Diocesi di Volterra

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Diocesi di Volterra
Dioecesis Volaterrana
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa
Regione ecclesiasticaToscana
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoRoberto Campiotti
Vicario generaleMarco Fabbri
Vescovi emeritiAlberto Silvani
Presbiteri52, di cui 43 secolari e 9 regolari
1.717 battezzati per presbitero
Religiosi12 uomini, 135 donne
Diaconi3 permanenti
 
Abitanti94.533
Battezzati89.301 (94,5% del totale)
StatoItalia
Superficie1.743 km²
Parrocchie88 (6 vicariati)
 
ErezioneIII secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSan Lino
San Leone I
IndirizzoVia Roma 13, 56048 Volterra [Pisa], Italia
Sito webwww.diocesivolterra.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
L'ex abbazia dei Santi Giusto e Clemente a Volterra, fondata nel 1034 all'epoca del vescovo Gunfredo.
Il battistero di San Giovanni a Volterra.
La cattedra episcopale, nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Volterra

La diocesi di Volterra (in latino Dioecesis Volaterrana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa appartenente alla regione ecclesiastica Toscana. Nel 2020 contava 89.301 battezzati su 94.533 abitanti. È retta dal vescovo Roberto Campiotti.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi abbraccia 23 comuni della Toscana, situate a cavallo fra 5 province: Pisa, dove si trovano la maggior parte delle parrocchie, Siena, Firenze, Livorno e Grosseto. La diocesi comprende: per intero i comuni di Bibbona, Casale Marittimo, Castelnuovo di Val di Cecina, Chianni, Gambassi Terme, Guardistallo, Lajatico, Montaione, Montecatini Val di Cecina, Montescudaio, Peccioli, Pomarance, Radicondoli, Volterra; e in parte i comuni di Casole d'Elsa,[1] Castelfiorentino,[2] Cecina,[3] Massa Marittima,[4] Monterotondo Marittimo,[5] Montieri,[6] Palaia,[7] San Gimignano[8] e Terricciola.[9]

Sede vescovile è la città di Volterra, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Montignoso, frazione di Gambassi Terme, sorge il santuario diocesano di Nostra Signora di Fatima.

Parrocchie e vicariati[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio si estende su 1.743 km² ed è suddiviso in 88 parrocchie, raggruppate in 6 vicariati:[10]

  1. il vicariato di Volterra comprende le parrocchie di: Basilica Cattedrale e Santi Michele, Agostino, Francesco; San Lazzaro; San Girolamo; Sant'Alessandro; San Giusto; San Cipriano; Roncolla; Mazzolla; Prato d'Era; Spicchiaiola; Sensano; Villamagna; Saline di Volterra; Montecatini Val di Cecina, Ponteginori;
  2. il vicariato della Valdelsa: Castelfiorentino (solo una parte della città), Dogana, Castelnuovo d'Elsa, Coiano, Varna, Catignano, Gambassi Terme, Pieve di Gambassi, Pillo, Badia a Cerreto, Sant'Andrea a Gavignalla, Castagno, Castelfalfi, Jano, San Vivaldo, Montaione, Sant'Antonio, Sughera, Mura, Tonda, Santo Stefano-Barbialla, Cellole di San Gimignano, Canonica di San Gimignano;
  3. il vicariato della Valdera: Terricciola, Morrona, Chianni, Rivalto, Lajatico, Orciatico, Montefoscoli, Legoli, Libbiano di Peccioli, Cedri, Ghizzano, Peccioli, Montecchio, Fabbrica di Peccioli;
  4. il vicariato dell'Alta Valdicecina: Casole d'Elsa, Cavallano, Monteguidi, Radicondoli, Belforte, Montieri, Gerfalco, Travale e Prata;
  5. il vicariato della Bassa Valdicecina: Guardistallo, Montescudaio, Casale Marittimo, Casaglia, La Sassa, Querceto, Miemo, Gello, Cecina Duomo, Cecina Marina, Cecina Palazzaccio, La California-Marina di Bibbona, Bibbona;
  6. il vicariato della Zona Boracifera: Monterotondo Marittimo, Castelnuovo di Val di Cecina, Montecastelli Pisano, Sasso Pisano, Leccia, San Dalmazio, Larderello, Montecerboli, Serrazzano, Lustignano, Pomarance, Micciano, Montegemoli, Libbiano di Pomarance.

