Aiuto:Giapponese

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Questa pagina introduce il lettore alla lingua giapponese, in particolar modo alla sua scrittura e pronuncia, e propone le linee guida per il corretto utilizzo di essa su Wikipedia in italiano.

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Lo stesso argomento in dettaglio: Fonologia della lingua giapponese.

Su Wikipedia in italiano viene usata la traslitterazione Hepburn per rappresentare i suoni giapponesi con l'alfabeto latino. Qui di seguito sono elencate alcune regole basilari per pronunciare correttamente le parole giapponesi. Notare che la traslitterazione dei kanji è in corsivo, i fonemi sono posti tra /.../, i foni tra [...] e i grafemi tra ....

La lingua giapponese ha un sistema pentavocalico, molto simile a quello della lingua spagnola (ad eccezione della realizzazione di /u/): i fonemi sono /a, i, u, e, o/ che vengono realizzati rispettivamente in [ä, i, ɯᵝ, e̞, o̞]. Il sistema consonantico è soggetto a molti cambiamenti fonetici e fonologici che riguardano principalmente la sonorizzazione di alcuni fonemi e l'affricazione di alcune occlusive per influsso di /u, i/. Le consonanti della lingua giapponese possono essere geminate e in questo caso hanno valore distintivo: 来た (きた kita, [kitä]) ha un significato diverso da 切った (きった kitta, [kittä]), rispettivamente "arrivato" e "tagliato".

L'unità basilare della fonologia giapponese è la mora, che determina la quantità della sillaba e di conseguenza anche il sistema di accentazione. Una sillaba può essere monomoraica, come i suoni scempi [ä], [tä], oppure bimoraica, come i suoni lunghi o geminati [äː], [täː], [tːä]. La [n] in posizione di coda sillabica corrisponde a una mora. L'accento è di tipo musicale, in cui l'altezza della voce solitamente cresce quando viene pronunciata la mora accentata, per poi abbassarsi nelle more successive. Esso è cioè diverso dall'accento dinamico, presente in italiano, in cui la sillaba accentata viene pronunciata con più intensità.

I kana sono dei sillabari moraici, per cui ogni carattere riproduce una mora (tranne nei casi di alcuni yōon): Nagasaki ha quattro more (ながさき na-ga-sa-ki); Ōsaka ha quattro more (おおさか o-o-sa-ka); Nippon ha quattro more (にっぽん Ni-p-po-n). Fonologicamente però Nagasaki ha quattro sillabe, Ōsaka tre sillabe (Ō-sa-ka) e Nippon due sillabe (Nip-pon). La differenza tra divisione in more e sillabe è alla base dell'errata credenza che gli haiku siano divisi in sillabe, quando invece sono divisi in more.

Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema di scrittura giapponese.

La lingua giapponese di solito viene scritta utilizzando contemporaneamente un sistema logografico, composto da kanji, e due sistemi sillabici, lo hiragana e il katakana (chiamati complessivamente kana), ma in alcuni casi si fa anche uso dei caratteri latini. Il giapponese può essere scritto in modo verticale (partendo da destra verso sinistra) oppure in modo orizzontale (da sinistra verso destra).

Nihongo in kanji

Quasi tutti i kanji derivano dagli hànzì cinesi e hanno uno o più significati e pronunce. Il significato di una parola composta da più kanji si rifà generalmente ai significati dei kanji che la compongono. Per esempio, Tōkyō (東京?) viene scritto con due kanji: "est" (?) e "capitale" (?). Il nome fu scelto perché Tōkyō doveva essere la capitale del Giappone a est della capitale già esistente, Kyōto. Ci sono poi alcuni composti di kanji, chiamati ateji, i cui ideogrammi sono stati invece scelti principalmente per il suono e non per il significato, come nel caso del nome del Fuji o di sushi.

I kana, cioè hiragana e katakana, derivano da specifici kanji, ma a differenza di essi, non hanno significato proprio e sono usati soltanto per rappresentare determinati suoni, solitamente sillabici. Alcuni vocaboli si sono cristallizzati in hiragana, come la parola する (suru, "fare") che è scritta con due sillabe, す (su) + る (ru), tratta dalla forma arcaica in kanji 為る. Esclusivamente in hiragana vengono scritte alcune particelle del discorso, come congiunzioni o preposizioni, ma anche dei morfemi grammaticali legati a kanji che indicano nel sistema verbale tempo, modo o altre informazioni linguistiche: per esempio "mangio" 食べます (ta-be-ma-su) e "mangiai" 食べた (ta-be-ta).

