Dolci di San Giuseppe

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Questa pagina è dedicata alla tradizione dei dolci di san Giuseppe.

Zeppola di San Giuseppe

Generalità[modifica | modifica wikitesto]

In Italia è consuetudine preparare a marzo particolari dolci nei giorni a ridosso del 19 marzo, festa di san Giuseppe, nonché Festa del papà.[1]

Nel nord Italia specie nella zona detta delle Quattro province (Piacenza, Pavia, Genova e Alessandria) e nella Val Trebbia è uso preparare le frittelle di San Giuseppe (in dialetto farsò) che si consumano nella festa che si conclude con un grande falò, che propizia la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. Un'usanza di derivazione celtica-ligure ancora oggi sopravvissuta ai tempi. Nella provincia di Bologna è tradizione preparare dei dolcetti denominati raviole.

Nell'Italia centrale è tipica la preparazione di bignè fritti e ripieni di crema o ricotta.

Nel Mezzogiorno e nelle pasticcerie di tradizione napoletana è usanza cuocere al forno o friggere in padella grosse ciambelle decorate esternamente con crema pasticcera e marmellata di amarene, note come zeppole[2].

In Sicilia occidentale si preparano le sfincie di san Giuseppe. Nel Catanese, le Zeppole di San Giuseppe sono dei dolci di riso preparati con farina, riso, miele d'arancio e zucchero a velo con cannella.

Particolare è la situazione che si verifica nel Lazio, dove si preparano per tradizione bignè nei paesi dell'ex-Stato Pontificio e zeppole in quelli una volta appartenenti al Regno di Napoli.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Frittelle di San Giuseppe, su cucchiaio.it, ED - Editoriale Domus - Il cucchiaio d'argento. URL consultato il 12 gennaio 2021.
  2. ^ ricette.giallozafferano.it, https://ricette.giallozafferano.it/Zeppole-di-San-Giuseppe-fritte.html.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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