Povoletto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Povoletto
comune
(IT) Povoletto
(FUR) Paulêt[1]
Povoletto – Stemma
Povoletto – Bandiera
Povoletto – Veduta
Povoletto – Veduta
Chiesa di San Clemente a Povoletto
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia
Provincia Udine
Amministrazione
SindacoGiuliano Castenetto (Intesa per Povoletto, Progetto FVG Povoletto, Povoletto Impegno Comune) dal 26-5-2019
Territorio
Coordinate46°07′N 13°17′E / 46.116667°N 13.283333°E46.116667; 13.283333 (Povoletto)
Altitudine116 m s.l.m.
Superficie38,41 km²
Abitanti5 444[3] (31-7-2023)
Densità141,73 ab./km²
FrazioniBellazoia, Belvedere, Grions, Magredis, Marsure di Sopra, Marsure di Sotto, Primulacco, Ravosa, Savorgnano del Torre, Salt, Siacco[2]
Comuni confinantiAttimis, Faedis, Nimis, Reana del Rojale, Remanzacco, Udine
Altre informazioni
Lingueitaliano, friulano
Cod. postale33040
Prefisso0432
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT030078
Cod. catastaleG949
TargaUD
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[4]
Cl. climaticazona E, 2 359 GG[5]
Nome abitantipovolettani o povolesi
Patronosan Clemente
Giorno festivo23 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Povoletto
Povoletto
Povoletto – Mappa
Povoletto – Mappa
Posizione del comune di Povoletto nella ex provincia di Udine
Sito istituzionale

Povoletto (Paulêt in friulano[6]) è un comune italiano di 5 444 abitanti del Friuli-Venezia Giulia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Importante centro di produzione vinicola, situato nelle vicinanze del torrente Torre (Valli del Torre), dista 9 km circa da Udine, collegato da una strada provinciale ed è stata costruita da pochi anni la Tangenziale Est di Udine ad ovest dell'abitato di Povoletto, questa arteria permette di collegare direttamente il comune con i comuni di Tricesimo e Remanzacco.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale il territorio del comune fu coinvolto dalle attività della resistenza friulana con la partecipazione delle Brigate Garibaldi e delle Brigate Osoppo[7].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

  • Castello della Motta a Savorgnano del Torre;
  • Antiquarium della Motta e Mostra del Fossile presso Villa Pitotti;
  • Monastero longobardo di Salt - Come riportato da un manoscritto del Codice Diplomatico Longobardo, nel 762 tre fratelli longobardi Erfo, Anto e Marco, figli del duca Pietro del Friuli, oltre a fondare l'Abbazia di Sesto al Reghena, fondarono un monastero femminile a Salt[8], dove si ritirò la loro madre Piltrude. Per cause ignote, tra l'875 e l'888circa, le monache benedettine di Salt abbandonarono il convento ritirandosi con pochi averi e le preziose reliquie dei Santi Agape, Anastasia, Cionia, Grisogono, Irene e Zoilo, nonché il corpo di Piltrude, nel monastero di Santa Maria in Valle a Cividale del Friuli. Un documento berengariano dell'888 attesta che dei beni del monastero di Salt passarono all'abbazia di Sesto al Reghena. Dai documenti scritti si apprende, inoltre, che questo monastero godette i favori non solo degli ultimi re longobardi, ma anche da parte di Carlo Magno e Ludovico il Pio[9];
  • Villa Savorgnan detta Castello nuovo a Savorgnano del Torre;
  • Villa Mangilli Schubert a Marsure di Sotto - il corpo principale con un grande salone all'interno è stato aggiunto nel XVIII secolo ad un edificio precedente del quale resta anche la chiesetta costruita nel 1676 ed ampliata nel 1881. Il corpo principale della viila fu fatto costruire dai Mangilli, famiglia lombarda di commercianti;
Villa Mangilli

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[10]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

A Povoletto, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza la lingua friulana. Ai sensi della Deliberazione n. 2680 del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune è inserito nell'ambito territoriale di tutela della lingua friulana ai fini della applicazione della legge 482/99, della legge regionale 15/96 e della legge regionale 29/2007[11].
La lingua friulana che si parla a Povoletto rientra fra le varianti appartenenti al friulano centro-orientale[12].

