Vladimir Konstantinovič Bukovskij

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Vladimir Bukovskij (2007)

Vladimir Konstantinovič Bukovskij (in russo Влади́мир Константи́нович Буко́вский; Belebej, 30 dicembre 1942Cambridge, 27 ottobre 2019) è stato uno scrittore russo, dissidente del regime sovietico, noto soprattutto per il suo attivismo politico anticomunista.

Fu tra i primi[senza fonte] prigionieri politici ad essere rinchiuso in una psikhushka, la rete di ospedali psichiatrici istituiti dal governo dove venivano internati i dissidenti sovietici. In totale ha trascorso dodici anni tra prigioni, campi di lavoro ed ospedali psichiatrici.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Bukovskij nacque da una famiglia evacuata da Mosca durante la seconda guerra mondiale. Nel 1959 fu espulso dalla scuola di Mosca che frequentava per aver fondato una rivista non autorizzata ed esserne divenuto il direttore.

Attivismo ed arresti[modifica | modifica wikitesto]

Dal giugno 1963 al febbraio 1964, Bukovskij è stato detenuto (articolo 70-1 del codice penale sovietico) in una psikhushka per aver organizzato incontri di poesia nel centro di Mosca presso il monumento a Vladimir Majakovskij. Nel gennaio 1967 è stato arrestato per aver organizzato manifestazioni in difesa di Aleksandr Ginzburg, Jurij Galanskov ed altri dissidenti (articolo 190-1, tre anni di reclusione); fu rilasciato nel gennaio 1970.

Nel 1971 Bukovskij riuscì a far giungere in Occidente un documento di oltre 150 pagine che descriveva gli abusi commessi negli istituti psichiatrici sovietici nei contronti di dissidenti politici. L'informativa ebbe grande eco negli ambienti degli attivisti per i diritti umani in tutto il mondo (incluso l'URSS) e per questo fu arrestato nuovamente nel gennaio 1972 con l'accusa di aver avuto contatti con giornalisti stranieri e per possesso e diffusione di samizdat (articolo 70-1, sette anni di prigionia più cinque di esilio). Insieme con un compagno di prigionia, lo psichiatra Semën Gluzman, redasse un Manuale di psichiatria per dissidenti per aiutare altri dissidenti a combattere gli abusi delle autorità.

Deportazione[modifica | modifica wikitesto]

Il destino di Bukovskij e di altri prigionieri politici sovietici, portato ripetutamente all'attenzione da attivisti per i diritti umani e diplomatici occidentali, fu causa di imbarazzo ed irritazione per le autorità. Il 18 dicembre 1976, mentre era in prigione, Bukovskij beneficiò di un accordo di scambio di prigionieri politici (frutto di una forte mediazione internazionale), fra il regime cileno di Augusto Pinochet e URSS che portò alla contestuale liberazione del segretario Partito Comunista del Cile Luis Corvalán. Lo scambio avvenne a Zurigo e nel suo racconto autobiografico Il vento va, e poi ritorna, Bukovskij racconta come fu trasferito in Svizzera in manette.[1][2]

Nel Regno Unito[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1976 Bukovskij ha vissuto a Cambridge, in Inghilterra, interessandosi di neuropsicologia e scrivendo. Ha conseguito un master in biologia ed ha scritto diversi libri e saggi politici. Oltre a criticare il regime sovietico, parla spesso di quella che chiama la "creduloneria occidentale", cioè una mancanza di fermezza del liberalismo occidentale nei confronti degli abusi del comunismo. Nel 1983, insieme con Vladimir Maksimov ed Ėduard Kuznecov, ha fondato l'organizzazione anticomunista Resistenza internazionale (in russo: Интернационал сопротивления) della quale è stato eletto presidente.

Nel 1985, insieme con Albert Jolis, Armando Valladares, Jeane Kirkpatrick, Midge Decter e Jurij Jarym-Agaev, ha fondato la Fondazione americana per la resistenza internazionale (in inglese: American Foundation for Resistance International); la fondazione, alla quale più tardi aderirono anche Richard Perle e Martin Colman, divenne il centro di coordinamento per i movimenti di dissidenti e democratici che miravano a rovesciare il comunismo. Creò inoltre il Consiglio nazionale di supporto ai movimenti democratici (in inglese: National Council To Support The Democracy Movements) - noto anche come Consiglio nazionale per la democrazia (in inglese: National Council For Democracy) - che prestò aiuto per la instaurazione di stati di diritto basati su regole democratiche, nonché assistenza nella redazione delle costituzioni e nella realizzazione delle strutture civili[senza fonte].

