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Monumento a Giordano Bruno: differenze tra le versioni

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=== L'idea e la battaglia con la chiesa ===
=== L'idea e la battaglia con la chiesa ===
Una prima statua in sua memoria venne eretta nel [[1849]] - durante il breve intervallo della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] di [[Giuseppe Mazzini]], [[Aurelio Saffi]] e [[Carlo Armellini]] - ma fu poi distrutta per volontà di [[Pio IX]] durante la restaurazione del papato<ref name=":1" /><ref>Enrico Riparelli, Eresie cristiane antiche e moderne, Giunti, 2006, pag.93, ISBN 978-88-09-03652-9</ref>. Nel [[1876]] con l'avvento della [[Sinistra storica]] al governo alcuni studenti universitari guidati dai liberal-radicali [[Adriano Colocci]] e [[Alfredo Comandini]] promuovono un Comitato allo scopo di edificare un monumento a Giordano Bruno. L’idea che il monumento dovesse sorgere in [[Campo de' Fiori]], nel luogo del rogo del filosofo, fu di [[Armand Lévy (giornalista)|Armand Lévy]] uno degli ideatori della [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]]. La sottoscrizione promossa dal Comitato trova però scarsa accoglienza da parte dei professori ad eccezione di [[Bertrando Spaventa]] e [[Antonio Labriola]] che aiutano gli studenti a portare avanti la loro battaglia<ref>{{Cita web|url=https://www.alfabeta2.it/2015/10/21/giordano-bruno-battaglie-per-un-monumento/|titolo=Giordano Bruno, battaglie per un monumento|data=13 ottobre 2018}}</ref>. Anche i politici non aiutarono, in particolare della giunta comunale di Roma, guidata dai clerical-moderati, che ostacolò il processo per la cessione del terreno per il monumento<ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.doppiozero.com/materiali/teorie/giordano-bruno|titolo=Giordano Bruno|autore=Maria Teresa Carbone|data=21 ottobre 2015|accesso=12 ottobre 2018}}</ref> anche se il 1° giugno [[1877]] il sindaco [[Pietro Venturi]] decise di dedicare 200 lire alla costruzione del monumento<ref>{{Cita libro|titolo=Atti del consiglio comunale di Roma|url=https://books.google.it/books?id=-qcwu-V6U6cC&pg=PA582&lpg=PA582&dq=monumento+a+giordano+bruno+1877+giunta&source=bl&ots=SPpSJhPNtA&sig=HXpLp5CMxWJj7a-POIX4tNhHVV0&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwilsJX87YLeAhWH4IUKHW-6A-4Q6AEwC3oECAMQAQ#v=onepage&q=monumento%20a%20giordano%20bruno%201877%20giunta&f=false|accesso=13 ottobre 2018|anno=1888|editore=Tipografia L. Cecchi}}</ref>. L’ideazione del monumento venne quindi affidata allo scultore e massone [[Ettore Ferrari]] che nel [[1879]] presentò una prima versione della statua, raffigurante Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale dell’Inquisizione, ma il bozzetto non venne accettato<ref name=":0" />. Secondo [[Aldo Alessandro Mola|Aldo Mola]] Giordano Bruno divenne, nella seconda metà del XIX secolo, ''la bandiera ufficiale della [[Massoneria]]'', che vide nel suo "indomito spirito di ricerca, ribelle a qualsiasi imposizione dogmatica" un ideale affine al libero pensiero su cui essa si fonda<ref>A. A. Mola, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano, 1994, pp. 196-197.</ref>. Nel 1885 fu formato un nuovo comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: [[Victor Hugo]], [[Michail Bakunin]], [[Henrik Ibsen]], [[Giovanni Bovio]], [[Herbert Spencer]], [[Ernest Renan]], [[Algernon Swinburne]], [[Ernst Haeckel]]<ref name=":1" /> e fra gli italiani [[Giosuè Carducci]] e [[Roberto Ardigò]], [[Cesare Lombroso]] e [[Pasquale Villari]], oltre a politici di varia provenienza<ref name=":2" /> e nel [[1887]] Ferrari presentò un nuovo bozzetto del monumento, meno polemico del precedente<ref name=":0" />. Nel [[1888]] gli studenti universitari romani, tra i maggiori esponenti del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, ma il consiglio comunale di Roma, all'epoca controllato dalla maggioranza filoclericale, cercava di ostacolarlo tramite strategie burocratiche, ma il sindaco [[Leopoldo Torlonia]] a causa del suo troppo attaccamento alle istituzioni ecclesiastiche venne rimosso dall'incarico dal presidente del consiglio [[Francesco Crispi]]. Le elezioni del giugno 1888, tutte incentrate sulla questione del monumento a Giordano Bruno, furono perse dai filoclericali e vinte dai liberali. Finalmente il 9 giungo [[1889]], venne inaugurato a Campo de’ Fiori il monumento a Giordano Bruno<ref name=":1" />.
