È arrivato il cavaliere

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È arrivato il cavaliere
Una scena con Silvana Pampanini e Tino Scotti
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1950
Durata92 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecomico
RegiaSteno, Mario Monicelli
SoggettoMarcello Marchesi, Vittorio Metz
SceneggiaturaRuggero Maccari, Nicola Manzari, Mario Monicelli, Steno
ProduttoreCarlo Ponti
Casa di produzioneA.T.A.
Distribuzione in italianoMinerva Film
FotografiaMario Bava
MontaggioMario Bonotti, Franco Fraticelli
MusicheNino Rota
ScenografiaFlavio Mogherini
TruccoGiuseppe Annunziata
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

È arrivato il cavaliere è un film del 1950 diretto da Steno e Mario Monicelli.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il "cavaliere" alla testa di un gruppo di ambulanti deve riuscire a salvare il terreno su cui vivono, per farlo si avventura in una serie di episodi comici e surreali dai quali esce sempre vincitore con il celeberrimo motto "Ghe pensi mi". I suoi risultati comportano quasi sempre come effetto secondario le disavventure del commissario alla ricostruzione. Alla fine riesce a salvare il terreno dall'esproprio per la costruzione della metropolitana. Il cavaliere viene infine arrestato e portato via da due "ghisa" milanesi.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è tratto dalla rivista Ghe pensi mi di Marcello Marchesi, Vittorio Metz e Tino Scotti, rielaborata su misura per lanciare il personaggio sul grande schermo.[1][2][3]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu girato in prevalenza a Roma; una scena fu girata a Milano.[4]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«[...] il film strappa frequenti risate; c'è poi il solito barbaglio di belle donnine, con alla testa Silvana Pampanini, o quel tanto di scollacciato che, secondo gli autori dei nostri film comici, è indispensabile alla loro fortuna.»

«La scelta di Tino Scotti quale protagonista del racconto è stata indovinata. La maschera dell'attore milanese si presta più di ogni altra a quella mimica vulcanica che muove un po' tutto il film; e la sua recitazione dinamica e martellante, fa da parallelo sonoro alle movenze burattinesche del personaggio. Il sonoro, quindi, si aggiunge in modo naturale all'immagine e la equilibra, senza far sentire il proprio peso. Non che il film sia esente da quelle esuberanze verbali che gli stessi autori hanno portato quale retaggio della loro esperienza di giornalisti umoristi: un maggior controllo del dialogo avrebbe senza dubbio giovato all'espressione cinematografica del pazzo intreccio che è alla base del lavoro; ma, indubbiamente, tra i tanti tentativi italiani di film puramente comico, questo È arrivato il cavaliere è certamente tra i pochi che possano dirsi riusciti in buona parte. [...] Tutto l'arco del racconto è pieno di trovate intelligenti, che, nel loro formalismo riescono pienamente a divertire di una comicità di ottima lega. [...]»

«La vicenda tutta ispirata ad una comicità grottesca, sul tipo di quella in voga ai primi tempi del muto, è stata raccontata da Steno e Monicelli con una facilità di trovate a volte piuttosto dozzinali, ma generalmente divertenti e con un piglio eccitato e un po' burattinesco che, spesso, ottiene liete risa da parte del pubblico. La misura, però, è raramente osservata e, a lungo andare, l'ininterrotta girandola di situazioni farsesche mette a una certa prova la pazienza dello spettatore esigente. Da ricordare, comunque, l'interpretazione di Tino Scotti che, con questo film, sembra voler introdurre un genere nuovo di comicità, calcato con evidenza sullo stampo dei Ridolini e dei primi Charlot, ma qua e là anche abbastanza originale.»

«[...] il filmetto si snoda fra una battuta e l'altra, piuttosto stancamente nonostante un certo ritmo superficiale. Il difetto principale di certi film [...] consiste appunto nel fatto nel fatto che l'inquadratura serve ai registi più come vignetta illustrativa [...] che non come elemento cinematografico.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franca Faldini e Goffredo Fofi, L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti, 1935-1959, Feltrinelli, 1979, p. 281.
  2. ^ Stefano Della Casa, Mario Monicelli, La Nuova Italia, 1987, p. 20.
  3. ^ Bruno Ventavoli, Al diavolo la celebrità. Steno dal Marc'Aurelio alla televisione: 50 anni di cinema e spettacolo in Italia, Edizioni Lindau, 1999, p. 62, ISBN 9788871802800.
  4. ^ È arrivato il cavaliere (1950). Location verificate, davinotti.com
  5. ^ "Ghe penso mi". È arrivato il cavaliere, di Steno e Monicelli, Stampa Sera, 8 dicembre 1950
  6. ^ Rivista del cinematografo, 2 gennaio 1951
  7. ^ Ivana Delvino, I film di Mario Monicelli, Gremese, 2008, p. 41, ISBN 9788884404770.
  8. ^ Il Tempo, 19 gennaio 1951
  9. ^ Gian Luigi Rondi, Prima delle "prime": film italiani, 1947-1997, Bulzoni Editore, 1998, p. 75, ISBN 9788883191817.
  10. ^ Intermezzo n. 2, 31 gennaio 1951
  11. ^ Massimo Giraldi, I film di Steno, Gremese, 2007, p. 31, ISBN 9788884404619.

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