Villa del Bandino

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Villa del Bandino
La facciata principale della villa oggi
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
IndirizzoVia del Paradiso, 5
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXII secolo
Inaugurazione1100
StileCasa da signore
UsoCivile
Piani3
Realizzazione
ProprietarioFamiglia Masini (dal 6 gennaio 1942)
CommittenteFamiglia Baroncelli, Bandino di Bencivenni Baroncelli, Cavaliere Alamanno Bandini, Giovanni Bandini, Marchese Paolo Del Bufalo, Marchesa Cassandra Bandini vedova di Niccolò Giugni, Marchese Lorenzo Niccolini, Marchese Vincenzo di Lorenzo Niccolini, Gaspero Biagini, Giuseppe Consiglio, Principe Andrea Corsini, Vincenzo Castellucci, Napoleone di Felice Rossi, Achille Rossi Ghelli, Creusa Giuseppina Rossi Ghelli, Ettore Matteini e Famiglia Fletcher

La Villa del Bandino, già il Canto al Paradiso o Villa Il Paradiso o Villa Bandini, poi Villa Niccolini, è una dimora storica fiorentina e si trova nel Quartiere 3 di Firenze, nella zona sud della città: Gavinana (Pian di Ripoli) in via del Paradiso 5 nei pressi di un piccolo borgo di origine feudale, il Bandino. Nel 1928 il Bandino passò al Comune di Firenze, dopo essere stato da sempre Comune di Bagno a Ripoli.

La facciata della villa nel 1681 (in alto a sinistra), disegnata in una vecchia mappa del borgo del Bandino. (Archivio Niccolini)

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nel XII secolo e più precisamente nel 1100 dai Baroncelli, poi succeduta nel 1400 al capostipite della famiglia Bandini (ramo dei Baroncelli): Bandino di Bencivenni Baroncelli. Divenne così il grandioso palazzo con Casa di Fattoria della famiglia Bandini, di cui fece parte anche quel Bernardo Bandini Baroncelli giustiziato per aver preso parte alla congiura dei Pazzi, rischiando anche di far confiscare alla propria famiglia tutti i beni, che tuttavia si salvò dimostrando di essere estranea al complotto. Bernardo Bandini Baroncelli venne arrestato a Costantinopoli il 23 dicembre 1479 e impiccato il 29 dicembre nel Palazzo del Bargello con ancora indosso il costume turco (alla turchesca) da fuggiasco. Leonardo da Vinci, il quale assisté all'impiccagione, disegnò il cadavere. Qui, nella villa del Bandino, il 10 ottobre 1498, nacque da Pierantonio Bandini e Maria Bonciani, Alessandro Giovanni Bandini, tra i principali combattenti durante l'assedio di Firenze del 1529-1530, schierato dalla parte degli Imperiali, tanto che in questa sua villa alloggiò anche il comandante dell'esercito assediante, il principe Filiberto d'Orange. Per questa ragione la villa del Bandino non fu distrutta, a differenza della maggior parte delle ville fiorentine in quel periodo. La villa compare quindi nel disegno che rappresenta l'assedio di Firenze di Giorgio Vasari dipinto in seguito da Giovanni Stradano, affresco che si trova nella Sala di Clemente VII a Palazzo Vecchio. Un altro proprietario importante della stirpe dei Bandini a vivere in villa fu lo scultore Giovanni Bandini detto anche Giovanni dell'Opera.

Particolare della villa del Bandino nel dipinto sull'assedio di Firenze di Giorgio Vasari e Giovanni Stradano

Si accedeva alla villa da un'entrata monumentale con vasi di terracotta, leoni in pietra serena e obelischi. La villa era composta da un piazzale d'ingresso con un pallottolaio, una vasca in ferro battuto e un grande "giardino segreto" chiuso da alte mura.

Tra la produzione grafica di Giorgio Vasari il Giovane (nipote di Giorgio Vasari) conservata al Gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria degli Uffizi, esistono due disegni della villa del Bandino. Una tavola raffigura due finestre del palazzo, mentre l'altra intitolata "Disegno di Bandini in Paradiso" rappresenta la planimetria della villa con l'annessa casa di fattoria. La tavola riproduce il cortile ma non il giardino; vi si trova tuttavia una didascalia sostitutiva della rappresentazione grafica: "Giardino bellissimo con una fontana, et un Vivaio in testa de ss.ri Bandini al Paradiso".