Una prima statua in sua memoria venne eretta nel [[1849]] - durante il breve intervallo della [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] di [[Giuseppe Mazzini]], [[Aurelio Saffi]] e [[Carlo Armellini]] - ma fu poi distrutta per volontà di [[Pio IX]] durante la restaurazione del papato<ref name=":1" /><ref>Enrico Riparelli, Eresie cristiane antiche e moderne, Giunti, 2006, pag.93, ISBN 978-88-09-03652-9</ref>. Nel [[1876]] con l'avvento della [[Sinistra storica]] al governo alcuni studenti universitari guidati dai liberal-radicali [[Adriano Colocci]] e [[Alfredo Comandini]] promossero un Comitato allo scopo di edificare un monumento a Giordano Bruno. L’idea che il monumento dovesse sorgere in [[Campo de' Fiori]], nel luogo del rogo del filosofo, fu di [[Armand Lévy (giornalista)|Armand Lévy]], uno degli ideatori della [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]]. La sottoscrizione promossa dal Comitato trova però scarsa accoglienza da parte dei professori ad eccezione di [[Bertrando Spaventa]] e [[Antonio Labriola]] che aiutarono gli studenti a portare avanti la loro battaglia<ref>{{Cita web|url=https://www.alfabeta2.it/2015/10/21/giordano-bruno-battaglie-per-un-monumento/|titolo=Giordano Bruno, battaglie per un monumento|data=13 ottobre 2018}}</ref>. Anche i politici non aiutarono, in particolare della giunta comunale di Roma, guidata dai clerical-moderati, che ostacolò il processo per la cessione del terreno per il monumento<ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.doppiozero.com/materiali/teorie/giordano-bruno|titolo=Giordano Bruno|autore=Maria Teresa Carbone|data=21 ottobre 2015|accesso=12 ottobre 2018}}</ref> anche se il 1° giugno [[1877]] il sindaco [[Pietro Venturi]] decise di dedicare 200 lire alla costruzione del monumento<ref>{{Cita libro|titolo=Atti del consiglio comunale di Roma|url=https://books.google.it/books?id=-qcwu-V6U6cC&pg=PA582&lpg=PA582&dq=monumento+a+giordano+bruno+1877+giunta&source=bl&ots=SPpSJhPNtA&sig=HXpLp5CMxWJj7a-POIX4tNhHVV0&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwilsJX87YLeAhWH4IUKHW-6A-4Q6AEwC3oECAMQAQ#v=onepage&q=monumento%20a%20giordano%20bruno%201877%20giunta&f=false|accesso=13 ottobre 2018|anno=1888|editore=Tipografia L. Cecchi}}</ref>. L’ideazione del monumento venne quindi affidata allo scultore e massone [[Ettore Ferrari]] che nel [[1879]] presentò una prima versione della statua, raffigurante Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale dell’Inquisizione, ma il bozzetto non venne accettato<ref name=":0" />. Secondo [[Aldo Alessandro Mola|Aldo Mola]] Giordano Bruno divenne, nella seconda metà del XIX secolo, ''la bandiera ufficiale della [[Massoneria]]'', che vide nel suo "indomito spirito di ricerca, ribelle a qualsiasi imposizione dogmatica" un ideale affine al libero pensiero su cui essa si fonda<ref>A. A. Mola, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano, 1994, pp. 196-197.</ref>. Nel 1885 fu formato un nuovo comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: [[Victor Hugo]], [[Michail Bakunin]], [[Henrik Ibsen]], [[Giovanni Bovio]], [[Herbert Spencer]], [[Ernest Renan]], [[Algernon Swinburne]], [[Ernst Haeckel]]<ref name=":1" /> e fra gli italiani [[Giosuè Carducci]] e [[Roberto Ardigò]], [[Cesare Lombroso]] e [[Pasquale Villari]], oltre a politici di varia provenienza<ref name=":2" /> e nel [[1887]] Ferrari presentò un nuovo bozzetto del monumento, meno polemico del precedente<ref name=":0" />. Nel [[1888]] gli studenti universitari romani, tra i maggiori esponenti del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, ma il consiglio comunale di Roma, all'epoca controllato dalla maggioranza filoclericale, cercava di ostacolarlo tramite strategie burocratiche, ma il sindaco [[Leopoldo Torlonia]] a causa del suo troppo attaccamento alle istituzioni ecclesiastiche venne rimosso dall'incarico dal presidente del consiglio [[Francesco Crispi]]. Le elezioni del giugno 1888, tutte incentrate sulla questione del monumento a Giordano Bruno, furono perse dai filoclericali e vinte dai liberali. Finalmente, il 9 giugno [[1889]], venne inaugurato a Campo de’ Fiori il monumento a Giordano Bruno<ref name=":1" />.


