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Disambiguazione – "Wiesel" rimanda qui. Se stai cercando l'omonimo veicolo da combattimento della fanteria, vedi Wiesel (combattimento fanteria).

«Dietro di me sentii il solito uomo domandare:
- Dov'è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca...»

Elie Wiesel, 2010
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Eliezer Wiesel (Sighetu Marmației, 30 settembre 1928) è uno scrittore statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, sopravvissuto all'Olocausto. Egli è l’autore di 57 libri, incluso La notte un racconto basato sulla sua personale esperienza di prigioniero nei campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald.[2] Wiesel è anche membro dell’Advisory Board del giornale Algemeiner Journal.

Quando Wiesel fu premiato per il Nobel per la Pace nel 1986, il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo chiamò il “messaggero per l’umanità”, affermando che attraverso la sua lotta per venire a patti con “la sua personale esperienza della totale umiliazione e del disprezzo per l’umanità a cui aveva assistito nei campi di concentramento di Hitler”, così come il suo “lavoro pratico per la causa della pace, Wiesel aveva consegnato un potente messaggio di “pace, di espiazione e di dignità umana” alla stessa umanità.[3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

The house where Wiesel was born

Wiesel è nato nella città di Sighetu Marmatiei,[4] in Romania,[4] sui monti Carpazi. I suoi genitori si chiamavano Sarah Feig e Shlomo Wiesel. Fin da piccolo Wiesel parlava principalmente lo Yiddish, ma conosceva altre lingue come tedesco, rumeno e ungherese.[5][6]

Sua madre era la figlia di Dodye Feig, un discendete della dinastia dei Vizhnitz Hasid e agricoltore in un villaggio vicino al luogo di nascita di Elie. Dodye ha avuto un ruolo importante all’interno della comunità, fu incarcerato alcuni mesi per aver aiutato gli ebrei polacchi a scappare. Il padre di Wiesel, Shlomo, ha instillato un forte senso di umanitàdentro suo figlio, incoraggiandolo a studiare la lingua ebraica e a leggere la letteratura. Allo stesso modo, sua madre lo ha stimolato nello studio della Torah. Wiesel disse che suo padre rappresenta la ragione e sua madre la fede.[7]

Wiesel ha tre sorelle, Hilda, Beatrice e Tzipora. Beatrice e Hilda sono sopravvissute alla seconda guerra mondiale e si sono riunite con Wiesel in un orfanotrofio francese e, successivamente, si sono trasferiti in Nord America. Tzipora, Shlomo e Sarah, invece, non sono sopravvissuti all’olocausto.

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Buchenwald, 1945. Wiesel is in the second row from the bottom, seventh from the left.

Nel 1940 la Romania perse la città di Sighet a seguito del Secondo Arbitrato di Vienna. Nel 1944 Wiesel, la sua famiglia ed il resto dei suoi concittadini furono deportati dai due ghetti di Sighet. Wiesel e la sua famiglia vissero nel secondo, in Serpent Street.

Il 6 Maggio 1944, le autorità ungheresi diedero il permesso all’esercito tedesco di effettuare la deportazione degli ebrei dei ghetti di Sighet ad Auschwitz-Birkenau.

Così Wiesel descrisse, ne La notte, il tragico arrivo al campo di Auschwitz:

«Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.»

Ad Auschwitz il numero di Wiesel, tatuato sul suo braccio sinistro, fu “A-7713”.[9][10]

Wiesel fu separato da sua madre e dalle sue sorelle Hilda, Beatrice e Tzipora. La madre e la sorella Tzipora furono presumibilmente uccise nelle camera a gas poco dopo il loro arrivo al campo. Wiesel e suo padre furono spediti nel campo di lavoro di Buna, un sottocampo di Auschwitz III- Monowitz. Egli è riuscito a rimanere con il padre per più di otto mesi, durante i quali entrambi furono costretti a lavorare il condizioni spaventose e a spostarsi in tre diversi campi di concentramento nei giorni della fine della guerra.

