Sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto

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Sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto
Sabinensis-Mandelensis
Chiesa latina
Suffraganea delladiocesi di Roma
Regione ecclesiasticaLazio
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoErnesto Mandara
Vicario generalePaolo Gilardi
Presbiteri109, di cui 85 secolari e 24 regolari
1.658 battezzati per presbitero
Religiosi25 uomini, 136 donne
Diaconi8 permanenti
 
Abitanti203.000
Battezzati180.730 (89,0% del totale)
StatoItalia
Superficie918 km²
Parrocchie83
 
ErezioneV secolo (Sabina)
25 novembre 1841 (Poggio Mirteto)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraleSan Liberatore
IndirizzoPiazza Mario Dottori 14, 02047 Poggio Mirteto [Rieti], Italia
Sito webwww.diocesisabina.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Sabina-Poggio Mirteto
Sede suburbicaria
Stemma del vescovo        Stemma di Giovanni Battista Re
TitolareGiovanni Battista Re
IstituzioneVI secolo
titolo di Sabina unito a quello di Poggio Mirteto nel 1925
Dati dall'Annuario pontificio
L'abbazia di Farfa.
L'ex cattedrale di Santa Maria di Vescovio.
La concattedrale di San Liberatore a Magliano Sabina, cattedrale della diocesi sabina fino al 1986.

La sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto (in latino Sabinensis-Mandelensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea della diocesi di Roma appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2020 contava 180.730 battezzati su 203.000 abitanti. È retta dal vescovo Ernesto Mandara, mentre il titolo è del cardinale Giovanni Battista Re.

Alla sede suburbicaria è unito il titolo abbaziale di Farfa (Farfensis).

Santi patroni[modifica | modifica wikitesto]

Il patrono della sede suburbicaria è San Gaetano Thiene, festeggiato il 7 agosto.

Gaetano Thiene (Vicenza, ottobre 1480Napoli, 7 agosto 1547), cofondatore dell'Ordine dei Chierici regolari teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende i seguenti comuni:[1]

Sede vescovile è la città di Poggio Mirteto, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Magliano Sabina sorge la concattedrale di San Liberatore. A Torri in Sabina si trova infine l'ex cattedrale di Santa Maria di Vescovio. Il palazzo vescovile di Magliano ospita, oltre agli uffici della curia, anche il museo, la biblioteca diocesana, istituita nel 1990, e l'archivio storico diocesano, costituito nel 1999.

Parrocchie e vicarie[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio si estende su 918 km² ed è suddiviso in 83 parrocchie, raggruppate in quattro vicarie: Monterotondo-Mentana-Fonte Nuova, Palombara Sabina, Martiri Sabini e Poggio Mirteto-Magliano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'odierna diocesi nasce nel 1986 dalla piena unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Sabina, attestata dal V secolo, sede cardinalizia; e la diocesi di Poggio Mirteto eretta nel 1841.

La diocesi di Sabina[modifica | modifica wikitesto]

La storica regione della Sabina ebbe, almeno a partire dal V secolo, tre antiche diocesi: Forum Novum (Vescovio), Cures Sabini (Passo Corese) e Nomentum (Mentana). Curi, primitiva capitale della Sabina e il cui vescovo aveva il titolo di episcopus Sabinensis, fu unita verso la fine del VI secolo a Nomento, a sua volta unita nella seconda metà del IX secolo con Vescovio (Forum Novum), che divenne così l'unica diocesi della Sabina. Da questo momento i vescovi portarono il titolo di episcopi Sabinensis e il luogo dove risiedettero assunse il nome di Episcopium sabinense, da cui ha origine l'odierno toponimo di Vescovio, frazione di Torri in Sabina.

La prima attestazione storica della diocesi di Forum Novum è nel concilio romano indetto da papa Ilario nel 465, al quale prese parte il vescovo Paolo. A partire da Giovanni I, che fu tra i padri del concilio lateranense del 649 voluto da papa Martino I per condannare l'eresia monotelita, i vescovi di Forum Novum assunsero il titolo di "vescovi della Sabina".

