesso logistico-monumentale in cui la funzione del trasporto urbano per via sotterranea si coniuga con la fruizione di numerose opere di arte moderna installate nelle stazioni. Alcuni punti di questa rete, come ad esempio la Stazione Toledo, considerata la più bella d'Europa[185][186][187], hanno conseguito una forte notorietà internazionale, diventando rapidamente una delle attrazioni della città. Durante gli scavi necessari per la loro realizzazione, inoltre, sono stati rinvenuti numerosi reperti storici ed archeologici.

Suddivisioni amministrative

Le dieci municipalità di Napoli
Lo stesso argomento in dettaglio: Municipalità di Napoli.

Il comune di Napoli, precedentemente suddiviso in ventuno circoscrizioni, è oggi ripartito in 10 municipalità di circa centomila abitanti. Ogni municipalità ha un presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, una giunta ed un consiglio di 30 consiglieri.

Economia

Quadro economico di Napoli e delle aree limitrofe[188]
Settore %
Servizi pubblici 30,7
Attività manifatturiera 18
Commercio 14
Costruzione edilizia 9,5
Trasporti 8,2
Agricoltura 5,1
Settore alberghiero 3,4

Settore primario

Agricoltura

In questo settore l'occupazione si mantiene stabile nonostante la carenza d'investimenti, specialmente nel capitale fisso.[189] Nell'ambito partenopeo continua la tradizione delle ciliegie,[190] la sagra della "mela annurca" e l'eccellenza dei vitigni nei Campi Flegrei.[191]

Artigianato

Al 2003 le imprese del comune di Napoli registrate alla Camera di Commercio erano 254833. Dal 1998 al 2003 il tasso di crescita è stato del 2,09%, mentre quelle cessate sono state 11721. Le attività più diffuse sono quelle relative al mercato immobiliare, informatica, ricerca ed imprenditoria.[192] Buono anche il saldo dell'imprenditoria femminile che rappresenta circa un quarto del totale.[192] Un boom, invece, è costituito dagli imprenditori extracomunitari, specialmente quelli di origine asiatica, con un tasso di crescita di oltre il 200%.

Prestigiosa è inoltre l'arte presepiale, la lavorazione di ceramiche e porcellane, il settore tessile e dell'abbigliamento ed infine la produzione dei gioielli con corallo e cammei incisi su conchiglia, di quest'ultima la manifattura napoletana della vicina Torre del Greco, rappresenta quasi monopolio della produzione mondiale.[193]

Settore secondario

Il Centro Direzionale (spesso abbreviato in CDN) è il maggiore centro finanziario cittadino, realizzato nella seconda metà del XX secolo su progetto del giapponese Kenzō Tange

Già prima dell'Unità d'Italia a Napoli nacque il primo grande complesso metalmeccanico di Pietrarsa, che conobbe un notevole sviluppo industriale ed economico nel successivo ventennio: nel 1860 era il maggior stabilimento metalmeccanico italiano.

Tuttavia, dopo l'Unità, lo stabilimento conobbe una fase di lento declino sino alla cessazione dell'attività produttiva verso il 1880, mantenendo comunque, fino al 1975, l'attività di manutenzione e riparazione di locomotive e locomotori.

Nell'ambito della città erano presenti anche altri opifici metalmeccanici.[N 19] In ogni caso, per sottolineare l'importanza economica della città basti pensare che la provincia di Napoli aveva ancora nel 1871, a 10 anni dall'annessione, un indice di industrializzazione superiore a quello di Torino.[194] Napoli era inoltre sede della Borsa, della Zecca e del Banco delle Due Sicilie.

In seguito, un forte impulso allo sviluppo industriale si ebbe in città con la legge speciale del 1904, quando furono create le due zone industriali, rispettivamente a oriente e a occidente della città. Questo, più o meno coincise con il rafforzamento della funzione commerciale che fu provocato dall'intensificazione dell'attività portuale, a sua volta derivante dalla grande ondata migratoria dell'ultimo decennio dell'Ottocento e del primo decennio del Novecento.

