Waterloo (film 1970)

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Waterloo
Napoleone Bonaparte (Rod Steiger) in una scena del film
Paese di produzioneItalia, Unione Sovietica
Anno1970
Durata134 min
Rapporto2,20:1
Genereepico, guerra
RegiaSergej Bondarčuk
SoggettoH.A.L. Craig
SceneggiaturaH.A.L. Craig, Sergej Bondarčuk, Vittorio Bonicelli, Mario Soldati
ProduttoreDino De Laurentiis
Casa di produzioneMosfilm, Dino De Laurentiis Cinematografica
Distribuzione in italianoEuro International Films
FotografiaArmando Nannuzzi
MontaggioRichard C. Meyer
Effetti specialiVladimir Lichačëv
MusicheNino Rota (dirette da Bruno Nicolai)
ScenografiaMario Garbuglia, Ferdinando Giovannoni, Emilio D'Andria, Ken Muggleston
CostumiMaria De Matteis, Ugo Pericoli
TruccoAlberto De Rossi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Waterloo è un film del 1970, diretto da Sergej Fëdorovič Bondarčuk.

La pellicola è ambientata durante il periodo dei cento giorni che, dopo il rientro in Francia di Napoleone, seguito alla sua abdicazione ed al suo breve esilio all'Isola d'Elba, ebbe termine con la sua sconfitta nella battaglia di Waterloo. Il film, nel ricostruire fedelmente gli ambienti e le tecniche militari del tempo, presenta alcuni aspetti che meritano attenzione, come ad esempio il ritratto dei personaggi, in particolare di Napoleone e di Wellington, la raffigurazione dei due modelli di esercito che si affrontano sul campo di battaglia, le tecniche militari, il modo con il quale i generali osservano le manovre e decidono le strategie, e le grandiose scene della battaglia.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La prima sequenza del film si svolge nel castello di Fontainebleau, dove nell'aprile 1814 Napoleone, sconfitto, è costretto ad abdicare. L'imperatore saluta commosso la Vecchia Guardia; i titoli di testa scorrono sulla sequenza del suo viaggio verso l'esilio nell'Isola d'Elba. Una didascalia avvisa che il re Luigi XVIII ne ordina l'arresto. Dopo soli dieci mesi, però, Napoleone fugge dall'Elba, e quando si trova faccia a faccia con i vecchi compagni d'arme che dovrebbero arrestarlo, la situazione si capovolge a suo favore: acclamato come un eroe, rientra trionfalmente a Parigi, mentre Luigi XVIII scappa e tutte le potenze europee si mettono di nuovo in allarme. Il duca di Wellington, il grande antagonista di Napoleone, viene avvisato durante una festa che Napoleone ha invaso il Belgio e si è insinuato tra le sue truppe e quelle prussiane. Valutata la situazione decide immediatamente la strategia e sceglie il campo di battaglia: Waterloo. Tutta la seconda parte del film è occupata da una lunga sequenza che ricostruisce la battaglia che segnò la fine di Napoleone.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Dino De Laurentiis annunciò il film nell'ottobre 1965, dicendo che sarebbe stato girato l'anno successivo. Inizialmente avrebbe dovuto dirigerlo John Huston.[1]

Nel 1970, in occasione dell'uscita del film, la Columbia Pictures pubblicò una guida pittorica di 28 pagine a colori nella quale viene spiegato che il produttore italiano Dino De Laurentiis ebbe difficoltà a trovare finanziatori per la massiccia impresa finché non iniziò i colloqui con i sovietici alla fine degli anni '60 e raggiunse un accordo con Mosfil'm. I costi finali furono di oltre 12 milioni di sterline (GBP) (equivalenti a circa 38,3 milioni di dollari USA nel 1970), rendendo Waterloo uno dei film più costosi mai realizzati, per l'epoca.[2]

Se il film fosse stato girato in Occidente, i costi avrebbero potuto essere fino a tre volte quelli spesi per la pellicola. Mosfil'm ha contribuito con oltre 4 milioni di sterline ai costi e quasi 17.000 soldati dell'esercito sovietico, inclusa una brigata al completo di cavalleria sovietica, e una miriade di ingegneri e lavoratori per preparare il campo di battaglia nei terreni agricoli ondulati fuori Užhorod, nella SSR ucraina.[3][4]

Per ricreare il campo di battaglia "autenticamente", i sovietici demolirono due colline, posarono 8 chilometri di strade, trapiantarono 5.000 alberi, seminarono campi di segale, orzo e fiori di campo e ricostruirono quattro edifici storici. Per creare il fango, sono state appositamente posate più di 10 chilometri di tubazioni di irrigazione sotterranee. La maggior parte delle scene di battaglia sono state girate utilizzando contemporaneamente cinque telecamere Panavision: da terra, da torri di 100 piedi, da un elicottero e da una ferrovia sopraelevata costruita proprio dall'altra parte del luogo.[5]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Il film si rivelò un insuccesso commerciale, non riuscendo a rientrare delle spese di produzione[6][7].