Con la bolla Convenit apostolico moderamine del mese di maggio 944,[4] papa Marino II confermò al vescovo Giovanni II tutti i possedimenti della sua diocesi, stabilendone anche i confini, che arrivavano fino a Roma alle porte Pinciana e Salaria. La bolla confermava inoltre il definitivo assorbimento della diocesi di Nomento, probabilmente già soppressa da un secolo, e stabiliva la sede vescovile nella chiesa di Santa Maria Madre di Dio, oggi nota come Santa Maria della Lode, a Vescovio. La diocesi comprendeva un territorio amplissimo, che in epoca romana apparteneva a due regiones distinte, e in seguito a due potentati diversi, il ducato romano e quello longobardo, i cui confini oggi corrispondono all'incirca a quelli delle province di Rieti e di Roma. È «questa la ragione per cui il vescovo di Sabina a volte si firmava Episcopus utriusque Sabinae».[5]

A partire dalla metà circa dell'XI secolo i vescovi di Sabina sono menzionati nei documenti coevi come cardinali, entrando così a far parte di quel gruppo ristretto di vescovi (i "vescovi suburbicari") che collaboravano in modo stretto con i vescovi di Roma e la Curia romana per la gestione degli affari più importanti della Chiesa cattolica. Così, per esempio, Gregorio nel 1078 fu inviato da papa Gregorio VII come suo legato presso l'imperatore Enrico IV; Donizzone nel 1086 rappresentò il papa a Mantova ai funerali di sant'Anselmo di Lucca; Corrado di Wittelsbach, alla fine del XII secolo, fu inviato legato apostolico in Siria. Dei quasi 60 cardinali-vescovi di Sabina con residenza a Vescovio, nel periodo compreso tra l'XI secolo e la fine del XV secolo, tre vennero eletti pontefici: Corrado della Suburra con il nome di Anastasio IV nel 1153; Goffredo da Castiglione con il nome di Celestino IV nel 1241; e Gui Foucois con il nome di Clemente IV nel 1265.

A causa della decadenza del borgo di Vescovio si rese necessario il trasferimento della sede vescovile in un luogo più consono. Così il 18 settembre 1495 con la bolla Sacrosancta Romana ecclesia, papa Alessandro VI trasferì la sede episcopale da Vescovio a Magliano Sabina poiché, come dice la bolla, l'antica sede «in loco campestri deserto et a nemine habitato est constituta». Venne eretta a nuova cattedrale la chiesa di San Liberatore.

Si deve al cardinale vescovo Gabriele Paleotti (1591-1597) l'essersi impegnato per l'applicazione nella diocesi sabina dei decreti di riforma stabiliti al concilio di Trento: celebrò alcuni sinodi, attuò la visita pastorale della diocesi ed eresse a Magliano il seminario vescovile per la formazione dei chierici. Scipione Caffarelli-Borghese (1629-1633) ottenne da papa Urbano VIII un vescovo ausiliare per la diocesi sabina; da questo momento saranno di fatto gli ausiliari a organizzare e gestire la pastorale ordinaria della diocesi. Niccolò Albergati-Ludovisi (1677-1681) si impegnò in particolare per la riforma dei costumi del clero diocesano e di quello regolare e per una maggiore vitalità del seminario vescovile.

Nel 1841, in occasione della fondazione della diocesi di Poggio Mirteto, furono contestualmente rivisti i confini della diocesi sabina con quelle confinanti. Il suo territorio fu notevolmente ridimensionato con la cessione di 21 centri alla nuova diocesi di Poggio Mirteto[6], altri 4 passarono alla diocesi di Narni[7] e 4 alla diocesi di Tivoli.[8] La stessa bolla unì al territorio della sede suburbicaria gli abitati di Farfa, Fara e Toffia, già appartenuti all'abbazia nullius di Farfa, e concesse ai cardinali vescovi di Sabina il titolo di "abati di Farfa".[9] Queste modifiche e soprattutto l'erezione della diocesi di Poggio Mirteto incisero in modo determinante sulla configurazione territoriale della sede sabina; infatti la nuova diocesi tagliava la sede suburbicaria in due parti non contigue tra loro, la parte meridionale in provincia di Roma, e la parte settentrionale in provincia di Rieti.[5]