L'Italsider di Bagnoli, prima e dopo la dismissione degli stabilimenti

Di effettivo avvio all'industrializzazione nel retroterra napoletano si può parlare, però, solo durante il periodo del boom economico degli anni sessanta. Un altro forte impulso al comparto industriale, con nuovi impianti nel campo della siderurgia, dell'industria metalmeccanica e petrolchimica, in particolare nella periferia orientale e settentrionale della città, si è avuto alla fine degli anni settanta. Nei decenni successivi, la crisi irreversibile dell'industria di stato, unita ad un generale processo di deindustrializzazione, nonché alla concorrenza dei mercati emergenti ha portato alla chiusura o, nei casi migliori, alla riconversione un gran numero di aziende (emblematici il caso dell'Italsider di Bagnoli e la riconversione dell'ex Olivetti di Pozzuoli).

Tuttavia nell'area orientale della città continuano ad essere presenti gli stabilimenti della Whirlpool e dell'Ansaldo, FCA-Magneti Marelli, mentre gli ultimi grandi poli produttivi dell'area metropolitana sopravvissuti alla crisi industriale sono quelli di Pomigliano d'Arco e Castellammare di Stabia, sviluppatosi attorno agli stabilimenti Fiat, Alenia e Fincantieri, con un indotto che fa sentire i suoi effetti in tutto il territorio.

Rimangono comunque presenti ancora numerose attività industriali nel campo siderurgico, metalmeccanico e petrolchimico, accanto alle quali sono fiorite diverse piccole e dinamiche realtà di società di servizi alle imprese, progettazione e consulenza (con un'alta concentrazione in particolare nel Centro Direzionale di Napoli) che sfruttano sia i mercati industriali presenti sul territorio che quelli tradizionali del nord Italia. Rilevante anche il settore dell'industria alimentare, meccanico ed elettrotecnico. Napoli è la terza città, dopo Milano e Roma, per PIL (61,8 miliardi di dollari al 2014[195], superiore a paesi come la Slovenia).

Nonostante questi brevi periodi di miglioramenti l'occupazione non ha mai raggiunto un livello stabile, soprattutto a causa della presenza di infiltrazioni camorristiche che rendono più difficoltosa la nascita di nuove imprese e quindi di attrarre investimenti[196]. Le attività illegali napoletane hanno un'ingente ripercussione sull'economia nazionale, non senza ripercussioni negative sulle strutture sociali e ambientali cittadine[197][198].

Settore terziario

La mancanza di un vero e proprio sviluppo industriale, ha fatto di Napoli un importante centro del terziario, soprattutto nei campi: commerciale, amministrativo, finanziario, oltre a quello culturale, sempre storicamente rilevante, nonché quello editoriale. Il porto della città è uno dei principali scali marini europei ed un'importante voce di reddito per la città.

Oltre ad ospitare importanti nodi ferroviari e stradali, la città, in tempi più recenti, ha investito anche su ambiziosi programmi di opere pubbliche, che hanno posto le basi al sistema metropolitano su scala cittadina e regionale, alle grandi trasformazioni di Napoli est e della zona vesuviana[199] e soprattutto ai grandi interventi di Bagnoli, ritenuta un'area di stretto interesse nazionale per la crescita non solo di Napoli ma del Mezzogiorno.[200]

Napoli è, con Firenze, Roma, Venezia e Milano, una delle "top destinations" italiane.[201] Con 1.250.000 arrivi e 3.300.000 presenze[202] nel 2016, la città è del tutto uscita dalla forte depressione turistica dei decenni passati (dovuta in primo luogo alla destinazione unilaterale a città industriale ma anche ai danni d'immagine provocati dai media[203], dal terremoto dell'Irpinia del 1980 e dalla crisi dei rifiuti, a favore dei centri della sua area metropolitana[204]). Per valutare adeguatamente il fenomeno, è però da considerare che una grossa fetta di turisti all'anno visitano Napoli soggiornando nelle numerose ed in simil modo rinomate[205] località dei suoi dintorni[206], collegate alla città con linee dirette sia private che pubbliche.[207][208] Visite giornaliere a Napoli vengono effettuate da diversi tour operator romani e di tutte le località turistiche principali della Campania. Napoli è la città più visitata del Mezzogiorno.

