Bob Mould

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Bob Mould
Bob Mould in concerto nel 2007
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereRock alternativo
Indie rock
Post-hardcore
Punk rock
Periodo di attività musicale1980 – in attività
Strumentovoce, chitarra, tastiere
EtichettaCreation, Granary Music, Full Frequency, New Alliance, Reflex, Restless, Rhino, Rough Trade, Rykodisc, SOL, SST, Virgin, Warner Bros., Yep Roc
Gruppi attualisolista
Gruppi precedentiHüsker Dü
Sugar
Album pubblicati11 (da solista)
Studio8
Live1
Raccolte2
Sito ufficiale

Bob Mould, vero nome Robert Arthur Mould (Malone, 16 ottobre 1960), è un cantante, chitarrista e produttore discografico statunitense.

Negli anni '80 è stato il leader e il principale songwriter degli Hüsker Dü, seminale band punk hardcore che nel corso della sua carriera seppe sviluppare il suo sound contaminandolo con il pop, il noise e il rock psichedelico, influenzando innumerevoli altre importanti band a seguire.

Per la sua forte personalità artistica, l'innovativo stile chitarristico e la profondità poetica dei suoi testi, Mould è considerato uno dei massimi autori del rock contemporaneo e uno dei "fari" della scena alternativa statunitense.[1][2]

Attività[modifica | modifica wikitesto]

È conosciuto principalmente per essere stato il chitarrista e cantante della seminale band post-hardcore Hüsker Dü durante gli anni ottanta.[3] Dopo lo scioglimento del gruppo ha iniziato a pubblicare album da solista cui ha fatto seguito la fondazione di un nuovo gruppo musicale, gli Sugar.[4] Dallo scioglimento degli Sugar ad oggi Bob Mould è tornato alla carriera da solista. All'attività da musicista affianca anche quelle di produttore discografico e dj (a volte sotto lo pseudonimo di LoudBomb, anagramma del suo nome).[5]

Nel 2011 ha pubblicato con Michael Azerrad l'autobiografia See a little light: the Trail of Rage and Melody.[6]

Dopo le sperimentazioni elettroniche dei primi anni 2000 nel 2012 è ritornato al suo classico stile con Silver Age, album intriso di rock vecchia maniera con una band di supporto composta da Jason Narducy al basso e Jon Wurster alla batteria.[7]

Nel 2014 è tornato alla ribalta con Beauty & Ruin, disco che segna il definitivo ricongiungimento al suono delle origini, giudicato il suo miglior lavoro degli ultimi anni.[8]

Nel 2019 è uscito il nuovo album intitolato Sunshine Rock e nell'agosto dello stesso anno ha partecipato con successo al Festival TOdays Festival a Torino.[9]

È dichiaratamente gay (come d'altronde l'altro leader degli Hüsker Dü, Grant Hart) e impegnato in prima persona per il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.[10]

Discografia da solista[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio[modifica | modifica wikitesto]

Raccolte[modifica | modifica wikitesto]

Live[modifica | modifica wikitesto]

Singoli ed EP[modifica | modifica wikitesto]

  • 1989 - See A Little Light
  • 1989 - Wishing Well + Four Live Tracks
  • 1995 - Egøverride

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • See a little light: the Trail of Rage and Melody

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The History of Rock Music. Bob Mould: biography, discography, reviews, links
  2. ^ Bob Mould - Silver Age :: Le recensioni di OndaRock, su ondarock.it. URL consultato il 6 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
  3. ^ Scheda su Bob Mould Archiviato il 12 gennaio 2005 in Internet Archive. da allmusic.com
  4. ^ https://www.discogs.com/artist/251659-Sugar-5
  5. ^ https://www.discogs.com/artist/254538-Bob-Mould
  6. ^ √ Bob Mould (con Michael Azzerad) - See A Little Light - The Tales of Rage and Melody - Rockol[collegamento interrotto]
  7. ^ √ SILVER AGE - Bob Mould - Recensione - Rockol, su rockol.it. URL consultato il 16 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2012).
  8. ^ pitchfork.com, http://pitchfork.com/reviews/albums/19404-bob-mould-beauty-ruin/.
  9. ^ Copia archiviata, su todaysfestival.com. URL consultato il 27 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2019).
  10. ^ Rock the House – Metro Weekly, su metroweekly.com. URL consultato il 6 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN34645465 · ISNI (EN0000 0000 5514 0263 · LCCN (ENn85247346 · GND (DE134694325 · BNF (FRcb139249736 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n85247346