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

  • Quarte d'Avost, una delle più antiche sagre del Friuli. Si svolge a Povoletto la quarta settimana di agosto
  • Festa dei fiori, fine aprile a Primulacco
  • Concorso Internazionale per Giovani Strumentisti organizzato dall'Associazione Culturale Musicale EURITMIA, giugno a Povoletto
  • Messa del patrono di Povoletto San Clemente il 23 novembre
  • Messa del patrono di Bellazoia San Leonardo la prima domenica di settembre

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Frazioni e località[modifica | modifica wikitesto]

  • Bellazoia(friul. Bielezôe, slov. Svet Lenard) Bellazoia è un piccolo centro abitato situato tra l’alta pianura friulana e i primi rilievi delle Prealpi Giulie, ai piedi delle colline. Essa è il paese più orientale del comune ed è l’unica frazione di Povoletto posta al lato sinistro del torrente Malina, confinando a Nord con il Comune di Attimis e a Sud ed est con il Comune di Faedis. Per raggiungerla non serve ormai da tempo guadare torrenti o rivoli ma basta percorrere il rettilineo che dal ponte di Ronchis di Faedis conduce all'abitato e che ci fa ancora intravedere il rialzo "dell'alveo della Malina vecchia". Il luogo, nei documenti più antichi chiamato Zumpita, diventò proprietà dei nobili di Cuccagna che, verosimilmente nella prima metà del 1200, vi fecero costruire, su preesistenti abitazioni di epoca romana, una chiesetta dedicata a San Leonardo, il santo che si dedicava a riscattare i prigionieri di guerra o ingiustamente detenuti. Col recente restauro sono stati salvati piccoli capolavori di scultura opera di Bartolomeo Ortari (fine seicento, primi del settecento), l'altare settecentesco e specialmente due affreschi, probabilmente del XV secolo; il più conservato, opera di autore molto esperto, rappresenta la Madonna con Bambino in braccio mentre tiene in mano una mela.
  • Belvedere (friul. Bielvedè) Belvedere è la più piccola frazione del comune e la sua storia è legata alla famiglia Partistagno, ramo Cuccagna, che al posto di un luogo fortificato preesistente costruì, nel 1467, la Domus Magna interamente su progetto originale. I nobili di Partistagno che possedevano manieri ben arroccati nella zona pedemontana, scelsero qui di costruire una nuova residenza all'incrocio delle strade Attimis-Udine, Savorgnano-Salt-Udine e dell'allora trafficato guado di Rizzolo, sul torrente Torre, che univa Tricesimo a Cividale del Friuli. Il paesino era attorniato da una selva, un frutteto e magnifici giardini. Ma alla morte dell'ultimo Partistagno avvenuta nel 1801, il conte Giuseppe, che già poco si era interessato del suo feudo, seguì un periodo di completo abbandono. Cadde in rovina anche l'antica chiesetta di San Bartolomeo, certamente anteriore al 1318, che conservava le spoglie mortali di alcuni membri dell'illustre famiglia.
  • Grions del Torre (friul. Griôns) Grions del Torre è la frazione più meridionale del comune e si può agevolmente raggiungere percorrendo l'ottocentesca strada postale che, dopo essersi staccata dalla Udine - Cividale, lambisce la moderna zona industriale. I documenti più antichi che ci annotano il nome risalgono alla seconda metà del 1200 e ci raccontano di una selva di Grions. Un secondo atto del 1293 ci svela la dipendenza della zona dai Savorgnan che si erano assicurati la giurisdizione sul primo paese che religiosamente ed economicamente dipendeva dal Capitolo di Cividale, mantenendo così la continuità nella gestione delle acque della Roggia Cividina che, dotata di diversi mulini, proseguiva già allora sino a Cerneglons. L'antico abitato di snodava lungo la via principale che ancora lascia intravedere ampi porticati e difendeva la chiesa parrocchiale posta all'interno. In essa si può ammirare il magnifico altare barocco del 1703, in legno dorato opera dello scultore Bartolomeo Orari, di Caporetto, molto attivo anche in altre chiese della zona.
