Villa Ferretti Angeli

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Villa Ferretti, Angeli
Villa Ferretti Angeli, facciata sul Brenta.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàSambruson
Indirizzovia Brenta Bassa, 41
Coordinate45°25′30.3″N 12°05′09.3″E / 45.425083°N 12.085917°E45.425083; 12.085917
Informazioni generali
Condizioniin uso
CostruzioneXVIII-XX secolo
Usoabitazione (villa), museo (annessi rustici)
Realizzazione
ArchitettoVincenzo Scamozzi
ProprietarioProvincia di Venezia
Committentefamiglie Ferretti, Angeli, Nani Mocenigo, Sicedison

Villa Ferretti, Angeli, Nani Mocenigo è una villa veneta, progettata dall'architetto Vincenzo Scamozzi, situata a Dolo, in località Sambruson, lungo la Riviera del Brenta[1], in provincia di Venezia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Committenti[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione della villa fu voluta dal ramo veneziano dei nobili Ferretti di Vicenza alla fine del Cinquecento. L'incarico venne commissionato all'architetto rinascimentale vicentino Vincenzo Scamozzi, autore del progetto stesso[2].

Dopo essere stata di proprietà delle famiglie Rigoni ed Angeli, nel XIX secolo la villa venne ceduta alla famiglia Mocenigo, nobile famiglia veneziana che già all'epoca possedeva diverse ville venete, tra cui Villa Mocenigo a Oriago di Mira (Venezia) e Villa Bertetti in Nani Mocenigo a Canda (Rovigo). Alcuni esponenti di questa famiglia trovano ancora sepoltura nella cappella privata[3].

Vicende storiche[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 1500, la maggior parte del territorio veneto (Dal Polesine fino a tutto l'entroterra veneziano e padovano) era una zona paludosa. I nobili Ferretti avevano acquisito, già nel 1315, dai Benedettini veneziani di San Gregorio, 835 campi a Sambruson del Dolo[3][4].

Dopo la guerra della Lega di Cambrai, nel 1518, in tali territori venne avviata dal patriziato veneziano un'operazione di messa a coltura dei terreni, che comportò anche un'azione di bonifica[4], come effetto della ritrovata stabilità economico-politica della Repubblica di Venezia[4][5].

Tale ripresa si manifestò anche in ambito culturale e, in particolar modo, architettonico: è in questo periodo che iniziarono a svilupparsi nuovi insediamenti nelle campagne[4] e vennero costruiti, nella maggior parte dei casi lungo le sponde dei fiumi, palazzi e ville; tra queste Villa Ferretti Angeli.

Nel corso del Settecento la villa acquistò notevole risonanza nel panorama europeo, come le altre residenze patrizie realizzate lungo il fiume Brenta, oggetto di volumi di incisioni che illustravano l'assetto dei luoghi[6][7][8], divenendo meta di visite da parte di importanti letterati e uomini di cultura, tra i quali il poeta tedesco Goethe[9].

Nel Primo Novecento e durante la seconda guerra mondiale, la villa venne requisita dagli Alleati e in seguito utilizzata come luogo di riparo da diverse famiglie senza dimora.[5]

Nel 1961 la villa venne acquistata dalla Sidecison del gruppo Montedison, con l'intenzione di trasformarla in una sede di rappresentanza, ristrutturandola e riportandola all'aspetto originario[4].

Villa Ferretti, incisione di Johann Christoph Volckamer

È stata sede di un liceo fino al 1990[4]. Attualmente è di proprietà della provincia di Venezia[2] ed ospita la Direzione provinciale di EnAIP Veneto, ente di formazione professionale[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nell'Idea dell'Architettura Universale dello Scamozzi non compare direttamente il progetto della villa[10]: è presente però nel compendio dei disegni autografi edito da Du Rey a Leida nel 1713[4]. Da tale opera si deduce che l’architetto ha consegnato le tavole del progetto ai Signori Ferretti il 12 agosto 1596[11], per poi lasciare la città veneziana nel 1599 per il Nord Europa; non è chiaro se l'architetto abbia seguito o no i lavori[11][4].