Dopo il crollo dell'URSS[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1991 Vladimir Bukovskij ha visitato Mosca per la prima volta dopo la sua prigionia ed esilio. Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 1991 Boris Eltsin considerò Bukovskij come un potenziale vice presidente insieme a Galina Starovojtova e Gennadij Burbulis, ma alla fine la sua scelta cadde su Aleksandr Ruckoj. Nel 1992, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, il governo del presidente Eltsin invitò Bukovskij a testimoniare nel processo in corso davanti alla Corte costituzionale russa per determinare se il PCUS fosse un'organizzazione fuorilegge.

Per preparare la sua testimonianza, Bukovskij richiese ed ottenne l'accesso ad un gran numero di documenti conservati negli archivi sovietici. Usando un piccolo scanner portatile ed un computer portatile riuscì a scannerizzare in segreto molti documenti (alcuni dei quali molto riservati), tra i quali anche rapporti del KGB al Comitato centrale, ed a farli giungere in segreto in Occidente.[3] Il processo, che nelle premesse doveva essere un altro Processo di Norimberga capace di dare l'avvio ad un processo di riconciliazione con il passato comunista, fu per Bukovskij quasi una farsa. Egli dichiarò che:

«Avendo fallito nel porre fine al sistema comunista in maniera definitiva, ora rischiamo di integrare il mostro sopravvissuto nel nostro mondo. Non può certamente più essere chiamato comunismo, ma conserva ancora molti dei suoi caratteri pericolosi... Finché un tribunale simile a quello di Norimberga non avrà espresso il suo giudizio su tutti i crimini commessi dal comunismo, questo non è morto e la guerra non è finita.»

Gli servirono due anni e l'aiuto di numerosi assistenti per ricomporre i documenti scansionati e pubblicarli. Il libro è stato pubblicato nell'originale inglese con il titolo Judgement in Moscow, ricalcando quello del famoso film Judgment at Nuremberg, che aveva impressionato Bukovskij durante l'adolescenza. L'opera ha attirato l'attenzione internazionale ed è stato tradotto in molte lingue. In italiano è stato pubblicato nel 1999 dall'editore Spirali con il titolo Gli archivi segreti di Mosca.

Nel 1992 un gruppo di deputati liberali del Consiglio della città di Mosca offrì a Bukovskij la candidatura per le elezioni come nuovo sindaco della città all'indomani delle dimissione di Gavriil Popov. Bukovskij rifiutò. All'inizio del 1996 un gruppo di professori universitari, giornalisti ed intellettuali moscoviti suggerì che Bukovskij avrebbe dovuto concorrere per la carica di presidente russo, da candidato alternativo sia al presidente uscente Boris Yeltsin, sia al suo avversario (il comunista Gennadij Zjuganov). Non fu inoltrata alcuna nomina formale. Comunque Bukovskij non avrebbe potuto partecipare alla corsa presidenziale, in quanto la Costituzione russa sancisce che un candidato alla carica di presidente deve aver vissuto nello Stato nei dieci anni precedenti le elezioni.

Fondazione dei CpL e attività politiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1997, con il suo appoggio, nacquero i Comitati per le libertà (in latino: Comitatus pro Libertatibus), un movimento internazionale a base federale che si batte per difendere e diffondere la cultura delle libertà del quale è eletto presidente generale il 29 gennaio 2000 all'Assemblea Generale di Firenze.

Nel 2002 Boris Nemcov, deputato della Duma e leader dell'Unione delle Forze di Destra, fece visita a Bukovskij a Cambridge per discutere la strategia dell'opposizione russa. Bukovskij disse a Nemcov che, secondo lui, era essenziale che i liberali russi adottassero una posizione inflessibile nei confronti del presidente Vladimir Putin, il cui governo considerava autoritario. Nel gennaio 2004, insieme a Garry Kasparov, Boris Nemtsov, Vladimir Kara-Murza e altri, Bukovskij fondò la Committee 2008, una "organizzazione ombrello" dell'opposizione russa democratica, il cui scopo era di assicurare libere ed oneste elezioni presidenziali nel 2008.