Il settore è oltremodo in continua ascesa[209][210] e si prospetta nuovamente il raggiungimento delle città d'arte del suo livello, in tempi relativamente brevi.[211] Ad oggi è la città italiana di gran lunga più ricercata sul web (+25%, +10% Firenze e +8% Milano).[212]

Infrastrutture e trasporti

Strade

Napoli è un importante nodo stradale ed autostradale del paese. Dalla città si dipartono l'autostrada del Sole (A1) verso nord, l'autostrada A3 (rinominata A2 nel 2016) verso sud e l'autostrada A16 verso l'Adriatico.

La tangenziale di Napoli (ufficialmente autostrada A56), con i suoi 270.000 transiti al giorno[213], scorre lungo la parte interna della città, attraversandone le colline con varie gallerie; i collegamenti con il circondario avvengono tramite la Circumvallazione esterna, l'Asse Mediano, l'Asse Perimetrale di Melito-Scampia, la strada statale 162 dir del Centro Direzionale.

Ferrovie e tranvie

Piazza Garibaldi e la stazione di Napoli Centrale

Napoli è il principale nodo ferroviario del Mezzogiorno, essendo raggiunta da alcune delle principali linee ferroviarie italiane: la Ferrovia Roma-Napoli (alta velocità), la Ferrovia Roma-Cassino-Napoli, la Ferrovia Roma-Formia-Napoli, la Napoli-Salerno e la Napoli-Foggia.

La stazione ferroviaria di Napoli Centrale è il principale scalo ferroviario della città e del Meridione ed è la settima stazione italiana per flusso di passeggeri (150.000 utenze giornaliere, ma salgono a 200.000 se si include anche il Terminal bus in area Metropark e quello della Ferrovia Circumvesuviana pari a 73.000.000 di passeggeri annui[214]). Posta in piazza Garibaldi, la prima stazione era stata costruita nel 1886 su progetto dell'urbanista Errico Alvino; la stazione ottocentesca, tuttavia, fu abbattuta nel secondo dopoguerra per far posto al nuovo fabbricato viaggiatori, arretrato di 250 metri rispetto all'originale, progettato nel 1954 da un team di architetti ed ingegneri, tra cui spicca la figura di Pierluigi Nervi.[215] La Stazione di Napoli Afragola progettata nel 2003 da Zaha Hadid, posta sulla linea ad alta velocità Roma-Napoli, costituisce un polo di interscambio macroregionale per la Puglia, il Lazio, la Basilicata, la Campania e la Calabria.[216]

Il passante ferroviario di Napoli attraversa la città da est a ovest. Le stazioni principali sono Napoli Campi Flegrei (ovest), Napoli Mergellina (centro) e Napoli Piazza Garibaldi (est).

Fra il 1881 e il 1960 l'estesa rete tranviaria urbana, che nel 1929 incorporò altresì le tranvie di Capodimonte, era integrata dalle tranvie extraurbane gestite dalla Société Anonyme des Tramways Provinciaux, che comprendeva le linee Napoli-Aversa/Giugliano, Aversa-Albanova, Napoli-Frattamaggiore e Napoli-Caivano.

Ulteriori linee extraurbane, esercite direttamente dall'azienda di trasporto urbano, erano le tranvie Napoli-Portici-Torre del Greco e Napoli-Bagnoli-Pozzuoli.

Porti

Il porto di Napoli

Il porto di Napoli, posto al centro del Mediterraneo e attivo fin dall'età classica, svolge funzioni commerciali e di collegamento. Ha 12 km di banchine, ed estende la sua circoscrizione al porto di Castellammare di Stabia ed alla linea di costa da La Pietra (Bagnoli) a Pietrarsa (Portici)[217]. Con 6.562.325 di traffico passeggeri nel 2016 e con 1.306.151 di flusso crocieristico, è uno dei più importanti porti sia a livello europeo che mediterraneo[218][219]. La città è inoltre servita dal porto di Pozzuoli e dal porto di porto di Mergellina (con funzioni di collegamento e turistiche)[220]. Altri porti, come quello di Nisida, quello di Molosiglio e il porticciolo di Santa Lucia hanno invece funzioni esclusivamente turistiche.