=== Dopo l'inaugurazione ===
=== Dopo l'inaugurazione ===
Subito dopo l'inaugurazione [[papa Leone XIII]] rimase l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di [[San Pietro]], pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica»<ref>Enzo Mazzi, ''Giordano Bruno'', Manifestolibri, Roma 2000.</ref>. Poco prima dell'inaugurazione il papa minacciò di abbandonare Roma per rifugiarsi in Austria, qualora la statua fosse stata scoperta al pubblico. Il Primo Ministro Italiano Francesco Crispi a tale intenzione rispose: «Se Sua Santità dovesse andare via dall’Italia non potrà più tornare»<ref name="sta">[http://www.enricomeloni.altervista.org/giordanobruno1.htm ''Giordano Bruno. III. LE VICENDE DELLA STATUA''].</ref>. La chiesa non riuscì a digerire la questione della statua e all'epoca dei [[Patti Lateranensi]], siglati tra [[Benito Mussolini]] e [[Papa Pio XI|Pio XI]] l’11 febbraio [[1929]], i cattolici chiesero la rimozione della statua e l’erezione al suo posto di una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù. Mussolini però non accettò, probabilmente perché ricordava i disordini accaduti non molti anni prima e inoltre [[Giovanni Gentile]], il filosofo del fascismo, era un estimatore di Giordano Bruno. Nonostante ciò comunque il duce garantì che non si sarebbero più tenute manifestazioni per commemorare Giordano Bruno e a riguardo pronunciò anche un discorso alla [[Camera dei deputati|Camera dei Deputati]] il 13 maggio [[1929]]:
Subito dopo l'inaugurazione [[papa Leone XIII]] rimase l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di [[San Pietro]], pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica»<ref>Enzo Mazzi, ''Giordano Bruno'', Manifestolibri, Roma 2000.</ref>. Poco prima dell'inaugurazione il papa minacciò di abbandonare Roma per rifugiarsi in Austria, qualora la statua fosse stata scoperta al pubblico. Il Primo Ministro italiano [[Francesco Crispi]] a tale intenzione rispose: «Se Sua Santità dovesse andare via dall’Italia non potrà più tornare»<ref name="sta">[http://www.enricomeloni.altervista.org/giordanobruno1.htm ''Giordano Bruno. III. LE VICENDE DELLA STATUA''].</ref>. La chiesa non riuscì a digerire la questione della statua e all'epoca dei [[Patti Lateranensi]], siglati tra [[Benito Mussolini]] e [[Papa Pio XI|Pio XI]] l’11 febbraio [[1929]], i cattolici chiesero la rimozione della statua e l’erezione al suo posto di una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù. Mussolini però non accettò, probabilmente perché ricordava i disordini accaduti non molti anni prima e inoltre [[Giovanni Gentile]], il filosofo del fascismo, era un estimatore di Giordano Bruno. Nonostante ciò comunque il duce garantì che non si sarebbero più tenute manifestazioni per commemorare Giordano Bruno e a riguardo pronunciò anche un discorso alla [[Camera dei deputati|Camera dei Deputati]] il 13 maggio [[1929]]:


{{Citazione|Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è. È vero che quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono delle proteste violentissime; perfino Ruggero Bonghi era contrario, e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma ormai ho l’impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che se errò e persisté nell’errore, pagò. |[[Benito Mussolini]]}}
{{Citazione|Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è. È vero che quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono delle proteste violentissime; perfino Ruggero Bonghi era contrario, e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma ormai ho l’impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che se errò e persisté nell’errore, pagò. |[[Benito Mussolini]]}}

Versione delle 11:07, 13 ott 2018

Monumento a Giordano Bruno
AutoreEttore Ferrari
Data1889
Materialebronzo
UbicazioneCampo de' Fiori, Roma
Coordinate41°53′44.13″N 12°28′19.88″E

Il monumento a Giordano Bruno è una scultura in bronzo situata a Roma nel Campo de' Fiori e più precisamente nel luogo del rogo del filosofo avvenuto il 17 febbraio del 1600. La statua è stata realizzata da Ettore Ferrari ed è stata inaugurata il 9 giugno 1889.

La collocazione del monumento venne fortemente criticata dalle autorità ecclesiastiche e divenne il simbolo del libero pensiero e una sfida alla Chiesa e al papa[1].

Storia

L'idea e la battaglia con la chiesa

Una prima statua in sua memoria venne eretta nel 1849 - durante il breve intervallo della Repubblica Romana di Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini - ma fu poi distrutta per volontà di Pio IX durante la restaurazione del papato[2][3]. Nel 1876 con l'avvento della Sinistra storica al governo alcuni studenti universitari guidati dai liberal-radicali Adriano Colocci e Alfredo Comandini promossero un Comitato allo scopo di edificare un monumento a Giordano Bruno. L’idea che il monumento dovesse sorgere in Campo de' Fiori, nel luogo del rogo del filosofo, fu di Armand Lévy, uno degli ideatori della Comune di Parigi. La sottoscrizione promossa dal Comitato trova però scarsa accoglienza da parte dei professori ad eccezione di Bertrando Spaventa e Antonio Labriola che aiutarono gli studenti a portare avanti la loro battaglia[4]. Anche i politici non aiutarono, in particolare della giunta comunale di Roma, guidata dai clerical-moderati, che ostacolò il processo per la cessione del terreno per il monumento[5] anche se il 1° giugno 1877 il sindaco Pietro Venturi decise di dedicare 200 lire alla costruzione del monumento[6]. L’ideazione del monumento venne quindi affidata allo scultore e massone Ettore Ferrari che nel 1879 presentò una prima versione della statua, raffigurante Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale dell’Inquisizione, ma il bozzetto non venne accettato[1]. Secondo Aldo Mola Giordano Bruno divenne, nella seconda metà del XIX secolo, la bandiera ufficiale della Massoneria, che vide nel suo "indomito spirito di ricerca, ribelle a qualsiasi imposizione dogmatica" un ideale affine al libero pensiero su cui essa si fonda[7]. Nel 1885 fu formato un nuovo comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca: Victor Hugo, Michail Bakunin, Henrik Ibsen, Giovanni Bovio, Herbert Spencer, Ernest Renan, Algernon Swinburne, Ernst Haeckel[2] e fra gli italiani Giosuè Carducci e Roberto Ardigò, Cesare Lombroso e Pasquale Villari, oltre a politici di varia provenienza[5] e nel 1887 Ferrari presentò un nuovo bozzetto del monumento, meno polemico del precedente[1]. Nel 1888 gli studenti universitari romani, tra i maggiori esponenti del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, ma il consiglio comunale di Roma, all'epoca controllato dalla maggioranza filoclericale, cercava di ostacolarlo tramite strategie burocratiche, ma il sindaco Leopoldo Torlonia a causa del suo troppo attaccamento alle istituzioni ecclesiastiche venne rimosso dall'incarico dal presidente del consiglio Francesco Crispi. Le elezioni del giugno 1888, tutte incentrate sulla questione del monumento a Giordano Bruno, furono perse dai filoclericali e vinte dai liberali. Finalmente, il 9 giugno 1889, venne inaugurato a Campo de’ Fiori il monumento a Giordano Bruno[2].