Pianta del progetto originale di Vincenzo Scamozzi

I lavori per la realizzazione della villa terminano nel 1600, come riportato nell’iscrizione sotto il timpano della facciata che apre alla corte, insieme al nome del committente[11]:

«HIERONYMUS FERRETTUS MDC»

Grazie alla tavola, completa di firma dello Scamozzi, nella quale sono riportate anche descrizioni dettagliate dei percorsi e degli ambienti esterni, ancora oggi è possibile confrontare l'idea progettuale originale con la sua realizzazione[4].

Si nota subito l’impostazione architettonica tipica della maggior parte delle ville venete: il corpo centrale, affiancato da due ali laterali disposte simmetricamente (come si può osservare, ad esempio, in Villa Barbaro a Maser (TV)[4]) si sviluppa in profondità parallelo alla strada; ad esso si collegano ad est, distante 12 piedi, una barchessa porticata che immette nell'orto retrostante e, attraverso una piccola strada, al sentiero lungo il fiume, ad ovest un brolo[4] per la coltivazione di alberi da frutto, a sud un cortile di accesso e a nord un giardino all'italiana diviso in spazi quadrangolari[2].

Tale progetto risulta alterato, nello stato di fatto, dalla sostituzione, ad ovest, del brolo con un edificio porticato, collegato alla villa attraverso un passaggio coperto e, ad est, della barchessa con una casa colonica[4], la quale blocca l'accesso al sentiero lungo il Brenta, anch'esso inserito nel progetto originario[2].

I restanti edifici del complesso, che, con la villa, occupano un totale di 2.120 metri quadrati di superficie, comprendono anche una cappella privata, non presente nel progetto ma realizzata contestualmente alla villa, della quale riprende le paraste in facciata, le cornici semplificate di porte e finestre e il timpano triangolare[11][4].

I cancelli lungo la strada, fiancheggiati da pilastri in laterizio con, al di sopra, urne in marmo, risalgono invece ai primi anni del Seicento[11].

Il parco, originariamente disposto secondo i canoni del giardino all'italiana, oggi risente delle modifiche settecentesche, di gusto prevalentemente romantico[4].

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Nel progetto originale il prospetto meridionale risulta scandito da una successione di paraste di ordine gigante con capitello ionico, aggettanti in corrispondenza dell'atrio di ingresso rispetto alla linea del cornicione, sormontate da un timpano triangolare. Di particolare importanza risulta essere l'dea di continuità trasmessa dal muro e rafforzata dalla presenza del bugnato gentile[4] al piano terra, dalle cornici marcapiano e marcadavanzale e dal cornicione, incurvato in un arco a tutto sesto in corrispondenza dell'apertura centrale del piano nobile[2].

Attualmente Villa Ferretti presenta due facciate gemelle, molto simili a quelle previste da Vincenzo Scamozzi. La facciata meridionale presenta uno stemma sostenuto da putti all'interno del timpano e una balaustra in marmo in corrispondenza dell'apertura centrale[4]; il prospetto settentrionale, verso il fiume è stato completato in seguito con quattro pinnacoli piramidali in corrispondenza dei camini[4][2].

Le finestre sono molto ampie e sono poste in corrispondenza tra i due prospetti, offrendo quindi la vista sull'ambiente circostante da ogni prospettiva[4].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La disposizione effettiva degli ambienti interni risulta molto diversa da quella del progetto di Vincenzo Scamozzi: ai lati dell'atrio rettangolare voltato vi sono stanze profonde quanto il corpo centrale, mentre a sud sono inseriti ambienti meno profondi con affaccio sulla corte, suddivisi in maniera più o meno simmetrica. La zona a "T" porticata in corrispondenza della barchessa, fiancheggiata da stanze di servizio rettangolari, non è mai stata realizzata[2].

Degni di nota sono un ampio salone, posto nella parte centrale del piano nobile, e degli affreschi moderni di Giuseppe Spolaor[11].