Aeroporti

Napoli, nonostante le dimensioni e l'importanza della sua area metropolitana, non dispone di un hub intercontinentale come Milano o Roma.

Il sistema aeroportuale della città è formato attualmente da due aeroporti: l'aeroporto di Napoli-Capodichino e l'aeroporto di Napoli-Grazzanise[221].

Il primo, collocato a circa 4,5 km dal centro della città, è al 2018 il quinto aeroporto d'Italia per numero di passeggeri ed il primo per crescita tra gli scali europei medi, definito dall'ACI EUROPE Fast and Furious[222] (da 6.700.000 nel 2016 a 8.600.000 nel 2017). Napoli-Grazzanise, più volte presentato come possibile hub intercontinentale della città, è attualmente usato dall'Aeronautica militare.

Vista l'esponenziale crescita dall'aeroporto partenopeo e vista la sua impossibilità di un'espansione (trovandosi in una zona altamente antropizzata), entro luglio 2019 è prevista la definitiva fusione con l'aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi.[223]

Mobilità urbana

Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti a Napoli e Metropolitana di Napoli.
Treno metropolitano della Linea 1

Napoli dispone di una capillare rete di trasporti pubblici, la cui tariffazione è gestita dal Consorzio UnicoCampania, che serve non solo l'intera area urbana bensì anche gran parte dell'area metropolitana.

La rete poggia innanzitutto su 3 linee di metropolitana (due propriamente urbane ed una interprovinciale detta linea Arcobaleno che collega il comune con il resto della conurbazione a nord) e su 4 funicolari, gestite da ANM;[224] a queste si aggiungono la storica Metropolitana FS dal 1997 denominata linea 2, e le tratte ferroviarie urbane di Circumvesuviana, Circumflegrea e Cumana. I progetti prevedono ulteriori prolungamenti delle linee esistenti e la costruzione di nuove linee, con parcheggi di interscambio nelle zone periferiche e comprensiva di più di 100 stazioni (al momento 64) su tutta la superficie comunale.[225].

Oltre alla rete su ferro, sono presenti tre ascensori (Chiaia, Sanità, Acton), una rete tranviaria (che mette in comunicazione il porto, la stazione Centrale e la periferia orientale), un Metrò del Mare (che collega la città con le principali località marittime della regione) ed un'estesa rete di autobus; riguardo quest'ultima, la flotta dell'ANM, che conta più di 1 000 veicoli[N 20] effettua più di 500 000 passaggi giornalieri essendo in servizio su circa 130 linee.[226]

Amministrazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Napoli.

Consolati

Nel 1796 a Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, nacque la prima ambasciata americana nella penisola italiana (settima nel mondo).[227][228]

La città è sede di 87 consolati[229].

Gemellaggi

Lo stesso argomento in dettaglio: Città gemellate con Napoli.

Napoli è gemellata con altre importanti città del globo, tra cui: Londra, San Francisco, San Pietroburgo e Atene.[230]

Sport

Lo stesso argomento in dettaglio: Sport a Napoli.