Il 29 gennaio 1945, solo poche settimane dopo che i due marciarono verso Buchenwald, il padre di Wiesel fu picchiato [11] dai Nazisti, mentre stava soffrendo per la dissenteria, la fame e la stanchezza. Fu anche picchiato da altri detenuti, che intendevano appropriarsi del suo cibo. Più tardi, Schlomo fu spedito ai forni crematori, solo una settimana prima che il campo fu liberato dall’esercito americano, l’11 aprile.[12]

Il Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Wiesel iniziò a insegnare l’ebraico e lavorò come direttore d’orchestra prima di diventare un giornalista professionista. Studiò francese, la quale diventò la lingua che lui utilizzò più frequentemente nei suoi scritti.[13] Scrisse per giornali Israeliani e Francesi, incluso Tsien in Kampf (in israeliano).

Nel 1948 Wiesel fu coinvolto con l’Irguin, la traduzione degli articoli dall’ebraico all’israeliano per le sue riviste e nel 1949 si trasferì in Israele come corrispondente per il giornale francese L’arche. Egli fu successivamente assunto come corrispondente di Parigi per il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, per poi diventare un vagante corrispondente internazionale.[14]

Per dieci anni dopo la fine della guerra Wiesel si rifiutò di scrivere o discutere della propria esperienza durante l’Olocausto. Così come molti sopravvissuti, Wiesel non riusciva a trovare le parole per descrivere la sua esperienza. Comunque l'incontro con François Mauriac, il Premio Nobel per la letteraura del 1952, il quale divenne un amico intimo di Wiesel, lo persuase a scrivere riguardo alla sua esperienza.

Il primo scritto di Wiesel furono le 900 pagine di memoria "Un di velt hot geshvign" ("E il Mondo rimane in silenzio") in israeliano, il quale fu pubblicato in anteprima a Buenos Aires.[15] Wiesel riscrisse una versione più corta del manoscritto, in francese, e fu pubblicato nelle 127 pagine di "La Nuit", e successivamente tradotto il inglese come "Night". Anche con il supporto di Mauriac, Wiesel fece fatica a trovare un editore per il suo libro e inizialmente vendette poche copie.[16]

Nel 1960, Arthur Wang di Hill & Wang accettò di pagare $100 per ogni copia in anticipo, e di pubblicare il America, nel settembre dello stesso anno, il libro "Night". L'agente del libro fu Georges Borchardt, il quale aveva appena iniziato la sua carriera. Borchardt è tutt'ora l'agente letterario di Wiesel.

Del libro vennero vendute 1046 copie nei 18 mesi successivi, le quali attirarono l’interesse dei revisori e portarono a molte interviste televisive con Wiesel e incontri con figure letterarie come Saul Bellow. “La traduzione in inglese venne fatta nel 1960 e furono subito stampate 3000 copie” disse Wiesel in un’intervista. “E ci impiegammo tre anni per venderle. Adesso ricevo 100 lettere al mese dai bambini che mi parlano del libro. E ci sono milioni e milioni di copie che vengono stampate”. Il libro 1979 e il gioco Il Processo di Dio si dice siano basati sulla reale esperienza di Wiesel nel campo di Auschwitz e testimoniano tre ebrei che, vicini alla morte, effettuano una prova contro Dio, con la scusa di essere stato oppressivo nei confronti del popolo ebraico.[17]

Night è stato tradotto in 30 lingue diverse. Nel 1997, sono state vendute annualmente 300000 copie all’anno solo negli Stati Uniti. Nel marzo 2006, circa sei milioni di copie vennero venute nel USA. Il 16 gennaio 2006 Opra Winfrey lo scelse con lavoro per il suo club del libro. Ciò portò ad un milione di ristampe in più e vennero inoltre stampate 150000 copie con la copertina rigida che portavano il logo del “Club del libro di Oprah”, con una nuova traduzione della moglie di Wiesel e con una prefazione scritta da Wiesel stesso. Il 13 febbraio 2006 Night fu il numero uno nella classifica del New York Times dei libri non fiction più venduti.[18]

Il direttore cinematografico Orson Welles chiese a Wiesel di girare un film sul suo libro "Night". Wiesel rifiutò, dicendo che le sue memorie non sarebbero state le stesse tradotte in un film..[19]

Negli Stati Uniti[modifica | modifica wikitesto]

1987

Nel 1955, Wiesel si trasferì a New York, dopo aver ricevuto la cittadinanza statunitense. Negli USA, Wiesel scrisse più di 40 libri e vinse alcuni premi letterari. La scrittura di Wiesel è considerata la più importante nella letteratura che parla dell’Olocausto.[20]