Nel corso del XX secolo la distribuzione interna della villa è stata alterata a seguito dell'occupazione da parte di profughi di guerra e famiglie senzatetto[4].

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Influenze artistiche e letterarie[modifica | modifica wikitesto]

Villa Ferretti, incisione di Giovanni Francesco Costa

Nel panorama artistico-letterario italiano, tanti sono stati gli autori che hanno celebrato la bellezza dell'arte veneta: da Canaletto a Francesco Guardi e soprattutto Gianfrancesco Costa, il quale, grazie alle sue incisioni, ha contribuito a rendere testimonianza del grande fascino delle ville e dei palazzi veneti[7].

A tal proposito, Johann Wolfgang von Goethe, poeta classicista di inizio dell'Ottocento e autore del celebre Faust, il quale, nel suo diario di bordo Die Italienische Reise, racconta del suo viaggio in Italia e in particolare, tra il 26 settembre e il 15 ottobre 1786, del viaggio da Padova a Venezia lungo tutta la riviera del Brenta, citando le maestose ville lungo le sue sponde[9].

«Voglio darvi conto in poche parole del modo col quale sono qui venuto da Padova. Il viaggio sulla Brenta, in un barcone pubblico, ed in buona compagnia, imperocchè gl'Italiani sono soliti usarsi vicendevolmente ogni riguardo, è viaggio comodo, e piacevole ad un tempo. Lungo le sponde del fiume si scorgono ville e giardini, villaggi i quali scendono sino al fiume, ed in altri punti la strada, la quale corre lungo quello, animata da vivo commercio. Nello scendere il fiume si fanno spesso colà dove sono catteratte o conche brevi fermate, durante le quali si può sbarcare sulla sponda, e si ha occasione di acquistare frutta squisite, le quali vi vengono offerte in abbondanza. Si rientra nella barca, e si continua a scendere la Brenta, fra campagne fertilissime, e piene di vita.[9]»

Influenze contemporanee[modifica | modifica wikitesto]

Facciata anteriore della residenza Everett Austin House in Connecticut, Stati Uniti.

Villa Ferretti a Dolo ha ispirato la costruzione di Everett Austin House, un edificio in stile Neo-Classical Revival, commissionato nel 1930 dall'allora direttore del Wadsworth Atheneum, A. Everett Austin Jr., e costruito dall'architetto Leigh H. French Jr[12].

L'edificio si trova nella zona residenziale di Scarborough Street a Hartford, Connecticut, presenta una pianta rettangolare ed è sviluppato su due livelli[12].

La facciata dell'edificio è composta su modello di Villa Ferretti, visitata dal committente durante il suo viaggio di nozze in Europa nel 1929: di quest'ultima riprende la terminazione a timpano, sorretto da paraste ioniche, del corpo centrale, anche in questo caso sporgente rispetto alla struttura, la successione di paraste ioniche intervallate da finestre rettangolari e l'apertura centrale con arco a tutto sesto del secondo livello[12].

All'interno sono presenti pannelli, sculture e elementi architettonici del XVIII secolo, acquistati dallo stesso committente a Venezia[12] e arredi ispirati sia all'Art Deco che al Bauhaus.