  • Magredis (friul. Magredis, slov. Magredi) L'abitato di Magredis sorge, per la maggior parte, su un piccolo e dolce rialzo del terreno che era quanto bastava, in tempi andati, a metterlo al riparo dalle esondazioni del torrente Malina che scorre lì vicino. Il toponimo indica una situazione di terreno magro, poco fertile e ghiaioso che contrasta con la realtà attuale diametralmente opposta come probabilmente già lo era anche nell'anno 762 quando è testimoniata l'esistenza di aziende agricole, casas in Magretas, alle dirette dipendenze del monastero benedettino femminile di Salt. La chiesa parrocchiale intitolata all'Assunta, pur essendo molto antica ma sovente rimaneggiata, non contiene rilevanti tracce del suo passato, mentre queste si possono ammirare nell'altro oratorio, quello di San Pietro. Gli affreschi del presbiterio di quest'ultimo edificio risalgono al 17 giugno 1518 e sono opera di Gian Paolo Thanner. Sembrano quasi sostenuti dallo zoccolo sul quale si ammirano dodici quadretti che rappresentano i mesi dell'anno e raccontano i divertimenti signorili ed i lavori di una fattoria tra la fine del 1400 e la prima metà del '500.
  • Marsure di Sopra (friul. Marsure Disore) Marsure di Sopra, sino a qualche anno fa, era un piccolo agglomerato di case con un mulino sulla strada che da Belvedere portava a Savorgnano. Il fervore edilizio ha unito queste case al paese di Primulacco. La regolamentazione delle abbondanti acque della Roggia Cividina e del Rio Maggiore, che qui si incrociano, hanno permesso uno sfruttamento adeguato del terreno che risulta fertile e abitato sin da tempi remoti. Infatti presso l'antico abitato sono venuti alla luce reperti del periodo Neolitico e, oltre ai classici oggetti in selce, sono stati ritrovati diversi piccoli menhir, alcuni anche con figure appena abbozzate, e perimetri di piccoli insediamenti abitativi. La frazione è conosciuta per la villa, attualmente proprietà della famiglia Zanardi-Landi, la chiesetta di Sant'Eurosia, ora dell'Annunziata, ed il piccolo giardino, ben visibile sulla strada principale di fronte alla villa, adornato di statue grottesche, pipinas, di origine ignota e forse resti di costruzioni precedenti.
  • Marsure di Sotto (friul. Marsure Disôt) La frazione Marsure di Sotto è attualmente conosciuta grazie alla villa dei marchesi Mangilli, ora Schubert. Le origini del luogo sono però molto più antiche ed hanno avuto il momento di maggiore sviluppo artigianale quando poterono sfruttare a fondo l'improvviso, anche se lento, dislivello dell'alveo della Roggia Cividina. In poche centinaia di metri si trovano le testimonianze di ben tre insediamenti artigianali seguiti da altri nella zona immediatamente a valle. Non erano solo semplici mulini ma ogni salto era dotato di più ruote che muovevano anche seghe e battiferro. Le ville gentilizie della zona, Mangilli e Coren, erano abbellite da peschiere alimentate da un sistema di canali derivati proprio dal vicino corso della Roggia Cividina. Nella frazione sorge il complesso scolastico delle scuole materne, elementari e medie del Comune corredato da moderni impianti sportivi.
  • Primulacco (friul. Primulà) Primulacco è una delle frazioni che ultimamente ha vissuto un rilevante incremento edilizio abitativo. Il nuovo non ha fatto dimenticare la tradizione storica della frazione che si colloca sulla sponda sinistra del Torre nel punto in cui, allargando il suo alveo, il bizzoso corso d'acqua consente uno dei primi facili guadi. La chiesetta di San Nicolò, nel vecchio borgo, non finisce di stupire gli appassionati di archeologia o coloro che nella storia locale trovano la propria identità culturale. Sulle pareti e sulla volta del presbiterio, opportunamente restaurate, hanno ripreso colore le figure che Gian Paolo Thanner affrescò nel 1544 coprendo lavori di pittori precedenti.
  • Ravosa (friul. Ravose, slov. Revosa) Ravosa è sempre stato un centro viario di notevole importanza trovandosi sulla strada di collegamento della zona montana del bacino del torrente Malina, e zone limitrofe, con Tricesimo, Udine e la pianura in genere. Già i Romani ne avevano intuito l'importanza e, sfruttando il terreno argilloso, vi avevano costruito fornaci i cui resti sembrano accompagnare il tracciato della vecchia strada per Attimis. Alcuni mattoni ed embrici, ritrovati anche fra le case del paese in occasione di recenti restauri, testimoniano direttamente l'antichità del paese stesso. Nel periodo medioevale è documentata l'esistenza di un vivace traffico di legname che, attingendo a ricchi e pregiati boschi, riforniva il mercato del prezioso materiale.Le acque del torrente Malina sono ancora fonte d'acqua per i roielli di Ravosa, Magredis e Siacco. Sulla piazza del paese sorge l'ottocentesca chiesa di San Martino, costruita sul luogo di un'omonima chiesetta del secolo XIV della quale sono ancora conservati alcuni affreschi nell'attuale sacrestia.