Il katakana è usato in genere per scrivere i forestierismi. Per esempio, terebi deriva dall'inglese televi(sion), ed è scritto con tre sillabe in katakana: テ (te) + レ (re) + ビ (bi). Essendo un sillabario dal numero chiuso non è possibile trascrivere accuratamente tutti i suoni delle lingue straniere e quindi vi sono spesso adattamenti fonetici: nell'esempio sopracitato, -le- inglese diventa per vicinanza レ (re) e -vi- diventa ビ (bi), perché in giapponese i suoni [l] e [v] non sono presenti e quindi non contemplati nei metodi di scrittura.

Il rōmaji (letteralmente "caratteri romani") è la scrittura del giapponese in caratteri latini, diventata fondamentale nel giapponese per scrivere con mezzi a input limitati, come le tastiere del computer o dei telefonini (anche se molte tastiere supportano l'inserimento dei kana) o per indicare a parlanti stranieri nomi geografici e località in Giappone. Esistono diversi standard per la traslitterazione del giapponese: i due più utilizzati in ambito internazionale sono il sistema Hepburn e il sistema Kunrei. Su Wikipedia in italiano si è deciso di utilizzare il sistema Hepburn, in particolare la versione Hepburn modificato.

Il sistema Hepburn modificato cerca di creare una corrispondenza univoca tra i grafemi dell'alfabeto latino e ogni fono presente in lingua giapponese:

  • per i monogrammi gojūon giapponesi che indicano un suono vocalico si utilizza una lettera univoca: あ ([ä]) si trascrive ⟨a⟩;
  • per i monogrammi gojūon giapponesi che indicano una sillaba (consonante più vocale) si utilizza una lettera per ogni suono: き ([ki]) si trascrive ⟨ki⟩;
  • per i digrammi yōon giapponesi composti da un monogramma più や ([jä], ⟨ya⟩), ゆ [jɯᵝ], ⟨yu⟩) よ [jo̞], ⟨yo⟩) si utilizza una lettera per il primo monogramma e due lettere per il secondo: きゃ [kʲa] si trascrive ⟨kya⟩, cioè ⟨k(i)⟩ + ⟨ya⟩;
  • per il monogramma ん, l'unico che indica un fono consonantico singolo, sempre nasale, e non una sillaba (e per questo chiamato "n moraica"), si utilizza una lettera univoca: ⟨n⟩.

Altri sistemi di traslitterazione comprendono il sistema Kunrei e il Nihon-shiki. Il sistema Kunrei è il secondo sistema ufficiale più usato, basato sulla fonologia giapponese e spesso non molto chiaro ai parlanti non nativi. Le caratteristiche principali sono:

  • la traslitterazione di alcuni kana diversamente dall'Hepburn: し è ⟨si⟩ (⟨shi⟩ in Hepburn), しゃ è ⟨sya⟩ (⟨sha⟩ in Hepburn), ち è ⟨ti⟩ (⟨chi⟩ in Hepburn) e via dicendo;
  • le vocali lunghe vengono ripetute (おお diventa ⟨oo⟩)
  • l'allungamento di お (⟨o⟩) in おう viene traslitterato ⟨ou⟩ (e non ⟨ō⟩ come in Hepburn).

Il Nihon-shiki è il secondo sistema creato dopo l'Hepburn e ha gettato le basi per il sistema Kunrei. Le particolarità del Nihon-shiki sono le stesse del Kunrei, tranne l'allungamento delle vocali, scritte con il circonflesso (おお diventa ⟨ô⟩).

I furigana sono versioni più piccole di hiragana e katakana poste sopra (nella scrittura orizzontale) o a destra (in quella verticale) di un kanji per indicarne l'esatta pronuncia. Nelle pubblicazioni per bambini o per studenti di giapponese sono utilizzati come un vero e proprio sostegno per la lettura e appaiono in molti casi sopra ogni kanji: "Giappone" viene reso come 日本(にっぽん) (Nippon).

Per altri utilizzi vedere Usi creativi dei furigana.

Traslitterazione

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Su Wikipedia in italiano si è deciso di utilizzare il sistema Hepburn, in particolare la versione Hepburn modificato, adottata a partire dalla terza edizione del Kenkyūsha's New Japanese-English Dictionary (1954). Oggigiorno è il sistema più usato, non solo da pubblicazioni e supporti linguistici come dizionari, ma anche da standard internazionali di romanizzazione, come l'ALA-LC della Biblioteca del Congresso.[1]

Per una corretta traslitterazione dei kanji è necessario basarsi sulla loro pronuncia in quanto ognuno di essi può essere pronunciato diversamente: esistono due modi principali di leggere i kanji in Giappone, uno basato sulla pronuncia cinese dello hánzí da cui derivano (lettura on'yomi) e uno nativo giapponese che ha accostato parole già esistenti in tale lingua agli hánzí appena introdotti (lettura kun'yomi). La lettura on'yomi è solitamente monosillabica e viene spesso utilizzata nelle parole composte; la lettura kun'yomi è solitamente polisillabica e viene utilizzata quando il kanji è isolato.

