Del Carretto

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Del Carretto
AD MELIORA -
CELERITATE ET MORA -
WILLIGISS

D'oro a cinque bande di rosso
StatoSacro Romano Impero
Regno di Sicilia
Regno di Sardegna
Regno d'Italia
Ducato di Milano
Ducato di Savoia
Casata di derivazioneAleramici
Casata principaleDel Vasto
Titoli
FondatoreEnrico I del Carretto detto “il Valoroso”
Data di fondazioneXIXII secolo
EtniaItaliani
Rami cadetti
  • Millesimo
  • Novello
  • Balestrino
  • Zuccarello
  • Racalmuto
  • Ponti e Sessame
  • Pignone del Carretto

La famiglia Del Carretto è di discendenza aleramica. La dinastia nei secoli si divise in molti rami, signori di feudi della Riviera ligure di ponente e del Basso Piemonte. Il capostipite della dinastia fu Enrico del Vasto, figlio di Bonifacio del Vasto, signore della Liguria Occidentale e del Piemonte meridionale. Anche Enrico viene spesso chiamato Enrico I Del Carretto, benché egli non abbia mai usato questo nome.

Enrico del Vasto discendeva da Aleramo e quindi poteva vantare una mitica discendenza imperiale; tuttavia sua moglie, la moglie di suo nipote Giacomo Del Carretto e conseguentemente tutti i loro discendenti vantarono una discendenza imperiale certa.

Enrico Del Vasto e molti suoi discendenti furono feudatari diretti del Sacro Romano Impero, ma i suoi domini vennero frazionati fra le numerose stirpi da lui discese, mentre il potere imperiale in Italia ebbe alterne fortune. I Del Carretto, perciò, dovettero in molti periodi appoggiarsi a feudatari più potenti a loro vicini, come i duchi di Monferrato, di Milano e di Savoia, stipulando talvolta trattati di aderenza, oppure sottomettersi a liberi comuni come Genova, Asti o Alba. I diversi rami dei Del Carretto erano perlopiù legati da comuni interessi e appartenenze politiche e in alcuni periodi si costituirono in una lega presieduta dai marchesi di Finale.

Castel Gavone era la sede dei Del Carretto di Finale. In primo piano la "torre dei diamanti"

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I ruderi del castello di Cairo Montenotte

Enrico del Vasto, marchese di Savona e uno dei principali collaboratori di Federico Barbarossa, ebbe due figli, Ottone ed Enrico, che dopo la sua morte (circa 1185) si divisero i suoi domini. Il territorio fu ulteriormente frazionato dai loro discendenti in una molteplicità di domini feudali indipendenti, talvolta uniti in una lega a orientamento ghibellino. Dal 1496 i marchesi di Finale esercitarono perlopiù il primato con il titolo di "vicario imperiale per i marchesati di Savona e Clavesana".

La divisione fra Ottone ed Enrico II[modifica | modifica wikitesto]

Ottone ebbe Savona e i feudi paterni a est della linea ideale che congiunge Carcare con Alba e principalmente il territorio fra le due Bormide. Il territorio di Ottone si spingeva verso nord-est fino quasi ad Acqui, dove si trovavano i feudi di Sessame, Bubbio, Cassinasco, Monastero Bormida e Ponti. Da Ponti il confine scendeva verso sud lungo la valle della Bormida di Spigno, fino ai castelli di Dego, Carretto, Cairo.

Enrico II, invece, ebbe la porzione occidentale dei domini paterni, una fascia di territorio che da Finale Ligure arrivava quasi ad Alba, passando per Osiglia, Millesimo, Camerana, Clavesana e Novello. Rimase in comune il possesso del castello di Carcare, che presidiava l'attraversamento della Bormida di Spigno e assicurava lucrosi pedaggi, e il territorio ligure fra Vado e Noli (con il castello del Segno), a cui facevano capo i commerci, provenienti dallo scalo nella baia di Vado, sui quali lucravano i marchesi.