Santi e beati venerati in diocesi[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi venera i seguenti santi e beati:[11]

  • 7 febbraio: Beato Pio IX, papa
  • 3 maggio: Beato Bernardino da Falsini, sacerdote e martire
  • 12 maggio: Beato Vivaldo da Camporena, eremita
  • 5 giugno: Santi Giusto e Clemente, vescovo e sacerdote, patroni principali della città di Volterra
  • 16 giugno: Sante Attinia e Greciniana, vergini e martiri
  • 6 luglio: Santi Carissimo, Dolcissimo e Crescenzio, martiri
  • 27 luglio: Beato Giacomo da Montieri, eremita
  • 19 agosto: Beato Giordano da Rivalto, religioso domenicano
  • 2 settembre: Sant'Ottaviano, eremita, patrono secondario della città di Volterra
  • 9 settembre: Sant'Ugo, vescovo di Volterra
  • 23 settembre: San Lino, papa, patrono principale della Diocesi
  • 10 novembre: San Leone I, papa, patrono secondario della Diocesi

Istituzioni culturali diocesane[modifica | modifica wikitesto]

L'ex chiesa di Sant'Agostino, sede del museo diocesano d'arte sacra.

Il museo diocesano d'arte sacra fu istituito, come museo dell'Opera del Duomo, nel 1932 ed aveva sede nella canonica della cattedrale, oggi palazzo vescovile. Dopo varie vicissitudini e diverse chiusure, il museo è stato trasferito nel 2017 nell'ex chiesa di Sant'Agostino. Esso conserva opere provenienti per lo più dalla cattedrale e dalle chiese della città, nonché da alcune chiese della diocesi.

Il seminario vescovile Sant'Andrea ospita la biblioteca diocesana, che conserva all'incirca 15.000 volumi, raccolti soprattutto all'inizio del Settecento e nella prima metà dell'Ottocento grazie all'attenzione e alla munificenza del vescovo Giuseppe Gaetano Incontri.

Il palazzo vescovile è sede dell'archivio storico diocesano il cui complesso documentario è costituito da 1591 pergamene contenenti documenti compresi tra l'anno 834 e il 1806 e da 3323 unità archivistiche comprese tra l'anno 1265 e il 1978. L'archivio è costituito dai documenti della curia vescovile, delle parrocchie della diocesi, di diversi enti ecclesiastici, del capitolo della cattedrale e di alcuni monasteri.[12]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tradizione cattolica attribuisce l'evangelizzazione della città etrusca di Volterra a san Romolo, inviato da san Pietro, e da papa Lino, nativo di Volterra e secondo vescovo di Roma, nonché compagno di viaggio e vicario dell'Apostolo.

Raffaello Maffei (morto nel 1522), grande umanista ed erudito volterrano ma operante in Roma, trascrisse parte della tradizione orale, e fece ricerche per ritrovare la casa nativa della famiglia di Lino, che apparteneva alla gens Murria (de'Mauri). Ritrovandola nel luogo ove successivamente sorse il convento attiguo all'omonima Chiesa. L'evangelizzazione di Volterra e di Fiesole è sempre stata attribuita a San Romolo e ai suoi compagni Carissimo, Dolcissimo e Crescenzio, nella seconda parte del I secolo.[13]

I primi riscontri documentali della diocesi di Volterra risalgono al II/III secolo, con il ritrovamento di lapidi funerarie paleocristiane presenti e visibili al Museo Guarnacci, provenienti dalle catacombe delle Balze.