Fu premiato con il premio Nobel per la pace nel 1986 per aver parlato delle violenza, delle repressioni e del razzismo. Ha ricevuto altri premi per il suo lavoro, come ad esempio la medaglia d’oro del congresso nel 1985 e la medaglia presidenziale per la libertà.[senza fonte]

Wiesel pubblicò due volumi sulle sue memorie, il primo nel 1994 e il secondo nel 1999.[senza fonte] Wiesel e sua moglie, Marion, hanno fondato la Elie Wiesel Foundation for Humanity. Ha partecipato in qualità di presidente alla Commissione Presidenziale sull'Olocausto dal 1968 al 1986, seguendo la fase di costruzione del Museo sulla memoria dell’Olocausto degli Stati Uniti a Washington D.C.. [21] Dal 1972 al 1976, Wiesel ha insegnato nella City University di New York ed è stato un membro della Federazione Americana degli Insegnanti. Inoltre era un componente della commissione creata dal governo rumeno per la ricerca e trascrizione della vera storia dell’Olocausto in Romania e del coinvolgimento del regime rumeno per le atrocità commesse contro gli ebrei e altri gruppi etnici.

Wiesel divenne quindi un oratore popolare sul tema della Shoah. Come un attivista politico, egli ha sostenuto molte cause, tra cui quella di Israele, la condizione dei Sovietica e ebrei etiopi , le vittime dell'apartheid in Sud Africa, desaparecidos in Argentina, bosniaci vittime di genocidio nella ex Jugoslavia. Al contrario però, si ritirò dal suo ruolo di presidente della Conferenza internazionale sulla Shoah e sul Genocidio, e fece interrompere la conferenza, in ossequio alla obiezione di Israele presso la inclusione di sessioni sul genocidio armeno.[22][23]

Il 27 marzo 2001 si è presentato all’università della Florida per l’evento chiamato “Jewish Awareness Month”.[24]

Infine, nel 2002, ha inaugurato la Elie Wiesel Memorial House in Sighet nella casa dove ha vissuto la sua infanzia.[25]

Vita recente[modifica | modifica wikitesto]

President George W. Bush, joined by the Dalai Lama and Wiesel, Oct. 17, 2007, to the ceremony at the U.S. Capitol in Washington, D.C., for the presentation of the Congressional Gold Medal to the Dalai Lama

Nei primi mesi del 2006, Wiesel è andato a visitare Auschwitz insieme a Oprah Winfrey, viaggio che è stato registrato e mandato in onda il 24 marzo 2006 [26] nella trasmissione della famosa presentatrice americana.[27]

Durante il 2007 gli fu offerta la nomina da candidato come Presidente di Israele, ma egli rifiutò in quanto diceva di non essere interessato."[28] Shimon Peres fu scelto come candidato (e successivamente eletto presidente).

Nel dicembre del 2008, Wiesel e sua moglie persero tutti i loro risparmi e la loro fondazione perse quasi tutti i suoi bene a causa di Bernard Madoff, che venne successivamente definito da Wiesel come uno psicopatico.[29][30]

Nel 2009, ha criticato il Vaticano per la revoca della scomunica del vescovo Richard Williamson, un membro della società di San Pio X.[31]

Il 5 giugno 2009, Wiesel era presente all’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il cancelliere tedesco Angela Merkel.[32]

Nell’estate del 2012 protestò contro il silenzio su alcuni crimini avvenuti in Ungheria durante l’Olocausto. Successivamente, scrisse una lettera a László Kövér, un esponente del parlamento ungherese, in cui lo criticava per la sua partecipazione alla cerimonia che celebrava József Nyírő, un membro del parlamento fascista ungherese durante la seconda guerra mondiale.[33]

Durante il breve dominio del Partito delle Croci Frecciate in Ungheruia 10-15,000 ebrei furono assassinati e altri 80,000, incluse molte donne, bambini e anziani, furono deportati dal loro paese verso il campo di concentramento di Auschwitz.[34][35]

Kövér, nella sua lettera di risposta a Wiesel, ha dichiarato che i generali americani, inglesi e sovietici della Commissione Alleata di Controllo ne avevano determinato la non colpevolezza nel 1945 e nel 1947, quando rifiutarono di estradare il due volte esiliato scrittore ungherese e Ministro degli interni, Nyiro non era un criminale, né fascista né antisemita. Menzionò, inoltre, il fatto che che il governo considerava Nyiro come un grande e conosciuto scrittore e assicurò la pensione alla sua vedova negli anni settanta.[36] Kövér citò l’ungherese ebreo e il giornale dichiarò che gli ideali nazisti o antisemiti non erano stati ritrovati nei lavori letterari di Nyiro. Quest’ultimo merita rispetto non per le sue – benché insignificanti, ma certamente sbagliate – attività politiche, ma per i suoi lavori letterari.[36]

