Wendell Corey

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Wendell Corey nel film Odissea tragica (1948)

Wendell Corey, nato Wendell Reid Corey (Dracut, 20 marzo 1914Woodland Hills, 8 novembre 1968), è stato un attore statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Milton Rothwell Corey, pastore della Chiesa Congregazionalista, e di Julia Etta McKinney, Wendell Corey compì gli studi a Springfield (Massachusetts) e iniziò a calcare il palcoscenico in allestimenti teatrali estivi. Durante gli anni trenta lavorò come commesso[1] e continuò a recitare in teatro, debuttando a Broadway nel 1942 con Comes the Revelation. Dopo una serie di ruoli di supporto, Corey ottenne il primo successo nel 1945 nella commedia Dream Girl di Elmer Rice, nel ruolo di un cinico giornalista, personaggio che lo fece notare dal produttore cinematografico Hal B. Wallis e lo portò all'attenzione di Hollywood[1].

Dopo aver firmato un contratto con la Paramount, Corey fece il suo debutto sul grande schermo nel dramma Furia nel deserto (1947), accanto a Lizabeth Scott, Burt Lancaster e John Hodiak. Il ruolo dell'ambiguo e violento gangster Johnny Ryan, fu il primo una lunga serie di interpretazioni da vigoroso comprimario[2], destinato a fare da spalla alle star più celebri[1]. Con la sua maschera cinica e la recitazione asciutta, l'attore apparve in diverse pellicole drammatiche e poliziesche del dopoguerra, lavorando con attrici quali Barbara Stanwyck nel melodramma Il terrore corre sul filo (1948) e in Il romanzo di Thelma Jordon (1949), e con Joan Crawford in Sola col suo rimorso (1950). Fu a proprio agio anche nel western psicologico Le furie (1950) di Anthony Mann, mentre ebbe meno successo nei ruoli da protagonista[2], limitati a pochi film d'avventura quali Uniti nella vendetta (1950), in cui interpretò il fuorilegge Frank James, e l'esotico La casbah di Honolulu (1954).

Nel 1954 apparve, nel ruolo di un investigatore di polizia, nel suo film più celebre, La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock, in cui ebbe come partner James Stewart, Grace Kelly, Raymond Burr e Thelma Ritter. Recitò in seguito nel melodramma Il grande coltello (1955), diretto da Robert Aldrich e interpretato accanto a Jack Palance e Ida Lupino, e in L'assassino è perduto (1956), nella parte di un killer braccato. Nella seconda metà degli anni cinquanta apparve nei film Il mago della pioggia (1956), accanto a Burt Lancaster e Katharine Hepburn, Amami teneramente (1957), interpretato dall'esordiente Elvis Presley, e nella commedia Arriva Jesse James (1959) con Bob Hope.

Già attivo sul piccolo schermo dall'inizio degli anni cinquanta, Corey partecipò a numerose serie, quali Harbor Command (1957-1958) nel ruolo del capitano Ralph Baxter, Alfred Hitchcock presenta (1958), Gli intoccabili (1961), The Nanette Fabray Show (1961), Undicesima ora (1962-1963), un medical drama in cui interpretò nella prima stagione il ruolo del dottor Theodore Bassett, Perry Mason (1966).

Negli anni sessanta, Corey fu presidente della Academy of Motion Picture Arts and Sciences dal 1961 al 1963, e membro attivo del sindacato Screen Actors Guild. Il parallelo impegno politico nel Partito Repubblicano lo portò all'elezione nel consiglio cittadino di Santa Monica in California, carica che mantenne dall'aprile 1965 fino alla morte[1].

Corey morì l'8 novembre 1968, all'età di 54 anni, per una cirrosi epatica conseguente alla lunga dipendenza dall'alcool. È sepolto al Washington Cemetery di Washington (Massachusetts).

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Dal matrimonio con Alice Wiley, conosciuta durante il lungo tirocinio teatrale negli anni trenta, Corey ebbe quattro figli, Jonathan, Jennifer, Bonnie Alice e Robin.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatori italiani[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano dei suoi film, Wendell Corey è stato doppiato da:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Il chi è del cinema, De Agostini, 1984, Vol. I, pag. 112
  2. ^ a b Le Garzantine - Cinema, Garzanti, 2002, pag. 245-246

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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