Tra il 1568 e il 1570, il Cavaliere Alamanno Bandini commissionò allo scultore fiorentino Battista di Domenico Lorenzi (allievo di Baccio Bandinelli), un gruppo marmoreo di statue, tra cui la statua di Alfeo e Aretusa che doveva andare ad adornare una modesta grotta da lui ideata nel giardino segreto della villa. Nel 1940, la famiglia americana che abitò in villa, i Fletcher, esportarono la scultura di Alfeo e Aretusa in America per venderla al Metropolitan Museum of Art di New York, tutt'oggi ancora esposta al pubblico.

Il retro della villa del Bandino fotografata dalla terrazza del giardino

Nell'agosto del 1745, per volere dei marchesi Niccolini, venne costruita da Giuseppe Menabuoi sul fondale del giardino e al centro delle limonaie (demolendo la vecchia grotta voluta da Alamanno Bandini), la nuova e cosiddetta Grotta del Bandino, fontana a loggia o "trogolone". La statua di Alfeo e Aretusa non fu riposizionata sul basamento all'interno della nuova grotta ma fu spostata in giardino per far posto ad una nuova scultura di Venere e Adone, opera sparita o trafugata durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. La statua di Alfeo e Aretusa era stata posta al termine di una fontana con il condotto di acqua sorgente, i cui diritti di sfruttamento erano stati acquistati in quegli anni dagli Alberti. Il giardino era inoltre ricco di piante di agrumi, pozzetti per l'acqua, varie fontanelle, orci, vasi di terracotta e pietruzzi in pietra serena. Al termine di ciò, che divideva il giardino dai campi coltivati e dal pomario, partiva una lunga scalinata in pietra che immetteva in una terrazza che dominava l'intera proprietà. La villa aveva anche un grande orto chiuso, una corte con un pozzo, tre fondi, due cantine, quattro sotterranei e un cunicolo che collegava il palazzo con il monastero del Paradiso (Chiesa di Santa Brigida al Paradiso) passando sotto la "via del Paradiso" (il famoso Paradiso degli Alberti) e con la Chiesa di Santa Maria e Santa Brigida al Paradiso. Nel 1746 la grotta venne decorata e abbellita dallo scultore e pittore di Settignano: Giuseppe Giovannozzi. I Niccolini ne ebbero la proprietà fino al 1830, quando vendettero la villa ormai disabitata a due famiglie: i Biagini e i Consiglio che a loro volta la vendettero ad un altro illustre proprietario: Napoleone Rossi.

Nella Villa del Bandino, passò l'infanzia lo storico della scienza Andrea Corsini. In quegli anni la casa subentrò in eredità alla madre Creusa Giuseppina e alla sorella Erminia negli Uberti il 28 novembre del 1885, data della morte del padre, il tenore Achille di Felice Rossi-Ghelli, il quale l'aveva comprata dal fratello Napoleone Rossi il 10 aprile 1871. La madre Creusa Giuseppina Rossi, di educazione religiosa, nel 1897 fece costruire per comodo della villa, un piccolo oratorio accanto all'entrata principale sulla Via del Paradiso e tutt'oggi ancora esistente. In quel periodo, il palazzo era conosciuto anche come "Villetta Rossi-Ghelli in Pian di Ripoli".

