Shiva (ebraismo)

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Shiva (ebraico: שבעה - lett. "sette") è un periodo di sette giorni di lutto nell'ebraismo per parenti di primo grado: padre, madre, figlio, figlia, fratello, sorella e coniuge. Il rituale viene chiamato "seduta di shiva" (in inglese: "sitting shiva"). Subito dopo la sepoltura, i succitati parenti[1] assumono la condizione halakhica di "avel" (ebraico: אבל "persona in lutto"). Tale condizione dura sette giorni, durante i quali i membri della famiglia si riuniscono tradizionalmente in una delle loro abitazioni (preferibilmente la casa della persona defunta) e ricevono visitatori in cordoglio. Al funerale, per tradizione le persone in lutto si strappano un indumento esterno, rituale noto come keriah. Tale indumento viene indossato durante tutta la shiva.

La parola Shiva proviene dall'ebraico shiv'ah, che letteralmente significa "sette". La tradizione si è sviluppata dalla storia in Genesi 50:1-14[2], dove Giuseppe rimpiange la morte di suo padre Giacobbe (Israele) per sette giorni.

L'indumento strappato, usualmente una camicia, una giacca o maglia che "copra il cuore", viene indossato durante tutto il periodo della shiva (pratica nota come "keriah"; ortografia alternativa "keriyah", "kria"), eccetto lo Shabbat. Gli ebrei conservatori e riformati di solito indossano un pezzo di nastro nero strappato invece dell'indumento lacerato. Questa usanza rappresenta ed esprime il dolore della persona in lutto.

  1. ^ Lutto e partecipanti (EN)
  2. ^ Genesi 50:1-14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

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