Il ramo di Ottone[modifica | modifica wikitesto]

Ottone rinunciò rapidamente alla propria autonomia politica. Nell'aprile 1191 vendette per 1500 lire tutti i residui beni e diritti feudali, che deteneva a Savona e nei territori circostanti. Successivamente Ottone cedette anche i diritti feudali sui propri domini nelle Langhe, parte al comune di Asti (1209) e parte a quello di Genova (1214), ottenendone in cambio un compenso e la reinvestitura degli stessi beni come vassallo per sé e per i suoi eredi. Da lui discendono, ad esempio, i Del Carretto di Ponti e Sessame.

Il ramo di Enrico II[modifica | modifica wikitesto]

Enrico II Del Carretto, invece, consolidò i propri domini fortificando i borghi di Millesimo e di Finalborgo. Suo figlio Giacomo fu un importante collaboratore dell'imperatore Federico II di Svevia, di cui sposò una figlia illegittima, Caterina da Marano. Nel 1268, pochi anni dopo la sua morte, i tre figli divisero i suoi domini in tre parti dette "terzieri". Il terziere di Novello andò a Enrico III, quello di Millesimo a Corrado e quello di Finale ad Antonio.

Terziere di Finale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Marchesato di Finale.

I discendenti di Giorgio, figlio primogenito di Antonio, governarono per quattro secoli il Marchesato di Finale, dal quale gemmarono altri piccoli stati carretteschi, come il marchesato di Zuccarello e quello di Balestrino. Dal secondo figlio, Enrico (1282-1337), discesero i Del Carretto di Mombaldone, mentre il terzo, Antonio, si trasferì in Sicilia nel 1306 dando origine ai baroni, poi conti, di Racalmuto.

Marchesato di Zuccarello[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Marchesato di Zuccarello.

Nel terzo decennio del XIV secolo, un ramo dei discendenti di Giorgio entra in possesso (per via matrimoniale con Caterina Clavesana, ma anche con mosse spregiudicate approfittando del logoramento economico e militare dei marchesi Clavesana dopo quasi un secolo di guerra combattuta contro Genova e la sua alleata costiera Albenga) del Castello e dei territori di Zuccarello, finendo per esautorare la dinastia fondatrice dalla città fortificata e dar vita (a partire dal 1326 e poi compiutamente nel 1397) al Marchesato di Zuccarello.[1][2][3]

Del Carretto di Sicilia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Racalmuto.

Questa linea trae origine dal matrimonio di un Antonio del Carretto con Costanza Chiaramonte, figlia di Federico II barone di Racalmuto l'11 novembre 1307. Col matrimonio Antonio divenne barone di Calatabiano e Siculiana. Alla morte del suocero (1313) divenne anche barone di Racalmuto.

Possedette questa famiglia, oltre della detta terra di Recalmuto elevata poscia in contea, le baronie di Fabrica o Xiabica, Donnamaria, Cerami, il diritto del grano ed annue onze 51 sulle marine del regno, il principato di Ventimiglia, la contea di Gagliano.

La linea maschile di questo ramo siciliano fiorì sino al 1710, quando si estinse con la morte di Girolamo III.[4]

Terziere di Novello[modifica | modifica wikitesto]

La sua ampiezza può essere desunta dall'investitura concessa da Carlo IV ai fratelli Antonio, Alberto, Enrico, Franceschino e Manfredo, figli di un Giacomo Del Carretto, primogenito di Enrico di Novello. L'atto, redatto il 2 febbraio 1354, conferma gli antichi privilegi della famiglia sui luoghi di Novello, Monchiero, Sinio, Albaretto della Torre, Arguello, Serravalle Langhe, Bossolasco, Gorzegno, Mombarcaro, Lodisio, Castino, Cerretto Langhe, insieme a parte di Cosseria, Millesimo e Carcare.