Quadro generale

Diego Armando Maradona, ex calciatore argentino che ha militato nella S.S.C. Napoli dal 1984 al 1991. Oggi è considerato da molti esperti il più grande calciatore di tutti i tempi.[231][232]
Napoli ha ospitato diverse volte le regate dell'America's Cup World Series; nell'immagine, del 2012, sono state riprese le vele (tra le quali è ben evidente anche la Luna Rossa italiana), con il Castel dell'Ovo e il Vesuvio sullo sfondo

Maggiori società sportive di Napoli

A Napoli vi sono diverse società sportive di rilievo:

  • Calcio maschile:
Società Sportiva Calcio Napoli, Serie A
  • Calcio femminile:
Napoli Calcio Femminile, Serie B (calcio femminile)[233]
  • Calcio a 5 maschile:
Napoli Calcio a 5, Serie A
  • Calcio a 5 femminile:
Woman Napoli Calcio a 5
  • Beach soccer:
Napoli Beach Soccer, Serie A (beach soccer)
  • Pallacanestro maschile:
Cuore Napoli Basket, Serie B Dilettanti
Nuova Pallacanestro Napoli
Società Sportiva Basket Napoli[N 21]
Partenope Napoli Basket, Serie C regionale
  • Pallacanestro femminile:
Dike Basket Napoli Serie A1 (pallacanestro femminile)
  • Pallanuoto maschile:
Circolo Nautico Posillipo, Serie A1 (pallanuoto maschile)
Circolo Canottieri Napoli, Serie A1 (pallanuoto maschile)
Rari Nantes Napoli, Serie A2 (pallanuoto maschile)
Associazione Sportiva Acquachiara, Serie A1 (pallanuoto maschile)
  • Pallanuoto femminile:
Associazione Sportiva Acquachiara, Serie A1 (pallanuoto femminile)
  • Pallavolo femminile:
Centro Ester Pallavolo, Serie B2
  • Rugby Maschile:
Partenope Rugby, Serie C1
Amatori Napoli, Serie B (rugby a 15)
  • Rugby femminile:
Old Napoli, Serie A femminile
  • Vela:
Reale Yacht Club Canottieri Savoia
Circolo del Remo e della Vela Italia

