Cambiano

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Cambiano
comune
Cambiano – Stemma
Cambiano – Bandiera
Cambiano – Veduta
Cambiano – Veduta
Porta - torre di accesso al centro storico
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Piemonte
Città metropolitana Torino
Amministrazione
SindacoCarlo Vergnano (centro-sinistra) dal 5-6-2016 (2º mandato dal 4-10-2021)
Territorio
Coordinate44°58′00″N 7°47′00″E / 44.966667°N 7.783333°E44.966667; 7.783333 (Cambiano)
Altitudine253 m s.l.m.
Superficie14,13 km²
Abitanti5 898[1] (31-8-2023)
Densità417,41 ab./km²
FrazioniMadonna della Scala
Comuni confinantiChieri, Moncalieri, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Santena, Trofarello, Villastellone
Altre informazioni
Cod. postale10020
Prefisso011
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT001048
Cod. catastaleB462
TargaTO
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 604 GG[3]
Nome abitanticambianesi
Patronosan Vincenzo e Anastasio
Giorno festivo22 gennaio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Cambiano
Cambiano
Cambiano – Mappa
Cambiano – Mappa
Localizzazione del comune di Cambiano nella città metropolitana di Torino.
Sito istituzionale

Cambiàno (Cambiagn in piemontese) è un comune italiano di 5 898 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il paese è situato ai piedi delle colline torinesi, a pochi chilometri a sud-est del capoluogo. A est e a nord confina con le frazioni Pessione, Fontaneto, Cassano, Falcettini, Monza, Fortemaggiore e Fasano sotto Chieri, più una parte semi-collinare a ridosso di frazione San Pietro, le località Sauglio, San Martino, Benne di Pecetto e una parte di Pino Torinese, mentre a ovest confina con Trofarello, quindi a sud con Santena e una parte di Villastellone. Cambiano possiede anche due zone decentrate, frazione Madonna della Scala a nord, della quale una parte è condivisa col comune di Chieri, e la località Mosi-Mosetti, a est del paese.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

È molto probabile che il toponimo origini da Cambius (unito al suffisso -anus), quasi sicuramente un nome di persona, latinizzato da un preesistente nome celtico. La presenza di antichi romani è attestata da alcuni reperti circostanti, risalenti all'incirca al III secolo, quando già nella vicina Chieri fu confermata la presenza di una colonia. Il primo documento nel quale compare il toponimo, risulta, comunque, un atto di vendita del 959. In esso, Ugo di Levaldigi vende a Bernardo di Masio e ai suoi fratelli Ugo e Aldo alcune terre chieresi; fra di queste vi era anche Cambiano, il cui nome fu scritto nella forma plurale Cambianis.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo alto-medioevale, Cambiano subì le stesse sorti del territorio a cui appartenne, ovvero la Marca di Torino, quindi dal passaggio longobardo fino al Sacro Romano Impero, quando divenne una proprietà del vescovado torinese, poi sotto l'amministrazione del marchese tor Olderico Manfredi.
All'inizio dell'XI secolo, insieme ad altri comuni circostanti, fu poi collegato all'Abbazia di Nonantola in provincia di Modena, che però possedeva anche diversi territori in Piemonte. Nel 1034 fu quindi ceduto ai conti di Pombia, quindi a quelli di Biandrate. Successivamente, la storia del paese s'intreccia con quella della vicina Chieri (sotto dominio del principe Oddone di Savoia). Quando Federico I il Barbarossa, distrusse quest'ultima nel 1155, gli abitanti, insieme a quelli di Riva, furono tra i primi ad aiutare la sua ricostruzione. Il Barbarossa concesse il territorio al vescovo Carlo fino al 1168, fino alla destituzione dei suoi poteri da parte della Lega Lombarda.

Cambiano prestò sudditanza a Chieri nel 1248 assicurandosi, in cambio, una buona difesa militare. Questo spiega le numerose distruzioni subite agli inizi del XIV secolo. È molto probabile che il suo castello fu distrutto dalle armate torinesi nel 1319. Il 1345 fu teatro di scontri tra i Savoia e gli angioini, alleati coi francesi, contro il vicino Marchesato del Monferrato-Asti, con la famosa battaglia di Gamenario (ai confini con Santena), vinta da questi ultimi. Fu proprio in questo periodo, che i cambianesi si votarono ai santi Vincenzo e Anastasio, quest'ultimo già protettore di un vicino monastero astigiano. Tuttavia, soltanto due anni dopo, Cambiano ed i paesi limitrofi vennero assoggettati ai Savoia-Acaja[4] e, nel 1418, entrarono ufficialmente nel Ducato sabaudo.

