Vie nuove

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Vie nuove
StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliano
Periodicitàsettimanale
FondatoreLuigi Longo
Fondazione1946
Chiusura1978
SedeRoma
 

Vie nuove è stata una rivista legata al Partito Comunista Italiano fondata nel 1946 da Luigi Longo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente sottotitolata "Settimanale di orientamento e lotta politica", la rivista «fu costretta fin quasi da subito a dare ampio spazio ad argomenti leggeri e allo sport se voleva far concorrenza alle pubblicazioni commerciali. Nel 1948 era molto più simile alla Domenica del Corriere" che a Rinascita».[1]

Nel 1952 la rivista (che in quell'anno tirava 258 000 copie) passò alla quadricromia e modificò il sottotitolo in "settimanale di politica, attualità e cultura". L'apertura della rivista alle tematiche "leggere" provocò critiche all'interno del PCI, che vennero però più volte rintuzzate da esponenti non certo tacciabili di "leggerezza culturale" come il latinista Concetto Marchesi che, in un intervento all'VIII congresso del PCI così si espresse: «Noi dobbiamo combattere l'idea diffusa che tutto nel nostro mondo comunista sia uggia, pesantezza, musoneria [...] E lo sa bene il compagno Luigi Longo, che su Vie nuove» ha aperto le colonne alle belle figliole. Mondanità? Sia pure».[2]

Su Vie nuove Pier Paolo Pasolini, su invito di Maria Antonietta Macciocchi, che diresse la rivista dal 1956 al 1961, tenne tra il 4 giugno 1960 e il 30 settembre 1965 una rubrica di dialoghi con il lettore, una scelta dei quali fu pubblicata col titolo Le belle bandiere. Dialoghi 1960-65 (a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma 1977).

Il settimanale ospitava, fra l'altro, una rubrica fissa di riflessione tenuta dalla scrittrice Lorenza Mazzetti, e una di fotografia curata dal noto fotografo Ando Gilardi.

Nel 1971 la rivista mutò nome in Giorni - Vie nuove e, sotto la direzione di Davide Lajolo (che la dirigeva dal 1969), proseguì le pubblicazioni fino al 1978. L'archivio fotografico della rivista è conservato presso l'Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]