Celibato

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Il celibato, per gli uomini, e il nubilato, per le donne, indicano lo stato civile degli adulti non sposati, detti rispettivamente celibi e nubili.

Per estensione, soprattutto nei contesti connessi con la religione, i due termini indicano non semplicemente la condizione contingente di un individuo, ma l'impegno a vivere senza contrarre matrimonio, tipicamente proprio del clero e, soprattutto in passato, di alcuni organi cavallereschi. Per la Chiesa cattolica e quelle ortodosse, il celibato ecclesiastico è una disciplina richiesta per l'accesso ad alcuni uffici ecclesiastici; esso differisce dal voto di castità, praticato dai religiosi e considerato parte della natura stessa del monachesimo. In altre religioni, come il buddhismo. il celibato è comunemente praticato come una fase temporanea della vita degli uomini.

Percezione sociale[modifica | modifica wikitesto]

La percezione sociale delle persone non sposate cambia considerevolmente a seconda della società, dell'epoca e della religione di appartenenza, oltre che dell'età stessa degli individui e del sesso. In molte società, l'esistenza di un'aspettativa sociale nei riguardi del matrimonio si è tradotta in una stigmatizzazione della condizione di celibato e, soprattutto, di nubilato, se non dovuta a motivi religiosi. Nell'antichità classica, come nell'antica Grecia e antica Roma, non vi era un termine che indicava la donna adulta non sposata. In Grecia le figlie non sposate venivano vendute come schiave.

Nella lingua italiana, la parola zitella indica spregiativamente la donna adulta non sposata e non appartenente a ordini o congregazioni religiose, come le monache o le suore. Essa trova corrispondenza, per gli uomini, nel termine meno comune zitellone. Generalmente l'impiego di questi termini alludeva a qualità negative, tanto di tipo fisico (non avvenenza) quanto di tipo comportamentale (intrattabilità). Talvolta, la condizione di "zitellaggio" era per alcune donne la conseguenza della mancanza di una dote, che le rendeva poco desiderabili a scopo matrimoniale.[1]

Talvolta la marginalizzazione di celibi e nubili ha trovato riflesso in iniziative legislative: ad esempio, nell'Italia fascista, la politica di incentivo alla natalità scaturì, nel 1926, nell'emanazione di una tassa sul celibato, di entità progressiva.[2] In anni più recenti, l'affievolimento - specie nelle società occidentali - delle aspettative connesse con la coniugalità e la diffusione di rapporti di coppia anche al di fuori dell'istituto del matrimonio ha contribuito a smorzare la percezione negativa verso gli adulti non sposati.

Il celibato nel clero cristiano[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa cattolica e Chiese ortodosse[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Celibato ecclesiastico.

Nella Chiesa cattolica vi è varietà di disciplina a seconda della tradizione propria di ogni singola Chiesa particolare. Nella Chiesa latina, agli ordini non sono di regola ammessi uomini sposati,[3] a meno di avere almeno 35 anni di età e di essere destinati unicamente al diaconato permanente, senza procedere all'ordinazione sacerdotale. Talvolta vengono fatte eccezioni nel caso di ministri sposati di Chiese protestanti che, diventati cattolici, vengono ordinati nella Chiesa cattolica. Questa disciplina è espressa chiaramente nel diritto canonico a partire dal 1917.[4]. Le eccezioni riguardanti i diaconi permanenti e gli ex ministri protestanti datano rispettivamente dal 1967[5] e dal 1951.[6][7]

Prima e (secondo dichiarazioni del IV secolo) a partire dai tempi degli apostoli, potevano essere vescovi, presbiteri e diaconi anche uomini sposati, ai quali però si richiedeva l'astinenza dai rapporti coniugali con le mogli.[8][9]

Sposarsi dopo essere ordinato chierico era considerato illecito, ma valido fino al 1139, quando il Concilio Lateranense II dichiarò tali matrimoni nulli.[10] Continuavano, anche se con minore favore, le ordinazioni di uomini sposati, dato che papa Giovanni XXII, nel 1322, insisteva che non si deve ordinare al sacerdozio un uomo sposato senza il consenso della moglie (ovviamente coinvolta nella proibizione di rapporti coniugali).[11] Il Concilio di Trento, pur ribadendo la nullità di matrimoni dopo l'ordinazione, non proibì assolutamente l'ordinazione di uomini già sposati, ma al decretare l'istituzione dappertutto di seminari per la formazione di candidati celibi agli ordini sacri rese non più necessario ricorrere a candidati sposati, che sarebbero poi obbligati ad astenersi da rapporti coniugali con le proprie spose,[12] inaugurando una situazione in cui il Codice di Diritto Canonico del 1917, nell'escludere gli uomini sposati dall'ordinazione, non fece altro che registrare un uso già invalso.

