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La legge di Thirlwall pone in relazione la crescita dell'economia di un paese e le sue esportazioni.

Enunciata nel 1979 dall'economista britannico Anthony Thirlwall, afferma che posta per un paese la tendenza al raggiungimento dell'equilibrio nel lungo termine della bilancia dei pagamenti e ipotizzando di trovarsi in una condizione in cui il tasso di cambio effettivo della valuta del paese rimane relativamente costante, allora la crescita economica a lungo termine di quel paese può essere approssimata dal rapporto tra le elasticità rispetto al reddito tra esportazioni e importazioni.

Lavori preliminari[modifica | modifica wikitesto]

Thirlwall e Nicholas Kaldor si applicarono allo sviluppo di modelli economici per lo studio della crescita guidata dalle esportazioni e basati sulla legge di Verdoorn enunciata nel 1949. Secondo gli studi di Verdoorn, per un dato paese un'espansione delle esportazioni può portare alla specializzazione nella produzione di prodotti mirati all'esportazione, il che incrementa il livello di produttività e aumenta il livello di conoscenze del settore export. Ciò può portare alla riallocazione di risorse da settori meno efficienti al settore export che risulta più produttivo, comportando prezzi più bassi per i beni commerciati e maggiore competitività. Questa variazione della produttività può portare a ulteriori espansioni delle esportazioni e della crescita.

Thirlwall dimostrò che per svariati paesi il tasso di crescita non poteva mai eccedere il rapporto tra la crescita delle esportazioni e l'elasticità rispetto al reddito della domanda di importazioni. Ciò implica che se sono verificate le ipotesi della legge, la crescita di un paese non può essere indefinita, ma sarà limitata ad un certo momento dalla tendenza all'equilibrio della bilancia dei pagamenti.

Il modello di crescita collegato al vincolo sulla bilancia dei pagamenti descritto nella legge di Thirlwall è spesso definito moltiplicatore dinamico del commercio estero di Harrod, seguendo le teorie di Roy Harrod del 1933 sul moltiplicatore del commercio estero statico che si esprime come Y = X/m, dove Y è il reddito nazionale; X sono le esportazioni e m è la propensione marginale all'importazione, la quale è descritta dagli stessi assunti della legge di Thirlwall(O’Hara, 1999).

Per considerare verificata la legge, l'assunto che ipotizza la tendenza all'equilibrio della bilancia dei pagamenti relativo al conto delle partite correnti, può essere rilassato per tenere in conto uno sbilanciamento dovuto a flusso di capitali (Thirlwall e Nureldin Hussein, 1982), ma perchè la relazione tra crescita ed esportazioni rimanga verificata, i valori di flusso devono essere ragionevoli e sostenibili, valutati nello studio intorno al 3% del prodotto interno lordo. I flussi di capitali di questa entità, si è visto empiricamente avere poco effetto sulle predizioni di crescita nel modello basico studiato.

Riscontri attuali[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1979, il modello teorizzato da questa legge è stato sottoposto a estese verifiche (McCombie e Thirlwall 1994, 2004) con vasti riscontri sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.[1]

Il modello basato sui principi esposti da Thirlwall fornisce un'alternativa ai modelli di teoria della crescita neo-classica che si occupano del lato dell'offerta, e che sono modelli di economia chiusa e senza vincoli di domanda. Nel modello di Thirlwall i vincoli più importanti in grado di limitare la crescita sono la carenza di valuta estera o la crescita di esportazioni per le quali i produttori di beni non riescono ad adattarsi. Nella sua teorizzazione sono i cambiamenti nella crescita che equilibrano la bilancia dei pagamenti e non le variazioni dei prezzi relativi nel commercio internazionale.

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

La legge di Thirlwall è un riferimento nella enunciazione del concetto di "vincolo esterno" così come teorizzato dagli economisti Keynesiani. È quindi oggetto di critiche dagli economisti di scuola diversa che ne contestano i riscontri in generale[2] e nel caso dei paesi del G7 in particolare.[3]

Le teorie ortodosse del commercio internazionale e della crescita, non si occupano infatti delle conseguenze del commercio sulla bilancia dei pagamenti che ignorano nei loro studi.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Harrod, R. (1933), International Economics (London; Macmillan).
  • McCombie, J.S.L. (2011), Criticisms and defences of the balance-of-payments constrained growth model: some old, some new, PSL Quarterly Review, December.
  • McCombie, J.S.L. and Thirlwall, A.P. (1994), Economic Growth and the Balance of Payments Constraint (London: Macmillan).
  • McCombie, J.S.L. and Thirlwall, A.P. (2004), on Balance of Payments Constrained Growth: Theory and Evidence (London: Routledge).
  • O’Hara, P. A. (1999), Encyclopedia of Political Economy, Vol. 1. (London; Routledge).
  • Setterfield, M. (2011), The remarkable durability of Thirlwall’s Law, PSL Quarterly Review, December.
  • Thirlwall, A.P. (1979), The Balance of Payments Constraint as an Explanation of International Growth Rate Differences, Banca Nazionale del Lavoro Quarterly Review, March.
  • Thirlwall, A.P. and M. Nureldin Hussain (1982), The Balance of Payments Constraint, Capital Flows and Growth Rate Differences Between Developing Countries, Oxford Economic Papers, November.
  • Thirlwall, A.P. (2011), Balance of Payments Constrained Growth Models: History and Overview, PSL Quarterly Review, December.
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