Irving Babbitt

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Irving Babbitt

Irving Babbitt (Dayton, 2 agosto 1865Cambridge, 15 luglio 1933) è stato un critico letterario, giornalista e docente statunitense, fondatore del movimento filosofico e letterario noto come "Nuovo umanesimo"[1][2].

Irving Babbitt nacque a Dayton, nell'Ohio, il 2 agosto 1865,[1]figlio del medico Edwin Dwight e di Augusta Darling, che morì quando lui aveva undici anni.[3]

Fu il leader, assieme a Paul Elmer More, del movimento filosofico e letterario noto come "Nuovo umanesimo" o "Neo-umanesimo",[1][2]che ebbe una certa influenza sugli studenti americani negli anni intorno alla prima guerra mondiale.[4]

Importante fu l'impegno di Babbitt per rinnovare e ringiovanire la cultura, contro ogni accademismo chiuso e arido e a favore di una letteratura che fosse portatrice anche di grandi idee.[4]

Babbitt studiò all'Università di Harvard e alla Sorbona di Parigi e insegnò letteratura francese e comparata ad Harvard dal 1894 fino alla sua morte.[1][2]

Insegnante vigoroso, docente e saggista brillante, Babbitt non apprezzava sia il romanticismo sia le sue diramazioni, il realismo e il naturalismo;[1] invece, ha sostenuto le virtù classiche di moderazione, la moralità, l'autocontrollo, la ragione disciplinata, separate dall'ideologia politica e materialistica contemporanea e focalizzati su valori conservatori universali.[5]

Tra i suoi primi allievi e seguaci si possono menzionare Thomas Stearns Eliot e George Santayana, che però in un secondo tempo si allontanarono parzialmente dal suo pensiero; il suo maggiore avversario era Henry Louis Mencken,[1] e ricevette critiche anche da Ernest Hemingway, Edmund Wilson, Sinclair Lewis.[3]

Uno dei motivi per cui Babbitt non ha ottenuto ancora una grande fama è che le sue dottrine fondamentali erano controcorrente rispetto a quelle intellettuali contemporanee.[3] Ad esempio, nell'estetica, Babbitt sostenne che le varie dottrine dell'arte per l'arte sono cieche al fine ultimo dell'arte e quindi le grandi opere della creatività non sono tali in virtù della loro intuitiva coerenza, ma in virtù della qualità morale dell'esperienza che trasmettono.[3]Molte delle idee di Benedetto Croce corrispondono o corrono parallele a quelle di Babbitt, soprattutto le idee riguardanti l'estetica.[3]

Babbitt dimostrò con i suoi scritti di possedere un'acuta penetrazione e una fervida passione ed estese le sue opinioni oltre la critica letteraria:[4] La letteratura e l'American College (Literature and the American College, 1908), nel quale criticò la vocazione nell'istruzione e auspicò un ritorno allo studio e alla diffusione delle letterature classiche; Il nuovo Laocoonte (The New Laokoön, 1910), incentrato sulle influenze non benefiche nelle arti a causa dal romanticismo e le debolezze delle concezioni moderne artistiche; I maestri della moderna critica francese (The Masters of Modern French Criticism, 1912); Rousseau e il Romanticismo (Rousseau and Romanticism, 1919), basato sulle critiche delle conseguenze del pensiero di Jean-Jacques Rousseau presenti nel XX secolo; Democrazia e Leadership (Democracy and Leadership, 1924), in cui analizzò problemi sociali e politici; Essere creativi (On Being Creative, 1932), dove paragonò il concetto romantico di spontaneità contrario alle teorie classiche dell'imitazione, furono le sue opere principali.[1][2]

Il moralismo di Babbitt si rivelò una miscela di principi etici e religiosi, ispirati dalla tradizione ellenica, come dal confucianesimo e dal buddhismo.[4] Inoltre in Babbitt era presente una scarsa considerazione per l'arte moderna, e questo fatto limitò i suoi rapporti con la letteratura come fenomeno vivo e attuale.[4]

Ha sposato una sua ex studentessa, Dora May Drew, nel 1900, con la quale ebbe due figli. Nel 1926 fu nominato membro corrispondente dell'Istituto di Francia.[5] Nel 1930 fu eletto all'American Academy of Arts and Sciences e nel 1932 ricevette una laurea ad honorem dal Bowdoin College.[5]

  • La letteratura e l'American College (Literature and the American College, 1908);
  • Il nuovo Laocoonte (The New Laokoön, 1910)
  • I maestri della moderna critica francese (The Masters of Modern French Criticism, 1912);
  • Rousseau e il Romanticismo (Rousseau and Romanticism, 1919);
  • Democrazia e Leadership (Democracy and Leadership, 1924);
  • Essere creativi (On Being Creative, 1932).
  1. ^ a b c d e f g (EN) Irving Babbitt, su britannica.com. URL consultato il 12 marzo 2019.
  2. ^ a b c d Irving Babbitt, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 12 marzo 2019.
  3. ^ a b c d e (EN) Irving Babbitt: An Introduction, su nhinet.org. URL consultato il 12 marzo 2019.
  4. ^ a b c d e Irving Babbitt, in le muse, I, Novara, De Agostini, 1964, p. 495.
  5. ^ a b c (EN) Irving Babbitt, su rousseaustudies.free.fr. URL consultato il 12 marzo 2019.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN64103074 · ISNI (EN0000 0001 0909 1138 · BAV 495/181612 · LCCN (ENn50031103 · GND (DE118992910 · BNF (FRcb12460933t (data) · J9U (ENHE987007258052205171 · NDL (ENJA00519712