Nel 1618 poi, Carlo Emanuele I di Savoia concesse il feudo al nobile piacentino Scotti (o Scotto), ma questi morì senza eredi. Il comune venne quindi riacquistato nel 1642, dai ricchi chieresi Borgarelli. Nel 1630, il paese fu colpito prima dalla peste, poi dall'invasione dei francesi; nel periodo della guerra dei trent'anni, vinta la battaglia nei pressi de La Rotta di Moncalieri-Villastellone, le truppe francesi saccheggiarono barbaramente e s'accamparono proprio a Cambiano.

Nel 1691, il paese fu poi ceduto al marchese Vittorio Carron di San Tommaso, che nel 1702 lo ricedette alla contessa Maria Margherita Tana, in cambio di Avigliana. Dalla contessa passò quindi a Giovanni Antonio San Martino-Provana di Parella. Nel 1769, venne acquistato dalla famiglia Turinetti, di cui si cita l'erede Brunone, un mecenate collezionista di quadri. Tuttavia, Cambiano fu nuovamente francese durante l'impero napoleonico. In questo periodo, il villaggio subì gravissimi danni (così come i vicini di Santena e Villastellone) dall'esondazione del rio Tepice, piccolo affluente del Po.
Durante il XIX secolo, Cambiano vide una fase di sviluppo e modernizzazione. Grazie ad un progetto del conte Manfredo Bertone di Sambuy, venne costituita una società anonima per l'istruzione primaria, basata sull'azionariato popolare. Nel 1859, la popolazione crebbe fino a 2.697 abitanti.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma comunale fu deciso in base all'araldica sabauda, come simbolo di fedeltà, attraverso un cane bianco (scelto in assonanza con Cambiano = canem-album) in campo rosso (i colori sabaudi).

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Parrocchiale SS. Vincenzo ed Anastasio
  • Parrocchia dei santi patroni Vincenzo e Anastasio (in piazza Vittorio Veneto angolo Via Chiesa), prima distrutta nel saccheggio del 1640, poi riedificata nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1735, su progetto dell'architetto Vittone, fu poi costruita l'attuale facciata. All'interno di una delle cappelle, è custodito un quadro del pittore piemontese Chiantore, raffigurante i due patroni. Adiacente, si trova un campanile del 1883, eretto gettando i mattoni della vecchia Torre Medioevale, abbattuta quell'anno. Il campanile, alto ben 52 metri, è molto sottile, a base quadrata ridotta a soli 4,60 metri per lato.
  • Chiesa dello Spirito Santo, fondata dalla omonima Confraternita[5] sul finire del XVI secolo, e che dà l'accesso pedonale al borgo centrale, da Via Camillo Benso verso la piazza municipale G. Ferrero. La chiesa fu costruita a più riprese, terminata soltanto nel 1711 con l'abbellimento barocco della facciata[6]. In un'unica navata, possiede solo due statue di Santa Rita e San Giuseppe, più una rappresentazione della Sindone di Sindone sul portale. Una curiosità: sul lato esterno sud della chiesa esiste un toret, ovvero la tipica fontanella comunale verde che però è presente solo a Torino
  • Torre Campanaria Medioevale, non lontana dalla suddetta chiesa, sulla via Camillo Benso; detta anche Torre Porta o Porta Stellina, dava (e dà tuttora) un suggestivo accesso pedonale (la piccola via Compajre) al borgo centrale. Forse risalente al XIII secolo come torre di avvistamento militare, fu più volte rimaneggiata e ristrutturata. Nel 1883, fu quasi completamente abbattuta e ricostruita, con l'aggiunta di una meridiana e di un orologio, ribassando l'originale arco ogivale
  • Castello dei Mosi e dei Mosetti, a est del borgo. Sono due edifici medioevali, distanti fra di loro poche centinaia di metri e risalenti al XII secolo, il primo delle quali è ormai fatiscente. La torre dei Mosetti presenta la caratteristica di terminare a punta di clarino. È un esempio tipico di fortificazioni medioevali, edificate per difendere i contadini delle campagne vicine. Estintesi nel XVIII secolo le famiglie che li avevano fatte costruire vennero comprese nell'anno 1724 nei possedimenti dei conti di località Fontaneto.
  • Madonna della Scala, chiesetta del XVIII secolo, con torre campanaria in stile neogotico, sita in frazione omonima, verso la vicina Chieri e collegata col relativo culto mariano del Duomo chierese, sebbene sotto l'amministrazione di Cambiano

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi sessanta anni, a partire dal 1961, il comune ha raddoppiato la propria popolazione residente.