La diocesi di Poggio Mirteto[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi trae la sua origine da due antiche abbazie benedettine presenti nel territorio sabino: l'abbazia di Farfa e l'abbazia di San Salvatore Maggiore. L'abbazia di Farfa risale a tempi remoti; secondo un privilegio di papa Giovanni VII (705-707) sarebbe stata fondata da Lorenzo, vescovo di Sabina, in epoca imprecisata nel VI secolo. Nel XVII secolo ottenne l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi sabini, diventando abbazia nullius dioecesis, con il breve Pastoralis muneris di papa Urbano VIII del 18 novembre 1627, confermato con successivi brevi del 1628 e del 1632. Tuttavia già in precedenza gli abati commendatari si comportavano de facto come vescovi ordinari; ne sono prova, ad esempio, i sinodi celebrati dai cardinali commendatari Alessandro Farnese nel 1581 e Alessandro Peretti nel 1604.[5] L'abbazia di San Salvatore Maggiore, eretta all'incirca nel 735, fu soppressa dallo stesso Urbano VIII il 12 settembre 1629, unendola a quella di Farfa. L'abbazia rimase sede del seminario abbaziale fino all'Ottocento.[10]

La diocesi di Poggio Mirteto fu eretta il 25 novembre 1841 con la bolla Studium quo impense afficimur di papa Gregorio XVI.[11] Il territorio, comprensivo di 45 parrocchie[5], era formato da 15 località già sottoposte alla giurisdizione degli abati nullius di Farfa e di San Salvatore Maggiore;[12] inoltre furono annessi alla nuova diocesi 21 centri, sottratti alla sede suburbicaria di Sabina, e Torricella in Sabina, già appartenuto alla diocesi di Rieti.[13] Dal punto di vista territoriale, la diocesi era costituita da due entità non contigue tra loro, con una exclave all'interno della diocesi di Rieti. Ai vescovi di Poggio Mirteto fu concesso il titolo di "abati di San Salvatore Maggiore".[9]

Sede della nuova diocesi divenne la città di Poggio Mirteto, nota anche come Mandela (da cui il titolo ecclesiastico della diocesi Mandelensis), in cui fu eretta a cattedrale la chiesa di Santa Maria Assunta. Primo vescovo fu nominato il viterbese Nicola Crispigni, cui seguirono altri sette prelati fino al 1924. Come diocesi indipendente, quella di Poggio Mirteto ebbe vita breve di soli 84 anni.

Le sedi unite[modifica | modifica wikitesto]

La divisione della sede suburbicaria in due parti non contigue fu uno dei motivi che impose una nuova revisione del territorio ecclesiastico della Sabina e portò all'unione delle due diocesi, con il nome di Sabina e Poggio Mirteto, stabilita il 3 giugno 1925 con la bolla Suburbicariae Sabinae di papa Pio XI; Poggio Mirteto mantenne tuttavia la sua cattedrale e il capitolo dei canonici. Lo stesso giorno, con la bolla In altis Sabinae montibus[14], Poggio Mirteto perse l'exclave in territorio reatino, corrispondente a sette parrocchie che avevano fatto parte dell'antica abbazia territoriale di San Salvatore Maggiore, a vantaggio della diocesi di Rieti, i cui vescovi assunsero anche il titolo di abati di San Salvatore Maggiore.

Con la riforma delle sedi suburbicarie voluta da papa Giovanni XXIII l'11 aprile 1962 in forza del motu proprio Suburbicariis sedibus, ai cardinali di Sabina e Poggio Mirteto rimase solo il titolo della sede suburbicaria, mentre il governo pastorale della diocesi venne affidato ad un vescovo residenziale pleno iure. Questa disposizione entrò in vigore con la nomina, il 23 maggio successivo, di Marco Caliaro, il primo vescovo, non cardinale, di Sabina e Poggio Mirteto.

Il 30 settembre 1986 le due sedi di Sabina e Poggio Mirteto sono state unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica sorta dall'unione ha assunto il nome attuale. Contestualmente divenne cattedrale della diocesi la chiesa dell'Assunta di Poggio Mirteto, mentre l'antica cattedrale di Magliano fu retrocessa a concattedrale; questa decisione fu favorita dalla maggiore centralità di Poggio Mirteto rispetto a Magliano nel contesto del territorio diocesano.

