Comunità di Capodarco

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Don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco nel 1966.

La Comunità di Capodarco è un'associazione senza fini di lucro impegnata nell'accoglienza di persone in condizione di grave disagio. È organizzata in una comunità generale e in comunità locali, composte da soci e dotate di propri organi direttivi. È stata fondata nel Natale del 1966 da don Franco Monterubbianesi[1] che, insieme con un gruppo di tredici persone disabili, decise di tentare un progetto di vita in comune in una vecchia villa abbandonata a Capodarco di Fermo nelle Marche[2]. Il gruppo crebbe molto rapidamente grazie all'apporto di molti volontari e di altre persone con disabilità che sposarono il progetto: dai tredici iniziali si passò ai cento membri del 1970.

Gradualmente alcuni gruppi si staccarono dal nucleo centrale per "esportare" l'esperienza di Capodarco anche in altre parti d'Italia: nacquero le Comunità di Sestu, Fabriano, Gubbio, Udine, Lamezia Terme, Teverola , Roma.

Oggi la Comunità di Capodarco è presente, in Italia, in 14 città e 11 regioni, di essa fanno parte centinaia di persone tra comunitari, ragazzi impegnati nel servizio civile, operatori sociali e volontari.

Nel 1992 è nata la CICa (Comunità internazionale di Capodarco), un'organizzazione non governativa di solidarietà[3], che si propone di dare risposte ai problemi dei poveri e degli emarginati dei paesi meno sviluppati con progetti in Albania, Kosovo, Romania, Brasile, Ecuador, Guatemala, Camerun e Guinea-Bissau.

Dal 1994 la Comunità di Capodarco è presieduta da don Vinicio Albanesi, che è a capo di un consiglio composto dai presidenti delle comunità locali[4].

Campi di attività

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La Comunità di Capodarco organizza servizi per la riabilitazione e l'inserimento sociale e lavorativo dei portatori di handicap. Nel corso del tempo la sua sfera di azione si è allargata dai bisogni dei disabili fisici e psichici a quelli dei giovani, dei minori, dei tossicodipendenti, degli immigrati, dei malati psichiatrici.
La Comunità ha inoltre sempre posto molta attenzione anche a come le notizie sociali sono diffuse[5] Per questo organizza dal 1994 un seminario di formazione annuale destinato ai giornalisti[6], chiamato Redattore sociale, con l'obiettivo di aiutare la professione a trattare le notizie che riguardano la popolazione vulnerabile al di fuori degli stereotipi della cronaca nera e dell'occasionalità.

In più, con lo stesso nome di Redattore sociale, è editrice dal 2001 di un'agenzia giornalistica quotidiana on line specializzata sulle notizie che riguardano il sociale[7].

Dal 2005 la Comunità di Capodarco bandisce inoltre il Premio L'Anello Debole[8], un riconoscimento che viene assegnato ai migliori esempi di trasmissioni radiofoniche, televisive, opere cinematografiche brevi che abbiano narrato fatti e vicende della popolazione italiana e straniera definibile “fragile”, perché “periferica” o “marginalizzata”. Dal 2010 la premiazione de “L'Anello Debole” è inserita all'interno di un festival di più giorni, il “Capodarco Corto Film Festival” che si tiene nel mese di novembre a Fermo[9].

Il progetto iniziale della Comunità di Capodarco fu molto innovativo per l'epoca[10][11][12]. Partiva dalla constatazione dello stato di totale abbandono delle persone con disabilità che erano costrette a passare la maggior parte della loro vita in istituto senza alcuna possibilità di riscatto e di realizzazione. Da qui nacque il desiderio di tentare la creazione di una comunità dove i disabili divenissero protagonisti della loro vita. Il processo doveva passare attraverso la formazione di una coscienza dei propri diritti e doveri ed era retto da una serie di principi di fondo:

  • il rifiuto dell'atteggiamento pietistico nei confronti di chi è in difficoltà e il superamento di ogni assistenzialismo;
  • lo stile della condivisione, del coinvolgimento profondo con la storia dell'altro, del pagare di persona;
  • la territorialità dell'intervento per evitare di chiudersi nella propria struttura e aprirsi alle realtà circostanti;
  • la quotidianità come spazio in cui tutti hanno la possibilità di crescere e di emanciparsi attraverso il lavoro, momenti di vita comune, attività di servizio sociali.
  1. ^ Catia Giaconi, Nella comunità di Capodarco di Fermo., Armando Editore, 2012. URL consultato il 6 giugno 2013.
  2. ^ Salvatore Sasso, Matilde Panier Bagat, L' altra crescita, Franco Angeli, 1995. URL consultato il 25 maggio 2013.
  3. ^ Astrid Mazzola, Kosovo tutto ok, Il Margine, 2010. URL consultato il 25 maggio 2013.
  4. ^ Ferruccio Pinotti,Udo Gümpel, L'Unto del Signore, Bur, 2010. URL consultato il 25 maggio 2013.
  5. ^ M. Ambrosini, Costruire cittadinanza, Il Saggiatore, 2009, ISBN 88-428-1619-1. URL consultato il 25 maggio 2013.
  6. ^ Francesco Pira, Vania Pistolozzi, Come comunicare il sociale., Franco Angeli, 2005. URL consultato il 25 maggio 2013.
  7. ^ Mauro Sarti, Il giornalismo sociale, Carocci, 2007. URL consultato il 25 maggio 2013.
  8. ^ Mirella Izzo, Translesbismo, Lulu.com, 2009. URL consultato il 25 maggio 2013.
  9. ^ Serena Casu, L'Anello Debole, un premio contro l'esclusione, infooggi.it, 15 ottobre 2011. URL consultato il 25 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  10. ^ Gianfranco Fabi, 1977
  11. ^ Angelo Maria Fanucci, 1998
  12. ^ Marco Damilano, 2001
  • Marisa Galli, Il lato umano, 1968, Comunità Edizioni
  • Gianfranco Fabi, Il mondo è una barriera, 1977, Jaca Book, pp. 87–100
  • Goffredo Fofi, Gad Lerner, Michele Serra, Maledetti giornalisti, 1997, Edizioni e/o
  • Angelo Maria Fanucci, La logica dell'utopia, 1998, Cittadella Editrice
  • Marco Damilano, La comunità di Capodarco, 2001, Comunità di Capodarco Edizioni
  • Pina Lalli (a cura di), Imparziali ma non indifferenti. Il giornalismo di Redattore Sociale, 2002, Homeless Book, collana Best Practices
  • Marisa Galli, La lunga sfida. Manuale per superare l'emarginazione, 2005, Edizioni Sensibili alle foglie
  • Vinicio Albanesi, Fare comunità. La comunità di Capodarco, 2007, Redattore Sociale Edizioni
  • Marisa Galli, Una storia unica, 2007, Redattore Sociale Edizioni
  • Michele Rizzi, Sogno di consumare un altro paio di scarpe

Collegamenti esterni

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