Per esempio, il kanji 桜 ("ciliegio") viene letto sakura in kun'yomi e ō in on'yomi, mentre il kanji 花 ("fiore") rispettivamente hana e ka. Per indicare il bocciolo di ciliegio si utilizza la locuzione 桜花, che a seconda dell'etimologia può essere letta in maniere differenti: ōka di origine cinese (che utilizzerà le due pronunce on'yomi) e sakurabana di origine giapponese (che utilizza la lettura kun'yomi, con l'assilimazione di hana > bana).

Per una corretta traslitterazione è quindi opportuno cercare una trascrizione in hiragana della frase in kanji. Di seguito sono presenti le tabelle per la traslitterazione in sistema Hepburn dei kana, con l'aggiunta delle combinazioni di caratteri in katakana utilizzati per rappresentare suoni non nativi del giapponese in maniera più precisa. Per le regole di traslitterazione specifiche, leggere i paragrafi successivi.

I caratteri in rosso sono considerati obsoleti nel giapponese moderno:[2][3] sia ゑ che ゐ hanno perso la loro pronuncia originale [we, wi] riducendosi a [e, i], quindi la traslitterazione non è ben chiara.

Hiragana
Monogrammi (gojūon) Digrammi (yōon)
a i u e o
ka ki ku ke ko きゃ kya きゅ kyu きょ kyo
sa shi su se so しゃ sha しゅ shu しょ sho
ta chi tsu te to ちゃ cha ちゅ chu ちょ cho
na ni nu ne no にゃ nya にゅ nyu にょ nyo
ha hi fu he ho ひゃ hya ひゅ hyu ひょ hyo
ma mi mu me mo みゃ mya みゅ myu みょ myo
ya yu yo
ra ri ru re ro りゃ rya りゅ ryu りょ ryo
wa wi/i we/e wo
n
Monogrammi sonorizzati (gojūon con dakuten e handakuten) Digrammi sonorizzati (yōon con dakuten e handakuten)
ga gi gu ge go ぎゃ gya ぎゅ gyu ぎょ gyo
za ji zu ze zo じゃ ja じゅ ju じょ jo
da ji zu de do ぢゃ ja ぢゅ ju ぢょ jo
ba bi bu be bo びゃ bya びゅ byu びょ byo
pa pi pu pe po ぴゃ pya ぴゅ pyu ぴょ pyo
vu
Caratteri ortografici
(consonante geminata) (sillaba sorda raddoppiata) (sillaba sonora raddoppiata)
Katakana
Monogrammi (gojūon) Digrammi (yōon)
a i u e o
ka ki ku ke ko キャ kya キュ kyu キョ kyo
sa shi su se so シャ sha シュ shu ショ sho
ta chi tsu te to チャ cha チュ chu チョ cho
na ni nu ne no ニャ nya ニュ nyu ニョ nyo
ha hi fu he ho ヒャ hya ヒュ hyu ヒョ hyo
ma mi mu me mo ミャ mya ミュ myu ミョ myo
ya yu yo
ra ri ru re ro リャ rya リュ ryu リョ ryo
wa wi we wo
n
Monogrammi sonorizzati (gojūon con dakuten e handakuten) Digrammi sonorizzati (yōon con dakuten e handakuten)
ga gi gu ge go ギャ gya ギュ gyu ギョ gyo
za ji zu ze zo ジャ ja ジュ ju ジョ jo
da ji zu de do ヂャ ja ヂュ ju ヂョ jo
ba bi bu be bo ビャ bya ビュ byu ビョ byo
pa pi pu pe po ピャ pya ピュ pyu ピョ pyo
Caratteri ortografici
(consonante geminata) (sillaba sorda raddoppiata) (sillaba sonora raddoppiata) (vocale lunga)