Non si confonda la sede suburbicaria di Sabina con il titolo cardinalizio di Santa Sabina a Roma.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Forum Novum o Vescovio[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo † (menzionato nel 465)
  • Asterio † (menzionato nel 487)
  • Proiettizio † (prima del 499 - dopo il 502)
  • Lorenzo ? † (metà del VI secolo)[15]
  • Giovanni I † (menzionato nel 649)
  • Marziano ? † (menzionato nel 721)[16]
  • Iffo Sabinensis ? † (menzionato nel 743)[17]
  • Pietro † (menzionato nel 778)[18]
  • Issa ? † (menzionato nel 799)[19]
  • Teodoro † (menzionato nell'804)
  • Michele (o Samuele) † (menzionato nell'826)[20]
  • Sergio † (prima dell'853 - dopo l'869)[21]
  • Leone † (prima dell'876 - dopo l'879)[22]
  • Gregorio † (menzionato nel 928)
  • Giovanni II † (menzionato nel 944)[23]
  • Anastasio ? † (menzionato nel 948)[24]
  • Giovanni III † (prima del 963 - dopo il 984)
  • Domenico ? † (menzionato nel 992)[25]
  • Benedetto † (menzionato nel 997)
  • Rainero † (menzionato nel 1015)

Cardinali vescovi di Sabina con sede a Vescovio[modifica | modifica wikitesto]

Cardinali vescovi di Sabina con sede a Magliano Sabina[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi di Poggio Mirteto[modifica | modifica wikitesto]

Cardinali vescovi di Sabina e Poggio Mirteto[modifica | modifica wikitesto]

Cardinali vescovi del titolo di Sabina e Poggio Mirteto, poi di Sabina-Poggio Mirteto[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi di Sabina e Poggio Mirteto, poi di Sabina-Poggio Mirteto[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 203.000 persone contava 180.730 battezzati, corrispondenti all'89,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 85.502 86.647 98,7 110 79 31 777 61 229 71
1970 106.649 106.985 99,7 162 133 29 658 34 321 77
1980 116.724 117.586 99,3 122 97 25 956 1 37 240 78
1990 132.884 134.486 98,8 126 90 36 1.054 40 190 82
1999 144.192 146.281 98,6 136 103 33 1.060 2 38 202 82
2000 144.192 146.281 98,6 93 60 33 1.550 1 37 202 82
2001 161.052 164.052 98,2 115 82 33 1.400 6 46 192 82
2003 161.052 164.052 98,2 101 80 21 1.594 6 27 164 82
2004 162.385 165.385 98,2 114 78 36 1.424 6 51 161 82
2010 175.808 187.351 93,8 109 77 32 1.612 6 45 189 82
2014 182.478 196.954 92,7 106 77 29 1.721 7 33 153 82
2017 178.718 203.100 88,0 110 81 29 1.624 9 33 143 83
2020 180.730 203.000 89,0 109 85 24 1.658 8 25 136 83