Nel 2005 Bukovskij partecipò ad "Hanno scelto la libertà" (in russo: "Они выбирали свободу"),[5] un documentario in quattro parti sul movimento di dissidenza sovietico. Nello stesso anno, in occasione delle rivelazioni sui prigionieri a Guantanamo, Abu Ghraib e le altre prigioni segrete della CIA, Bukovskij criticò la razionalizzazione della tortura.[6] Bukovskij tracciò alcuni paralleli tra l'Unione Sovietica e l'Unione europea.[7]

Vladimir Bukovskij era membro del consiglio d'amministrazione del Fondo per la riconoscenza (in inglese: Gratitude Fund), e membro del consiglio internazionale della Fondazione per i diritti umani (in inglese: Human Rights Foundation) di New York. Nel Regno Unito era vicepresidente dell'Associazione per la libertà (in inglese: The Freedom Association - TFA) e patrono del Partito per l'Indipendenza del Regno Unito (in inglese: United Kingdom Independence Party - UKIP) partito di destra antieuropeista.

Memento Gulag[modifica | modifica wikitesto]

Sin dalla sua elezione a presidente dei Comitati per le libertà, Bukovskij si impegnò assieme allo scrittore e giornalista Dario Fertilio e allo storico Stéphane Courtois per la celebrazione annuale di una giornata di commemorazione delle vittime dei Gulag, denominata Memento Gulag. Venne scelta come data il 7 novembre, ricorrenza dell'inizio la Rivoluzione d'ottobre nel calendario gregoriano.

Le celebrazioni annuali si sono svolte, negli anni a Roma (2003), Bucarest (2004), Berlino[8] (2005), a La Roche-sur-Yon in Vandea nel 2006 (dedicata alle vittime ungheresi del 1956),[9] Parigi,[10][11] a Milano e Trieste.[12] Ha visto la partecipazione del presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano,[13] del presidente del Senato italiano Marcello Pera[14] (in due occasioni) e di quello del Bundestag Norbert Lammert[15] e del presidente della Moldavia Mihai Ghimpu.[16]

Elezioni presidenziali russe del 2008[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 maggio 2007, Bukovskij decise di candidarsi per la presidenza della federazione russa nelle elezioni del 2008.[17][18][19] Il gruppo che designò Bukovskij come candidato comprendeva Jurij Ryzhov, Vladimir Kara-Murza, Alexandr Podrabinek, Andrej Piontkovskij, Vladimir Pribylovskij e altri. Gli attivisti e scrittori Valerija Novodvorskaja, Viktor Šenderovič, Vladimir Sorokin sostennero Bukovskij.[20][21]

Nella loro risposta ai politici e ai pubblicisti pro-Cremlino che esprimevano dubbi sulla possibilità di candidarsi da parte di Bukovskij, i suoi designatori confutarono una serie di affermazioni che venivano frequentemente ripetute.[22] Più di 800 sostenitori designarono Bukovskij come candidato alla presidenza il 16 dicembre 2007 a Mosca. Bukovskij si assicurò la partecipazione richiesta e sottopose la propria iscrizione alla Commissione Elettorale Centrale il 18 dicembre 2007.[23][24][25] Il gruppo di sostegno confutò le prime dichiarazioni dei media filogovernativi in merito al fallimento di Bukovskij nella corsa presidenziale e ai ricorsi presso la Corte Costituzionale.[26][27]

La Commissione Elettorale respinse la domanda di Bukovskij il 22 dicembre 2007, sostenendo che nella documentazione sottoposta non erano state fornite sufficienti informazioni sulla sua attività di scrittore, che Bukovskij era in possesso di un permesso di lavoro britannico e che non aveva vissuto in territorio russo negli ultimi dieci anni.[28] Bukovskij ricorse in appello contro la decisione dapprima presso la Corte Suprema il 28 dicembre 2007, e quindi presso la Corte di Cassazione il 15 gennaio 2008.[29][30]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Morì per un arresto cardiaco a Cambridge, nel Regno Unito, il 27 ottobre 2019 all'età di quasi 77 anni, dopo un periodo di cattiva salute.[31]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito le principali pubblicazioni di Bukovskij in lingua italiana. Si veda questa pagina per l'elenco dettagliato.

