Yello

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Yello
Gli Yello in concerto
Paese d'origineBandiera della Svizzera Svizzera
GenereSynth pop[1][2][3]
Elettropop[1][4]
Periodo di attività musicale1979 – in attività
Album pubblicati15
Studio15
Live0
Raccolte3
Sito ufficiale

Gli Yello sono un gruppo musicale svizzero fondato a Zurigo nel 1979.[5]

In Europa hanno riscosso successo a partire dalla metà degli anni ottanta con i singoli Oh Yeah e The Race, canzoni utilizzate anche in spot e programmi televisivi.[senza fonte]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul finire degli anni settanta avvenne la fondazione del gruppo ad opera di Boris Blank e Carlos Perón, a Zurigo.[6] Nella loro officina-laboratorio di automobili Boris Blank e Carlos Perón crearono il gruppo. Iniziarono a sperimentare e scrivere canzoni. Nel 1978 incontrarono un dj del posto, Dieter Meier, che all'epoca suonava con i The Assholes (Gli stronzi).

Nel 1979 il primo Maxi-Single con la etichetta svizzera Periphery Perfume. Nel 1980 pubblicarono negli Stati Uniti. I tre firmarono per l'etichetta musicale. Pubblicarono il primo titolo singolo per la Ralph Records dei Residents. Il secondo pubblicato fu Bostich, che divenne una hit da discoteca. Il primo album Solid Pleasure del 1980 e il secondo Claro que si del 1981. Carlos Perón lasciò la band nel 1983 dopo la registrazione di You Gotta Say Yes To Another Excess (pubblicato nel 1984).

Stile musicale[modifica | modifica wikitesto]

Il duo synth pop[1][2][3] e new romantic[1][4] degli Yello si caratterizza per il suono ironico, glam e sofisticato[7] e che fa affidamento sulle tecnologie dei computer.[8] Dopo alcuni album reminiscenti lo stile dei gruppi new romantic e quello dei Pink Floyd,[7] hanno pubblicato You Gotta Say (1983) che ha segnato un cambio di rotta verso uno stile più commerciale e ballabile[8] e Stella (1985), un album che segnò la transizione verso uno stile fatto di "ritmi clinici, suoni frenetici e liriche nonsense".[7] Flag (1988) li ha accostati per la prima volta alla musica techno.[8]

Metodo compositivo[modifica | modifica wikitesto]

La musica degli Yello mostra trasparenze e spazialità sonore. Con l'uso di moderni strumenti elettronici come campionatori di suoni e strumentazione acustica.

Dal 1983, dopo la partenza di Carlos Perón, il gruppo è musicalmente influenzato solo da Boris Blank. Il canto di Dieter Meier è inserito dopo la composizione finale.[9] Crea i testi, successivamente parlati o cantati.[10]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia degli Yello.

VHS/DVDs[modifica | modifica wikitesto]

  • 1989: The Race (Video Remix Contest)
  • 1990: Tied up
  • 1990: Video Press Kit
  • 2009: Touch Yello (Limited-Edition)
  • 2010: Yello by Yello - The Singles Collection 1980-2010 (Limited-Edition)

Box-Set[modifica | modifica wikitesto]

  • 1998: Yello - The 12" Collection
  • 1999: Yello - The CD Single Collection
  • 2005: Yello Remaster Series
  • 2010: Yello by Yello - The Anthology

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Disco d'argento [11]

  • Gran Bretagna
    • 1989: per album „Flag“

Disco d'oro [11]

  • Germania
    • 1990: per album „Stella“
    • 1994: per album „Flag“
    • 1994: per album „1980 - 1985, The New Mix In One Go“
  • Austria
    • 1995: per album „Flag“
  • Svizzera
    • 1990: per album „1980 - 1985, The New Mix In One Go“
    • 1998: per album „One Second“
    • 2009: per album „Touch Yello“

Disco di platino [11]

  • Svizzera
    • 1995: per album „Zebra“
Paese Argento Oro Platino
Bandiera della Germania Germania 0 3 0
Bandiera dell'Austria Austria 0 1 0
Bandiera della Svizzera Svizzera 0 3 1
Bandiera del Regno Unito Regno Unito 1 0 0

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Simon Reynolds, Energy Flash: A Journey Through Rave Music and Dance Culture, Soft Skull, 2012, pp. 5-6.
  2. ^ a b (EN) Catherine Mayer, Amortality: The Pleasures and Perils of Living Agelessly, Random House, 2011, pp. 187.
  3. ^ a b (EN) Tom Bromley, We Could Have Been the Wombles: The Weird and Wonderful World of One-Hit Wonders, Penguin, 2006, pp. 230.
  4. ^ a b (EN) Rick Snoman, The Dance Music Manual: Tools, Toys and Techniques, CRC, 2012, pp. 269.
  5. ^ Colin Larkin (a cura di), The Virgin Encyclopedia of Popular Music, Concise, Virgin Books, 1997, p. 1283, ISBN 1-85227-745-9.
  6. ^ Anka Schmid, Artikel zum Filmporträt „Yello – Electro-Pop made in Switzerland“, in 3sat.de.
  7. ^ a b c (EN) Peter Buckley, The Rough Guide to rock, Rough Guides, 2003, pp. 1200.
  8. ^ a b c Yello, su scaruffi.com. URL consultato il 13 settembre 2017.
  9. ^ Boris Blank/Yello: Recording Zebra (Interview), su soundonsound.com, dicembre 1994.
  10. ^ Interview mit Yello, su hitparade.ch, 2010.
  11. ^ a b c Onorificenze per le vendite: DE AT CH UK

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN130369790 · ISNI (EN0000 0001 2259 5816 · LCCN (ENn91115791 · GND (DE6071453-0 · BNF (FRcb139075873 (data) · J9U (ENHE987007599400305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n91115791
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