Questi domini finirono principalmente ai due figli di Antonio, Giacomo e Thete, che diedero origine alle due linee dei marchesi di Novello, propriamente detti, e dei marchesi di Gorzegno. Enrico, invece, ereditò Bossolasco e Serravalle Langhe, ma suo nipote Giovanni Bartolomeo ebbe solo figlie, perciò nella seconda metà del Quattrocento i suoi feudi si dispersero pro quota fra gli eredi, fra cui anche Carlo Del Carretto di Zuccarello.

Giacomo, però, aveva acquistato da Alberto Del Carretto, del ramo di Dego-Cairo, e dai marchesi di Ponzone il feudo di Spigno, che entrò nell'asse ereditario del suo figlio minore, Manfredo. Egli, inoltre, potrebbe aver ottenuto beni dotali della moglie Eliana, figlia di Manfredo, signore di Cairo e di Cortemilia, del ramo di Ottone.

Francesco, primogenito di Manfredo, diede origine ai signori di Spigno, la cui linea maschile si estinse ai primi del Cinquecento. Il Marchesato di Spigno passò così a Luigi Asinari figlio dell'ultima Del Carretto di Spigno, Caterina. Lodisio o Ludovico, il secondogenito di Manfredo, ebbe invece i feudi di Prunetto, Levice e Brovida (il comune di Brovida è stato diviso nel 1929 fra Dego e Cairo). Lodisio ne fu investito da Filippo Maria Visconti nel 1431. Il ramo dei signori di Prunetto, si estinse a metà del Cinquecento. Anna Del Carretto, l'ultima discendente, sposò Galeazzo Scarampo, conte di Roccaverano nel 1560.

Nel XX secolo dal terziere di Novello discendono i Del Carretto di Torre Bormida e Bergolo e i Del Carretto di Napoli.

Terziere di Millesimo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Millesimo (Italia).

I Del Carretto di Millesimo si frazionarono in diversi rami, spesso di breve durata. All'inizio del Quattrocento i fratelli Corrado II e Oddonino diedero vita da un lato ai marchesi di Grana e Millesimo e dall'altro ai conti di Cengio e Millesimo.

Quali esponenti della nobiltà di spada sabauda, molti Del Carretto di Millesimo servirono come ufficiali della Regia Armata Sarda. Si ricordano in particolare l'ufficiale di cavalleria e Reale Corpo di Stato Maggiore Filippo Del Carretto[5] ed il fratello Gustavo Del Carretto di Millesimo ufficiale di cavalleria, entrambi combattenti nella Prima guerra d'indipendenza[6].

Estinta la linea dei Del Carretto di Millesimo nella contessa Valburga (che aveva sposato il marchese Carlo Luigi Aleramo Del Carretto di Novello, Gorzegno e Moncrivello), i diritti ed il titolo passarono al figlio Gustavo.

La marchesa Maria Gabriella Valburga del Carretto di Millesimo, figlia del marchese Gustavo, era moglie del generale Coriolano Ponza di San Martino (il quale discendeva, per parte materna, dai Del Carretto di Mombaldone).

I marchesi di Grana[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Marchesato di Grana.

Corrado II fu podestà di Verona e di Genova e successivamente ambasciatore per conto del duca di Milano presso i re di Boemia, Francia e Inghilterra. Morì nel 1452 nei pressi di Gerusalemme. I suoi discendenti, invece, divennero cortigiani dei marchesi di Monferrato e successivamente dei Gonzaga, duchi di Mantova e signori del Monferrato dopo l'estinzione dei Paleologi, distinguendosi anche per le loro doti intellettuali. I più noti furono Galeotto (1455-1530), storico, poeta lirico e commediografo e Giorgio, (morto verso il 1590) letterato, matematico e giureconsulto. Nel 1588 Prospero sposò l'amante del duca Vincenzo I Gonzaga, Agnese Argotta, e fu compensato col titolo di marchese di Grana. Il duca fu probabilmente il vero padre dei due figli di Prospero.[7] Il maschio, Francesco Antonio, si fece onore nell'esercito imperiale secondo l'esempio degli avi Gonzaga. Anche il figlio di Francesco Antonio, Ottone Enrico del Carretto (16391685), che fu l'ultimo discendente del ramo di Grana e Millesimo, raggiunse una certa fama nel XVII secolo in Germania. Divenuto maggior generale dell'esercito imperiale al tempo dell'imperatore Leopoldo I, nel corso della guerra d'Olanda sconfisse i francesi del Créquy a Konzer Brücke (11 agosto 1675).