  • Vladimir Bukovskij, Una nuova malattia mentale in Urss: l'opposizione, Milano, Etas Kompass, 1972.
  • Vladimir Bukovskij, Semen Gluzman, Marco Leva, Guida psichiatrica per dissidenti. Con esempi pratici e una lettera dal Gulag, Milano, L'erba voglio, 1979.
  • Vladimir Bukovskij, Come costruire un castello - La mia vita di dissidente, 1978.
  • Vladimir Bukovskij, Il vento va e poi ritorna, Feltrinelli, 1978, p. 404.
  • Vladimir Bukovskij, La scelta della libertà, 1987.
  • Vladimir Bukovskij, URSS: dall'utopia al disastro, Spirali, 1991, p. 282, ISBN 978-88-7770-312-5.
  • Vladimir Bukovskij, Il convoglio d'oro, Spirali, 1994, p. 275, ISBN 978-88-7770-391-0.
  • Vladimir Bukovskij, Gli archivi segreti di Mosca, Spirali, 1999, p. 849, ISBN 978-88-7770-519-8. basato sulla sua visita in Russia del 1992 e sugli "Archivi Sovietici".
  • Vladimir Bukovskij; Vasilij Bykov; Viktor Suvorov, La mentalità comunista, Spirali, 2001, p. 116, ISBN 978-88-7770-572-3.
  • Vladimir Bukovskij; Pavel Stroilov, URSS-EURSS ovvero il complotto dei rossi, Spirali, 2007, p. 117, ISBN 978-88-7770-799-4.
  • Vladimir Bukovskij; Pavel Stroilov, Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Spirali, 2007, p. 158, ISBN 978-88-7770-773-4.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (RU) Vladimir Bukovskij, «И возвращается ветер…», su vehi.net. URL consultato il 16 luglio 2009.
  2. ^ (RU) Vladimir Bukovskij, «И возвращается ветер…», su tyurem.net. URL consultato il 21 luglio 2009.
  3. ^ Molte delle scansioni di questi documenti sono disponibili come "Archivi Sovietici" Archiviato il 25 aprile 2011 in Internet Archive. (INFO-RUSS)
  4. ^ (EN) Jamie Glazov, The Cold War and the War Against Terror, su frontpagemag.com., FrontPage Magazine, 1º luglio 2002. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2012).
  5. ^ (RU) В Москве прошла презентация фильма "Они выбрали свободу" об истории диссидентов в СССР (ВИДЕО), su newsru.com, 1º dicembre 2005. URL consultato il 16 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  6. ^ (EN) Valdimir Bukovskij, Torture's Long Shadow, su washingtonpost.com, The Washington Post, 18 dicembre 2005. URL consultato il 15 luglio 2009.
  7. ^ (EN) Paul Belien, Former Soviet Dissident Warns For EU Dictatorship, su brusselsjournal.com, The Brussels Journal, 27 febbraio 2006. URL consultato il 15 luglio 2009.
  8. ^ Marcello Pera, La martinella: 2005-2006, Rubbettino Editore, 2006, ISBN 978-88-498-1517-7.(consultabile anche online Archiviato il 3 dicembre 2013 in Internet Archive.)
  9. ^ Autori Vari, Gulag. Che cosa resta di quella tragedia (PDF), in Il Diario di Repubblica, La Repubblica, 10 novembre 2006. p.57
  10. ^ Una giornata della memoria per le vittime dei Gulag, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 2 marzo 2003. URL consultato il 24 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2013).
  11. ^ Memento Gulag 2009 a Trieste, su litaliano.it, L'Italiano.it, 6 novembre 2009. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2013).
  12. ^ Dario Fertilio, Memento Gulag 2009 a Trieste, su litaliano.it, L'Italiano, 6 novembre 2009. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2013).
  13. ^ Luigi Mascheroni, Wikipedia censura il "Memento", su ilgiornale.it, Il Giornale, 26 novembre 2012. URL consultato il 30 novembre 2012.
  14. ^ Senato. Pera: favorevole all'istituzione di una giornata per la memoria delle vittime del comunismo, su rainews24.rai.it, RaiNews24, 8 novembre 2003. URL consultato il 1º dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  15. ^ Memento Gulag. Memento oggi, su senato.it, Senato.it, 8 novembre 2005. URL consultato il 26 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
