Guglielmo Grandjacquet

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Guglielmo Grandjacquet
NascitaMilano, 9 settembre 1897
MorteCielo della Marmarica, 16 dicembre 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
ArmaCavalleria
SpecialitàBombardamento
Reparto62ª Squadriglia
Anni di servizio1936-1943
GradoTenente colonnello a.a. r.n. in s.p.e.
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia delle Alpi Occidentali
Operazione Compass
Comandante di29º Gruppo
9º Stormo Bombardamento Terrestre
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
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Guglielmo Grandjacquet (Milano, 9 settembre 1897Cielo della Marmarica, 16 dicembre 1940) è stato un aviatore e ufficiale italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della seconda guerra mondiale.

Relitto di un bombardiere Savoia-Marchetti S.79 Sparviero esposto, in ambientazione desertica, presso il Museo Volandia di Somma Lombardo.

Nacque a Milano nel 1897,[2] e si arruolò nel Regio Esercito frequentando la Regia Accademia Militare[2] di Modena, da cuì uscì con il grado di sottotenente assegnato all’arma di Cavalleria. In forza al 9º Reggimento Lancieri di "Firenze"[2] combatte durante la prima guerra mondiale,[2] distinguendosi durante le fasi successive alla battaglia di Caporetto che portarono il Regio Esercito ad attestarsi sulla linea del Piave, e poi nella battaglia difensiva sul Montello.

Promosso tenente si congedò nel 1920, frequentando successivamente la Facoltà di ingegneria presso l'Università di Roma. Nel settembre 1923 interruppe gli studi, arruolandosi nella neocostituita Regia Aeronautica,[2] conseguendo il brevetto di pilota d’aeroplano nel 1924 e di pilota militare, su velivolo Ansaldo S.V.A., nel febbraio 1925. Prestò servizio dapprima presso il Centro addestramento al bombardamento, passando poi al 7º Stormo Bombardamento Terrestre e quindi al neocostituito 8º Stormo Bombardamento Terrestre.[3] Divenuto tenente aa.rn. nel corso del 1926, fu promosso capitano nel 1930, e maggiore nel giugno 1936, frequentando importanti corsi tra i quali quello di guerra chimica e quello superiore di aeronautica. Tenente colonnello[2] nel giugno 1938, fu trasferito dalla Direzione servizi della 3ª Zona Aerea Territoriale (Z.A.T.) al 9º Stormo Bombardamento Terrestre[4] nel dicembre 1939.[5]

Nel gennaio 1940 assunse il comando del 29º Gruppo B.T (o XXIX Gruppo).[6] equipaggiato con velivoli Savoia-Marchetti S.79 Sparviero.[6] Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, partecipò alle operazioni[6] sul fronte francese, al termine delle quali nel settembre successivo il suo reparto venne trasferito in Africa settentrionale.[6]

Il 16 dicembre[2] tutti gli aerei dello stormo disponibili decollarono per contrastare l’avanzata inglese su Sidi Omar, ma in una sola azione il reparto fu decimato.[6] Perirono il colonnello Mario Aramu,[7] comandante dello stormo, il tenente colonnello Grandjacquet comandante del 29º Gruppo, e il capitano Victor Hugo Girolami,[8] comandante della 63ª Squadriglia.[8] Vennero tutti decorati con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1][2]

Una via di Roma porta il suo nome.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di gruppo da bombardamento, sul fronte occidentale, sul mare Mediterraneo e sul fronte cirenaico, in azioni diurne e notturne, contro obiettivi navali e terrestri, sempre primo per ogni rischio e per ogni ardimento, guida e trascinatore portava i suoi reparti di battaglia di vittoria in vittoria. In un’azione a bassa quota, contro potenti formazioni meccanizzate nemiche, attaccato da numerosi caccia, ne sosteneva l’urto per il primo, e dopo aver concorso con una strenua lotta all’abbattimento di cinque velivoli avversari, avendo avuto l’apparecchio colpito nei punti vitali da ripetute raffiche di mitragliatrice, precipitava in fiamme da quel cielo che lo aveva visto tante volte vittorioso. Chiudeva così la sua vita eroica lasciando di sé esempio fecondo di ardore e di amore per la grande madre italiana. Cielo della Marmarica, 16 dicembre 1940.[1]»
— Regio Decreto 1 maggio 1941[9]
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 20 aprile 1934[10]
  1. ^ a b c Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 190.
  2. ^ a b c d e f g h Petrarulo 1961, p. 153.
  3. ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 53.
  4. ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 63.
  5. ^ Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1977, p. 64.
  6. ^ a b c d e Dunning 1988, p. 34.
  7. ^ Petrarulo 1961, p. 152.
  8. ^ a b Petrarulo 1961, p. 154.
  9. ^ Bollettino Ufficiale 1941, disp.18, pag.696 e Bollettino Ufficiale 1942 disp.8, pag.365.
  10. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.260 del 6 novembre 1934, pag.5035.
  • Maurizio Brignoli, Cavalleria a Voghera. I Reggimenti di guernigione a Voghera dal 1859 al 1943, Voghera, Società Cooperativa Editoriale Oltrepò, 2007.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italian Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Michele Petrarulo, Piccola galleria di grandi aviatori italiani, Roma, Editrice Cielo, 1961.