Alla seconda metà del V secolo risale un documento importante: la lettera di papa Gelasio I (492) nella quale il pontefice riprende il Vescovo volterrano. Dalla lettera già si evince che la Chiesa di Volterra era ben formata e aveva accumulato molti beni. I primi vescovi citati sono Eumanzio e Opilione, immediati predecessori di Eucaristio, forse un diacono volterrano, che intrigò per occupare la cattedra vescovile, ma fu accusato di simonia e di altri crimini e perciò condannato da papa Gelasio. Lo stesso epistolario menziona il vescovo Elpidio, successore di Eucaristio, che fu presente al concilio simmachiano del 6 novembre 502.

Fin dall'alto medioevo erano venerati a Volterra i santi Giusto, Clemente e Ottaviano, che probabilmente erano eremiti locali del VI secolo; tradizioni successive li trasformarono in africani che erano fuggiti dall'Africa in seguito alle persecuzioni dei Vandali; dal XIV secolo Giusto fu venerato come vescovo volterrano. Al culto di questi santi si aggiunse anche quello delle martiri Attinia e Greciniana, le cui reliquie furono scoperte nel 1140 presso la chiesa di San Clemente di Volterra.[14]

Fino al IX secolo sono pochi i vescovi che si possono storicamente attribuire alla sede volterrana: Gaudenzio, menzionato nell'epistolario di papa Pelagio I (556-561); Geminiano, che prese parte al concilio lateranense del 649, e Marciano, presente al concilio di papa Agatone del 680, nei quali fu condannata l'eresia monotelita; Gaudenziano, di cui resta una testimonianza epigrafica risalente all'epoca del re longobardo Cuniperto (688-700); e Tommaso, il cui nome appare in una bolla di papa Stefano II del 752.

A partire dall'epoca franca (774), in mancanza di un vero centro di potere civile, i vescovi assunsero un ruolo sempre più importante nella vita cittadina, grazie anche ai numerosi privilegi concessi loro dagli imperatori e ancora oggi conservati nell'archivio storico diocesano; il più antico di questi è il privilegio concesso da Ludovico I al vescovo Grippo nell'ottobre dell'821.[15] «Tra i vescovi di questo periodo meritano di essere ricordati Andrea (845-853), sotto il cui episcopato venne istituita la vita comune dei canonici presso la cattedrale, Gaugino (874-882), già cancelliere dell'imperatore Ludovico II, e Adalardo (918- 929), sotto cui fu sancita l'autonomia patrimoniale dei canonici della cattedrale.»[16]

Con il vescovo Guido (1042-1061) si rafforzò il potere civile dei vescovi sulla città di Volterra e su altri castelli del territorio; prese così avvio un processo, che portò alla nascita e all'affermarsi della signoria vescovile, in particolare nel XII secolo. Sono da ricordare: Ruggero Gisalbertini (1103-1132), della nobile famiglia lombarda dei Gisalbertini, che fece ricostruire la cattedrale, consacrata da papa Callisto II nel 1120, introdusse i Camaldolesi nell'abbazia dei Santi Giusto e Clemente fondata nel 1034 dal vescovo Gunfredo, e che, nominato arcivescovo di Pisa (circa 1122), conservò la carica di vescovo di Volterra fino alla morte; Galgano (1150-1168), ritenuto, ma senza prove, della famiglia dei Pannocchieschi, durante il cui episcopato raggiunse il suo culmine il potere temporale dei vescovi volterrani, e che venne ucciso per la sua opposizione ai primi tentativi di autonomia comunale; Ugo Saladini (1171-1184), venerato come santo, tenace difensore dei diritti della Chiesa e che fondò un collegio per i chierici. Il potere temporale dei vescovi entrò in crisi all'inizio del XIII secolo, durante gli episcopati di Ildebrando (1185-1211) e Pagano (1212-1239), entrambi della famiglia dei Pannocchieschi, che invano lottarono contro il comune per conservare i propri privilegi e il proprio potere sulla città.

