Abbondanza e Ricchezza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Abbondanza e Ricchezza
Descrizione generale
Tipovascello a di terzo rango
Ordine20 dicembre 1679
CantiereArsenale di Venezia
Impostazione1681
Varo12 febbraio 1688
Entrata in servizio1688
Radiazione9 febbraio 1695
Destino finalepersa per incaglio nel porto dell'isola di Chio
Caratteristiche generali
Lunghezza24,34 m
Larghezza10,08 m
Pescaggio3,82 m
PropulsioneVela
Armamento
ArtiglieriaAlla costruzione[1]
  • 4 cannoni da 20 libbre veneziane in corridoio
  • 16 cannoni da 12 libbre sul ponte
  • 4 cannoni da 6 libbre sul ponte
  • 10 petriere da 6 libbre sul cassero

Totale: 24+10

[1]
voci di navi e imbarcazioni a vela presenti su Wikipedia

Abbondanza e Ricchezza, seconda unità della classe Monton d'Oro, fu un vascello di terzo rango da 24 cannoni che prestò servizio nella Armada da Mar tra il 1688 e il 1694.[1]

La costruzione del vascello di terzo rango da 24 cannoni Abbondanza e Ricchezza fu ordinata dal Senato il 20 dicembre 1679,[2] e la nave fu impostata nel 1681 sotto la direzione del Proto dei Marangoni Antonio Filletto.[2] La nuova nave fu varata presso l'Arsenale il 12 febbraio 1688 e, al costo di 22.000 ducati, entrò subito a far parte dell'Armata Grossa, adibita a servire come magazzino mobile al seguito delle navi.[1]

Seconda unità della classe, partecipò alla guerra di Morea, andando persa per incaglio nel porto di Chio il 9 febbraio 1695.[2] Dopo l'occupazione dell'isola fortemente voluta dall'allora capitano generale da mar Antonio Zeno, nonostante il parere contrario del provveditore ordinario all'armata Carlo Pisani, i turchi compirono ogni sforzo possibile per riconquistarla.[2] Dopo la battaglia combattuta presso gli scogli degli Spalmadori, il comando veneziano decise di abbandonare l'isola, ormai ritenuta indifendibile, lasciando sul posto grandi quantità di artiglieria, munizioni, cavalli e navi.[2] Tra queste vi era il vascello Abbondanza e Ricchezza incagliatosi nel porto dell'isola.[3] Nonostante un malriuscito tentativo effettuato[3] dal Pisani di disincagliare la nave, il vascello dovette essere abbandonato al nemico con il suo prezioso carico, venendo poi catturato dai turchi.[2]

Dopo la sconfitta di Chio il Senato veneziano mise sotto inchiesta tutti i vertici dell'Armata da mar, e sia Antonio Zeno che Carlo Pisani, accusati per la sconfitta degli scogli degli Spalmadori, per non aver difeso tenacemente l'isola di Chio, e per aver abbandonato il vascello Abbondanza e Ricchezza nelle mani del nemico, vennero incarcerati. Lo Zeno si spense in prigione nel 1697, mentre il Pisani fu liberato dopo tre anni di prigionia,[3] nel 1698, e rimesso al suo posto di provveditore.[3]

  • Guido Candiani, I vascelli della Serenissima: guerra, politica e costruzioni navali a Venezia in età moderna, 1650-1720, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 2009.
  • Guido Candiani, Dalla galea alla nave di linea: le trasformazioni della marina veneziana (1572-1699), Novi Ligure, Città del Silenzio, 2012.
  • Guido Ercole, Duri i banchi. Le navi della Serenessima 421-1797, Gardolo, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica, 2006.
  • Cesare Augusto Levi, Navi da guerra costruite nell'Arsenale di Venezia dal 1664 al 1896, Venezia, Stabilimento Tipografico Fratelli Visentini, 1896.
  • Mario Nani Mocenigo, L'Arsenale di Venezia, Roma, Ufficio Storico della Regia Marina, 1938.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]