Impianti sportivi principali

Note

Annotazioni

  1. ^ A seconda delle varie stime, l'area metropolitana di Napoli, analizzata da un punto di vista prettamente urbanistico, comprende tra i 3.7 e i 5 milioni di abitanti; la cifra cambia a seconda dei dati a cui si fa riferimento: Svimez Documenti e Studi per una definizione dell'area Metropolitana di Napoli (PDF), in Pianificazione urbanistica ed ambientale, 1999, pp. 17-18. (4 434 136), City Population (4 996 084), CENSIS Archiviato il 21 febbraio 2010 in WebCite.
  2. ^ Un'industria tessile particolarmente apprezzata era quella del lino, per il quale i commercianti arabi garantivano un'ampia importazione dall'Egitto.
  3. ^ Ampiamente conosciuto anche nell'Oriente islamico, dove il condottiero macedone fu identificato nel coranico Dhū l-Qarnayn, "Quello delle due corna", per merito del bibliofilo arciprete Leone, che consentirà la successiva traduzione dell'opera in lingua latina e il suo considerevole successo.
  4. ^ Dopo l'unificazione, il Banco delle Due Sicilie fu rinominato Banco di Napoli.
  5. ^ Si tratta di due culti molto frequenti nella Napoli greco-romana, il primo riferito ad Apollo che si celebrava nei pressi dell'attuale via Duomo, il secondo a Demetra il quale santuario si ergeva presso l'attuale Sant'Aniello a Caponapoli.
  6. ^ «Considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti.» (tratto dalla motivazione Unesco per l'inserimento del centro storico di Napoli nella lista patrimoni dell'umanità)
  7. ^ L'aspetto attuale del Castel Nuovo, tuttavia, è dovuto ai rifacimenti della dinastia aragonese: questi ultimi infatti lo ricostruirono completamente, aggiungendo anche altre sculture come il maestoso arco trionfale, capolavoro del rinascimento napoletano.
  8. ^ Un detto reso celebre da Goethe nella lettera del 2 marzo 1787 in Viaggio in Italia: «Della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. Vedi Napoli e poi muori! dicono qui».
  9. ^ Secondo la tradizione, l'apostolo Pietro celebrò la prima messa in Italia nella basilica di San Pietro ad Aram, luogo di proprietà di Sant'Aspreno, da lui ordinato primo vescovo di Napoli.
  10. ^ A Napoli sono presenti cinque catacombe: le catacombe di San Gennaro, di San Severo, di Sant'Efebo, di Santa Maria della Vita e le catacombe di San Gaudioso.
  11. ^ Un elenco (seppur parziale) dei martiri napoletani si trova nel Chronicon Episcoporum Neapolitanorum, la più antica fonte per la storia della Chiesa di Napoli.
  12. ^ L'apertura di queste due moschee è dovuta a causa di una forte presenza della comunità islamica partenopea in territorio campano: nel 1997 i musulmani in Campania contavano circa 15 000 presenze.
  13. ^ Ciononostante, alcuni di questi simboli vengono associati anche ad altri luoghi italiani: vedasi a proposito la pizzica salentina.
  14. ^ Tra questi, è possibile citare:
    • un capo dell'European Union Military Committee;
    • due capi di Stato Maggiore Generale
    • quattro capi di stato maggiore dell'Esercito;
    • due capi di stato maggiore della Marina;
    • un capo di stato maggiore dell'Aeronautica;
    • due comandanti generali della Guardia di finanza (nonché due vicecomandanti);
    • otto vicecomandanti dell'Arma dei carabinieri e
    • due direttori generali dei Servizi di Informazione.
  15. ^ Un posto al sole è la prima soap opera prodotta in Italia, nonché la più longeva fiction italiana. Prodotta da Rai Fiction, essa viene trasmessa su Rai 3 dal 1996.
  16. ^ «De Filippo» era il cognome della madre, la sarta teatrale Luisa De Filippo.
  17. ^ L'intero patrimonio del Settecento musicale napoletano è quasi del tutto inedito: oltre 150 biblioteche nel mondo ne conservano i manoscritti. L'Istituto Internazionale per lo studio del Settecento musicale napoletano si occupa di ricercare, studiare e diffondere la musica della scuola napoletana del Settecento
  18. ^ L'Istituto, storicamente ubicato nel palazzo Serra di Cassano, attraversa in questo momento un periodo di grave difficoltà ed i preziosi volumi, sfrattati, sono stati ricoverati in un magazzino di Casoria.
  19. ^ Tra gli stabilimenti metalmeccanici che sono rimasti aperti nonostante la crisi postunitaria (che comunque influì negativamente sui loro affari), è possibile citare la Guppy & Pattison alla Taverna delle Carcioffole, la Zino & Henry al Ponte della Maddalena, nonché, specificamente per le necessità della Marina e l'Arsenale che dal 1852 disponeva del primo bacino di carenaggio in muratura nel Mediterraneo.
  20. ^ Vi sono circa trenta tipologie di autobus. Ciò è dovuto alla particolare morfologia e struttura edilizia della città di Napoli, che spesso presenta vicoli stretti (soprattutto nel centro antico) e strade ripide. A questo proposito, sono state adottate soluzioni alternative come mini-bus, che riescono agevolmente ad accedere nei vicoli e nelle strade più strette, e bus con un punto di snodo al centro, capaci di portare il doppio dei passeggeri senza andare incontro a ostacoli dovuti all'eccessiva lunghezza del mezzo.
  21. ^ La Società Sportiva Basket Napoli è stata dapprima radiata dai campionati nazionali e in seguito sciolta.