Abitanti censiti[7]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Cambiano sono 243[8], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[9]:

  1. Romania, 120
  2. Albania, 47

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

A Cambiano è presente la biblioteca "Fratelli Angelo e Stefano Jacomuzzi". Originariamente nata nel 1964 come punto prestito dipendente dalla biblioteca di Pinerolo, iniziò ad ampliare il suo patrimonio grazie a contributi regionali e comunali e spostò la sua sede da locali all'interno del Palazzo Comunale alla "Piccola Casa San Giuseppe", originariamente un ricovero per anziani donato alla Piccola Casa della Divina Provvidenza dalle sorelle Garrone, e luogo di esercitazioni al pianoforte per conto della Corale Vivaldi. Tuttavia, all'inizio i locali non vennero considerati agibili per il riscaldamento mancante, e la nuova sede fu operativa dal settembre 2009.

La biblioteca è intitolata a due noti professori del luogo: Angelo Jacomuzzi ebbe per vent'anni la cattedra di Storia di critica letteraria all'Università di Torino, e il fratello Stefano fu scrittore e professore all'Università di Torino in Storia della letteratura moderna e contemporanea[10].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Anche se l'economia tradizionale rimase agricola (un importante ruolo fu svolto dalla vendita di terreni demaniali incolti, tra il 1846-1850) durante il XX secolo si realizzò un timido sviluppo industriale, incentrato soprattutto nel tessile, favorito sia dalla vicinanza con Chieri, che dal passaggio verso Asti-Alessandria, che permise un raggio più ampio per i commerci.

Si costituì un buon incremento demografico del paese, sia attraverso l'immigrazione e integrazione di una consistente numero di persone provenienti dall'Italia meridionale negli anni '60, sia per l'insediamento produttivo della Fornace Carena e, nel 1982, del Centro studi e ricerche della Pininfarina. Per celebrare i 30 anni dalla fondazione del centro studi locale, la Pininfarina denominò "Cambiano" una sua concept car presentata al Salone di Ginevra nel 2012. Nel comune di Cambiano sorge il Museo Pininfarina.

Base dell'economia locale rimane comunque l'agricoltura, che ha trovato nel pomodoro costoluto la sua produzione principale, culminando in una sagra, nata nel 1977, ogni prima domenica di settembre.

Altro evento importante, nato dieci anni dopo, è la manifestazione di artisti e pittori per strada, chiamata "Cambiano come Montmartre".

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1881 e il 1949 il comune fu servito dalla tranvia Torino-Moncalieri-Poirino. Attualmente il comune è collegato a Torino tramite le linee 45 e 45/ gestite da GTT e la linea SFM6 del Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino, tramite la stazione di Cambiano-Santena, che consente il collegamento anche con la città di Asti.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Municipio facciata
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1921 1943 Giuseppe Folonari Partito Nazionale Fascista Podestà
1945 1955 Giuliano Piovano Democrazia Cristiana Sindaco
1955 1960 Giuseppe Mosso Democrazia Cristiana Sindaco
1960 1970 Giuliano Piovano Democrazia Cristiana Sindaco
1970 1990 Giancarlo Michellone Democrazia Cristiana Sindaco
1990 1991 Battista Jacomuzzi Democrazia Cristiana Sindaco
1991 2006 Emma Mariotto Democrazia Cristiana, centrodestra Sindaco
2006 2011 Michele Mammolito centrodestra Sindaco
2011 2016 Giancarlo Michellone centrosinistra Sindaco
2016 2021 Carlo Vergnano centrosinistra Sindaco
2021 in carica Carlo Vergnano centrosinistra Sindaco

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Cambiano ha realizzato due gemellaggi con due comuni avellinesi da cui proviene la maggior parte degli immigrati dal Meridione nel paese:

Sport[modifica | modifica wikitesto]

La squadra di calcio locale è la società A.C.S.D. Cambiano, militante in Terza Categoria. È inoltre presente l'Associazione Sportiva Dilettantistica Graitesca Riding club[11] che fornisce lezioni di Equitazione e Salto Ostacoli.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Parrocchia di Cambiano (TO) - PRESENTAZIONE Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  5. ^ Parrocchia di Cambiano (TO) - STORIA E ARTE - Chiesa della Confraternita dello Spirito Santo Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  6. ^ Copia archiviata, su dibaio.com. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  7. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 31-12-2019.
  8. ^ Dato Istat al 31/12/2017, su demo.istat.it. URL consultato il 27 agosto 2018.
  9. ^ Dati superiori alle 20 unità
  10. ^ Heritage_developer, Biblioteca, su Biblioteca Civica di Cambiano. URL consultato il 2 aprile 2022.
  11. ^ Centro ippico | Cambiano, TO | Graitesca Riding Club [collegamento interrotto], su www.graitescaridingclub.it. URL consultato il 17 dicembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Piemonte paese per paese - Ed. Bonechi - 1993

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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