Katakana esteso

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Katakana esteso
a i u e o
Legenda
  • I digrammi in arancione sono generalmente usati per prestiti linguistici o toponimi stranieri.[4]
  • I digrammi in blu rappresentano una traslitterazione di suoni stranieri più accurata.[4]
  • I digrammi in viola sono apparsi nell'edizione del 1974 del manuale di stile del sistema Hyōjun-shiki.[5]
  • I monogrammi in rosso sono considerati obsoleti in giapponese moderno e presentano delle alternative.[2][3]
Note
  • 1 L'uso di ウゥ per wu è raro in giapponese moderno, in quanto si utilizza semplicemente ウ. Viene usato nello slang su Internet e per trascrivere i caratteri del latino classico VV.
  • 2 ヴ ha anche un'altra forma raramente usata che utilizza lo hiragana ゔ.
イィ yi イェ ye
ウィ wi ウゥ wu 1 ウェ we ウォ wo
ヴァ va ヴィ vi vu 2 ヴェ ve ヴォ vo
va vi ve vo
クァ kwa クィ kwi クェ kwe クォ kwo
グァ gwa
シェ she
ジェ je
スィ si
ズィ zi
チェ che
ツァ tsa ツィ tsi ツェ tse ツォ tso
ティ ti トゥ tu
テュ tyu
ディ di ドゥ du
デュ dyu
ファ fa フィ fi フェ fe フォ fo
フュ fyu
ホゥ hu
ラ゜ la リ゜ li ル゜ lu レ゜ le ロ゜ lo

Vocali lunghe e macron

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Nella lingua giapponese i suoni vocalici possono essere lunghi o brevi, due gradi della quantità vocalica che hanno valore distintivo, cioè modificano il significato di una parola. L'allungamento delle vocali è reso in diversi modi nei kana, e solitamente il sistema Hepburn modificato segna la lunghezza tramite il diacritico ⟨¯⟩ (macron). Esso è obbligatorio in ogni traslitterazione, compresi i titoli delle voci, anche se in questi casi è consigliato creare redirect senza macron: per esempio Gorō Miyazaki con redirect Goro Miyazaki. È opportuno notare che nella linguistica giapponese tradizionale le vocali lunghe vengono indicate come /aa/ piuttosto che /aː/.

Parole della lingua giapponese (kanji e hiragana)
/a/
Vocale lunga /aː/ si indica con ā さん (おばあさん): o + ba + a + sa + n = obāsan ("nonna")
Confine sillabico /a.a/ si indica con aa 邪悪 (じゃあく): ji + ya + a + ku = jaaku ("maligno")
/e/
Vocale lunga e + e /eː/ si indica con ē さん (おねえさん): o + ne + e + sa + n = onēsan ("sorella maggiore")
Vocale lunga e + i /eː/ si indica con ei (がくせい): ga + ku + se + i = gakusei ("studente")
Confine sillabico /e.e/ si indica con ee 濡れ縁 (ぬれえん): nu + re + e + n = nureen ("veranda")
/i/
Vocale lunga /iː/ si indica con ii さん (おにいさん): o + ni + i + sa + n = oniisan ("fratello maggiore")
Confine sillabico /i.i/ si indica con ii 飼育 (しいく) : shi + i + ku = shiiku ("allevamento")
/o/
Vocale lunga o + o /oː/ si indica con ō 阪 (おおさか): o + o + sa + ka = Ōsaka ("Osaka")
Confine sillabico o + o /o.o/ si indica con oo 小躍り(こおどり): ko + o + do + ri = koodori ("ballo")
Vocale lunga o + u /oː/ si indica con ō (べんきょう): be + n + kyo + u = benkyō ("studiare")
Confine sillabico o + u /o.u/ si indica con ou 追う (おう): o + u = ou ("inseguire")
/u/ Vocale lunga /uː/ si indica con ū 学 (すうがく): su + u + ga + ku = sūgaku ("matematica")
Confine sillabico /u.u/ si indica con uu 食う (くう): ku + u = kuu (mangiare)
Parole straniere e prestiti linguistici (katakana)
Vocali lunghe con chōonpu si indicano con ā, ē, ī, ō, ū セーラー: se + (chōonpu) + ra + (chōonpu) = sērā (sailor, "marinaio")
バンビーノ: ba + n + bi + (chōonpu) +no = banbīno ("bambino")
Confini sillabici con raddoppio si indicano con aa, ee, ei, ii, oo, ou, uu グラビアアイドル: gu + ra + bi + a + a + i + do + ru = gurabia aidoru ("gravure idol")

Consonanti geminate

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Così come le vocali possono essere brevi o lunghe, le consonanti possono essere scempie oppure geminate. Quest'ultime sono indicate nei kana dal sokuon (hiragana っ e katakana ツ), simbolo che raddoppia la consonante della sillaba successiva:

  • 結果 (けっか): ke + (sokuon) + ke = kekka ("risultato")
  • 切符 (きっぷ): ki + (sokuon) + pu = kippu ("biglietto")

I digrammi raddoppiano solamente la prima consonante, tranne il gruppo ち -chi- (che diventa -tchi-) ed eventuali composti:

  • 雑誌 (ざっし): za + (sokuon) + shi = zasshi ("rivista")
  • 三つ (みっつ): mi + (sokuon) + tsu = mittsu ("tre")
  • こっち: ko + (sokuon) + chi = kotchi, non *kocchi ("da questa parte")
  • 抹茶 (まっちゃ): ma + (sokuon) + cha = matcha, non *maccha ("matcha")

Particelle grammaticali particolari

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Vi sono alcune regole di traslitterazione specifiche per le particelle grammaticali:

  • quando は (ha, [ha]) è usata come particella, viene scritta wa ([ɰᵝa]);
  • quando へ (he, [he̞]) è usata come particella, viene scritta e ([e̞]);
  • quando を (wo, [wo̞]) è usata come particella, viene scritta o ([o̞]).