Fonti

  1. ^ Il Comune, su comune.napoli.it, Comune di Napoli. URL consultato il 2 settembre 2017.
  2. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2018.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Luciano Canepari, Napoli, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  6. ^ Simone Valtoria, La Magna Grecia, su storico.org. URL consultato il 2 settembre 2018.
  7. ^ Emanuele Lelli, Magna Grecia, in Enciclopedia dei ragazzi, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 6 settembre 2018.
  8. ^ Giada Giudice, Il tornio, la nave e le terre lontane, su books.google.it, L'erma di Bretschneider, pp. 301-302.
  9. ^ a b c d e f g Rosi, pp.26 23 36 69 107 121 111 117 168 171 179.
  10. ^ Colonia greca di fondamentale importanza per i traffici (il porto di Neapolis è una delle cause scaturenti delle guerre sannitiche) e per la nascente cultura romana (p. 372); caduta sotto l'influenza di Roma, in età repubblicana è una potenza marittima (p. 58) mentre in piena età imperiale è un rilevante centro culturale (p. 53) ove si formano Virgilio e Orazio, riuscendo tuttavia a mantenere la propria identità puramente greca (pp. 5, 6, 7); nel 476 l'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augusto è deposto nel Castellum Lucullanum ed in età altomedievale conserva le sue antiche fattezze urbane - nonostante la quasi totale ruralizzazione dell'Occidente (p. 7) - ed è protagonista della battaglia navale di Ostia; la concessione ducale del feudo di Aversa determina l'ascesa normanna nell'Italia meridionale e Sicilia; sede della prima università statale e laica d'Occidente; sede degli Angioini e al contempo del Papato sotto papa Celestino V; la Napoli della corte aragonese e dell'Umanesimo (vedi Accademia Pontaniana); lo stravolgimento geopolitico del continente europeo provocato dalla marcia su Napoli di Carlo VIII di Francia; le dimensioni monstre (p. 24), la vivacità culturale (Monika Bosse, André Stoll, Napoli, Viceregno spagnolo. Una capitale della cultura alle origini dell'Europa moderna, Napoli 2001) e l'anticurialismo della Napoli spagnola; la Napoli capitale illuministica; la Napoli antesignana del Risorgimento sotto Gioacchino Murat (Dizionario biografico, LV volume, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001); la Napoli dei Borbone; del fervore culturale e sociale nella Belle Époque (p. 5); la Napoli della marcia su Roma e delle quattro giornate.
  11. ^ Norbert Kamp, Federico II di Svevia, in Enciclopedia fridericiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 5 febbraio 2015.
  12. ^ Sito ufficiale dell'Orientale, su unior.it. URL consultato il 2 settembre 2012.
  13. ^ Ministero della difesa, Dichiarazione status Patrimonio Storico e Culturale dei Paesi del Mediterraneo, su difesa.it..
  14. ^ Maffei, vol. III..
  15. ^ Aurelio Musi, Napoli, una capitale e il suo regno, Milano, Touring Editore, 2003, p. 156.
  16. ^ Florimo.
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  • Luca Cerchiai, Neapolis e la seconda battaglia di Cuma, in Incidenza dell’Antico, n. 8, 2010, p. 217 (archiviato il 3 settembre 2018).
  • Alfredo D'Ambrosio, Storia di Napoli dalle origini ad oggi, Edizioni Nuova E.V., 1993, ISBN non esistente.
  • Antonio Gamboni e Paolo Neri, Napoli-Portici: la prima ferrovia d'Italia, 1839, Napoli, Edizioni Fiorentino, 1987, ISBN non esistente.
  • Daniela Giampaola e Francesca Longobardo, Napoli greca e romana tra Museo Archeologico e centro antico, Napoli, Electa Napoli, 2000, ISBN 88-435-8558-4.
  • Eberhard Horst, Federico II di Svevia, Milano, Rizzoli, 1981, ISBN 88-17-11621-1.
  • Fulvio Tessitore, Comprensione storica e cultura, Guida, 1979, ISBN 88-7042-424-3.
  • Gennaro De Crescenzo, Le industrie del Regno di Napoli: in appendice 50 primati del regno, Grimaldi, 2002, ISBN non esistente.
  • Giada Giudice, Il tornio, la nave, le terre lontane: ceramografi attici in Magna Grecia nella seconda metà del V secolo a.C: rotte e vie di distribuzione, L'erma di Bretschneider, 2007, ISBN 88-8265-412-5.
  • Mario Forgione, Napoli ducale, Roma, Newton & Compton, 1997, ISBN 88-8183-681-5.
  • Stefano Zuffi, Grande atlante del Rinascimento, Milano, Electa, 2007, ISBN 978-88-370-4898-3.
  • Diva di Nanni Durante, I Sebastà di Neapolis. Il regolamento e il programma, in Ludica, n. 13-14, 2007-2008.