Infatti Nyiro fu un grandissimo ammiratore di Joseph Goebbels; scrisse opere sul Ministro Nazista della propaganda e fu un associato politico del Partito delle Croci Frecciate nel 1944, che era poi fuggito e aveva partecipato alla propaganda fascista degli ungheresi emigrati.[37]

L'attacco a Wiesel[modifica | modifica wikitesto]

Elie Wiesel at the 2008 World Economic Forum.

Il 1º febbraio 2007 Wiesel fu aggredito in un hotel di San Francisco da un negazionista ventiduenne, Eric Hunt, il quale tentò di portare Wiesel in una stanza. Wiesel non fu ferito e Hunt fuggì. Più tardì Hunt si vantò del suo gesto su un sito web antisemita.[38] Circa un mese dopo egli fu arrestato e condannato con più accuse.[39][40] Hunt fu condannato il 21 luglio 2008 a due anni di galera, ma fu rilasciato per la buona condotta; fu rilasciato in libertà vigilata e gli fu ordinato di sottoporsi ad un trattamento psicologico.

La corte condannò Hunt a tre accuse, ma esse vennero respinte perché dissero che Hunter era in un momento di follia. Il procuratore distrettuale Kamala Harris disse: “I criminali motivati ad odiare commettono il più riprovevole dei reati… a questo convenuto è stato chiamato a rispondere di un attacco ingiustificato su un uomo che ha dedicato la sua vita alla pace”.

Nella sua udienza di condanna Hunt si scusò e insistette sul fatto che egli non aveva mai negato l’Olocausto. Comunque continuò a mantenere e aggiornare un blog (ormai chiuso) in cui criticava il popolo ebraico e negava l’Olocausto.[41]

Reazione al battesimo degli Ebrei[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 febbraio 2012 il giornale Salt Lake City Tribune annunciò che la chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni eseguì un battesimo postumo ai genitori di Simon Wiesenthal. Il giorno seguente il Huffington Post annunciò che il nome di Wiesel era stato inserito nel database genealogico del Santo degli Ultimi Giorni per attuare il battesimo.[42]

il giorno seguente L’Huffington post indicò Wiesel come promotore per parlare contro la pratica del battesimo degli ebrei e chiamò il candidato Presidente degli Stati Uniti Mitt Romney per annunciarlo.[42]

In un’intervista del 15 febbraio 2012 con Lawrance O’Donnell, Wiesel la chiamò “pratica bizzarra” e disse: “Io sono un ebreo. Nato ebreo. Ho vissuto come un ebreo. Ho provato a scrivere riguardo alle condizioni degli ebrei.. delle condizioni umane in tutto il mondo e loro vogliono fare questo a me?” egli ripeté che aveva lavorato per due anni con Bobby Adams e il sopravvissuto all’Olocausto Ernest Michel per raggiungere un accordo con la chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni riguardo alle pratiche di battesimo alle vittime dell’Olocausto, e la chiesa si scusò con lui per telefono per aver inserito il suo nome e quello della sua famiglia nel database, e rispose che avrebbe bloccato il postumo battesimo dell’ex Primo Ministro israeliano Golda Meir.[43]

Controversie tra la storia e la religione per Gerusalemme[modifica | modifica wikitesto]

Il 18 aprile 2010 sul New York Times e il 16 aprile su altri giornali, Wiesel scrisse una pagina nella quale enfatizzava la connessione degli ebrei con Gerusalemme e criticava le decisioni di Obama nel permettere al Primo Ministro israeliano Benjiamin Netanyahu di fermare la costruzione di insediamenti israeliani nell’est di Gerusalemme. Disse: “per me, come ebreo quale sono, Gerusalemme è al di sopra della politica. È menzionata più di seicento volte nelle scritture – e non una singola volta nel Corano”.[44][45]

