Fatalismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
« Quod scripsi, scripsi »   ( Giovanni 19, 22, su laparola.net.)

Il fatalismo è una dottrina filosofica o una concezione teologica che, contrapponendo il predeterminismo al libero arbitrio, rimarca la sottomissione di tutti gli eventi o azioni al fato o al destino, ed è comunemente associato al conseguente atteggiamento di rassegnazione verso gli avvenimenti che si pensa siano inevitabili, predestinati, già stabiliti.[1][2]

Il fato può essere vissuto come provvidenziale, tramite la fede che un ordine cosmico detto logos presieda all'esistenza quotidiana. In questo caso si è disposti ad accettare passivamente il corso degli eventi senza tentare di modificare lo status quo. Ma esiste pure un fatalismo ritenuto illogico, disordinato e perciò indegno di fede/fiducia. Anzi: il fato nasce con un valore negativo nell'epica e nella tragedia greche, da Omero a Sofocle, e anche nella primissima filosofia, dal frammento di Anassimandro a Eraclito, da Empedocle all'antiteodicea di Epicuro.

Il fatalismo nella religione[modifica | modifica wikitesto]

(IT)

«Cessa di sperare di cambiare i fati degli dèi con la preghiera.»

Miti come quello delle Moire indicano che persino gli dèi subiscono un determinismo esterno concernente il decorso della Storia. Il fatalismo positivo d'un logos provvidenziale è invece proposto dallo stoicismo greco e romano.

La cultura latina presenta un esempio di fatalismo con Marco Manilio (I secolo a.C. - I secolo d.C.), il quale, nel suo scritto Astronomica, fa trasparire lievemente ed in forma velata la sua concezione fatalistica basata su un logos inteso anche come Demiurgo della realtà.

Una forma piuttosto diversa di fatalismo è proposta anche dalla letteratura apocalittica ebraica e dalla dottrina cristiana della Divina Provvidenza. La stessa tradizione biblica presenta una componente storiosofica ad elevato tasso di predeterminismo: il millenarismo con la settimana cosmica e il settemillenarismo, su cui poggia la corrente teologica dispensazionalista.

Partendo invece dall'altra radice della cultura europea/occidentale, la filosofia (Platone) e scienza (Ipparco di Nicea) greche, nel movimento New Age si è diffusa l'idea di una sequenza eonica delle ere zodiacali.

Il fatalismo nella filosofia della religione[modifica | modifica wikitesto]

(IT)

«Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole.»

In Nietzsche fatalismo e fiducia sono le caratteristiche del nichilismo attivo, il "pessimismo coraggioso" ed eroicamente titanico dell'oltreuomo (Übermensch), che in sostanza è una sintesi del "pessimismo cosmico" dello Schopenhauer neobuddhista e di Leopardi, e dell'ottimismo anti-fatalistico emersoniano del saggio "Fato". Il fato, secondo Nietzsche, ripropone ciclicamente le stesse situazioni, in conformità con il modello zoroastriano dell'eterno ritorno; non è dunque possibile interpretare la vita, illudendosi di potere agire su di essa, ma bisogna accettarla con la semplicità d'un fanciullo. All'uomo superiore Nietzsche attribuisce un'adesione incondizionata al proprio destino, l'amor fati, variante neospinoziana dell'amor crucis cristiano.

Anche in Heidegger spunta spesso l'idea di un abbandono all'Essere come "evento" (Ereignis), dunque un'analoga accondiscendenza e arrendevolezza: il termine da lui usato per designare tale abbandono proviene dalla mistica renano-fiamminga ed è Gelassenheit, titolo d'un suo testo del 1959.

Invece, e forse inaspettatamente, nel pensiero dell'ultimo Hegel spunta una drastica dissociazione fra il pantragismo e il pangiustificazionismo come patodicea e/o teodicea. Nella famosa sezione dedicata all'"astuzia della Ragione" (List der Vernunft), nella Introduzione alle Lezioni sulla filosofia della storia, egli approda a un netto distinguo fra:

  • l'alienazione (Entäusserung) dello Spirito assoluto, che sarà pure riconciliabile (versöhnlich) con se stesso, e
  • l'estraniazione (Entfremdung) dello spirito soggettivo e personale, il quale invece non ne può ricavare alcuna consolazione e conforto (la "coscienza infelice").

Rimane solo l'essere parassitati strumentalmente dal male: "spirito", sì, però comunque fatalismo anti-provvidenziale, esiziale, negativo, maligno. Con ciò viene rigettata ogni identificazione intenzionale delle coscienze individuali nei confronti d'una simile mostruosa progettazione e architettura del decorso storico.[3]

Il fatalismo materialistico e immanente[modifica | modifica wikitesto]

Oltre al fatalismo dei filosofi della religione citati, esiste anche un fatalismo materialistico, immanente, risultante dall'evolversi dei vincoli e delle possibilità nel susseguirsi degli eventi cosmici. Il riferimento è all'epistemologia dell'emergentismo,[4] ma pure a ciò che Ernst Bloch ha definito "sinistra aristotelica",[5][6] vale a dire al rapporto nell'ontologia di Aristotele fra atto e potenza, ossia a quanto sussisterebbe come "tendenza-latenza" nella materia.[7][8] Tuttavia questi pensatori si concentrano più sulle ipotetiche modalità di un simile cambiamento e non sulle sue tempistiche, le quali possono o meno trascenderci.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Umberto Fracassini, FATALISMO in "Enciclopedia Italiana" - Treccani, su Treccani, 1932.
  2. ^ fatalismo: significato e definizione, su la Repubblica.
  3. ^ Per una breve sintesi: Paul Ricœur, Il male. Una sfida alla filosofia e alla teologia, ed. or. 1986, trad. it. Brescia, Morcellana, 1993, pp. 35-49. ISBN 88-372-1520-7; ISBN 978-88-372-1520-0.
  4. ^ Cf. Mauro Ceruti, Il vincolo e la possibilità, Prefazione di Heinz von Foerster, Milano, Feltrinelli, 1986. ISBN 88-07-09011-2; ISBN 978-88-07-09011-0. Anteprima limitata su Google Libri.
  5. ^ Ernst Bloch, Ateismo nel cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del Regno. "Chi vede me vede il Padre", Milano, Feltrinelli, 2005, p. 288. ISBN 88-07-81850-7; ISBN 978-88-07-81850-9.
  6. ^ Ernst Bloch, Avicenna e la sinistra aristotelica, Sesto San Giovanni, Mimesis, 2018. ISBN 88-57-55047-8; ISBN 978-88-57-55047-3.
  7. ^ Ernst Bloch, Il principio speranza, Milano, Garzanti, 2005, pp. 242-244. ISBN 88-11-74054-1; ISBN 978-88-11-74054-4.
  8. ^ Ernst Bloch, Experimentum Mundi. La domanda centrale. Le categorie del portar-fuori. La prassi, Brescia, Queriniana, 1980, pp. 174-5, 284. ISBN 88-39-91831-0; ISBN 978-88-39-91831-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàGND (DE4153787-7