La /ɴ/ moraica rappresenta l'unico suono consonantico che può essere scritto in kana da solo. Viene solitamente pronunciato come [ɴ] ma il luogo di articolazione si può modificare per influsso di elementi vicini, risultando in un'altra consonante: ad esempio senpai (先輩?) viene pronunciato [se̞mpäi] in quanto la [ɴ] acquisisce lo stesso modo di articolazione del successivo fono occlusivo [p], risultando in [m]. Nel sistema Hepburn modificato queste variazioni non vengono segnate e la consonante viene sempre scritta come n.

Per indicare il confine sillabico tra ん e una vocale successiva (ad esempio んい in opposizione a に) si utilizza obbligatoriamente l'apostrofo: ni per に mentre n'i per んい; il confine va indicato anche con le parole successive che iniziano per y-, così come nei titoli delle voci: Shin'ichirō Tomonaga e Ken'yū Horiuchi.

Maiuscole e minuscole

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Un altro problema è la resa in maiuscolo e minuscolo dei nomi traslitterati, distinzione non contemplata in giapponese. Il sistema Hepburn ha un sistema di regole precise:

Vanno in maiuscole le lettere iniziali di ogni parola nei seguenti casi:

  • antroponimi (nomi di persona), tranne la particella no nei nomi storici (菅原孝標女?, Sugawara no Takasue no musume);
  • i titoli referenziali giapponesi (弘法大師?, Kōbō Daishi), tranne per i suffissi onorifici san, sama, chan, kun e simili, che vanno legati con trattino (お菊さん?, Okiku-san);
  • toponimi composti, ovvero i nomi di luoghi geografici (日本列島?, Nihon Rettō), tranne quando il secondo elemento è generico, come distretto (?, chō), che va legato con trattino (有楽町?, Yūraku-chō):
  • nomi di aziende, tranne le particelle e le congiunzioni (戦争を記録する会?, Sensō o Kirokusuru Kai);
  • eventi storici, tranne le particelle e le congiunzioni (関ヶ原の戦い?, Sekigahara no Tatakai, lett. battaglia di Sekigahara);
  • nomi delle religioni e scuole di pensiero religioso (浄土真宗?, Jōdo Shinshū);
  • nomi di luoghi storici, parchi e altre strutture pubbliche (日比谷公園?, Hibiya Kōen).

Va in maiuscolo solamente la lettera iniziale della prima parola nei seguenti casi:

  • pubblicazioni ed opere artistiche (中央公論?, Chūō kōron);
  • leggi e regolazioni giuridiche (労働組合法?, Rōdō kumiaihō);
  • periodi storici (縄文時代?, Jōmon jidai, lett. "periodo Jōmon");
  • gli etnonimi (nomi di popoli), lingue e aree di studio derivate da nomi propri (日本人?, Nihonjin, lett. giapponesi, 日本語?, Nihongo, lett. lingua giapponese, perché derivati da 日本?, Nihon, lett. Giappone).

Vanno in minuscolo le parole nei seguenti casi:

  • nomi comuni e nomi generici;
  • nomi derivati da nomi propri, quando la parola derivata non è più considerata propria (日本刀?, nihontō, lett. "spada giapponese").

Punteggiatura

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Esempi di punteggiatura

Il sistema di punteggiature utilizzato in giapponese è lo stesso sia quando si scrive in maniera verticale che in maniera orizzontale. I segni più utilizzati sono:

nakaguro (中黒?)

È un punto mediano che viene spesso usato tra kanji e kana per definire al meglio i confini di parole, soprattutto in quelle straniere (ビル・ゲイツ?, Biru Geitsu, lett. Bill Gates).

Nella traslitterazione viene sostituito da uno spazio.
tōten (読点?)

È una virgola che viene usata per dividere elementi separati nella stessa frase. Viene scritta senza nessuno spazio, né prima né dopo.

Nella traslitterazione viene sostituito da una virgola normale, seguita da uno spazio.
kuten (句点?)

È un punto fermo che viene usato per dividere frasi separate nello stesso periodo, piuttosto che indicare la fine di ogni frase.

Nella traslitterazione viene sostituito da un punto fermo, seguito da uno spazio.