Risale all'XI secolo la prima fondazione monastica nel territorio della diocesi, con il monastero benedettino dei Santi Giusto e Clemente, fondato nel 1034 e passato in seguito ai Camaldolesi. Nel 1201 arrivarono in diocesi i Cistercensi, gli Olivetani nel 1339; i Francescani sono attestati a partire dal 1238, le clarisse dal 1244 e gli Agostiniani dal 1279.[16]

Gli atti di un sinodo celebrato dal vescovo Filippo Belforti nel 1356 danno notizia che all'epoca la diocesi era suddivisa in 6 "sesti", termine antico per indicare i vicariati diocesani, e cioè la città di Volterra, la Val d'Elsa, la Val d'Era, le Valli di Cecina e Marina, la Val di Strove e il sesto della Montagna, per un totale di 480 chiese, 51 pievi e 29 monasteri.[17]

Questo territorio diocesano rimase sostanzialmente invariato fino alla fine del XVI secolo. Infatti, nel 1592 Volterra cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Colle di Val d'Elsa, a cui furono annessi i pievanati di Balli, Molli, Pernina, Mensano, Scola, Castello e Conèo, con le rispettive parrocchie.[16] Inoltre, fin dal 1462 la pieve di San Gimignano aveva ricevuto dai pontefici ampi privilegi ed esenzioni dalla giurisdizione dei vescovi volterrani. I ripetuti conflitti tra i vescovi e i prevosti di San Gimignano furono risolti da papa Pio VI che, con la bolla Dum nos singuli del 18 settembre 1782,[18] decise lo scorporo della prepositura di San Gimignano, con le sue pievi e parrocchie, dalla diocesi di Volterra e la sua annessione a quella di Colle di Val d'Elsa.

I primi tentativi di fondazione del seminario vescovile furono messi in atto dal vescovo Guido Serguidi (1574-1598), organizzato poi con maggior successo dal vescovo Niccolò Sacchetti nel 1640; con la partenza degli Olivetani, il loro monastero presso Sant'Andrea a Porta Marcali fu adattato alla fine del Settecento come nuova sede del seminario.[19]

Nel XVIII secolo Giuseppe Dumesnil, sgradito alla popolazione e malato di mente, venne confinato a Castel Sant'Angelo a Roma fino alla morte, mentre la sede episcopale fu affidata ai vescovi coadiutori Filippo Nicola Cecina, titolare di Zenopoli, morto prima del Dumesnil, e Alessandro Galletti, titolare di Soli, che gli succedette sulla cattedra volterrana nel 1781.[20]

Il 22 agosto 1855, in forza della bolla Vel ab antiquis di papa Pio IX, la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa. Per compensare la perdita dell'autonomia ecclesiastica, il 1º agosto 1856, con la bolla Ubi primum placuit, lo stesso papa concesse ai vescovi di Volterra il privilegio di indossare il pallio.[21]

Il 27 luglio 1954 la diocesi ha ceduto una porzione del suo territorio all'arcidiocesi di Siena, comprendente i territori dei comuni di Chiusdino e Monticiano.[22]

Il 23 settembre 1989 il vescovo Vasco Giuseppe Bertelli accolse la visita pastorale alla diocesi di papa Giovanni Paolo II.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 94.533 persone contava 89.301 battezzati, corrispondenti al 94,5% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 113.558 113.558 100,0 162 142 20 700 26 232 112
1970 86.945 86.945 100,0 112 103 9 776 9 245 107
1980 83.300 83.800 99,4 92 84 8 905 8 102 107
1990 80.726 81.231 99,4 82 71 11 984 11 144 94
1999 79.700 79.850 99,8 80 68 12 996 15 101 92
2000 78.550 78.700 99,8 80 68 12 981 15 96 92
2001 78.250 79.100 98,9 76 65 11 1.029 14 91 92
2002 81.000 81.850 99,0 71 59 12 1.140 15 91 92
2003 80.350 82.050 97,9 67 56 11 1.199 13 93 92
2004 81.050 82.500 98,2 64 51 13 1.266 15 109 92
2010 80.114 81.854 97,9 66 55 11 1.213 1 14 96 88
2014 82.105 87.305 94,0 56 47 9 1.466 1 12 113 88
2017 89.241 94.098 94,8 52 44 8 1.716 3 11 122 88
2020 89.301 94.533 94,5 52 43 9 1.717 3 12 135 88