Dal 1985 è proprietà del Wadsworth Atheneum e viene usata come sede di mostre d'arte[13].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Villa Ferretti-Angeli | Servizio Patrimonio della Città metropolitana di Venezia, su patrimonio.cittametropolitana.ve.it. URL consultato il 22 febbraio 2023.
  2. ^ a b c d e f g F. Barbieri, G. Beltramini, Vincenzo Scamozzi 1548-1616, Marsilio, 2003, pp. 356-359, ISBN 9788831783453..
  3. ^ a b A. Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Cassola, 1982, p. 311.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s A. Torsello e L. Caselli, Ville Venete: la Provincia di Venezia, Venezia, Marsilio, 2005, pp. 65-66, ISBN 8831787225..
  5. ^ a b G. Spezzati, Le Ville Venete della Riviera del Brenta, 2ª ed., Dolo (VE), Edizioni I.T.E, 1976, p. 65, ISBN 2560731845595..
  6. ^ Vincenzo Coronelli, La Brenta, quasi borgo della città di Venezia, luogo di delizie de' veneti patrizi, delineata e descritta, 1709.
  7. ^ a b Giovanni Francesco Costa, Delle delicie del fiume Brenta espresse ne' palazzi e casini situati sopra le sue sponde dalla sboccatura nella laguna di Venezia fino alla città di Padova disegnate ed incise da Gianfrancesco Costa architetto e pittore veneziano, 1762.
  8. ^ Johann Christoph Volckamer, The Book of Citrus Fruits, 2020 [1714], ISBN 9783836535250..
  9. ^ a b c (IT) J.W. Goethe, Viaggio in Italia, a cura di A.Cossilla, Milano, F. Manini editore.
  10. ^ Franco Barbieri, Appunti scamozziani 1: Villa Ferretti a Sambruson del Dolo, in Annali di Architettura, Centro Studi Andrea Palladio, n. 21/2009, pp. 127-136.
  11. ^ a b c d e f E. Bassi, Ville della Provincia di Venezia, Milano, 1987, pp. 133-134.
  12. ^ a b c d A. Everett Austin Jr, Papers, in Wadsworth Atheneum Archives, Hartford, Connecticut.
  13. ^ A. Everett Austin House, su thewadsworth.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Cassola, 1982, p. 311.
  • Franco Barbieri, Guido Beltramini, Vincenzo Scamozzi 1548-1616, Marsilio, 2003, pp. 356-359, ISBN 9788831783453.
  • Franco Barbieri, Appunti scamozziani 1: Villa Ferretti a Sambruson del Dolo, in Annali di Architettura, Centro Studi Andrea Palladio, n. 21/2009.
  • Franco Barbieri, Vincenzo Scamozzi, Vicenza, 1952, p. 153, 180.
  • Franco Barbieri, Le Ville dello Scamozzi, in Bollettino del CISA Andrea Palladio, XI, 1969, p. 228.
  • Franco Barbieri, Scamozzi's Orders and Proportions: An End to Illusions or a Visionary Harbinger?, in Architectural Histories, 3(1), n. 2, 2015, pp. 1-9.
  • Elena Bassi, Ville della Provincia di Venezia, Milano, 1987, p. 133, ISBN 8818320033.
  • David Breiner, Vincenzo Scamozzi 1548-1616: a catalogue raisonné, in Dissertation presented to the Faculty of Graduate School of Cornell University, UMI, vol. 2, Ann Arbor, 1994, pp. 398-399.
  • Vincenzo Coronelli, La Brenta, quasi borgo della città di Venezia, luogo di delizie de' veneti patrizi, delineata e descritta, 1709.
  • Giovanni Francesco Costa, Delle delicie del fiume Brenta espresse ne'palazzi e casini situati sopra le sue sponde dalla sboccatura della laguna di Venezia fino alla città di Padova disegnate e incise da Gian Francesco Costa architetto e pittore veneziano, 1762.
  • Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788), F. Manini, 1875.
  • Austin Everett Austin Jr, Papers, Wadsworth Atheneum Archives, Hartford, Connecticut.
  • Gastone Spezzati, Le Ville Venete della Riviera del Brenta, Dolo, Edizioni I.T.E., 1976, p. 65, ISBN 2560731845595.
  • Camillo Tonini, Vincenzo Coronelli e la Brenta, in Immagini della Brenta: Ville Venete e scene di vita sulla Riviera nel '700 veneziano, Mondadori Electa, 1996, ISBN 2560034177959.
  • Alberto Torsello e Letizia Caselli, Ville Venete: la Provincia di Venezia, Venezia, Marsilio, 2005, pp. 65-66, ISBN 8831787225.
  • Johann Christoph Volckamer, The Book of Citrus Fruits, 2020 [1714], ISBN 9783836535250.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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