La fontana della villa in una vecchia foto

Nel 1863, il V Principe di Sismano Andrea Corsini, vendette solo un quarto della villa al Comune di Bagno a Ripoli, il quale vi trasferì una scuola educativa per fanciulli, su progetto del Principe stesso. Ad oggi, questa parte comunale, (la facciata laterale di via di Ripoli 118) dopo essere stata adibita agli sfollati della Seconda Guerra Mondiale e alla Polizia, è sede della Biblioteca Comunale del Quartiere 3 di Firenze dal 1999, mentre il resto della villa è di proprietà dei giardinieri e fiorai Masini dal 1942, acquistata da Enrico Masini e passata poi in eredità al figlio Carlo Masini, anche lui fioraio di Piazza del Duomo come il padre. Alla morte di Carlo Masini, l'intera proprietà è passata in mano (e tutt'oggi lo è) al figlio Roberto Masini (il quale ha seguito le orme del padre) e alle figlie Vilma Masini e Gabriella Masini. Vari angoli della villa, furono immortalati dal pittore fiorentino Cincinnati. Dal 1908, il compositore Monsignor Lorenzo Perosi, trascorse su consiglio medico, periodi frequenti di riposo al Bandino, dopo aver attraversato una profonda crisi della sua vita dovuta alla morte del padre. In quel periodo compone l'opera lirica incompiuta 'Giulietta e Romeo'.[1] [2] Il primo marzo 1921, a seguito dell'assassinio del sindacalista Spartaco Lavagnini ad opera dei fascisti, si svolsero al Bandino sanguinosi scontri a seguito del tentativo delle guardie regie di rimuovere una barricata eretta da manifestanti socialisti.

Un'antica leggenda vuole che in uno dei sotterranei della villa, fosse sepolto un "angelo d'oro" massiccio: in effetti è un riflesso dei tesori del mondo medioevale che talvolta venivano accidentalmente rinvenuti nel sottosuolo.

La Grotta del giardino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Grotta del Bandino.

La Biblioteca Comunale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Biblioteca di Villa Bandini.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

L'architettura interna della villa è tipicamente romanica. Il casale, sviluppato su 3 livelli esclusi i sotterranei e le mansarde, è costituito da diversi elementi architettonici; questi comprendono: ai piani terreni, soffitti di due tipologie; soffitti di volte a crociera con peducci in pietra serena per i saloni, soffitti a travi di legno con formelle in terracotta per le stalle; soffitti affrescati e soffitti a cassettoni per i piani alti.

La corte[modifica | modifica wikitesto]

La corte si trova centrale all'interno del palazzo e veniva principalmente utilizzata in antichità per attingere all'acqua del colonnato del pozzo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ PEROSI Lorenzo (sacerdote e musico), su messaggidonorione.it, Messaggi di Don Orione, 2002.
  2. ^ Cronologia vita Lorenzo Perosi, su coroperosimisterbianco.it, Coro Polifonico "Lorenzo Perosi".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni di Gherardo da Prato, Il Paradiso degli Alberti, 1426.
  • Agostino Ademollo, Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio, Luigi Passerini Orsini de' Rilli, 1840.
  • Francesco Domenico Guerrazzi, L'assedio di Firenze, Libr. Ed. Dante Alighieri, 1849.
  • Giovanni Bottesini, L'assedio di Firenze: dramma lirico in tre atti, Firenze, 1860.
  • Guido Carocci, I contorni di Firenze, Galletti e Cocci Tipografi-Editori, 1875.
  • Guido Carocci, L'illustratore fiorentino, Firenze, 1880.
  • Pierfilippo Covoni, Don Antonio de' Medici al Casino di San Marco, Firenze, 1892.
  • Guido Carocci, I dintorni di Firenze, Firenze, 1907.
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, I, 1977, p. 94.
  • Stefano Sieni, Firenze: i segreti oltre le mura, Le Lettere, 1996.
  • Bettino Gerini, Vivere Firenze... il quartiere 3, Aster Italia, Firenze, 2005.
  • Chiara Sestini, La grotta del Bandino. Primo saggio sull'antico giardino Bandini-Niccolini in Pian di Ripoli, Firenze, 2006.
  • Lorenzo Andreaggi, I trabocchetti del Bandino, Edizioni Polistampa - Sarnus, Firenze, 2011.
  • Valentina Rossi, Misteri, crimini e storie insolite di Firenze, Newton Compton Editori, 2013.
  • Roberto Zatini, Il Paradiso e dintorni, Firenze, 2016.
  • Francesco D'Isa, Matteo Salimbeni, È facile vivere bene a Firenze se sai cosa fare, Newton Compton Editori, 2016.
  • Alfredo Allegri, Lorenzo Andreaggi, David Bargiacchi, Williams Busdraghi, Julius Camilletti, Giuseppe Colapietro, Maria Luisa Ferretti, Peter Genito, Marcello Mommarelli, Rafat Said, Flavia Scebba, Giorgio Torricelli, Roberta Vezzosi, Tredici. I poeti del Bandino, Casa Editrice Nerbini, Firenze, 2019.

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