Molto spesso il kuten appare nei titoli di opere artistiche, come こばと。 e in questo caso va mantenuto nella traslitterazione: Kobato. (eventuali redirect senza punteggiatura sono obbligatori e vanno inclusi nella categoria:Redirect da mantenere orfani).

niten leader (二点リーダー?, niten rīdā) e santen leader (三点リーダー?, santen rīdā)

Sono dei punti di sospensione, usati per indicare abbreviazioni, omissioni o sospensioni del discorso.

Nella traslitterazione vengono sostituiti dai punti di sospensione utilizzati in italiano seguiti da uno spazio se a metà frase. Attenzione a non confonderli con tre punti fermi consecutivi ....
kagikakko (鉤括弧?) 「 」 e nijūkagikakko (二重鉤括弧?) 『 』

Sono dei segni di citazione, usati anche a mo' di italico per i titoli di opere artistiche. Vengono scritti senza spazio: 「源氏物語」.

Nella traslitterazione vengono sostituiti dalle virgolette "..." quando usati per citare qualcosa oppure dall'italico per le opere artistiche.
kakko (括弧?) ( ) , [ ], 【 】, { }

Sono delle parentesi, usate per indicare del testo secondario.

Nella traslitterazione vengono sostituite dalle parentesi convezionali: (...).
nami dash (波ダッシュ?, nami dasshu)

Viene usato per indicare limiti o un intervallo tra due elementi: 5時〜6時 "dalle ore 5 alle ore 6", in cui viene letto "...kara...made" (...から...まで?).

Nella traslitterazione va usato il trattino: "il periodo 1970-1975".

Viene anche usato per separare il titolo dal sottotitolo, oppure per indicare il sottotitolo: 「Planetarian ~ちいさなほしのゆめ~」.

In questo caso va sostituito dai due punti: Planetarian: chiisana hoshi no yume.

Può essere anche usato artisticamente a mo' di chōonpu, quindi per allungare la vocale precedente: 「爆笑学園ナセバナ〜ル!」.

In questo caso va semplicemente traslitterato come se fosse un chōonpu: Bakushō Gakuen Nasebanāru
colon (コロン?, koron) , kantanfu (感嘆符?) e gimonfu (疑問符?)

Sono dei segni di derivazione occidentale, spesso utilizzati in ambiti accademici, educativi e artistici.

Nella traslitterazione vanno sostituiti dai due punti, dal punto esclamativo e dal punto interrogativo, seguiti da uno spazio se a metà frase.

Divisione delle parole

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La lingua giapponese utilizza una scrittura concatenata, vale a dire non sono presenti spazi tra le singole parole. Per questo motivo non è sempre chiaro dove finisce una parola e ne inizia un'altra e questo problema rimane anche nella traslitterazione: per esempio, il verbo 結婚する (sposarsi), composto dal sostantivo 結婚 (kekkon, "matrimonio") e dal verbo する (suru, "fare"), viene scritto da alcuni kekkonsuru, mentre da altri kekkon suru. Dubbi simili si hanno con suffissi onorifici come 姫 ("principessa"): かぐや姫 ("principessa Kaguya") viene spesso reso come Kaguya hime, Kaguyahime oppure Kaguya-hime.

Le regole generali sono le seguenti:

Parole composte e forme flesse
  • i sostantivi composti vengono trascritti senza spazi (一行 ikkō, "gruppo");
  • le forme verbali semplici, compresi eventuali ausiliari, vanno trascritte senza spazi (支配する shihaisuru "comandare", dal sostantivo 支配 shihai, "comando" più l'ausiliare する suru);
  • le forme verbali di verbi composti o con aggettivi e avverbi vanno trascritte separate (こうなる kō naru, "chiamare in questo modo");
  • le forme aggettivali vanno scritte unite (微妙なる bimyōnaru, "delicato");
  • gli aggettivi e gli avverbi composti vanno scritti senza spazi (特に tokuni, "specialmente", da 特 toku, "speciale" e la particella に ni);
  • i seguenti suffissi vanno separati dal nome a cui si riferiscono: 等 , など nado e 編/篇 hen (per sezioni di libri); 抄/鈔 shō (per commentari o passaggi); 考/稿 (per trattati e bozze); 展 ten (per esposizioni e mostre).
  • le forme composte che presentano delle modifiche fonologiche vanno generalmente segnalate con il trattino (株式 kabushiki e 会社 kaisha formano 株式会社 kabushiki-gaisha)
Numerali
  • i numerali cardinali vanno separati da trattino in centinaia, migliaia e via dicendo (千九百八十三年 sen-kyūhyaku-hachijūsannen, "anno millenovecentoottanta");
  • i numerali ordinali con il prefisso 第 dai si scrivono uniti (第三 daisan, "terzo").
Nomi propri e suffissi
  • i nomi propri nei titoli dei libri vanno scritti separatamente (源氏物語 Genji monogatari);
  • i suffissi per le imbarcazioni 丸 maru e 号 vanno scritti separati con l'iniziale maiuscola (浅間丸 Asama Maru);
  • i suffissi onorifici san, sama, chan, kun e simili vanno legati con un trattino (お菊さん Okiku-san);
  • i suffissi generici riferiti a divisioni giurisdizionali, come prefetture (都 to), strade (通り dori), distretti (区 ku), città (市 shi, 町 machi) e villaggi (村 mura, 郷 ) vanno legati anch'essi con un trattino (東京都 Tōkyō-to "prefettura di Tokyo").