  16. ^ Intervento dell'ex-presidente della Moldavia Mihai Ghimpu in occasione del Memento Gulag 2010. Archiviato il 1º ottobre 2013 in Internet Archive.
  17. ^ (EN) Vladimir Bukovsky Will Run for President of Russia in 2008, su old.prima-news.ru, Prima News, 28 maggio 2007. URL consultato il 14 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2011).
  18. ^ (RU) Советский диссидент Владимир Буковский согласен баллотироваться на пост президента России, su newsru.com, 28 maggio 2007. URL consultato il 14 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  19. ^ (EN) Bukovsky To Run for President [collegamento interrotto], su moscowtimes.ru, The Moscow Times, 29 maggio 2007. URL consultato il 14 luglio 2009.
  20. ^ (RU) Виктор Шендерович и Юрий Шмидт поддержали кандидатуру Владимира Буковского, su old.prima-news.ru, Prima News, 8 giugno 2007. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2012). Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  21. ^ (RU) Хроника Выдвижения Владимира Буковского Кандидатом в Президенты России на Выборах 2008 г., su old.prima-news.ru, Prima News, 22 giugno 2007. URL consultato il 4 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2012). Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  22. ^ (RU) О юридических аспектах выдвижения Владимира Буковского кандидатом в президенты РФ, su bukovsky2008.ucoz.ru, Bukovsky2008.org, 12 luglio 2007. URL consultato il 17 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive. e in inglese Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive..
  23. ^ (RU) Кандидатура советского диссидента Владимира Буковского выдвинута на пост президента, su echo.msk.ru, Echo of Moscow, 16 dicembre 2007. URL consultato il 15 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. e in inglese Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive..
  24. ^ (RU) Буковский успел сдать документы в ЦИК для регистрации кандидатом в президенты России, su newsru.com, 18 dicembre 2007. URL consultato il 17 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  25. ^ (RU) ЦИК принял документы у Владимира Буковского, su news.bbc.co.uk, BBC, 18 dicembre 2007. URL consultato il 20 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  26. ^ (EN) Soviet dissident Bukovsky pulls out of presidential race, su en.rian.ru, RIA Novosti, 19 dicembre 2007. URL consultato il 21 luglio 2009.
  27. ^ (RU) СМИ распространяют недостоверную информацию об отказе Буковскому в возможности баллотироваться в президенты России, su bukovsky2008.ucoz.ru, Bukovsky2008.org, 20 dicembre 2007. URL consultato il 21 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano Archiviato il 23 dicembre 2015 in Internet Archive. e in inglese Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive..
  28. ^ (RU) Центризбирком отказал в регистрации группе избирателей в поддержку самовыдвижения Владимира Буковского, su bukovsky2008.ucoz.ru, bukovsky2008.org, 22 dicembre 2007. URL consultato il 21 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano Archiviato il 18 giugno 2015 in Internet Archive. e in inglese Archiviato il 17 giugno 2015 in Internet Archive..
  29. ^ (RU) Верховный суд окончательно отказал Буковскому в регистрации, su bukovsky2008.ucoz.ru, Bukovsky2008.org, 15 gennaio 2008. URL consultato il 14 luglio 2009. Traduzione automatica in italiano e in inglese.
  30. ^ (RU) Decisione della Corte Suprema sull'appello di Bukovskij, 28 dicembre 2007.
  31. ^ Orlando Sacchelli, Morto Vladimir Bukovskij, denunciò i manicomi per i dissidenti del regime sovietico, su ilGiornale.it, 28 ottobre 2019. URL consultato il 28 ottobre 2019.

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