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il film ha ricevuto delle critiche positive. Sul sito Internet Movie Database ha un punteggio di 7,3 su dieci su un totale di 5.701 voti.[8] Su MyMovies ha una media di 3,9 du 5 su un totale di 13 recensioni.[9] Nel sito Comingsoon ha un punteggio di 4 su 5 su 12 voti[10], mentre su Rotten Tomatoes, su un totale di 1924 ha un punteggio di 3,9 su 5, pari a un indice di gradimento dell'81%.[11]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Inesattezze storiche[modifica | modifica wikitesto]

Il film rappresenta gli eventi dei Cento Giorni piuttosto fedelmente, tra cui alcune allusioni a scene della Battaglia di Ligny ed a quella di Quatre Bras, ma vi sono pure degli errori, probabilmente nati per propositi artistici:

  • Nella scena iniziale, quando i marescialli stanno tentando di persuadere Napoleone ad abdicare, il maresciallo Soult è presente tra loro: nel 1814 Soult era al comando delle difese di Tolosa contro l'esercito di Wellington.
  • Al ballo della duchessa di Richmond (che si svolse in una sala da ballo ricavata da una rimessa per carrozze più che in una sfarzosa sala di palazzo come è raffigurata nel film[12]), si trova la scena di un romantico amore tra Lord Hay ed una delle figlie della duchessa, ma questa è una finzione filmica.
  • L'errore di maggior rilievo rilevabile all'interno del film ad ogni modo avviene proprio sul campo di battaglia. La "Union cavalry" incontrò brevemente le colonne francesi e la "Household cavalry" non fa minimamente la sua apparizione nel film, che del resto non poteva riprodurre ogni singolo evento di una battaglia che coinvolse quasi 200.000 uomini. Ponsonby, comandante della Union Brigade, venne fatto inizialmente prigioniero dalla cavalleria francese per poi rimanere ucciso nel corso di un tentativo di liberazione. Nel film, viene riportato al conte di Uxbridge che il padre di Ponsonby era stato ucciso in battaglia a suo tempo da un gruppo di lancieri, ma in realtà da politico (e quindi non da militare), il padre di Ponsonby morì per cause naturali in Inghilterra,[13].
  • Al contrario di quanto si vede nel film dove i prussiani arrivano a colpire al fianco destro dei francesi, il 4º corpo comandato dal generale Bülow attaccò la retroguardia delle linee francesi presso il villaggio di Plancenoit. Napoleone inviò dapprima due divisioni di riserva (al comando del generale Georges Mouton) e poi la Giovane Guardia, il secondo corpo della Guardia Imperiale, per ingaggiare battaglia coi prussiani; questi scontri attorno al villaggio di Plancenoit furono cruciali per la riuscita della battaglia; alle 19:30 un altro corpo prussiano al comando del maresciallo Blücher giunse sul campo di battaglia per collegarsi con l'armata inglese sulla base de La Belle Alliance, segnando così il destino delle forze francesi.
  • Il duca di Gordon è raffigurato nel film mentre si pone alla testa dei suoi "Gordon Highlanders" durante la carica e viene descritto dalla duchessa di Richmond come suo zio: nel film appare come un personaggio composito che rappresenta in sé diversi membri della casata dei Gordon. Il duca dell'epoca, fondatore e colonnello del reggimento, era padre della duchessa di Richmond e non prese servizio attivo nelle guerre napoleoniche, suo figlio, il fratello della duchessa, il marchese di Huntly (poi V duca) fu un noto generale, ma non ebbe comandi in questa campagna militare, anche se secondo alcuni storici giunse sul posto dopo la battaglia di Waterloo; il rappresentante della famiglia nella battaglia fu invece il figlio della duchessa, il ventitreenne il conte di March, che poi divenne erede del V duca nel 1836, e che prestò servizio come aiutante di campo del duca di Wellington.
  • Lord Hay viene raffigurato come ucciso nel corso di un attacco di cavalleria inglese, ma egli morì in realtà nella battaglia di Quatre Bras, due giorni prima.
  • La storia corretta del rifiuto della resa da parte della guardia è stata oggetto di controversia negli anni. Il comandante della guardia imperiale, il generale Pierre Cambronne, viene raffigurato nel film mentre risponde con la sua famosissima espressione "merde", anche se è risaputo che egli stesso l'abbia negata in seguito, preferendo un più elegante "La garde meurt et ne se rend pas !" ("La Guardia muore ma non si arrende!") riportata dal generale Claude-Etienne Michel. Cambronne non morì in battaglia, ma perse semplicemente coscienza e venne catturato dal colonnello Hugh Halkett, comandante della 3rd Hanoverian Brigade. Sposerà in seguito una scozzese e morirà nel 1842.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 'Waterloo' Set Next Year Martin, Betty. Los Angeles Times 7 Oct 1965: D16.
  2. ^ Waterloo (1970) - Financial Information, in The Numbers. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  3. ^ (EN) Waterloo: the epic 1970 movie, in Mark Pack, 7 gennaio 2015. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  4. ^ (EN) Alex von Tunzelmann, Waterloo: My my, Napoleon did surrender rather like this, su the Guardian, 10 settembre 2009. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  5. ^ (EN) making of Waterloo 1970 | Adventures In Historyland, su adventuresinhistoryland.com. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  6. ^ [1]
  7. ^ [2]
  8. ^ https://www.imdb.com/title/tt0066549/ratings
  9. ^ http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=28099
  10. ^ http://www.comingsoon.it/film/waterloo/11777/scheda/
  11. ^ https://www.rottentomatoes.com/m/waterloo/
  12. ^ Nick Foulkes, Dancing into Battle: A Social History of the Battle of Waterloo, Weidenfeld &Nicholson, 2006, p. 138, ISBN 0-297-85078-4.
  13. ^ P. J. Jupp, William Brabazon Ponsonby (1744–1806), in Oxford Dictionary of National Biography, 2004, DOI:10.1093/ref:odnb/22506.

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