  • Salt (friul. Sât) Salt è la frazione più vicina al capoluogo e il confine fra i due nuclei abitati, che si snoda contorto fra moderne costruzioni commerciali, amene villette e orticelli, è un antico retaggio che ci riporta a lotte endemiche per la riscossione del quartese fra la parrocchia di Povoletto e la matrice di Nimis. Uno slargo della strada che porta a Udine, ottenuto anche con il riempimento di un antico fossato, ci lascia ammirare l'allineamento fortificato dell'antico borgo a cortina, all'interno del quale si accedeva attraverso i sottoportici ancora in parte utilizzati e decorati con icone dipinte come voto ai santi protettori. Un tempo Salt fu caposaldo militare romano messo lì a guardia dei facili guadi del torrente Torre. Lo stesso fortilizio o una villa romana fortificata durante il periodo longobardo divenne centro amministrativo di una nobile famiglia longobarda e destinato poi a monastero benedettino femminile, ricco di territori gestiti in parte al cinquanta per cento con quello maschile di Sesto al Reghena e dotato di un ospizio, senodochio, che sorgeva nelle vicinanze
  • Siacco (friul. Sià) La frazione di Siacco viene nominata per la prima volta nel celebre atto del 762 quando al monastero femminile di Salt vengono ufficialmente riconosciute le aziende agricole del paese. L'antichità della chiesetta, che sorge in mezzo al verde di moderne colture, viene confermata dall'intitolazione a San Vitale e quindi alla prima diffusione del cristianesimo nella zona. Le testimonianze scritte risalgono alla seconda metà del 1200. La vocazione agricola fu messa a dura prova dalle acque impetuose del torrente Malina che lambisce la zona. Dai documenti traspare una ricorrente paura negli abitanti che si lamentano perché ad "ogni montana" si vedono costretti a ricostruire, a proprie spese, ben quattro ponti di legno per evitare l'isolamento totale e corrono il rischio, già avvenuto peraltro, di vedersi strappare il terreno dalle acque del Malina che cambia facilmente alveo. Ma non va sottovalutata anche la vocazione artigianale della zona che poteva vantare le ruote di svariati mulini, battiferro e segherie mossi dai "salti" della Roggia Cividina detta anche di Siacco.
  • Savorgnano del Torre (friul. Seorgnan, slov. Zavournjan) Savorgnano è la frazione posta più a nord del comune . Le prime notizie scritte risalgono all'anno 921 quando da Berengario I, Marchese del Friuli e Imperatore del Sacro Romano Impero, viene data la concessione di fortificare un preesistente castello. Questo sorgeva sul colle della Motta che attualmente è oggetto di una campagna di scavi dai risultati interessanti, ed era il centro amministrativo di uno dei più importanti feudi del Friuli. Venuto meno lo scopo strettamente difensivo, fu abbandonato per una più comoda e decorosa dimora che i nobili castellani si costruirono, sempre a Savorgnano, da dove potevano controllare le derivazioni d'acqua delle varie Rogge di Udine e della Cividina che da qui si dipartono. Anche se Savorgnano richiama immancabilmente alla memoria il casato che ne prese il nome, non si può dimenticare che in zona sono numerosi i resti di costruzioni romane, di cui una databile con il ritrovamento di una moneta di Costantino il Grande del 300 dopo Cristo. Certamente furono proprio i Romani ad introdurre in zona la coltivazione della vite, costante punto di forza dell'economia della frazione.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
2004 2014 Alfio Cecutti Lista civica Sindaco
2014 2019 Andrea Romito Lista civica Sindaco
2019 in carica Giuliano Castenetto Lista civica Sindaco

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Toponimo ufficiale in lingua friulana, sancito dal DPReg 016/2014, vedi Toponomastica ufficiale, su arlef.it.
  2. ^ Comune di Povoletto - Statuto.
  3. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 luglio 2023 (dato provvisorio).
  4. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  5. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  6. ^ toponomastica ufficiale (DPReg 016/2014), su arlef.it.
  7. ^ Primo Cresta, Un partigiano dell'Osoppo al confine orientale, Del Bianco Editore, 1969.
  8. ^ in Ripa que vocatur Salto, ubi Monasterium a nobis fondatum est
  9. ^ Carte archeologiche online del Friuli Venezia Giulia
  10. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  11. ^ Toponomastica: denominazioni ufficiali in lingua friulana., su arlef.it.
  12. ^ Lingua e cultura, su arlef.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN249402650 · WorldCat Identities (ENviaf-249402650