Tre settimane dopo, il 4 maggio 2010 Wiesel incontrò il Presidente Barack Obama alla Casa Bianca per discutere delle relazioni di pace in Medio Oriente. Successivamente Wiesel disse: “il Presidente è convinto che il processo di pace debba continuare. E ovviamente siamo stati tutti d’accordo. Non vi è alcun sostituto per la pace tra le nazioni. Ogni parte deve capire che non c’è una giustizia assoluta nel mondo, non una pace assoluta. Una parte deve capire che l’altra ha bisogno di rispetto”.[46]

La posizione di Wiesel su Gerusalemme è stata criticata dall’Americans for Peace Now in una lettera aperta: “Gerusalemme non è solo un simbolo per gli ebrei. È anche una città abitata da milioni di Cristiani e Mussulmani. È la capitale di Israele, ma anche un importante luogo della nazione della Palestina”. Essi sostennero inoltre che il diritto di parità residenziale non esiste in questa città. Wiesel fu anche criticato da Yossi Sarid, il quale lo accusò di non essere a contatto con la reale vita di Gerusalemme.[47]

Wiesel fu criticato dall’ex professore e politico dell’Università DePaul Norman Finkelstein nel suo libro "L’industria dell’Olocausto". Finkelstein accusò Wiesel di promuovere “un’unica dottrina” che sosteneva, sempre secondo Finkelstein, che l’Olocausto fosse il fondamentale del male ed era storicamente incomparabile con altri genocidi. Fienkelstei accusò anche Wiesel di dar poca importanza ad altri genocidi, specialmente il Genocidio Armeno, e vanificare gli sforzi di sensibilizzare sul tema del genocidio dei rom, giustiziati dai nazisti. Finkelstei citò Wiesel per commemorare gli ebrei nel Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti in Washington D.C., in aggiunta delle sue numerose affermazioni sull’”unicità dell’Olocausto”.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elie Wiesel, La notte, prefazione di François Mauriac, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 1; tit. orig.: La Nuit (1958), Firenze, Giuntina, 1980, pp. 112, ISBN 88-85943-11-X. - La notte (Giuntina)
  • Elie Wiesel, L'alba, trad. Emanuela Fubini, collana: Narratori della Fenice; tit. orig.: L'Aube (1960), Parma, Guanda, 1996, pp. 85, ISBN 88-7746-948-X.
  • Elie Wiesel, Il giorno, trad. Emanuela Fubini, collana: Narratori della Fenice; tit. orig.: Le Jour (1961), Parma, Guanda, 1999, pp. 110, ISBN 88-7746-956-0.
  • Elie Wiesel, La città della fortuna, trad. Vanna Lucattini Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 23; tit. orig.: La Ville de la chance (1962), Firenze, Giuntina, 1990, pp. 181, ISBN 88-85943-51-9. - La città della fortuna (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Le porte della foresta, trad. Laura Frausin Guarino, collana: La gaja scienza, 271; tit. orig.: Les Portes de la fôret (1964), Milano, Longanesi, 1989, pp. 262, ISBN 88-304-0881-6.
  • Elie Wiesel, L'ebreo errante, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 6; tit. orig.: Le chant des morts (1966), Firenze, Giuntina, 1983, pp. 182, ISBN 88-85943-01-2. - L'ebreo errante (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Gli ebrei del silenzio: testimonianza, collana: L'alingua, 42; tit. orig.: Les Juifs du silence: temoignage (1966), Milano, Spirali, 1985, pp. 128, ISBN 88-7770-153-6. - Gli ebrei del silenzio. Testimonianza (Spirali)
  • Elie Wiesel, Il mendicante di Gerusalemme, inedito in Italia; tit. orig.: Le Mendiant de Jérusalem (1968).
  • Elie Wiesel, Zalmen o la follia di Dio, inedito in Italia; tit. orig.: Zalmen ou la folie de Dieu (1968).
  • Elie Wiesel, Al sorgere delle stelle: testi, trad. e presentazione di Piero Stefani (pp. XIX); collana: Il ponte; tit. orig.: Entre deux soleils (1970), Casale Monferrato, Marietti, 1985, pp. 163, ISBN 88-211-8355-6.