Lo stesso argomento in dettaglio: Ottone Enrico del Carretto.
I conti di Cengio e Millesimo[modifica | modifica wikitesto]

Anche Oddonino e i suoi discendenti furono alle dipendenze dei marchesi di Monferrato e infine dei Savoia. Un cadetto di questo ramo, Stefano (morto nel 1624), diede vita ad un ramo boemo, che fiorì sino a metà del XIX secolo. Lo stemma dei Del Carretto splende ancora su un palazzo di Praga.

Il marchesato del Carretto[modifica | modifica wikitesto]

Enrico I e i suoi discendenti "Del Carretto" portarono sempre il titolo di "marchesi di Savona" e non "di Carretto" o "del Carretto". Benché, infatti, fra i domini di Enrico Del Vasto ci fosse il castello del paese di Carretto, frazione di Cairo Montenotte, esso aveva una importanza secondaria e non risulta che sia mai stato sede né di Enrico né dei suoi discendenti. La famiglia, perciò, non fu mai associata a un "marchesato del Carretto", da cui potrebbe aver derivato il proprio nome, anche perché quando il territorio era unito il nome "Del Carretto" non risulta essere stato usato come cognome e quando esso fu adottato dai figli di Enrico il territorio era ormai stato diviso e il castello competeva a uno soltanto di loro. Sarebbe stato ridicolo se Enrico II, che per primo utilizzò il cognome Del Carretto, avesse inteso riferirsi ad un possedimento feudale che era interamente nella disponibilità di suo fratello Ottone.

Nelle carte geografiche sei-settecentesche, tuttavia, compare talvolta tale nome per indicare il marchesato di Millesimo, nel cui territorio si trovava appunto il paese di Carretto, frazione di Cairo Montenotte.[8]

Il nome[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Del Carretto è solo una di quattro varianti in cui il nome può comparire. I discendenti di Enrico del Vasto preferirono spesso firmare documenti con il solo nome Carretto o Carretus, senza alcuna preposizione. Anche la versione dal carretto venne utilizzata. La variante più diffusa nella storiografia meno recente è però del Carretto, in cui la prima lettera minuscola del cognome sembra denotare una provenienza dal paese di Carretto, frazione di Cairo Montenotte, interpretando e traducendo il latino de carreto come un'indicazione d'origine geografica (priva peraltro di qualunque conferma documentaria). La diffusione di questa variante è conseguenza di una posizione politica coerentemente seguita dalla Repubblica di Genova per secoli, mirante a disconoscere ai Del Carretto il titolo di marchesi di Savona (che è attestato con molta frequenza nei documenti carretteschi, ma è completamente assente in tutti i trattati fra la Repubblica e i Del Carretto). Nel 1642 Raffaele Della Torre, il famoso uomo politico genovese, si inventò nella sua diffusissima Cyrologia che il nome derivasse da un fantomatico "marchesato di Carretto" e fosse perciò la prova che i Del Carretto non discendevano da Enrico del Vasto, marchese di Savona. La teoria era finalizzata a negare ai monarchi spagnoli il diritto di sbarco nella rada di Vado e più in generale ogni diritto sul Savonese. Tali diritti, basati sugli accordi di Filippo II con l'ultimo marchese carrettesco di Finale, erano stati poco prima ribaditi nell'investitura di Filippo IV del 1639.

Recentemente, invece, è stato suggerito che il nome derivi dal poema Il cavaliere del carretto, in cui Chrétien de Troyes crea il personaggio eroico di Lancillotto. Il poema fu scritto circa due decenni prima che il nome fosse utilizzato per i discendenti di Enrico del Vasto ed era molto popolare presso i trovatori che in quegli anni frequentavano le corti dei marchesi aleramici.