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Appartengono alla diocesi le parrocchie di Santa Maria Assunta di Casole d'Elsa, dei Santi Lorenzo e Andrea nella frazione di Monteguidi, e quella di San Michele Arcangelo nella frazione di Cavallano; le altre parrocchie appartengono all'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
  2. ^ Fanno parte della diocesi le parrocchie di Santa Maria a Castelfiorentino, e le parrocchie delle frazioni Castelnuovo d'Elsa (Santa Maria Assunta), Dogana (Santa Maria) e Coiano (San Pietro Apostolo). Il resto del territorio comunale appartiene all'arcidiocesi di Firenze.
  3. ^ Non fanno parte della diocesi le parrocchie delle due frazioni di San Pietro in Palazzi e di Collemezzano, che appartengono all'arcidiocesi di Pisa.
  4. ^ La diocesi volterrana comprende la sola parrocchia di Santa Maria Assunta nella frazione di Prata.
  5. ^ La diocesi volterrana comprende la parrocchia di San Lorenzo Martire a Monterotondo Marittimo; le parrocchie delle frazioni appartengono alla diocesi di Massa Marittima-Piombino.
  6. ^ Non fa parte della diocesi la parrocchia della frazione di Boccheggiano, che appartiene alla diocesi di Grosseto.
  7. ^ Fa parte della diocesi la sola parrocchia di Santa Maria Assunta della frazione di Montefoscoli; il resto del territorio comunale appartiene alla diocesi di San Miniato.
  8. ^ Fa parte della diocesi la parrocchia di San Giovanni Bosco in località Canonica di San Gimignano; il resto del territorio comunale appartiene all'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino.
  9. ^ La diocesi comprende le parrocchie di San Donato a Terricciola, e di San Bartolomeo nella frazione di Morrona; il resto del territorio comunale appartiene alla diocesi di San Miniato.
  10. ^ Dal sito web della diocesi.
  11. ^ Elenco dei santi dal sito web della diocesi.
  12. ^ Inventario dell'Archivio Storico Diocesano, 2008, pp. 13-14.
  13. ^ G. Raspini, S. Romolo Vescovo di Fiesole, Firenze, Giampiero Pagnini editore, 1997
  14. ^ Beweb e Lanzoni.
  15. ^ a b Schneider, Regestum Volaterranum, p. 3 nº 4.
  16. ^ a b c Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  17. ^ Emanuele Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, vol. V, Firenze 1843, pp. 827-828.
  18. ^ Testo della bolla in: Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVII, pp. 285-289.
  19. ^ Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVIII, p. 257.
  20. ^ Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. XVIII, pp. 255-256.
  21. ^ Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 103, pp. 77-78.
  22. ^ AAS 47 (1955), pp. 517-518.
  23. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, p. 685.
  24. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, p. 1555.
  25. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, p. 665.
  26. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, pp. 969-970.
  27. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, pp. 897-898.
  28. ^ Questo vescovo è menzionato da Ughelli nella sua Italia sacra, ma senza documenti a conferma della sua esistenza; motivo per il quale è assente nella prosopografia di Pietri. Altri autori inseriscono nella prima metà del VII secolo il patrono san Giusto, che Ughelli invece inserisce al V secolo; è tuttavia incerto se questo santo sia mai stato vescovo (Lanzoni pp. 559-563; Cappelletti, XVIII p. 212).
  29. ^ Dopo Marciano alcuni autori inseriscono un vescovo Amatore al 681 e Guido al 682. L'esistenza di quest'ultimo vescovo non è supportata da alcun documento (Ughelli I, col. 1427). Amatore avrebbe partecipato al concilio di Costantinopoli nel 680-681 (Leoncini p. 237); tuttavia nessun vescovo della Tuscia prese parte a quel concilio e Amatore è probabilmente da identificare con l'omonimo vescovo di Blera presente assieme a Marciano al concilio romano del 680. Entrambi questi vescovi sono ignorati da Cappelletti.