Nelle Chiese cattoliche orientali (per esempio nelle Chiese greco cattoliche, presenti soprattutto in Europa danubiana ma anche in Italia), i presbiteri e i diaconi possono essere scelti fra uomini non celibi. In altre (come nella Chiesa cattolica siro-malabarese e nella Chiesa cattolica siro-malankarese, presenti soprattutto in India), il presbiterato e il diaconato sono riservati ai non sposati (celibi o vedovi). I vescovi, in tutte le Chiese cattoliche, sia latina che orientali, sono scelti solo fra i non sposati.

Nelle Chiese dell'est dell'Eurasia (Europa orientale e Asia), di tradizione bizantina, sia ortodosse che cattoliche, il celibato non è richiesto per i normali sacerdoti, lo è per i monaci, siano essi chierici o laici, e per i vescovi, per cui questi generalmente sono scelti fra i monaci.[13][14] In alcuni casi il marito può entrare in un monastero maschile se anche la moglie entra in un monastero femminile.

Il celibato laico nel cattolicesimo[modifica | modifica wikitesto]

Per la Chiesa cattolica il celibato è una condizione di vita non riservata ai soli sacerdoti. È essenziale per i membri degli istituti religiosi per uomini e donne e degli altri istituti di vita consacrata, ma è aperta anche ad altri membri laicato. L'esortazione apostolica "Christifideles laici" di Giovanni Paolo II afferma espressamente (n.15) che i fedeli laici sono chiamati a santificare se stessi nel matrimonio o nella vita celibe.[15][16]. Normalmente il celibato cristiano viene spiegato attraverso il paradigma della sponsalità: essere come Cristo, Sposo della Chiesa; o essere come la Chiesa, Sposa di Cristo.[17] Mauro Leonardi, per il celibato dei laici, propone in Come Gesù[18] di affiancare a quella tradizionale una seconda chiave interpretativa, quella dell'amicizia.[19]

Chiese protestanti[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa anglicana e le Chiese protestanti non chiedono il celibato ai loro ministri del culto. Alcune incoraggiano il matrimonio dei ministri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Chiesa delle Zitelle a Venezia è parte di un complesso ecclesiastico creato dal gesuita Benedetto Palmi per assistere le ragazze povere; all'epoca quelle in età da marito (dette "zitelle"), ma troppo povere per avere una dote, finivano spesso per darsi alla prostituzione (che al tempo della Repubblica di Venezia non veniva ostacolata dai nobili e dal governo locale); nell'ospizio era invece insegnato loro un mestiere come il cucito o i merletti in modo che potessero provvedere al proprio mantenimento.
  2. ^ Regio Decreto del 19 dicembre 1926, n. 2132.
  3. ^ Codice di Diritto Canonio, canone 1042
  4. ^ Codex Iuris Canonici (1917), canone 987
  5. ^ Paolo VI, Sacrum diaconatus, 11–12
  6. ^ GianPaolo Salvini, "Preti che 'abbandonano', preti che 'ritornano'", citato in Sandro Magister, "'La Civiltà Cattolica' ha un direttore in più. In Vaticano"
  7. ^ Vecchi Gian Guido, "Diventa prete con moglie e quattro figli" (Corriere della Sera, 3 luglio 2005)
  8. ^ Canone 33 del Concilio di Elvira del 306 (Canoni del concilio; versione in inglese Archiviato il 10 aprile 2008 in Internet Archive., in francese e in spagnolo).
  9. ^ Concilio di Cartagine del 390 ("Il celibato ecclesiastico nella dottrina e nella storia della Chiesa).
  10. ^ Henri Leclerc, "Lateran Councils" in Catholic Encyclopedia (New York 1910) Archiviato il 25 dicembre 2015 in Internet Archive.
  11. ^ Roman Cholij, "Priestly celibacy in patristics and in the history of the Church"
  12. ^ Cesare Bonivento, "Il celibato sacerdotale: Istituzione ecclesiastica o tradizione apostolica?", p. 53–54 (PDF), su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 28 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2014).
  13. ^ "Chiesa ortodossa 1"
  14. ^ |Sandro Magister, "Cristiani nel Medio Oriente. Schiacciati tra l'islam e Israele"
  15. ^ Christifideles laici
  16. ^ Mauro Leonardi, "L'amicizia e il celibato apostolico"
  17. ^ Paolo VI, Enciclica Sacerdotalis Caelibatus, nn. 19-25.
  18. ^ Mauro Leonardi, Come Gesù, Ares.
  19. ^ Dal nuovo numero di «Studi cattolici»: «L’amicizia & il celibato apos…, in archive.is, 18 luglio 2012. URL consultato il 24 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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