Venchi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Venchi
Logo
Logo
Stand della Venchi a CioccolaTò 2012
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1878[1] a Torino
Fondata daSilviano Venchi
Chiusura-
Sede principaleCastelletto Stura
Persone chiave
SettoreAlimentare
Prodotti
Fatturato80 milioni di [2] (2017)
Utile netto10 milioni di [2] (2017)
Dipendenti950 (2018)
Sito webvenchi.com

La Venchi è un'azienda alimentare italiana con sede a Castelletto Stura, in provincia di Cuneo, specializzata nella produzione e vendita di cioccolato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Silviano Venchi inizia l'attività di dolciere a 16 anni. All'età di 20 anni investe i propri risparmi per acquistare due calderoni di bronzo e poter cominciare così le sperimentazioni culinarie nel proprio appartamento. Nel 1878 apre il proprio laboratorio in via degli Artisti a Torino. Agli inizi del Novecento si distingue soprattutto per le "Nougatine", bon-bon a base di nocciole tritate e caramellate, ricoperte di cioccolato extra fondente. Il laboratorio si estende su 300 metri quadrati.

Nel 1900 l'azienda cresce rapidamente e, per il laboratorio, affitta una superficie di 3.000 m². I prodotti Venchi cominciano ad essere conosciuti come "…la più elegante pralineria in Piemonte…"

Nel 1934 la Venchi si fonde con la UNICA (Unione Nazionale Italiana Cioccolato e Affini, fondata nel 1923 da Riccardo Gualino unendo diversi produttori torinesi) e Talmone formando la società Talmone-Venchi-Unica.[3]

L'azienda Talmone-Venchi-Unica raggiunge negli anni Settanta la massima espansione in tutta Italia con 300 punti vendita di dolciumi, cioccolato e bomboniere dando impiego a 5.000 dipendenti. Diventata parte dell’impero societario del finanziere Michele Sindona[4], entra in crisi, anche a causa di diversi passaggi di proprietà con annessi scandali finanziari, e tutto ciò porta nel 1978 al fallimento della Venchi con il licenziamento di 1.500 dipendenti, trasformandola in una piccola realtà locale.[5]

Nel 2000 un gruppo di investitori privati acquisisce un'altra storica fabbrica di cioccolato piemontese, la Cuba (Cussino, Biscotti e Affini)[1], fondata nel 1949 da Pietro Cussino e nota fra l'altro per la produzione dei "Cuneesi al rum" (praline ripiene di crema rum, colata in un guscio di cioccolato fondente), e cambia nome in Cuba Venchi. Dal gennaio 2003 la denominazione aziendale si ritrasforma da Cuba Venchi in Venchi. La proprietà è divisa tra Daniele Ferrero (presidente e amministratore delegato), Giovanni Battista Mantelli (direttore commerciale), Niccolò Cangioli (impegnato nello sviluppo dei negozi).[2] Nel 2002 entra un altro socio di peso con il 10,5%, Pietro Boroli, vicepresidente della De Agostini.[6]

La nuova realtà aziendale è completamente riorganizzata con l'inserimento di nuovi prodotti, l'adozione di una diversa strategia distributiva (non copre la grande distribuzione, ma cresce con i negozi monomarca e una novantina di agenti) e l'investimento in nuovi macchinari ed infrastrutture, che includono uno stabilimento di 3.000 m² a Robilante e uno di 12.000 m² a Castelletto Stura.

Nel 2006 la Venchi rileva la Camelot s.r.l., acquisendone il know-how per un innovativo sistema di produzione di gelato: nasce così la Venchi Gelato.

Nel 2006 Venchi lancia il suo nuovo format di world retail: la Cioccogelateria, negozio monomarca di gelato e cioccolato artigianale.

Da New York a Hong Kong[modifica | modifica wikitesto]

Lo stabilimento di Castelletto Stura

La sede Venchi si trova a Castelletto Stura (CN).[7] La gamma di prodotto Venchi è quanto più “universale” possibile. L'azienda è specializzata nel cioccolato fondente e nel Gianduja. Venchi produce oltre 350 differenti ricette per tutti i gusti e di tutti i tipi e, dal 2007, 90 gusti di gelato.

Tutta la produzione, a partire dall'autunno 2009, è dichiarata totalmente priva di glutine. L'azienda dichiara anche di non utilizzare nei suoi prodotti grassi vegetali idrogenati, additivi, aromi artificiali, edulcoranti chimici.

Il settore export copre, attraverso distributori esclusivi, buona parte dell'Europa, Stati Uniti, Giappone, Russia e Paesi arabi.

Nel 2017 Venchi gestisce direttamente 88 negozi monomarca (47 in Italia) nei principali aeroporti, nelle stazioni e nei centri storici delle principali città, tra cui New York, Dubai e Hong Kong. Dei 720 dipendenti, 500 sono impegnati nelle cioccogelaterie, che preparano il gelato con il 40% in meno di grassi.[8]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2004 il Chocaviar di Venchi, microsfere a forma di caviale, di pura massa di cacao sudamericano lavorata a mano, ha vinto il Vassoio D'Oro all'Eurochocolate di Perugia.

Nell'ambito di Eurochocolate Awards 2005, Venchi ha vinto la sezione Special events.

Nel 2007 Venchi è fornitore ufficiale negli eventi che fanno da cornice alla consegna del Premio Nobel per la pace.[9]

Dati economici[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2016 la società ha raggiunto i 63,5 milioni di di ricavi,[10] nel 2017 il fatturato ha toccato gli 80 milioni con 10 milioni di utile (+58%).[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Storia dell'Azienda, Cioccolato Venchi, su venchi.com. URL consultato il 13 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2014).
  2. ^ a b c d Venchi, passione per il cioccolato da 140 anni, su ilsole24ore.com, 18 maggio 2018. URL consultato il 27 ottobre 2018.
  3. ^ La Stampa 26 Agosto 1934, pag. 2, consultabile online su archiviolastampa.it
  4. ^ COSTRUI' IL SUO IMPERO CON I SOLDI DEGLI ALTRI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2022.
  5. ^ Esponente dc di Palermo ricercato per la Venchi (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 4 aprile 1979.
  6. ^ Alessandra Puato, Venchi, una crescita ad alta velocità in L'Economia del Corriere della Sera, 16 marzo 2018, p. 13
  7. ^ Contatti, su Venchi. URL consultato il 13 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2014).
  8. ^ La Repubblica, 9 ottobre 2017.
  9. ^ Cioccolato Venchi ospite d'onore a Oslo per il gala del Nobel per la Pace, su Italia a Tavola. URL consultato il 13 ottobre 2014.
  10. ^ Affari & Finanza di Repubblica, 9 ottobre 2017

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]