Camelus

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Camelus
Camelus bactrianus
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Superordine Laurasiatheria
Ordine Artiodactyla
Sottordine Tylopoda
Famiglia Camelidae
Tribù Camelini
Genere Camelus
Linnaeus, 1758
Specie

Camelus Linnaeus, 1758 è un genere di mammiferi artiodattili della famiglia dei Camelidi, che comprende gli animali comunemente conosciuti come cammelli (in senso lato).[1] Esso comprende due sole specie viventi: il cammello in senso stretto (Camelus bactrianus) e il dromedario (Camelus dromedarius)[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo genere comprende i rappresentanti più tipici della famiglia dei Camelidi, di grandi dimensioni (oltre 2 metri di altezza), con collo e arti molto allungati e adattamenti alla vita in ambienti aridi come ciglia e peli delle orecchie lunghi e folti, narici capaci di chiudersi ermeticamente durante le tempeste di sabbia e un apparato digerente in grado di trattenere quanta più acqua possibile, in maniera simile a quello dei Caprini, con i quali tuttavia non sono strettamente imparentati.

La caratteristica che distingue questo genere dagli altri due attualmente viventi (Lama e Vicugna) è la presenza di un voluminoso accumulo adiposo dorsale, sostenuto dai processi spinosi delle vertebre toraciche e lombari e di forma diversa a seconda della specie. Tale deposito, popolarmente detto gobba, funge da riserva di energia nei periodi in cui il nutrimento scarseggia; si suddivide in due lobi uguali in C. bactrianus, mentre in C. dromedarius il lobo anteriore è praticamente atrofizzato e il deposito adiposo si dispone apparentemente in un lobo unico al centro del dorso[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le gobbe conferiscono a questi animali la loro proverbiale capacità di resistere senza bere per lunghi periodi. Per sopravvivere negli ambienti desertici entrambe le specie hanno inoltre sviluppato particolari adattamenti tra cui: un mantello lungo e folto in inverno, che cade nella stagione calda; le narici che si chiudono per non far penetrare la sabbia; le sopracciglia folte e le due file di ciglia che proteggono gli occhi; i cuscinetti che isolano i piedi dal suolo rovente. Entrambe le specie inoltre sudano raramente, conservando i liquidi per parecchio tempo.[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il cammello è diffuso nelle zone desertiche e steppose dell'Asia centrale, dall'Anatolia alla Mongolia, mentre l'areale del dromedario comprende l'Africa del nord, la Penisola arabica e l'Asia minore; introdotto in Australia nel 1800 è sfuggito al controllo dell'uomo, trasformandosi in una specie invasiva, con una popolazione totale di almeno 500.000 capi.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

C. bactrianus
C. dromedarius

Descritto da Linneo nella edizione del 1758 del Systema Naturae[5], il genere comprende due sole specie viventi:[2]

Dal 2004 è riconoscono lo status di specie al cammello selvatico, che vive allo stato brado nel deserto di Gobi.[6]

Altre specie estinte del genere Camelus sono Camelus thomasi e Camelus grattardi. Verso la fine del 2006 è stata scoperta in Siria una nuova specie fossile (Camelus moreli).[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nicola Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, 11ª ed., Bologna, Zanichelli, 1988.
  2. ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Camelus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ B. Lanza (a cura di), Dizionario Illustrato del Regno Animale, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1982
  4. ^ Cammello, in National Geographic, 2010. URL consultato l'11 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).
  5. ^ C. Linnaeus. Systema Naturae per Regna Tria Naturae, secundum Classes, Ordines, Genera, Species, cum Characteribus, Differentiis, Synonymis, Locis. Tomus I. Laurentii Salvii, Holmiae (Stockholm), 1758, pp. 1-823
  6. ^ (EN) Camelus ferus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  7. ^ Research on the Palaeolithic of the El Kowm Area (Syria) (PDF), Institute for Prehistory and Archaeological Science, University of Basel, Switzerland, 2008 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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