Anche gli eruditi dei secoli passati non ebbero mai dubbi sul fatto che il cognome fosse collegato a una vera e propria carretta, senza però darne un'unica interpretazione. Filadelfo Mugnos nel suo notissimo Teatro delle Famiglie nobili...di Sicilia suggerisce che si trattasse della carretta, con cui Aleramo e Adelasia fuggirono per nascondersi nei pressi di Albenga.[9] Forse era questa la versione che si tramandava presso i Del Carretto di Racalmuto, un ramo siciliano, staccatosi nel Trecento con Antonio Del Carretto. Secondo altri, invece, il carretto era un carro trionfale che trasportava il turbante conquistato in Palestina da Enrico del Vasto dopo il famoso duello col principe di Joppe (=Giaffa). In altre parole il motivo iconografico, rappresentato nel bassorilievo quattrocentesco che decora piazza San Biagio a Finalborgo, risalirebbe a Enrico I e sarebbe all'origine del cognome. Il Bricheri Colombi, invece, suppone che il carretto sia una dichiarazione della presunta ascendenza sassone: fra gli stemmi degli imperatori sassoni, uno avrebbe contenuto quattro ruote come quelle di un carretto.

Qualunque ne fosse l'origine, l'adozione del cognome "Carretto" da parte dei discendenti di Enrico del Vasto è circa simultanea e per molti versi analoga all'adozione del cognome "Lancia" da parte di un loro cugino, Manfredi dei marchesi di Busca e di "Della Scala" o "Dal Verme" da parte di altri importanti signori feudali. Il latino "de carreto" dovrebbe quindi intendersi non come un complemento di moto, ma come un complemento d'argomento.

In francese il nome Del Carretto è conosciuto anche come Car(r)ette, in particolare tramite Niccolò Cevoli, che divenne in francese Nicolas Cévoli, marquis de Carette.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Amato Amati, Dizionario corografico dell'Italia, vol. 3, Napoli, Casa Editrice dott. Francesco Vallardi, 1868.
  2. ^ Franco Giusti, Il Marchesato di Clavesana fino al Marchesato di Zuccarello, a cura della Pro Loco di Zuccarello, Tgbook, 2011.
  3. ^ Comune di Zuccarello, I Del Carretto e la storia di Ilaria, su comunezuccarello.it.
  4. ^ Contra Omnia Racalmuto: GIROLAMO III DEL CARRETTO
  5. ^ Luigi Torelli (a cura di), Album Tabelle della Torre Storica di San Martino, Libro 6, San Martino della Battaglia, Società di San Martino e Solferino, 1893, p. 1426.
  6. ^ Calendario Generale pe' Regii Stati compilato d'ordine e con privilegio di S.M., Torino, Stamperia Sociale degli Artisti Tipografi, 1849.
  7. ^ Francesco Antonio nacque nel 1590 e Anna nel 1591. Subito prima e subito dopo il brevissimo matrimonio Agnese diede due figli illegittimi a Vincenzo Gonzaga: Francesco nel 1588 e Silvio nel 1592.
  8. ^ La Liguria nelle carte e nelle vedute antiche, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1992. Si veda per esempio la tavola di G. Chafrion stampata a Roma da Domenico De Rossi nel 1697.
  9. ^ Parte prima, libro II, foglio 238

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Leonardo Botta (a cura di), Storia di Finale, Savona 1997.
  • Stefano Ticineto, Carcare e l'alta Val Bormida nel Medioevo, GRIFL, Rapallo 1998.
  • Alberto Peano Cavasola, Il castello di Lancillotto. La storia europea di Castel Gavone, Finale Ligure 2004.
  • Giovanni Bernardo Brichieri Colombi, Tabulae genealogicae gentis Carrettensis marchionum Savonae, Finarii, Clavexanae, Vindobonae (Vienna) 1741.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Genealogie di alcuni rami della famiglia Del Carretto: