Vivaro Romano

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Vivaro Romano
comune
Vivaro Romano – Stemma
Vivaro Romano – Bandiera
Vivaro Romano – Veduta
Vivaro Romano – Veduta
L'abitato di Vivaro Romano visto dai resti del Castello Borghese
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Città metropolitana Roma
Amministrazione
SindacoBeatrice Sforza (lista civica) dal 5-6-2016
Territorio
Coordinate42°06′02″N 13°00′27″E / 42.100556°N 13.0075°E42.100556; 13.0075 (Vivaro Romano)
Altitudine757 m s.l.m.
Superficie12,54 km²
Abitanti159[1] (31-12-2022)
Densità12,68 ab./km²
Comuni confinantiCarsoli (AQ), Oricola (AQ), Orvinio (RI), Pozzaglia Sabina (RI), Turania (RI), Vallinfreda (RM)
Altre informazioni
Cod. postale00020
Prefisso0774
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT058113
Cod. catastaleM095
TargaRoma
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 855 GG[3]
Nome abitantivivaresi
Patronosan Biagio
Giorno festivo3 febbraio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Vivaro Romano
Vivaro Romano
Vivaro Romano – Mappa
Vivaro Romano – Mappa
Posizione del comune di Vivaro Romano nella città metropolitana di Roma Capitale
Sito istituzionale

Vivaro Romano (U Juaru in dialetto vivarese), conosciuta ufficialmente come Vivaro fino al 1872, è un comune italiano di 159 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La Piana del Cavaliere vista da Oricola con sullo sfondo (a sinistra) proprio Vivaro Romano.

Il comune è arroccato su uno sperone di roccia chiamato Colle Gennaro,[4] propaggine del monte Croce (1.080m s.l.m.) uno dei rilievi della catena dei Monti Lucretili (o Monti Lucretini), vicino al confine geografico orientale del Lazio con l'Abruzzo e la Provincia dell'Aquila e affacciato sulla vicina Piana del Cavaliere.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Classificazione climatica: zona E, 2855 GG

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini ed età romana[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio dell'attuale comune di Vivaro Romano fu abitato dagli Equi sin dall'VIII secolo a.C. e proprio dalla storia di questo popolo con i vicini romani nasce l'abitato. Fu in particolare intorno al 302 a.C. che gli Equi, attaccata la colonia romana di Alba Fucens e provocando così uno scontro con la repubblica romana, si videro assoggettati alla neonata colonia di Carsioli (o Carseoli).[5]

Con la fondazione della colonia fa la comparsa per la prima volta il nome latino di Vivarium, per il quale esistono due possibili derivazioni: la prima deriverebbe dal significato del latino vivarium come luogo dove mantenere le bestie feroci,[6] ovvero come luogo dove si svolgeva l'intensa attività di allevamento che nutriva la colonia; la seconda e più accreditata deriverebbe dall'enorme quantità di fonti sorgive che arricchisce la zona di Vivaro Romano ancora oggi, tra cui la fonte di San Benedetto ('a Fonte 'e Santu Binjittu in vivarese) che Carseoli sfruttò con la costruzione di una grande acquedotto.[7]

Tra età feudale ed età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Vivaro seguì quindi le vicissitudini dell'impero romano; dopo le invasioni barbariche divenne parte del longobardo Ducato di Spoleto. Nei secoli X e XI appartenne all'importante Abbazia di Farfa; tale possedimento fu confermato dall'imperatore Enrico VI nel 1118.

Durante il feudalesimo sul paese si avvicendarono diverse signorie: dal XIV secolo spettò agli Orsini, che incominciarono la costruzione del castello nel 1440. A questi successero i Brancaleone, i Cenci, i Vitelli, i Ceuli. Da un documento del novembre 1525 risulta che il signore di Vivaro, Alimonte Brancaleoni, difese con successo il suo privilegio sul paese in una complicata controversia ereditaria contro i Cherubini e i Coppari. In seguito a tali eventi gli abitanti del borgo si costituirono in communitas o universitas, cercando di mantenere la loro indipendenza dai signori del castello. Nel 1609 il papa Paolo V Borghese acquistò il feudo a vantaggio del nipote Marco Antonio II.

Vivaro nel 1798 si schierò contro la Repubblica romana, una delle repubbliche sorelle filo-francesi, e insorse. Fu quindi attaccata dai francesi, ma la popolazione si asserragliò nel castello e condusse una fiera resistenza; alla fine però furono costretti a capitolare e la rocca fu distrutta (1799).

Durante il Risorgimento, Vivaro si schierò per l'Unità e accolse con tutti gli onori il passaggio di Garibaldi.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con il decreto del presidente della Repubblica del 28 maggio 2010.[8]

«D'oro, al cespo di rose canine di verde, fiorito di nove di azzurro, gli steli accollati in punta dalla vipera di verde, allumata e linguata di rosso, con la testa in banda e la coda in sbarra poste a destra. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante, d'oro, la scritta in lettere maiuscole, di nero: communitas vivarii 1807. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di verde con la bordatura di giallo.

La rosa canina è un fiore tipico delle montagne della zona. L'immagine di una vipera può essere collegata all'errata interpretazione dell’origine del nome del paese quale corruzione di Viprarius, ossia "paese delle vipere".[9]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

È la Chiesa principale di Vivaro Romano, frutto di una ricostruzione totale avvenuta nel 1910 sulla Chiesa medioevale precedente. Nei documenti storici appare per la prima volta nel 1505, nella nota delle Decime che la Chiesa doveva al Vescovo di Tivoli,[11] tuttavia si ritiene probabile la sua esistenza sin dai tempi dell'incastellamento del Castrum.

La Chiesa medioevale ormai non più esistente era certamente a una navata, con altare maggiore e ai lati di questo gli altari della Madonna e di S. Biagio; erano presenti inoltre il pulpito, due confessionali e il fonte battesimale di pietra, con coperchio a piramide di legno - questo ancora presente nella Chiesa. Nel 1675 con l'accrescimento del beneficio della Chiesa si attuò un primo allargamento con la costruzione di tre cappelle: una per S. Biagio all'altare maggiore, una per la Madonna del Rosario (a cura della Confraternita omonima) e una a S. Rocco.

Nel 1908 circa la Chiesa ormai fatiscente fu demolita e il 5 agosto 1910, nel giorno della festa patronale a Maria S.S. Illuminata, si procedette alla consacrazione della nuova Chiesa, opera dell'ingegnere Costantino Sneider e costruita grazie al contributo del Cardinale Angelo Di Pietro.

La nuova Chiesa è a tre navate a croce latina, in uno stile romanico rivisitato - dalla trifora in facciata al posto del tipico rosone ai pilastri interni a sostegno degli archi a tutto sesto tra le navate. Alla fine della navata destra si alza sull'abitato un campanile, con orologio e tre campane, due originali e una terza elettrica aggiunta l'8 dicembre 1983. Internamente la Chiesa si distingueva per gli importanti effetti chiaroscurali derivanti dalla pittura murale a fasce orizzontali bianche e nere, più recentemente riviste in un più tenue bianco-crema, illuminata da un doppio ordine di finestre.

Sull'altare maggiore si innalza un trittico ligneo tricuspide con colonnine e pinnacoli con raffigurati, dal pittore Silvio Galimberti che si occupò anche delle pitture murali, S. Biagio assiso in trono e alla sua destra S. Antonio Abate e S. Antonio da Padova; alla sua sinistra invece S. Rocco e S. Francesco di Paola.[12] La navata sinistra ha un trittico alla Madonna del Rosario con ai suoi lati S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe; sul trittico della navata destra invece l'Immacolata con S. Sebastiano e S. Lucia.

Il culto a S. Antonio da Padova è presente nel paese sin dal 1609, con un'immagine all'altare della Madonna nella Chiesa parrocchiale di San Biagio. La Chiesa votiva tuttavia è molto più recente e la sua costruzione fu promossa dalla Fratellanza dedicata al Santo, presente nel paese almeno dal 1896, con inizio dei lavori il 29 agosto 1928 e benedizione il 30 giugno 1929.

La cappella è estremamente semplice, grande 6x5 metri e dotata sui lati di grandi finestre per permettere di seguire le funzioni religiose anche rimanendo all'esterno. Un grande lampadario in ferro battuto pende dal soffitto e una nicchia nella parete di fondo ospita la statua del Santo.

  • Santuario di Maria SS. Illuminata[14]

Sorge sul Colle di Santa Maria, a 3 km dal paese. La fondazione è incerta, forse è da ricercare nel XIII secolo, dato che il santuario viene citato per la 1ª volta nel 1282 in una bolla di Urbano VI. L'edificazione di tale santuario è da ascrivere al culto della sacra immagine della Madonna conservato all'interno dell'edificio. Il nome di Illuminata fu aggiunto in seguito alla leggenda locale che narra che un fascio di luce portò al luogo dove si trovava l'immagine della Madonna che, ora, è nella chiesa. A ricordo di tale evento, nella notte tra il 4 agosto e il 5 agosto si tiene la processione con le fiaccole e le torce che dal Santuario di S. Maria, a tre chilometri da Vivaro, accompagna la Madonna in Paese. Le finestre lungo il tragitto vengono illuminate a festa e a giorno. Nel 1952 il santuario fu restaurato. Il restauro riportò alla luce il dipinto della Madonna Illuminata originario, il quale sostituì, dopo il ritrovamento, la copia che era stata creata a scopo cautelativo contro il furto che avvenne nel 1983.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Cammino di San Pietro Eremita.
  • La fonte sorgiva della Nocchia.
  • La fonte sorgiva della Scentella.
  • La fonte sorgiva di San Benedetto ('a Fonte 'e Santu Binjittu).

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[15]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i dati ISTAT[16] al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera residente era di 11 persone (6,91%) di cui 5 maschi e 6 femmine. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano al 31 dicembre 2015:

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

  • 3 febbraio festa di San Biagio vescovo e martire, patrono della città.
  • Il Lunedì dell'Angelo (Pasquetta) una processione accompagna l'effigie della Santa verso il Santuario di Maria SS. Illuminata.
  • 4-6 agosto festa di Maria SS. Illuminata, durante il quale si svolgono vari festeggiamenti:
    • Il 4 agosto una processione con fiaccolata serale riporta l'effigie della Santa dal Santuario della Madonna Santissima Illuminata alla Chiesa parrocchiale di San Biagio;
    • Il 5 agosto breve processione all'interno del paese e concerto bandistico serale;
    • Il 6 agosto una processione per il paese e successiva Messa alla piazza vecchia del paese (Piazza della Peschiera) con l'effigie della Santa e le statue delle vecchie confraternite religiose raffiguranti i diversi compatroni della città. Infine alla sera è tradizione che i festeggiamenti si concludano con uno spettacolo pirotecnico.
  • 6 agosto, commemorazione e benedizione dei caduti vivaresi di tutte le guerre con autorità civili, militari e religiose al Monumento ai Caduti e al Monumento in onore dell'appuntato Ippolito Cortellessa.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo Castrum Vivarii, museo demo etnoantropologico e storico-archeologico situato presso la Torretta del Castello Borghese e facente parte del sistema museale Medaniene.[17]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

  • I cioncone, fagioli coltivati storicamente intorno alla valle di Mola Penneo.[18]
  • I pizzigli, un tipo di pizzetta fritta con mortadella sopra.
  • Le petacce, un tipo di fettuccina corta di farina di farro e grano, condita con sugo di pomodoro, pecorino, aglio, olio e peperoncino.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Vivaro Romano non è servito direttamente da una stazione ferroviaria.

La linea più prossima è la ferrovia Roma-Sulmona-Pescara che collega il comune con i maggiori centri del Lazio e dell'Abruzzo attraverso le tre più vicine stazioni:

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

Il comune è servito da navette bus Cotral che collegano il comune sia alle linee dello stesso gestore che attraversano la SS5 Via Tiburtina Valeria in direzione Roma e/o i comuni dell'Abruzzo, sia al comune di Carsoli, dov'è presente la stazione della linea ferroviaria Roma-Pescara.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Sindaci[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
6 giugno 1993 12 maggio 2001 Gino Cortellessa Eterogenea (1993)
Lista civica centro-sinistra (1997)
Sindaco [19][20]
13 maggio 2001 14 maggio 2011 Gaetano Cerini Lista civica Sindaco [21][22]
15 maggio 2011 4 giugno 2016 Francesco Mezzaroma Lista civica Rinnovamento Sindaco [23]
5 giugno 2016 in carica Beatrice Sforza Lista civica Vivere Vivaro (2016)

Lista civica Vivere Vivaro Insieme (2021)

Sindaco [24][25]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Vivaro Romano fa parte delle organizzazioni sovracomunali:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2022.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Statuto comunale - Parte I, Titolo I, articolo 4., su www.comunevivaroromano.it. URL consultato il 23 agosto 2023.
  5. ^ Di Nicola, 1985, pp. 30-32.
  6. ^ Procopio, La guerra gotica, p. 23
  7. ^ Pieralice, 1881, pp. 57.
  8. ^ Vivaro Romano (Roma) D.P.R. 28.05.2010 concessione di stemma e gonfalone, su Governo Italiano, Ufficio Onorificenze e Araldica, 2010. URL consultato il 18 novembre 2020.
  9. ^ Stemma Comunale, su Comune di Vivaro Romano. URL consultato il 18 novembre 2020.
  10. ^ Di Nicola, 1985, pp. 519-523.
  11. ^ Di Nicola, 1985, p. 195.
  12. ^ I dipinti di Silvio Galimberti nella chiesa parrocchiale di San Biagio a Vivaro Romano e il loro restauro., su www.lerma.it. URL consultato il 23 agosto 2023.
  13. ^ Di Nicola, 1985, pp. 528-529.
  14. ^ guidasantuari, Maria Santissima Illuminata | GuidaSantuari Santuari e Miracoli, su GuidaSantuari, 29 maggio 2017. URL consultato il 23 agosto 2023.
  15. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  16. ^ Bilancio demografico popolazione straniera, su demo.istat.it. URL consultato il 23 agosto 2023.
  17. ^ MuseiMedaniene.it - Sistema Museale Territoriale Medaniene, su museimedaniene.it. URL consultato il 31 marzo 2022.
  18. ^ Fagiolo cioncone, su www.parchilazio.it. URL consultato il 23 agosto 2023.
  19. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 6 giugno 1993, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  20. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 27 aprile 1997, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  21. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 13 maggio 2001, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  22. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 28 maggio 2006, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  23. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 15 maggio 2011, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  24. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 5 giugno 2016, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno
  25. ^ Risultato delle elezioni amministrative del 3 ottobre 2021, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Beatrice Sforza (a cura di), Vivaro, la Terra e la Gente, s.l., Fabreschi, 2021.
  • Beatrice Sforza, Francesco Petrucci (a cura di), I vivaresi e il canto popolare - antologia di musiche e testi, Subiaco, Associazione Culturale di Varia Umanità e Musica Vivarium, 2006.
  • Giacchino Di Nicola, Vivaro Romano - Le Chiese, Tivoli, s.n., 1970.
  • Giacchino Di Nicola, Vivaro Romano - Il Castello, La Repubblica Romana (1798-1799) e l'insorgenza di Mastro Lavinio (marzo-settembre 1799), s.l., Colombo, 1973.
  • Giacchino Di Nicola, Storia di Vivaro Romano sullo sfondo della regione ai confini del Lazio con la Sabina e l'Abruzzo, Roma, s.n., 1985.
  • Giacinto De Vecchi Pieralice, L'Ombra di Ovidio fra le rovine di Carseoli, Subiaco, 1881.
  • Vittorio Peruzzi, Sòle, rànena e pennecchie, s.l., s.n., 2004.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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