Convenzioni specifiche

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Nella tradizione antroponomastica giapponese la formula del nome completo è cognome seguito da prenome: 浅田 真央 (Asada Mao). Su Wikipedia, ad eccezione dei biografati nati prima del periodo Meiji (1868-1912), si è deciso di adattare l'ordine di citazione occidentale (prenome e cognome), sia nei titoli sia all'interno delle voci, specificando però l'ordine giapponese dove richiesto dalla traslitterazione: Mao Asada (浅田 真央?, Asada Mao). Nelle disambigue va indicato il titolo esatto della voce nel rispetto della correttezza dell'antroponimo (vedi per esempio Maruyama).

All'interno del template {{Bio}} i campi Nome e Cognome si riempiono con quelli che veramente sono il nome e il cognome, mentre nel campo PreData si inserisce il nome in caratteri originali con l'ausilio del template {{Nihongo2}}. Per i biografati nati prima del periodo Meiji si inverte la visualizzazione di Nome e Cognome inserendo il valore "ja" nel campo CognomePrima.

{{Bio
|Nome = Ieyasu
|Cognome = Tokugawa
|CognomePrima = ja
|PreData = {{nihongo2|徳川 家康}}

Per tutti gli altri casi è prassi lasciare indicato sempre prima il nome e poi il cognome, non compilando il campo CognomePrima e inserendo nel template Nihongo2 anche la traslitterazione corretta secondo l'ordine giapponese. Per esempio:

{{Bio
|Nome = Shinzō
|Cognome = Abe
|PreData = {{nihongo2|安倍 晋三|Abe Shinzō}}

Termini giapponesi entrati nell'italiano

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Nel corso degli anni alcuni vocaboli giapponesi sono entrati a far parte dell'uso comune della lingua italiana. Queste parole sono ormai considerate prestiti assimilati, adattati o meno, e quindi non richiedono più l'uso del corsivo (utilizzato solitamente per le parole sentite come straniere). La maggior parte di queste parole sono termini culturali che non hanno riscontri in italiano o termini utilizzati in campi specifici (tra parentesi la traslitterazione standard):

Nella traslitterazione i titoli artistici sono scritti in corsivo come da consuetudine.

Allo stesso modo i toponimi più comuni e attestati nell'uso quotidiano, vengono solitamente scritti senza macron, come Tokyo al posto di Tōkyō, oppure Osaka al posto di Ōsaka, ma è opportuno definire l'eccezione caso per caso.

Inoltre, secondo il codice internazionale dei segnali i nomi delle imbarcazioni giapponesi vanno traslitterati senza diacritici, per esempio Soryu al posto di Sōryū. È obbligatorio comunque riportare la corretta traslitterazione nell'incipit della voce con l'ausilio dei template {{Nihongo}} o {{Nihongo2}}.

Titoli di opere

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In questa sezione i segni di citazione 「...」, che corrispondono alle nostre virgolette "...", sono aggiunti per chiarire i confini dei titoli.

Uso del corsivo e delle maiuscole e minuscole

Su Wikipedia in italiano i titoli delle opere dell'ingegno in caratteri latini vanno sempre riportati in corsivo.

Per la lingua giapponese, la cui scrittura ideografica non presenta distinzione tra minuscolo e maiuscolo, la traslitterazione in rōmaji prevede, come per le lingue neolatine, l'utilizzo del maiuscolo solo per la prima parola del titolo e per i nomi propri in esso contenuti: Akone no ura kuden (「阿古根浦口伝」), Kaze no Matasaburō (「風の又三郎」).[63][64]

In giapponese, tuttavia, i titoli di molte opere artistiche, come manga, anime o album musicali, sono scritti direttamente in caratteri latini e molto spesso in maiuscolo per bilanciare la grandezza dei kanji nella singola linea: fanno parte di questa categoria titoli come 「BLEACH」 e 「ONE PIECE」. In questi casi i titoli si riportano in corsivo seguendo per le maiuscole e minuscole le convenzioni della lingua in cui essi sono scritti, nell'esempio Bleach e One Piece.