Dopo l'inaugurazione

Subito dopo l'inaugurazione papa Leone XIII rimase l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di San Pietro, pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica»[8]. Poco prima dell'inaugurazione il papa minacciò di abbandonare Roma per rifugiarsi in Austria, qualora la statua fosse stata scoperta al pubblico. Il Primo Ministro italiano Francesco Crispi a tale intenzione rispose: «Se Sua Santità dovesse andare via dall’Italia non potrà più tornare»[9]. La chiesa non riuscì a digerire la questione della statua e all'epoca dei Patti Lateranensi, siglati tra Benito Mussolini e Pio XI l’11 febbraio 1929, i cattolici chiesero la rimozione della statua e l’erezione al suo posto di una cappella di espiazione al cuore santissimo di Gesù. Mussolini però non accettò, probabilmente perché ricordava i disordini accaduti non molti anni prima e inoltre Giovanni Gentile, il filosofo del fascismo, era un estimatore di Giordano Bruno. Nonostante ciò comunque il duce garantì che non si sarebbero più tenute manifestazioni per commemorare Giordano Bruno e a riguardo pronunciò anche un discorso alla Camera dei Deputati il 13 maggio 1929:

«Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è. È vero che quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono delle proteste violentissime; perfino Ruggero Bonghi era contrario, e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma ormai ho l’impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che se errò e persisté nell’errore, pagò.»

Dopo la caduta del fascismo gruppi di laici e di militanti si danno appuntamento ogni 17 febbraio sotto la statua per ribadire l'ideale di lotta per libertà[2].

Descrizione

Particolare del volto della statua
Il medaglione contente il ritratto di Giulio Cesare Vanini e la piccola effige di Lutero sotto il mento del Vanini.

Il monumento venne realizzato da Ettore Ferrari nel 1889, il quale fece fondere nel bronzo: la statua, gli otto medaglioni e le quattro formelle dalla fonderia Crescenzi di Roma. La statua è situata al centro della piazza ed è posta su di un basamento parallelepipedo in granito rosa di Baveno adornato dai medaglioni e dalle formelle[1].

Statua

La scultura bronzea di Giordano Bruno ha un'impostazione apparentemente statica infatti il piede destro spostato in avanti imprime vita e movimento al corpo statuario. La composizione del monumento è carica di significati simbolici. Innanzitutto è emblematica la posizione della statua che si trova nel luogo in cui Giordano Bruno venne arso sul rogo ed è da quel punto che la statua indirizza il sguardo severo e austero verso il Vaticano, il suo accusatore. Le mani sono incrociate sul grande libro, come se una catena gli legasse i polsi e rendesse impossibile aprirlo e ad infittire il mistero collabora anche il cappuccio che mette in ombra il viso[10]. La statua è diventata un simbolo della libertà di pensiero e della volontà dell’uomo a lottare in difesa delle proprie idee[2].

Medaglioni e formelle

Gli otto medaglioni son disposti a due a due per ogni lato del basamento e rappresentano alcuni degli intellettuali che nei secoli hanno sfidato il potere ecclesiastico. I volti prescelti per ogni lato sono stati quelli di: Paolo Sarpi e Tommaso Campanella; Pietro Ramo, Giulio Cesare Vanini e Martin Lutero; Aonio Paleario e Michele Serveto; John Wyclif e Jan Hus[11]. Tutti i personaggi sono in qualche modo riconducibili all'oppressione al libero pensiero esercitata dalla chiesa cattolica, ad eccezione di Michele Serveto, medico ed eretico spagnolo bruciato al rogo dai calvinisti a Ginevra. La scelta di questa figura venne fatta all'ultimo momento, ma è stata fondamentale per attribuire alla statua un valore di libertà universale verso ogni tipo di oppressore e non solo verso l'inquisizione cattolica. Il medaglione dedicato a Paolo Sarpi inizialmente avrebbe dovuto rappresentare Galileo Galilei, il quale però non venne effigiato dato che aveva abiurato al processo[12]. Gli otto medaglioni contengono tutti un volto ad eccezione di quello dedicato a Giulio Cesare Vanini che al suo interno seminascosto porta anche il ritratto di Martin Lutero. L'aggiunta di questa figura non suscitò alcun tipo di polemica all'epoca in quanto nessuno si accorse della sua esistenza fino al 1991 quando questa venne individuata dalla storico svedese Lars Berggren[10].

Delle quattro formelle quella frontale riporta la scritta del filosofo Giovanni Bovio: «A Bruno / il secolo da lui divinato / qui / dove il rogo arse», la quale sostituì quella meno poetica e scelta con un compromesso nel 1886: «A Giordano Bruno dove fu arso / Martire della libertà del pensiero»[10]. Le altre tre formelle invece sono tre bassorilievi raffiguranti i momenti salienti della vita di Giordano Bruno: Bruno all'università di Oxford; la sentenza del Sant’Uffizio e il rogo[11].

Note

  1. ^ a b c d Monumento a Giordano Bruno, su sovraintendenzaroma.it. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  2. ^ a b c d e Storia del monumento a Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, su lsdmagazine.com. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  3. ^ Enrico Riparelli, Eresie cristiane antiche e moderne, Giunti, 2006, pag.93, ISBN 978-88-09-03652-9
  4. ^ Giordano Bruno, battaglie per un monumento, su alfabeta2.it, 13 ottobre 2018.
  5. ^ a b Maria Teresa Carbone, Giordano Bruno, su doppiozero.com, 21 ottobre 2015. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  6. ^ Atti del consiglio comunale di Roma, Tipografia L. Cecchi, 1888. URL consultato il 13 ottobre 2018.
  7. ^ A. A. Mola, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano, 1994, pp. 196-197.
  8. ^ Enzo Mazzi, Giordano Bruno, Manifestolibri, Roma 2000.
  9. ^ Giordano Bruno. III. LE VICENDE DELLA STATUA.
  10. ^ a b c Massimo Bucciantini, Lutero in Campo dei Fiori, in Il Sole 24 ORE, 12 Febbraio 2017. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  11. ^ a b Giordano Bruno, iconografia eretica del celebre monumento di Ettore Ferrari, su grandeoriente.it. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  12. ^ Giordano Bruno, su doppiozero.com. URL consultato il 12 ottobre 2018.

Voci correlate