  • Elie Wiesel, Celebrazione hassidica. Ritratti e leggende, trad. Aldo Miani, collana: Romanzi, 35; tit. orig.: Célébration hassidique. Portraits et légendés (1972), Milano, Spirali, 1987, pp. 249, ISBN 88-7770-239-7.
  • Elie Wiesel, Il giuramento di Kolvillag, inedito in Italia; tit. orig.: Le Serment de Kolvillàg (1973).
  • Elie Wiesel, Personaggi biblici attraverso il Midrash, trad. Valeria Bajo, collana: Schulim Vogelmann, 137; tit. orig.: Célébration biblique (1975), Firenze, Giuntina, 2007, pp. 183, ISBN 978-88-8057-270-1. - Personaggi biblici attraverso il Midrash (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Un ebreo oggi: racconti, saggi, dialoghi, trad. Luisito Bianchi, collana Shalom; tit. orig.: Un Juif aujourd'hui (1977), Brescia, Morcelliana, 1985, pp. 282, ISBN 88-372-1267-4.
  • Elie Wiesel, Il processo di Shamgorod (così come si svolse il 25 febbraio 1649), trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 4; tit. orig.: Le Procès de Shamgorod tel qu'il se deroulà le 25 fevrier 1649 (1979), Firenze, Giuntina, 1982, pp. 104, ISBN 88-85943-03-9. - Il processo di Shamgorod (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Il testamento di un poeta ebreo assassinato, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 3; tit. orig.: Le Testament d'un poète juif assassiné (1980); premiato con il Prix du Livre Inter, Firenze, Giuntina, 1981, pp. 307, ISBN 88-85943-05-5. - Il testamento di un poeta ebreo assassinato (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Contro la malinconia. Celebrazione hassidica II, trad. Osvaldo Miano e Anna Zanon, collana: Romanzi, 52; tit. orig.: Contre la mélancolie. Célébration hassidique II (1981), Milano, Spirali, 1989, pp. 221, ISBN 88-7770-152-8.
  • Elie Wiesel, Cinque figure bibliche, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 19; tit. orig. Five Biblical Portraits (1981), Firenze, Giuntina, 1988, pp. 127, ISBN 88-85943-40-3. - Cinque figure bibliche (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Parole di straniero, trad. Osvaldo Miani, collana: L'alingua, 50; tit. orig.: Paroles d'étranger: textes, contes et dialogues (1982), Milano, Spirali, 1986, pp. 182, ISBN 88-7770-188-9. - Parole di straniero (Spirali)
  • Elie Wiesel, Il Golem, trad. Daniel Vogelmann, illustrazioni di Mark Podwal; tit. orig.: The Golem (1983), Firenze, Giuntina, 1986, pp. 112, ISBN 88-85943-26-8. - Il Golem (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Il quinto figlio, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 8; tit. orig.: Le cinquième fils (1983), Firenze, Giuntina, 1988, pp. 176, ISBN 88-85943-12-8. - Il quinto figlio (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Credere o non credere, trad. Daniel Vogelmann, collana: Schulim Vogelmann, 15; tit. orig.: Signes d'exode: essais, histoires, dialogues (1985), Firenze, Giuntina, 1986, pp. 200, ISBN 88-85943-29-2. - Credere o non credere (Giuntina)
  • Elie Wiesel, Josy Eisenberg, Giobbe o Dio nella tempesta, trad. Chiara Pagani; collana: Varia; tit. orig.: Job, ou Dieu dans la tempête (1986), Torino, SEI, 1989, pp. 376, ISBN 88-05-05063-6.
  • Elie Wiesel, Discorsi di Oslo, inedito in Italia; tit. orig.: Discours d'Oslo (1987).
  • Elie Wiesel, Il crepuscolo, in lontananza, inedito in Italia; tit. orig.: Le crépuscule, au loin (1987).
  • Elie Wiesel, Silenzio e memoria degli uomini, inedito in Italia; tit. orig.: Silences et mémoire d'hommes: essais, histoires, dialogues (1989).
  • Elie Wiesel, L'oblio, trad. Fabrizio Ascari, collana: Le finestre; tit. orig.: L'Oublié (1989), Milano, Bompiani, 1991, pp. 282, ISBN 88-452-1815-5.