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal sito web parrochiemap.it.
  2. ^ Eccetto la frazione di Rocchette, che appartiene alla diocesi di Terni-Narni-Amelia.
  3. ^ a b Il resto del territorio comunale appartiene alla diocesi di Rieti.
  4. ^ Testo della bolla in: Sperandio, Sabina sagra e profana, pp. 331-332.
  5. ^ a b c d Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  6. ^ Aspra (oggi Casperia), Selci, Cottanello, Montasola, Roccantica, Cantalupo, Poggio Catino, Castel San Pietro, Frasso, Poggio Nativo, Montenero, Mompeo, Casaprota, Collelungo, Ginestra, Ponticelli, Corese, Nerola, Montelibretti, Monte Flavio e Poggio Mojano (Cappelletti, vol. V, p. 285).
  7. ^ Rocchette grandi, Rocchette piccole, Vacone e Castiglione (Cappelletti, vol. V, p. 283).
  8. ^ Canemorto (oggi Orvinio), Pozzaglia, Montorio in Valle e Petescia (Cappelletti, vol. V, p. 283).
  9. ^ a b Cappelletti, vol. V, p. 280.
  10. ^ Ildefonso Schuster, Il monastero imperiale del Salvatore sul monte Letenano, Roma 1914.
  11. ^ Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. V, pp. 278-290.
  12. ^ Dall'abbazia di Farfa gli abitati di Poggio Mirteto, Poggio San Lorenzo, Castelnuovo Monte Santa Maria, Bocchignano, Salisano, Montopoli e Cerdomare; dall'abbazia di San Salvatore Maggiore gli abitati di San Salvatore, Longone, Pratoianni, Poggio Vittiano, Rocca Vittiana, Vallecupola, Varco e Vaccareccia. Cappelletti, vol. V, p. 285.
  13. ^ Cappelletti, vol. V, p. 285.
  14. ^ (LA) Bolla In altis Sabinae montibus, AAS 18 (1926), pp. 34-35.
  15. ^ Questo vescovo è il fondatore dell'abbazia di Farfa, secondo quanto riferisce papa Giovanni VII in un privilegio del 705. Secondo una cronaca anonima sulla costruzione dell'abbazia (circa IX secolo) e il Chronicon farfense di Gregorio di Catino (XII secolo), Lorenzo era originario della Siria e giunto a Roma fu inviato come vescovo in Sabina; dopo aver rinunciato al suo incarico, si ritirò a vita monastica e fondò l'abbazia. Secondo Lanzoni, «il suo episcopato sabinese non è punto sicuro». Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 350-353. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. II, p. 1265. Studi recenti hanno rivalutato la figura storica di questo vescovo (Fabio Betti, La diocesi di Sabina, Spoleto, 2005, pp. 16-18).
  16. ^ Gli atti del concilio romano del 721 riportano due vescovi di nome Marziano (Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, vol. XII, Florentiae 1766, coll. 261-266): il primo, vescovo di Gabi, è menzionato nella lista delle presenze; il secondo, vescovo di Sabina, appare nella lista delle sottoscrizioni. In assenza di un'edizione critica degli atti conciliari sono possibili tutte le ipotesi: o si tratta di un errore nella trasmissione testuale, per cui fu presente un solo vescovo di nome Marziano, di Gabi o di Sabina; oppure furono presenti entrambi i vescovi, che, per motivi sconosciuti, furono inseriti il primo nella lista delle presenze e il secondo nella lista delle sottoscrizioni. Autori ed eruditi del passato interpretano il termine Gabinas, ossia vescovo "di Gabi", come un errore nella tradizione manoscritta per Sabinas.
  17. ^ Di tutti i codici che riportano gli atti del concilio romano del 743 e sottoposti ad indagine critica dagli editori delle Monumenta Germaniae Historica, nessuno menziona la presenza di un vescovo di Forum Novum o di Sabina a quel concilio; solo Baronio, nei suoi Annales ecclesiastici (ed. 1742, anno 743, nº XXV, p. 502), aggiunge ad una sua lista di vescovi il nome di Iffo Sabinensi. Per questo motivo, gli editori tedeschi escludono questo vescovo dalla lista delle presenze al concilio del 743; Concilia aevi Karolini (742-842) Archiviato il 2 luglio 2018 in Internet Archive., prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 25,34; 27,20 (anche introduzione p. 9). Tutti gli autori ed eruditi del passato, ad eccezione di Mansi (Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, vol. XII, coll. 367-368), ammettono questo vescovo sull'autorità di Baronio, ma alcuni lo chiamano Tonfo invece di Iffo o Iffone (Ughelli, Gams, Cappelletti).