Arte

  • Nicola Spinosa, Le porcellane di Capodimonte, Milano, Rusconi, ISBN non esistente.
  • Renato Ruotolo, La Scuola di Posillipo, Napoli, Franco Di Mauro Edizioni, 2002, ISBN 88-87365-26-1.

Architettura

  • Robin Middleton e David Watkin, Architettura dell'Ottocento, Mondadori, 1977, ISBN non esistente.
  • Giovanni Liccardo, Le catacombe di Napoli, Roma, Newton & Compton, 1995, ISBN 88-8183-175-9.
  • Giovanni Ruggiero, I castelli di Napoli, Roma, Newton & Compton, 1995, ISBN 88-7983-760-5.
  • Nicoletta D'Arbitrio; Luigi Ziviello, Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli. Un edificio per le arti della città, Napoli, Edizioni Savarese, 1999, ISBN non esistente.
  • Massimo Rosi, Napoli entro e fuori le mura, Roma, Newton & Compton, 2004, p. 22, 30, 33, 35, 44, 107, 117, 125, 132, ISBN 88-541-0104-4.
  • Antonio Lazzarini, Splendori e decadenza di cento chiese napoletane, Gabbiani Sopra il Mare, 2006, ISBN 88-902156-2-3.
  • Ugo Carughi, Palazzi di Napoli, Arsenale Editrice, 1999, ISBN 88-7743-219-5.
  • Giovanni Vitolo e Leonardo Di Mauro, Storia illustrata di Napoli, Pacini, 2006, ISBN 88-7781-795-2ISBN non valido (aiuto).
  • Cesare de Seta, Napoli. Dalle origini all'Ottocento - Aggiornamento bibliografico a cura di Massimo Visone, Arte'm, 2016, ISBN 88-569-0506-9ISBN non valido (aiuto).

Musica

  • Franco Mancini, Il teatro San Carlo 1737-1987, Electa, 1991, ISBN non esistente.
  • Pasquale Scialò, La canzone napoletana, Newton & Compton, 1998, ISBN non esistente.
  • Pasquale Scialò, Mozart a Napoli, Napoli, Alfredo Guida Editore, 1995, ISBN non esistente.
  • Vittorio Viviani, Storia del Teatro Napoletano, 2ª ed., Napoli, Guida Editore, 1992, ISBN 978-88-7835-156-1.

Etnologia, etnografia, folclore

  • Amalia Signorelli, Cultura popolare a Napoli e in Campania nel Novecento, Guida Editore, 2003, ISBN 978-88-7188-643-5.
  • Marisa Piccoli Catello, Il Presepe Napoletano, Napoli, Guida Editore, 2005, ISBN 88-7188-945-2.
  • Renato Ribaud, Tradizioni popolari napoletane, Gallina Editore, 1982, ISBN 978-88-87350-59-3.

Scienze

Varie

  • Napoli e dintorni, Milano, Touring Editore, 2005, ISBN non esistente.
  • Alessandro Savorelli, L'origine dello stemma di Napoli tra arte, storia e mito, XXXVIII, Napoli nobilissima, 1999, ISBN non esistente.
  • Enzo Striano, Il resto di niente, Salerno, Loffredo Editore, 1996, ISBN 88-8096-422-4.
  • Franco Elpidio Pezone, Atella. Nuovi contributi alla conoscenza della città e delle sue "fabulae", Istituto di Studi Atellani, 1979, ISBN non esistente.
  • Gianni De Bury, Frijenno magnanno, Di Mauro Franco Edizioni, 1990, ISBN 88-85263-00-3.
  • Massimiliano Boccolini, L'Islam a Napoli. Chi sono e cosa fanno i musulmani all'ombra del Vesuvio, Napoli, Intra Moenia, 2002, ISBN 88-7421-007-8.

Voci correlate

Storia

Istituzioni, enti e associazioni

Geografia fisica

Gastronomia

Arte e cultura

Altri progetti

Collegamenti esterni

  • Napoli, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'8 giugno 2013.

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