  • Elie Wiesel, Celebrazione talmudica. Racconti e leggende, trad. Rossella Albano, collana: Cultura ebraica; tit. orig.: Célébration talmudique (1991), Milano, Lulav, 2002, pp. 501, ISBN 88-87848-30-0.
  • Elie Wiesel, Tutti i fiumi vanno al mare: memorie, trad. Vincenzo Accame e Leonella Prato Caruso; tit. orig.: Tous les fleuves vont à la mer... (1994), Milano, Bompiani, 1996, pp. 492, ISBN 88-452-2939-4.
  • Elie Wiesel, François Mitterrand, Memoriale a due voci, trad. Alessio Catania, collana: Dibattiti; tit. orig.: Mèmoire a deux voix (1995), Milano, Bompiani, 1996, pp. 159, ISBN 88-452-2809-6.
  • Elie Wiesel, Jorge Semprún, Tacere è impossibile: dialogo sull'Olocausto, trad. Riccardo Mainardi, collana: Le piccole fenici; tit. orig.: Se taire est impossible (1995), Parma, Guanda, 1996, pp. 262, ISBN 88-7746-907-2.
  • Elie Wiesel, ... e il mare non si riempie mai. Memorie II, trad. Nicola Jacchia, tit. orig.: ... et la mer n'est pas remplie (1996), Milano, Bompiani, 1998, pp. 499, ISBN 88-452-3852-0.
  • Elie Wiesel, L'aggadah di Pasqua, inedito in Italia; illustrazioni di Mark Podwal; tit. orig.: La Haggadah de Pâque (1997).
  • Elie Wiesel, Celebrazione profetica, inedito in Italia; tit. orig.: Célébration prophétique (1998).
  • Elie Wiesel, I giudici, inedito in Italia; tit. orig.: Les juges (1999).
  • Elie Wiesel, Michaël de Saint Cheron, Il male e l'esilio: dieci anni dopo (intervista), trad. Idolina Landolfi, collana: Saggi, 185; tit. orig.: Le mal et l'éxil: dis ans après (1999), Milano, Baldini e Castoldi, 2001, pp. 302, ISBN 88-8089-704-7.
  • Elie Wiesel, Re Salomone e l'anello magico, trad. S.Z. (dall'inglese King Salomon and the Magic Ring), illustrazioni di Mark Podwal; tit. orig.: Le roi Salomon et sa bague magique (1999), Milano, Gribaudi, 2002, pp. 51, ISBN 88-7152-694-5.
  • Elie Wiesel, Sei riflessioni sul Talmud, con una nota di Ugo Volli e introduzione di Umberto Eco; trad. Valentina Pisanty, Cristina Demaria e Ifat Nesher; collana: Saggi;, Milano, Bompiani, 2000, pp. 167, ISBN 88-452-4515-2.
  • Elie Wiesel, Da dove vieni?, inedito in Italia; tit. orig.: D'où viens-tu? (2001).
  • Elie Wiesel, Il canto che dimora nel canto, inedito in Italia; tit. orig.: Le chant qui habite le chante: commentaires des Songes, énigmes et paraboles de Rabbi Nahman de Bratislav (2002).
  • Elie Wiesel, Dopo la notte, trad. Piero Pagliano, collana: Nuova biblioteca, 9; tit. orig.: Les Temps des déracinés (2003), Milano, Garzanti, 2004, pp. 275, ISBN 978-88-11-68050-5.
  • Elie Wiesel, Le storie dei saggi. I maestri della Bibbia, del Talmud e del chassidismo, trad. Livia Cassai, collana: Saggi; tit. orig.: Wise Men and Their Tales (2003), Milano, Garzanti, 2006, pp. 395, ISBN 88-11-74045-2.
  • Elie Wiesel, E dove vai?, inedito in Italia; tit. orig.: Et où vas-tu? (2004).
  • Elie Wiesel, La danza della memoria, trad. Giulio Lupieri, collana: Nuova biblioteca, 67; tit. orig.: Un désir fou de danser (2006), Milano, Garzanti, 2008, pp. 267, ISBN 978-88-11-66596-0.
  • Elie Wiesel, Michaël de Saint Cheron, Interviste, inedito in Italia; tit. orig.: Entretiens (2008).
  • Elie Wiesel, Il caso Sonderberg, inedito in Italia; tit. orig.: Le cas Sonderberg (2008).
  • Elie Wiesel, Rashi, inedito in Italia; tit. orig.: Rashi (2009).
  • Elie Wiesel, Cuore aperto, inedito in Italia; tit. orig.: Coeur ouvert (Flammarion 2011).
  • Elie Wiesel, Rabbi Pinhas di Korets ovvero la saggezza hassidica, ISBN 9788897618201, ebook.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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