  30. ^ Dopo Gaudenziano, Ughelli inserisce i vescovi Pietro, Gaugino (Ghangninus), Gippo (Gippus) e Albino, assegnati rispettivamente agli anni 698, 706, 715 e 735; di questi vescovi Ughelli non indica alcun documento a sostegno della loro esistenza. Gli stessi vescovi si ritrovano anche successivamente nella cronotassi di Ughelli, a volte con nomi leggermente diversi (Gaughinus e Alboinus); un vescovo Grippus è attestato nell'821, mentre sono almeno quattro i vescovi di nome Pietro documentati dal IX all'XI secolo.
  31. ^ Dopo Tommaso, Ughelli, Gams, Cappelletti e Leoncini inseriscono un vescovo di nome Pietro, menzionato in un diploma di Carlo Magno dell'800 (Leoncini p. 394). Il diploma tuttavia non è datato; Schneider, nell'edizione del Regestum Volaterranum (p. 4 nº 11), lo attribuisce a Carlo il Grosso nell'887.
  32. ^ Secondo una Vita Sancti Octaviani del XIV secolo, il vescovo Andrea avrebbe trasferito, il Venerdì santo dell'820, le reliquie di sant'Ottaviano all'interno della cattedrale. Leoncini p. 239; Lanzoni p. 562.
  33. ^ Kehr, Italia pontificia, III, p. 282.
  34. ^ Schneider, Regestum Volaterranum, p. 4 nº 11.
  35. ^ Schneider, Regestum Volaterranum, pp. 4-5 nnº 12-15.
  36. ^ Schneider, Regestum Volaterranum, pp. 5-7 nnº 16-22.
  37. ^ a b c d e Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 223-224.
  38. ^ a b Paola Supino, v. Benedetto nel Dizionario biografico degli italiani, volume 8 (1966).
  39. ^ Maria Luisa Ceccarelli Lemut, v. Ermanno, Dizionario biografico degli italiani, volume 43, 1993. L'ultima menzione storica del vescovo Ermanno è del 6 agosto 1073; era certamente morto il 16 settembre 1077 «quando papa Gregorio VII intendeva innalzare alla cattedra di Volterra un tale Bonoso».
  40. ^ Maria Luisa Ceccarelli Lemut, Ruggero, vescovo di Volterra e arcivescovo di Pisa Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive., in «Studi di storia offerti a Michele Luzzati», a cura di S. P. P. Scalfati – A. Veronese, Pisa 2009, pp. 53-71. Tra agosto 1121 e marzo 1122 fu nominato arcivescovo di Pisa, continuando a mantenere la carica di vescovo di Volterra.
  41. ^ Ceccarelli Lemut, Ruggero, vescovo di Volterra e arcivescovo di Pisa, p. 71.
  42. ^ Paganelli, Episcopus vulterranus est dominus, p. 124.
  43. ^ a b c Lorenzo Fabbri, v. Galgano, Dizionario biografico degli italiani, volume 51, 1998.
  44. ^ Maria Luisa Ceccarelli Lemut, v. Pannocchieschi, Ildebrando, Dizionario biografico degli italiani, volume 80, 2014.
  45. ^ a b Eubel, Hierarchia catholica, II, p. XXXXIV.
  46. ^ Il 28 febbraio 1240 l'elezione di Opizone viene cassata da papa Gregorio IX; a questa data Pagano era certamente deceduto.
  47. ^ Non ricevette mai la consacrazione episcopale; una volta nominato il successore Alberto Scolari, per un certo periodo divenne vicario del nuovo vescovo, attestato in questo nuovo ufficio il 13 febbraio 1261. Ranieri I era ancora vivo nel 1273.
  48. ^ Jacopo Paganelli, «Et fuit de Scolaribus de Florentia»: un profilo di Alberto vescovo di Volterra (1261-69), in «Rassegna Volterrana», XCIII (2016), pp. 109-156.
  49. ^ Ottavio Banti, v. Belforti, Ranieri, Dizionario biografico degli italiani, volume 7, 1970.
  50. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Tessalonica.
  51. ^ Nominato arcivescovo titolare di Tessalonica.
  52. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Colosse.
  53. ^ Già amministratore apostolico durante la sede vacante precedente.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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