  18. ^ Questo vescovo, ignoto a Ughelli, è ammesso da diversi autori tra cui Sperandio e Gams. Altri autori invece lo inseriscono nella cronotassi dei vescovi di Rieti (Sperandio, pp. 209-210).
  19. ^ Vescovo non ammesso da Sperandio (p. 209), poiché menzionato in un documento spurio (edito da Ughelli, I, col. 51).
  20. ^ Le varianti dei manoscritti del concilio dell'826 riportano sia Michele che Samuele. Gli editori delle Monumenta Germaniae Historica optano per Michele. Concilia aevi Karolini (742-842) Archiviato il 2 luglio 2018 in Internet Archive., seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, p. 563,1.
  21. ^ Prese parte ai concili romani dell'853, dell'861 e dell'869. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1984, p. 337,19; Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, pp. 65,20 e 349,28.
  22. ^ L'assegnazione di questo vescovo alla sede di Sabina è controversa. Studiosi tedeschi lo assegnano alla diocesi di Sabina (Kehr, Italia pontificia, II, p. 54; Jaffé, Regesta pontificum romanorum, p. 264, nº 2276), altri invece (Sperandio, p. 214) alla diocesi di Gabi.
  23. ^ Kehr, Italia pontificia, II, p. 54, nº 3.
  24. ^ Alcuni autori ammettono questo vescovo, che sarebbe menzionato nel mese di dicembre 948. Tuttavia lo stesso mese e lo stesso anno il Regesto farfense ricorda un vescovo di nome Giovanni. Secondo Sperandio (p. 216) potrebbe essere sbagliata l'indizione del documento che menziona Anastasio, oppure nel mese di dicembre 948 morì Anastasio e gli succedette immediatamente Giovanni. Proprio perché menzionato diverse volte nel Regesto farfense, gli editori delle Monumenta Germaniae Historica escludono Anastasio e ritengono un solo vescovo Giovanni, documentato dal 944 al 984 (Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte 962–1001, a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, p. 232, nota 48).
  25. ^ Secondo gli Annales Weissenburgenses, al concilio di Aquisgrana del 992 prese parte Domenicus romanae ecclesiae episcopus, che viene attribuito alla sede di Sabina; un Domenico di Sabina appare come datario in un atto spurio di papa Giovanni XV (Harald Zimmermann, Papsturkunden 896-1046, vol. I, Wien, 1984, p. 620). Tuttavia un vescovo Domenico è documentato nello stesso periodo anche sulle sedi di Sutri e di Ferentino. Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001 Archiviato il 2 luglio 2018 in Internet Archive., seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover, 2007, p. 472, nota 8.
  26. ^ Un vescovo Giovanni è documentato da marzo 1047 fino al 1062; potrebbe essere che Giovanni IV e Giovanni V siano la stessa persona, ossia l'ex papa Silvestro III. Antonio Sennis, v. Silvestro III nell'Enciclopedia dei Papi (2000).
  27. ^ Secondo Vincenzo Fenicchia (Adalberto in Dizionario Biografico Treccani), fu pseudocardinale di Silva Candida, e non di Sabina.
  28. ^ Laura Gaffuri, Giovanni di San Paolo, in Dizionario Biografico Treccani.
  29. ^ Adriana Campitelli Tognoni, Collevaccino, Pietro, in Dizionario Biografico Treccani.
  30. ^ La sua data di morte è incerta. Secondo alcune fonti egli sarebbe deceduto durante il secondo Concilio di Lione, nel 1274, ma ciò pare poco probabile, poiché l'ultima bolla pontificia ove compare la sua firma è datata 23 marzo 1275. L'Annuario Pontificio del 1929, a p. 127, indica che egli morì a Lione il 28 marzo 1275. Tuttavia Konrad Eubel, nella sua Hierarchia Catholica Medii Aevi, alle pp. 9 e 38 del Volume I afferma che Bertran de Saint-Martin aveva partecipato ai conclavi che elessero i papi Innocenzo V e Giovanni XXII e che morì nel 1277. Secondo Joseph Hyacinthe Albanés fu il 29 marzo di quell'anno, informazione corroborata dalla Société départementale d'archéologie et de statistique de la Drôme, che indica una data vicina, il 28 marzo 1277 (Op. cit. Tome XX — Imprimerie Jules Céas et fils, Valence, 1886 – p. 40 qui).
  31. ^ In commendam dal 7 giugno 1424.
  32. ^ Già antipapa Felice V.
  33. ^ Nominato vescovo titolare di Epifania di Cilicia.
  34. ^ Nominato arcivescovo titolare di Sardica.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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