Prestiti e forestierismi

Altri titoli, soprattutto di canzoni, possono comprendere parole inglesi o straniere: Hitomi no screen ha la parola inglese screen come prestito. In questo caso, la parola straniera, essendo un prestito, si adatta all'ortografia giapponese e rimane minuscola, anche se in un contesto anglofono sarebbe stata maiuscola. Titoli come Magic Number, cioè completamente inglesi (anche se pensati per un pubblico giapponese), seguono le normali convenzioni ortografiche tipiche dell'inglese.

Laddove il titolo sia composto da sole due parole, una in giapponese e una in caratteri latini, quindi difficile da capire quale sia il contesto linguistico originale, si mantiene la grafia originale:

Simboli inusuali per fini artistici

Alcuni titoli, sia in caratteri latini sia in caratteri propri del giapponese, possono presentare simboli per fini artistici:

  • 「BEST★SCANDAL」, 「S×W×A×G」, 「愛してるぜ ベイベ★★」

In questi casi i simboli vanno ignorati nella traslitterazione perché spogli di valore fonetico e vanno sostituiti da spazi laddove necessario:

  • Best Scandal, Swag, Aishiteruze baby.
Sottotitoli

I sottotitoli sono generalmente segnalati in due modi in giapponese:

  • divisione del titolo e del sottotitolo tramite spazio o carattere speciale, soprattutto nei casi in cui esista un'opera con il titolo base: 「×××HOLiC 戻」, 「×××HOLiC・籠」, 「×××HOLiC◆継」, opere tratte da 「×××HOLiC」;
  • inclusione del sottotitolo in due elementi: 「冬音-Tone-」, 「ARIA The NATURAL 〜遠い記憶のミラージュ〜」 ecc.

Nella traslitterazione vanno usati i due punti.

A volte, mentre il primo elemento viene scritto in caratteri latini, il secondo elemento o sottotitolo rappresenta una guida fonetica per i parlanti giapponesi:

  • 「xxxHOLiC・籠 〜XXXホリック・ロウ〜」 risulterebbe xxxHOLiC Rō: xxxHOLiC Rō (xxxHOLiC・籠 〜XXXホリック・ロウ〜?, xxxHOLiC Rō: XXXHorikku Rō)

In questi casi la doppia traslitterazione si può evitare, semplificando in xxxHOLiC Rō (xxxHOLiC・籠 〜XXXホリック・ロウ〜).

Termini in katakana

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Nel caso di traslitterazioni dal katakana, si operano le seguenti distinzioni:

  • per abbreviazioni, contrazioni, ecc. si usa la traslitterazione letterale (quindi テレビ terebi, コンビに konbini, アニメ anime ecc.);
  • lo stesso vale per parole in cui si verifica spostamento di significato (per cui ハイカラ diventa haikara e non high collar);
  • se non c'è uno spostamento di significato o per parole "inventate" dai giapponesi ricalcando modelli inglesi o di altre lingue (ad esempio freeter, フリタ) si usa la parola radice.

Si ricordino inoltre alcune eccezioni nell'uso del katakana per ragioni artistiche: per esempio in Neon Genesis Evangelion i nomi dei personaggi vengono scritti in kanji e katakana, piuttosto che kanji e hiragana. Il nome del personaggio Gendō Ikari viene scritto 碇 ゲンドウ, e una normale traslitterazione e pronuncia sarebbe Gendou ([ge̞n.do̞.ɯᵝ]). In questo caso però il nome viene pronunciato effettivamente Gendō ([ge̞n.do̞ː]) nell'anime, quindi può essere considerato giapponese e traslitterato come tale, vedendo l'uso del katakana al posto dello hiragana come una licenza stilistica.

Usi creativi dei furigana

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Come già detto, i furigana sono utilizzati per indicare la pronuncia di un kanji attraverso la sovrapposizione di kana. Al giorno d'oggi i furigana vengono utilizzati anche in modi più caratteristici, come quello di modificare la pronuncia di un kanji per ragioni artistiche o di utilità in alcune parole e titoli di opere: per esempio, 一角獣(ユニコーン) ("bestia con un solo corno") modifica la lettura da ikkakujū a yunikōn (adattamento dell'inglese unicorn, "unicorno"), costringendo il lettore a pronunciarlo differentemente. Nella traslitterazione deve essere preso in considerazione solamente yunikōn, in quanto questa è la pronuncia reale del termine.

Traduzione e traslitterazione da kanji a kana
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Pagine correlate

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Collegamenti esterni

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