Lumino

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Lumino
comune
Lumino – Stemma
Lumino – Veduta
Lumino – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
Cantone Ticino
DistrettoBellinzona
Amministrazione
SindacoNicolò Parente
Lingue ufficialiItaliano
Territorio
Coordinate46°14′17.88″N 9°04′04.94″E / 46.2383°N 9.06804°E46.2383; 9.06804 (Lumino)
Altitudine267 e 483 m s.l.m.
Superficie9,92 km²
Abitanti1 416 (2015)
Densità142,74 ab./km²
Comuni confinantiArbedo-Castione, Bellinzona, Roveredo (GR), San Vittore (GR)
Altre informazioni
Cod. postale6533
Prefisso091
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS5010
TargaTI
CircoloArbedo-Castione
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Lumino
Lumino
Lumino – Mappa
Lumino – Mappa
Sito istituzionale

Lumino (in tedesco Lugmin, desueto[1], in dialetto ticinese Lümìn, in dialetto locale Lumín[senza fonte]) è un comune svizzero di 1 416 abitanti del Canton Ticino, nel distretto di Bellinzona.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Veduta aerea della Val Mesolcina: in primo piano l'abitato di Lumino, seguito da quelli di Molinazzo d'Arbedo, Roveredo e San Vittore

Il comune confina con il Canton Grigioni ed è situato all'inizio della Val Mesolcina. Il territorio comprende i Monti di Savorù, i Monti di Loga, i Monti di Vaticcio[2] e una parte dei Monti di Parusciana (si trovano iscritte nel registro per la riscossione delle taglie del comune di Lumino nell'anno 1882 cinque cascine, di cui una diroccata, di tale monte)[senza fonte].

Nel territorio di Lumino scorre la Moesa[2], fiume che in passato è straripato diverse volte[senza fonte].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

XII-XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lumino viene citato per la prima volta in un documento del 1138 dove la diocesi di Como e la chiesa di Sant'Abbondio riportano il possesso di «manso cum casis» in «locus de Silvam de Lugumino» che sono gravati da decime o lugminarie dovute alla chiesa collegiata dei Santi Pietro e Stefano di Bellinzona[senza fonte]. Nella chiesa parrocchiale dedicata a san Mamete (attestata nel 1237)[1] e a santa Caterina c'era una vasca in granito per il deposito dell'olio di noce dovuto alla chiesa. Nell'aprile del 1959 erano presenti nell'archivio comunale documenti a partire dal 1350[senza fonte].

Il 29 giugno 1478 si fissarono i confini con San Vittore[3].

XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Durante le guerre napoleoniche, il 3 ottobre 1798 un corpo d'armata di sei-settemila fanti scese nella Val Leventina dal passo del San Gottardo e si ripartì nelle varie parti dei cantoni di Bellinzona e di Lugano. Parte numerosa di questa truppa si accampò nel contado di Bellinzona, in particolare sul piano di Lumino, e le comunità vennero obbligate a fornirle razioni di carne, legna, burro, latte, ecc.; inoltre cavalli, muli e buoi furono requisiti con la violenza, privando di sostentamento i già spogliati abitanti[senza fonte].

All'avvistamento dei primi francesi, gli austriaci dislocati in Val Leventina tra Faido e Bodio (cinquemila fanti) raggiunsero le truppe trincerate sul piano di Lumino e dei Monti di Bassa; si disposero al combattimento in trincee, alcune delle quali ancora visibili. I francesi rimandarono al giorno seguente[quando?] l'impresa di spazzare il ponte sulla Moesa di Castione fortemente protetto da fucilieri e da artiglieri. Di buon'ora iniziarono violente le scariche di fucile e di cannonate dalle due rive del fiume. Dopo cinque-sei ore d'aspro combattimento, le forze austriache furono travolte e costrette a riparare verso il Monte Ceneri. il 31 maggio i francesi entrarono a Bellinzona e il giorno dopo tutti gli austriaci furono allontanati dal Sopraceneri[senza fonte].

L'armata francese che si accampò sul piano di Lumino per otto-dieci giorni passò il ponte sulla Moesa a Castione i giorni 8 giugno e 10 giugno, ma fino a settembre fu un continuo passaggio di truppe e quindi ricerche di merci, in particolare di pane, legumi, granaglie, ecc., ormai divenuti rari: ogni casa, ogni bugigattolo veniva messo sottosopra[4]. Il 10 maggio 1799 dodicimila francesi s'accamparono tra la Moesa e il villaggio di Lumino[5]. Nel settembre 1799 transitò sul ponte della Moesa[senza fonte] l'esercito di ventiduemila uomini del generale russo Aleksandr Vasil'evič Suvorov, diretto a Zurigo allo scopo di combattere l'esercito francese guidato dal generale Andrea Massena (operazione militare nota come campagna svizzera di Suvorov).

XIX-XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Dal territorio di Lumino nel 1820 fu scorporata la località di Castione, aggregata al comune soppresso di Arbedo per formare il nuovo comune di Arbedo-Castione.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[1]:

Abitanti censiti[8]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

La funivia Pizzo di Claro

La funivia Pizzo di Claro collega Lumino ai Monti di Saurù[9] ed è di proprietà del locale patriziato[senza fonte].

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Ogni famiglia originaria del luogo fa parte del cosiddetto comune patriziale e ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Giuseppe Chiesi, Lumino, in Dizionario storico della Svizzera, 6 ottobre 2009. URL consultato il 30 agosto 2017.
  2. ^ a b Cenni storici, su istituzionale del Comune di Lumino. URL consultato il 30 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2017).
  3. ^ Motta, 1991, 57.
  4. ^ De Gottardi, 1980, pp. 373-374.
  5. ^ Motta, 1991, p. 42.
  6. ^ De Gottardi, 1980, 277.
  7. ^ Borrani, 1896, 273-277.
  8. ^ Dizionario storico della Svizzera
  9. ^ Funivia Pizzo di Claro, su ticino.ch. URL consultato il 30 agosto 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894., 194.
  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Virgilio Gilardoni, Inventario delle cose d'arte e di antichità, Edizioni dello Stato. Bellinzona 1955, 223-232.
  • Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 396.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 33-35.
  • Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991.
  • Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997.
  • AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 17, 60, 61, 62, 491, 513.
  • Marco de Gottardi, Cenni storici su Lumino Castione e Monticello, Arti Grafiche Bernasconi & Co., Agno 1980.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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